I MODI DELLA POLITICA ECONOMICA: MERCATI, DISOCCUPAZIONE E INFLAZIONE

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I MODI DELLA POLITICA ECONOMICA: MERCATI, DISOCCUPAZIONE E INFLAZIONE PARTE IV I MODI DELLA POLITICA ECONOMICA: MERCATI, DISOCCUPAZIONE E INFLAZIONE

L’INFLAZIONE E LE POLITICHE DISINFLAZIONISTICHE CAPITOLO 11 L’INFLAZIONE E LE POLITICHE DISINFLAZIONISTICHE

11.3 LE POLITICHE DISINFLAZIONISTICHE Disinflazione Disoccupazione  Disoccupazione  Inflazione Sacrifice rate Programmare la disinflazione: governare il sacrifice rate Gradualità Credibilità

11.3 LE POLITICHE DISINFLAZIONISTICHE Gradualità sostituire una manovra di rientro rapida con una manovra graduale inflazione Manovra in un anno Manovra in quattro anni NB: il sacrifice rate è diluito su più anni; tuttavia una manovra rapida lascia invariati i parametri strutturali dell’economia, mentre una graduale può modificarli (ad esempio, aumentare il tasso naturale di disoccupazione). disoccupazione  vs :4

11.3 LE POLITICHE DISINFLAZIONISTICHE 2) La credibilità del programma disinflazionistico: la banca centrale rispetta l’impegno preso: si impegna nella lotta all’inflazione Se un programma di disinflazione risulta credibile e le aspettative sono formulate in maniera razionale, allora si potrebbe (se non esistono contratti nominali a lungo termine) ottenere la riduzione dell’inflazione senza aumentare la disoccupazione t = e - b(ut - uN) A B Curva A: t = (e - buN) - but Curva B: t = (’e - buN) - but con e > ’e

11.3 LE POLITICHE DISINFLAZIONISTICHE Supponiamo che il policy maker annunci un programma Pr( = 0): se il programma venisse creduto, dato che e =  = 0 e quindi y = y*, l’esito .. sarebbe migliore ma non è credibile poiché per e = 0 il governo ha incentivo ad attuare una politica monetaria che comporta una valore della funzione di perdita W’ < W° < W*. La politica disinflazionistica non è quindi una politica credibile Impegni vincolanti (binding commitments) Reputazione (divorzio governo-banca centrale) rimedi

11.4 I COSTI DELL’INFLAZIONE I costi dell’inflazione: - variano a seconda della struttura istituzionale dell’economia; - dipendono dall’ipotesi che l’aumento dei prezzi sia previsto o inatteso. A) Inflazione anticipata se la crescita dei prezzi è perfettamente prevista: i titoli di credito si adeguano; gli interessi si adeguano; i salari si adeguano, ecc. L’inflazione è un’imposta che colpisce i saldi monetari Utilità/Produtività marginale dei saldi monetari Shoe-leather costs Menu costs Perdita dovuta all’inflazione

11.4 I COSTI DELL’INFLAZIONE B) Inflazione non anticipata se la crescita dei prezzi è non prevista, i contratti nominali sono formulati con indicizzazione incompleta e previsioni imprecise: sono scoraggiati gli investimenti, le decisioni intertemporali sono assunte con ampio margine di incertezza sono disincentivati i contratti nominali, poiché risulta più difficile raggiungere un accordo si privilegiano gli investimenti di breve durata, le imprese impiegano prevalentemente capitale circolante, riducendo l’efficienza produttiva si riduce il risparmio privilegiando il consumo corrente, si anticipano i consumi prevalentemente di beni durevoli si alterano i prezzi relativi, gli operatori non sanno distinguere tra crescita dei prezzi monetari e variazioni dei prezzi relativi distorcendo così il contenuto informativo del sistema dei prezzi L’inflazione distrugge il meccanismo dei prezzi e degli incentivi del sistema di mercato, alterandone il funzionamento e riducendo l’efficienza del mercato

11. 4 I COSTI DELL’INFLAZIONE 11. 4 11.4 I COSTI DELL’INFLAZIONE 11.4.3 Inflazione, ridistribuzione del reddito e della ricchezza L’inflazione ridistribuisce all’interno del settore privato: 1) il reddito: può avvenire in tre modi: - tra settori produttivi: i prezzi dei beni crescono a tassi differenti; - tra redditi: i salari e il livello generale dei prezzi crescono a tassi differenti; - tra lavoratori: i salari dei settori produttivi crescono a tassi differenti. 2) la ricchezza, a seconda che il cespite patrimoniale sia reale o monetario: - le attività reali aumentano il loro prezzo conservando il potere di acquisto; - le attività finanziarie non indicizzate perdono il loro valore. 3) tra generazioni, poiché i giovani ereditano un debito di minore valore reale (e minori oneri reali di gestione), mentre i vecchi perdono il potere d’acquisto delle loro pensioni (fissate in valore nominale). 4) a favore dello Stato, che trae vantaggio dall’inflazione non prevista, infatti percepisce una forma di imposta occulta sui saldi monetari (inflation tax). Si creano vincitori e vinti, ma i vincitori non meritano il loro bottino e i perdenti non meritano il loro destino

11. 4 I COSTI DELL’INFLAZIONE 11. 4 11.4 I COSTI DELL’INFLAZIONE 11.4.4 Inflazione e competitività internazionale l’inflazione minaccia la competitività dei prodotti nazionali sul mercato internazionale, soprattutto se il paese aderisce ad un sistema di cambi fissi. Il mantenimento della competitività internazionale non richiede la stabilità dei prezzi, ma un tasso di’inflazione non dissimile da quello estero. A) cambi fissi,   0 quindi l’equilibrio comporta * = , per mantenere la competitività internazionale il tasso di inflazione interno non deve eccedere quello mondiale; se * <  le merci nazionali perdono di competitività. B) cambi flessibili, se * <  allora  < 0, gli svantaggi di un’alta inflazione potrebbero essere compensati da un deprezzamento della moneta nazionale. In ogni caso l’inflazione relativa peggiora la competitività delle imprese nazionali nei mercati mondiali.  Spirale inflazione svalutazione 

11. 4 I COSTI DELL’INFLAZIONE 11. 4 11.4 I COSTI DELL’INFLAZIONE 11.4.5 Stabilità economica e stabilità politica Indice di povertà = ut + t è la somma del tasso di disoccupazione e del tasso di inflazione Questo indice non ha alcuna base scientifica ma fornisce indicazioni attendibili sullo stato dell’economia e sulle fortune politiche dei governi. “L’evidenza empirica conferma una relazione positiva tra instabilità politica e indice di povertà: i paesi caratterizzati da un’elevata instabilità hanno un alto indice di povertà, viceversa i paesi relativamente stabili presentano bassi indici di povertà” (Alberto Alesina)