T. Hobbes e la figura del sovrano

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T. Hobbes e la figura del sovrano Vita, salute e potere T. Hobbes e la figura del sovrano

Contenuti della lezione T. Hobbes cenni biografici Giusnaturalismo e positivismo giuridico L’individualismo di Hobbes La figura dello stato di natura Il patto d’unione e le caratteristiche del potere Hobbes a cavallo tra giusnaturalismo e positivismo giuridico

Thomas Hobbes Thomas Hobbes (1588-1679) visse in un periodo particolarmente tormentato della storia inglese. La tendenza degli Stuart (prima Giacomo I, poi Carlo I) ad accentrare il potere nelle mani del re aveva provocato gravi tensioni tra la Corona e il Parlamento, una parte del quale - la Camera dei Comuni - rappresentava gli interessi di una classe media sempre più intenzionata a far sentire il proprio peso nella vita della nazione.

Thomas Hobbes Oliver Cromwell (1599-1658) Questi conflitti politico religiosi condussero l'Inghilterra alla guerra civile, alla condanna e alla decapitazione di Carlo I e alla successiva dittatura repubblicana di Oliver Cromwell. Quest'ultima fu espressione, sul piano politico, della media borghesia e su quello religioso di una variante puritana che reclamava assoluta indipendenza della Chiesa dal re e dal potere politico. Oliver Cromwell (1599-1658)

Hobbes e i potenti Sebbene di estrazione piccolo borghese, era nato a Malmesbury da un pastore di campagna, Hobbes si schierò decisamente a favore del partito realista (sostenitore della corona) e della Chiesa anglicana. Ciò è stato in parte spiegato con il suo carattere timoroso, pieno di orrore per ogni sedizione e disordine civile, in parte con il fatto che egli visse lungamente al servizio e sotto la protezione dei potenti: fu precettore di due generazioni di Cavendish, futuri duchi del Devonshire, nel castello dei quali concluderà i suoi giorni, ed insegnò matematica al futuro Carlo II che, diventato re, lo proteggerà nell'ultima parte della sua lunga vita.

Hobbes è un individualista La soluzione che da Hobbes al problema dell’ordine sociale è esattamente opposta a quella che prova a dare tutta la sociologia, perché opposto è il suo modo di ragionare. Le formulazioni di Hobbes costituiscono le più rigorose e coerenti conseguenze di quello che potremmo chiamare individualismo.

Due correnti di pensiero Giusnaturalismo: esistono dei principi universali che è possibile attingere dall’osservazione razionale della natura. La legge del sovrano trova legittimazione nella misura in cui tutela e promuove proprio questi principi universali . Positivismo giuridico: La legittimità della legge sta tutta nel potere di chi la emana. Una legge è legittima se chi la propone ha anche il potere di farla rispettare. In netto contrasto con il giusnaturalismo, il positivismo giuridico sostiene che è l’autorità e non la verità a fare la legge.

Hobbes giusnaturalista e positivista giuridico Hobbes è considerata una figura intellettuale a cavallo tra queste due posizioni. Meglio, secondo Norberto Bobbio, Hobbes – muovendosi da posizioni squisitamente giusnaturalistiche – elabora col suo sistema filosofico tutto l’arsenale concettuale che verrà utilizzato poi dai positivisti giuridici

Una filosofia dei patti Hobbes aveva diviso tutto il campo filosofico in due parti: la filosofia naturale e la filosofia civile. Quella naturale si occupa delle cose fatte dalla natura quella civile invece delle cose costituite dalla volontà umana attraverso convenzioni e patti tra gli uomini.

La natura artificiale dello stato Le parole chiave sono convenzioni e patti: se la filosofia civile si occupa delle cose che sono il frutto delle convenzioni e dei patti tra gli uomini ciò significa che si occupa di cose artificiali, di elementi che non rientrano nel regno naturale. Lo Stato, per esempio, rientra è uno di questi elementi. Lo Stato, in Hobbes, è concepito come un artificio, una macchina politica costruita per mezzo dall’accordo degli uomini.

Metodo Sono dimostrabili solo i fatti umani in quanto prodotti dalla volontà degli uomini. I fatti della natura non sono dimostrabili perché prodotti dal divino. Quindi, la politica e l’etica, in quanto convenzioni umane sono dimostrabili.

La critica degli organicisti Si dirà: ma in fondo lo Stato è una trasformazione della famiglia, della comunità in un organismo più grande, ma comunque sorretto dagli stessi meccanismi di legittimazione del potere.

La tradizione organicistica Il capostipite della tradizione organicistica, di quella tradizione cioè che vede nello stato la continuazione del legame famigliare, può essere considerato Aristotele: “La comunità che si costituisce per la vita di tutti i giorni è la famiglia […]. La prima comunità, che deriva dall’unione di più famiglie volte a soddisfare un bisogno non strettamente giornaliero, è il villaggio […]. La comunità perfetta di più villaggi costituisce ormai la città, che ha raggiunto quello che si chiama livello di autosufficienza e che sorge per rendere possibile la vita e sussiste per produrre le condizioni di una buona esistenza (Aristotele, politica).

La risposta degli individualisti T. Hobbes (così anche J. Locke) dicono di NO, sostengono che la tradizione organicistica confonde due tipi di potere che sono radicalmente differenti nella natura del consenso di cui dispongono: La famiglia poggia su un meccanismo generazionale di trasmissione del potere, lo Stato invece si basa su di un potere completamente nuovo: quello fondato sul consenso di cittadini liberi ed uguali.

Ancora contro gli organicisti La famiglia non può essere considerata come il primo anello di una catena che arriva sino allo stato: al contrario, tra lo stato naturale dell’uomo, cui appartiene la famiglia, e la società civile (l’insieme degli uomini liberi ed uguali, che occupano svariate posizioni di ruolo del sistema sociale), passa il salto che separa la condizione naturale da quella civile.

La società è fatta di individui uguali Hobbes inizia ad osservare la società, osservando gli individui. Gli individui d’altra parte sono ciò che della società si può osservare concretamente. Ed in base a questa osservazione sostiene la fondamentale uguaglianza degli uomini. Questa uguaglianza non genera unione ma grande diffidenza. Essendo uguali, gli uomini desiderano tutti le stesse cose, in primis desiderano restare in vita.

La scarsità delle risorse Per restare in vita occorrono risorse, come cibo, acqua, vestititi, ecc. Data la scarsità delle risorse e l’estrema identità dei bisogni individuali, chi ha di meno cercherà di sottrarre beni a chi invece ne ha in eccesso. Il risultato è una diffidenza diffusa e capillare. Il più ricco deve sempre guardarsi dal più povero, non c’è nulla che impedisca al più povero di usare violenza o ingannare il più ricco per derubarlo. In questo modo nello stato di natura la diffidenza e la paura sono diffuse capillarmente.

La guerra “A causa di questa diffidenza dell’uno verso l’altro, non esiste per alcun uomo mezzo di difesa così ragionevole quanto l’agire d’anticipo, vale a dire assoggettare, con la violenza o con l’inganno, la persona di tutti gli uomini che può, fino a che non vede nessun altro potere abbastanza grande da metterlo in pericolo; ciò non è più di quanto esiga la conservazione di se stesso” [T. Hobbes Leviatano, 2005: 100].

Stato di natura e conservatio vitae Attenzione al testo: la conservazione della propria vita nello stato di natura esige l’esercizio della violenza. Quindi nessuno è sicuro e si vive nella paura reciproca e permanente della morte violenta (Bobbio, La teoria politica di Thomas Hobbes, 1989: 43).

Stato di Natura e Communitas Nello stato di natura hobbesiano esplode tutta l’inquietudine del concetto di communitas proposto da Esposito. “Ciò che gli uomini hanno in comune – ecco la scoperta di Hobbes che ne fa il più strenuo avversario della comunità – è la capacità di uccidere e, corrispondentemente, la possibilità di essere uccisi” [Esposito, Communitas, Torino, 1998: 10]

Lo Stato di Natura e la storia Siamo di fronte quindi a una condizione per l’individuo di assoluta uguaglianza ed assoluta libertà ma di nessuna sicurezza. È mai successo nella storia? Certo, nella storia e nel presente: a) nelle società antiche in uno stadio prestatale; b) durante le guerre civili, in uno stadio quindi antistatale c) nella società internazionale, in una situazione quindi interstatale

La prima legge di natura Ma Hobbes, abbiamo visto, si propone come un giusnaturalista: quali sono dunque queste leggi di natura? La prima legge di natura prescrive di cercare la pace o altrimenti, se proprio non è possibile utilizzare tutti gli utili e i vantaggi della guerra.

Legge naturale e stato di natura Dunque la pace sarebbe la condizione da ricercare per diritto naturale. Ma se così è, cioè: se la prima legge di natura prescrive la ricerca della pace, come mai lo stato di natura è una situazione così conflittuale e solitaria?

Il Nominalismo di Hobbes Legge di natura deriva dall’ applicazione della ragione dell’uomo. Attenzione: Hobbes per ragione non intende, come nella tradizione classica, la capacità di attingere le essenze dei principi primi (non c’è nella natura un bene o un male attingibile razionalmente), ma la pura e semplice facoltà del ragionamento: date certe condizioni, a specifici comportamenti corrisponderanno determinate conseguenze.

La pace come condizione per la conservazione della vita. Si noti: il fine ultimo è la pace. Come fa a dire, con un ragionamento razionale, che la pace è un fine ultimo visto che proprio il ragionamento razionale non permette di raggiungere fini ultimi? Gli uomini hanno come istinto naturale determinabile la conservazione della vita, questo lo si può osservare ovunque. La pace è la condizione più razionale per soddisfare questo istinto. Non si dice la pace è il fine ultimo (un bene in sé), ma la pace è una condizione che ha come conseguenza la soddisfazione dell’impulso a conservarsi in vita.

La legge di natura nella filosofia di Hobbes Se ne deduce che per Hobbes “le leggi naturali non sono leggi ma teoremi, o meglio non sono norme (non possono essere norme) giuridiche, ma principi scientifici; non comandano ma dimostrano; non obbligano (o costringono), ma tendono a convincere […]. Le leggi naturali non valgono come norme giuridiche, ma per la dimostrazione che esse danno della validità di un determinato sistema di norme giuridiche” (Bobbio N. Legge naturale e legge civile in Hobbes, 1989: 142)

Lo Stato La pace si raggiunge tramite un accordo razionale tra gli individui che decidono di trasferire il loro potere in quello di un sovrano. La somma dei poteri di tutti gli aderenti al patto d’unione costruisce artificialmente un potere (il Leviathan) così grande, da essere secondo solo a quello di Dio (che però non abita in terra).

Chi è il Leviathan Il Leviathan è una persona o un’assemblea di persone cui il contratto sociale tra i cittadini ha ceduto, concentrandolo su di lui, il proprio potere. “Io autorizzo e cedo il mio diritto di governare me stesso a quest’uomo o a questa assemblea di uomini, a questa condizione: che anche tu ceda il tuo” (T. Hobbes, Leviatano op. cit.: 143)

Il Patto d’unione Si noti: è un accordo tra individui liberi che decidono di sottomettersi tutti all’autorità di un istituto. Quindi il patto non è tra l’individuo e il sovrano, ma tra gli individui che si accordano di sottomettersi tutti ad un terzo (nell’immagine si nota una massa di individui tutti uguali e tutti con lo sguardo rivolto al sovrano). In questo modo il patto d’unione è nello stesso tempo un patto di società e un patto di sottomissione nei confronti del sovrano.

La funzione del patto d’unione (patto d’unione e contratto) Solo una volta che il sovrano si è stagliato sullo stato di natura sono possibili contratti e accordi. Quindi il patto d’unione è in un certo senso quel patto originario che rende possibile i patti futuri

Patto d’unione e irrevocabilità del potere Se il patto è stato stretto tra gli individui atomizzati e non tra un popolo e un sovrano, se il suo fine è quello di rendere certi i contratti, allora il potere non può che essere assoluto: di fatto e di diritto.

Irrevocabilità di fatto e di diritto Di fatto perché, per destituirlo, non basterebbe la maggioranza degli individui, ma occorrerebbe l’unanimità. E immaginare tutta la società contro il sovrano è di fatto impossibile. Di diritto perché il patto d’unione coinvolge anche un terzo, il sovrano. Per scioglierlo occorre il consenso di tutte le parti, quindi anche dello stesso sovrano.

Assolutezza e indivisibilità del potere Per tutelare la vita degli individui il potere deve essere assoluto. Non ci deve essere nulla che lo limiti. Se ci fosse un organismo, un copro intermedio che limitasse i poteri dello stato, ebbene allora sarebbe quel corpo intermedio ad essere sovrano. Il potere è del resto indivisibile, la separazione dei poteri crea confusioni e conflitti interni allo stesso potere; dunque, il sovrano detiene tutti i poteri, compreso quello religioso.

Esistono limiti al potere dello stato? Uno solo: la tutela della vita individuale: se la vita degli sudditi è messa in pericolo per colpa del sovrano, allora essi possono ritenersi sciolti dall’obbligo di obbedienza. “Se il sovrano comanda ad un uomo di uccidere, ferire o mutilare se stesso, o di non resistere a quelli che lo assalgono o di astenersi dal prendere del cibo […], quell’uomo ha la libertà di disobbedire.” Hobbes, Leviatano.

Vita e potere In Hobbes troviamo l’idea che la conservazione della vita non possa prescindere dalla dimensione politica del potere. Si noti che la vita e il suo istinto di conservazione appartengono al mondo della natura, mentre il potere invece è il frutto di un artificio umano.

Le leggi civili e la libertà dell’individuo Le leggi civili sono le leggi fatte dal sovrano e regolano il comportamento degli individui. Le libertà di cui essi godono non rappresentano diritti ma concessioni del sovrano, che può ritirare quando meglio crede. La libertà dell’individuo è una libertà interstiziale, una libertà che si gioca negli spazi che la legge del sovrano non si cura di presidiare.

Leggi civili e senso comune Le leggi civili, sono espressione della volontà del sovrano e non rispecchiano in nulla le convenzioni sociali. Le convenzioni sociali non possono essere leggi, in quanto non c’è nessuno che detiene il potere necessario per farle valere. Il sovrano può farsi interprete del senso comune, ma non c’è nessun nesso tra legittimità della legge e sua conformità ai dettami del comune sentire.

Legge civile e senso comune Anzi, se necessario il sovrano, per tener fede al patto d’unione, deve trasgredire i dettami del senso comune. Il patto d’unione ha come suo unico scopo la tutela della vita e non del senso comune.

Gustavo Zagrebelski Antigone e la legge che smarrisce il diritto. Nella Antigone di Sofocle possiamo osservare lo scontro tra la legge (lex) di Creonte, il Sovrano, e la norma morale rappresentata nella figura di Antigone, una giovane che, nonostante la legge lo vieti, vuole comunque dare sepoltura al fratello caduto da traditore in battaglia.

Antigone in breve Il fratello di Antigone muore in guerra combattendo contro l’esercito della sua stessa città La legge prescrive che per i traditori non si eseguano gli onori funebri Antigone per dare sepoltura al fratello (norma morale di senso comune) trasgredisce la legge di re Creonte. Andate a cercare l’articolo di Zagrebelski Antigone e la legge che smarrisce il diritto sul web.

L’esempio mostra come i dettami del comune sentire (dare sepoltura ai morti) si scontrino contro una legge che li vieta. La tutela della vita della polis e quindi la garanzia della pace prescrive proprio la violazione dei contenuti del senso comune.

Il positivismo giuridico di Hobbes Ecco come, partendo da premesse giusnaturalistiche, Hobbes approdi, attraverso un versione radicale dell’individualismo, ad un positivismo giuridico in cui la tutela della vita (unico principio naturale universalmente valido) richiede degli artifici (delle leggi) che con la natura non hanno appunto nulla a che fare. Con Hobbes il giusnaturalismo (la legge vale in quanto tutela di diritti naturali universalmente validi) fornisce energia alla macchina del positivismo giuridico (fa la legge chi ha il potere di farla rispettare).

Esercitazione Quali sono le differenze tra le posizioni del giusnaturalismo e quelle del positivismo giuridico in relazione alla legittimità della legge? Cosa significa individualismo per Hobbes? Che cosa s’intende per stato di natura? In che senso il patto d’unione è razionale? Che cosa intende Hobbes per razionalità? Che funzione ha il patto d’unione? La società (lo stato civile) è la causa o il prodotto del patto d’unione?

Esercitazione Le caratteristiche del potere sovrano Quali sono le differenze tra la teoria hobbesiana dello stato e quella inclusa nella tradizione organicistica (aristotelica)? Qual è l’unico limite del potere sovrano? Che cosa separa la legge del sovrano dalle regole morali del senso comune? Che rapporto corre tra il giusnaturalismo ed il positivismo giuridico nella filosofia di Hobbes?