L’ANNALISTICA MEDIEVALE

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L’ANNALISTICA MEDIEVALE Storie “senza storia”?

Gli annali dell’abbazia di San Gallo Relativi alla storia di Francia (o della Gallia) dei secoli VIII-XI, non hanno un autore identificabile. Sono considerati uno dei più antichi testi storici medievali.

Annales Sangallenses (VIII sec.) 709. Inverno duro. Morto il Duca Goffredo 710. Anno duro e con scarso raccolto. 711. 712. Ovunque inondazioni. 713. 714. Morto Pipino, sindaco del palazzo. 715. 716. 717. 718. Carlo ha sconfitto i Sassoni con grandi distruzioni. 719. 720. Carlo ha combattuto contro i Sassoni. 721. Theudo ha scacciato i Saraceni dall’Aquitania. 722. Raccolto abbondante. 723. 724. 725. Arrivo dei Saraceni per la prima volta. 726. 727. 728. 729. 730. 731. Morto il benedetto Beda, il presbitero. 732. Sabato Carlo ha combattuto contro i Saraceni a Poitiers. 733. 734.

Gli annali medievali: storie mancate? Quando leggiamo gli annali altomedievali (per lo più redatti da ecclesiastici) siamo colpiti dall’ingenuità degli annalisti e dalla loro incapacità di dare un senso storico agli avvenimenti annotati. L’ordine dei fatti ci appare puramente cronologico. I fatti stessi ci appaiono come “storie mancate” (senza nesso fra loro, senza cause ed effetti, senza spiegazione, senza giudizio).

Apparente aridità In realtà noi non dovremmo domandarci perché l’annalista non sia riuscito a scrivere una “vera storia”, ma piuttosto quale nozione della realtà lo abbia indotto a rappresentarla in tal modo.

Assenza di narratività Ai nostri occhi colpisce soprattutto la totale assenza di narratività: Nessuna trama, nessun inizio e nessuna conclusione, nessuna spiegazione e rapporto causale, nessuna connessione fra gli eventi.

Una società al limite La scrittura ci riporta alle condizioni di una società de-urbanizzata, minacciata dalla morte, dalla devastazione, dalle inondazioni e dalla carestia, dalla fame e dalla guerra. Oggetto di preoccupazione sono essenzialmente i bisogni primari. Tutti gli eventi annotati hanno natura estrema. Gi eventi sociali sono apparentemente inspiegabili al pari degli eventi naturali.

Eventi registrati Non vi è alcun ordine di importanza fra gli eventi. L’importanza degli eventi consiste nel semplice fatto che sono stati registrati. Ma non sappiamo da chi e quando. La narrazione non ha un soggetto. Gli annali non si concludono, ma semplicemente si interrompono.

Carenza di dettagli essenziali Della guerra contro i Sassoni nel 720 non interessa l’esito. La battaglia di Poitiers (7 ottobre 732) viene registrata come avvenuta di sabato, ma non ne conosciamo né il giorno, né il mese e soprattutto non ne conosciamo l’esito. La presenza saracena nel 725 “per la prima volta” ci fa intuire successive scorrerie di cui però non si trova traccia nel testo.

Poitiers o Tours? Gli storici hanno osservato come l’annalista registri nel 732 la battaglia di Poitiers contro i Saraceni e non quella altrettanto celebre di Tours (una delle dieci grandi battaglie della storia mondiale) con la quale Carlo Martello blocca definitivamente l’avanzata araba in Europa. Ma in base a quale principio avrebbe dovuto registrarla? Solo in seguito alla conoscenza della successiva storia d’Europa gli storici hanno potuto considerare “periodizzante” la battaglia di Tours. La loro è una prospettiva culturale che crea una gerarchia precisa fra gli avvenimenti sulla base di un “disegno” generale (Europa = Christianitas), niente affatto oggettivo. L’annalista medievale è del tutto estraneo a questa concezione.

L’ansia del vuoto “L’annalista prova ben poco dell’ansietà che caratterizza lo studioso moderno quando si trova di fronte a ciò che appare come vuoto, discontinuità e mancanza di connessione causale tra gli eventi registrati nel testo. Lo studioso moderno cerca pienezza e continuità in un ordine di avvenimenti; l’annalista li trova entrambi nella sequenza degli anni. Quale aspettativa è più realistica?” (H. White, Il valore della narratività, p. 46)

Rifiuto dell’immaginario L’annalista opera nel regno della memoria e del reale piuttosto che in quello dell’immaginario. In effetti appare estremamente razionale e prudente nel suo registrare solo gli eventi sui quali non sussistono dubbi, senza sollevare argomentazioni di natura speculativa.

Razionalità e realismo Dal punto di vista degli annalisti è molto più razionale, realistico e universale registrare gli avvenimenti così come giungono alla loro attenzione che non elaborarli sulla base di categorie concettuali teoretiche. L’annalista registra fatti, ma non vuole proporre una chiave di lettura.

I modelli degli annalisti L’annalistica medievale è un genere nuovo che non deriva direttamente dai generi precedenti (storiografia classica, storiografia biblica, storiografia ecclesiastica), anche se deve qualcosa ad ognuno: - dalla Bibbia deriva la nuova cronologia cristiana - dalla storiografia romana deriva l’abitudine ad annotare gli eventi più rilevanti anno per anno - dalla storiografia ecclesiastica deriva lo schema delle sei età del mondo.

Come lavorano gli storiografi medievali Per gli storiografi del medioevo conta soprattutto la testimonianza. La veridicità di un testo è data dall’autorità che lo avalla. Si preferisce sempre il testo più antico a quello più citato.

La prima Annalistica I primi annali sono opera di più autori costantemente rimaneggiati. - Annales Regni Francorum (678-830) - Annales Bertiniani (830-882) Redatti nel monastero di St. Bertin da Prudenzio di Troyes e da Icmaro di Reims - Libri pontificales (X-XII) Redazioni diverse relative ai periodi romano e ravennate. - Gesta episcoporum (X-XI secc.) Ordinati per singoli vescovi o per singole diocesi, diventano l’embrione delle successive storie cittadine.

Le cronache dei monasteri La storiografia monastica nasce e si sviluppa nell’ambito dell’Ordine benedettino, in alcuni grandi monasteri dotati di scriptoria. Chronicon Vulturnense (1115 circa) Opera di Giovanni, monaco e poi abate di San Giovanni al Volturno; storia del monastero dal VIII secolo al 1076. Chronicon Farfense (inizio XII sec.) Opera di Gregorio da Catino; storia dell’abbazia di Farfa dal 681 al 1104. Chronicon Casauriense (sec. XII) Opera di Giovanni (o Berardo) monaco di San Clemente a Casauria, e di un “magister rusticus”; storia dell’abbazia dal 866 al 1182.

Le cronache imperiali La cosiddetta “storiografia ghibelllina” è opera di scrittori (ecclesiastici) al servizio degli imperatori. Historia Friderici I Imperatoris (1161) Storia del regno di Federico I Barbarossa, opera di Ottone Morena. Chronica o Liber de duabus civitatibus (1156) Gesta Friderici (1158) Cronache del regno di Federico I Barbarossa fino al 1156, opera di Ottone vescovo di Frisinga, nipote dell’Imperatore Enrico V e consigliere dell’Imperatore Federico I.

Le cronache cittadine: Milano e Genova Sono in genere opera di notai o di cancellieri al servizio dei vescovi o dei Comuni. MILANO: Gesta archiepiscoporum Mediolanensium (925-1077) opera di Arnolfo Historia Mediolanensis (375-1085) di Landolfo Seniore GENOVA: Annales Genuensium (1080-1166) opera del notaio Caffaro di Caschifellone, presentati nel 1152 ai Consoli di Genova e depositati in archivio, continuati fino al 1295 per incarico del Comune ad opera di scribi e cancellieri.

Le cronache cittadine: Venezia e Verona Cronique des Viniciens (1267-1275) di Martino da Canal, scritta in francese perché “lingua europea”. Chronica per extensum descripta (1354) opera del doge Andrea Dandolo; apoteosi della gloria millenaria di Venezia dal 46 al 1280. VERONA: Annales Veronenses (fino al 1277) di Parisio da Cerea; cronaca antiezzeliniana. Cronica in factis et circa facta Marchiae Trivixianae (1260-1262) opera di Rolandino patavino, notaio.

Le cronache cittadine: Firenze La preistoria della storiografia fiorentina: Annales I (1110-1173) Annales II (1107-1247) Entrambi anonimi. Gesta Florentinorum (inizi XIII secolo), opera di Sanzanome