DALLA DIDATTICA ALLA SOCIO-DIDATTICA Rita Minello Istituto Da Collo Conegliano, 5 marzo 2009 APPROCCI METODOLOGICI E TECNICHE DIDATTICHE PER OPERARE IN CLASSI ETEROGENEE-MULTILIVELLO DALLA DIDATTICA ALLA SOCIO-DIDATTICA
Le conoscenze, le intelligenze multiple, le formae mentis interculturali e transculturali pongono agli insegnanti interrogativi pressanti Come incrociare modelli ed epistemologie linguistiche differenti? Come accertare l’esistenza di condizioni di difficoltà linguistico-culturali o formative? Come distinguere tra modelli di intervento e forme di intelligenza linguistica, stili cognitivi ed apprenditivi differenti. Quali strategie privilegiare rispetto ai contesti culturali e formativi locali? Quali contenuti culturali scegliere e proporre e come proporli? Come intervenire, in sinergia con le famiglie e le comunità, per dare risposte significative ai processi di costruzione dell’apprendimento degli allievi adulti, giovani o bambini?
Ad un insegnante non è sufficiente il concetto di comunicazione multilivello e interculturale E’ necessario il concetto di educazione multilivello e interculturale E quindi di didattica multilivello e interculturale Soprattutto deve tenere sotto controllo i seguenti aspetti della didattica, curvandoli in senso multilivello e interculturale: Progettazione (UdA o percorsi con caratteristiche variate per cogliere intelligenze multiple) Metodologia (il metodo insegna più del contenuto per classi multilivello servono metodi a mediazione sociale) Valutazione (il multilivello opera co-valutazione formativa ecologico-sociale)
1. DIDATTICA IMULTILIVELLO E NTERCULTURALE COME POSSIBILITÀ TRASFORMATIVA: dal concetto di identità al concetto di eco-identità L’eco-identità diventa consapevolezza maggiormente necessaria nel postmoderno, dove si ritiene «che l’uomo sia una figura di sabbia tra una bassa e un’alta marea» (Deleuze) IDENTITA’: crescita della propria persona (identità individuale e rappresentazione sociale del sé). ECO-IDENTITA’: crescita della propria persona (identità individuale e rappresentazione sociale del sé) e della propria capacità relazionale. L’eco-identità si concentra sui processi di trasformazione della soggettività innescati dall’alterità: alla negazione dell’essere oggettivo e statico si accompagna la negazione di un’identità chiusa e autosufficiente, che nega la rilevanza della relazione con l’altro da sé.
2. Dal metodo all’approccio Nella normale accezione, l’approccio precede il metodo: È il modo per avvicinare un allievo a una particolare dimensione dell’educazione. Mentre il metodo è un piano generale per la realizzazione operativa. La nostra scelta propone il superamento del metodo per passare dal metodo all’approccio interattivo, passaggio inteso come passepartout per una nuova didattica.
3. Approcci rispettosi dell’identità Per operare attraverso modalità di approccio rispettose delle identità e portatrici di corrette rappresentazioni sociali è necessario privilegiare un tipo di azione didattica a dimensione esperienziale, la quale è definita come partecipazione diretta del soggetto alla costruzione di un mondo tra i tanti possibili. Perché ciascuno è parte del mondo che osserva e osservando cambia il suo mondo, la sua identità, la rappresentazione sociale del sé e dell’altro.
4. DALLA DIDATTICA ALLA SOCIO-DIDATTICA Dagli approcci a mediazione docente agli approcci a mediazione sociale Dal nostro punto di vista, la relazione insegnante-allievo non è una delle variabili della didattica, ma è la didattica ad essere una variabile della comunicazione e della relazione, I modelli di didattica a mediazione docente, ancor troppo utilizzati, pur avendo ricoperto in passato un importante ruolo nelle sperimentazioni che hanno prodotto i nuovi approcci di trasmissione del sapere, non sono più adeguati alle nuove esigenze di formazione dell’identità e della pluralità, in quanto a) favoriscono la centralità dell’insegnamento, a discapito di quella dell’apprendimento; b) favoriscono una rappresentazione identitaria fragile e facilmente massificabile. È all’interno di questo ambiente immediato che la condivisione, la negoziazione e la costruzione di nuovi significati può produrre apprendimento
5. Privilegiare approcci a legame debole Secondo la teoria dei piccoli mondi (Granovetter, 1973, poi sviluppata da Watt e Strogatz, 1998), applicata inizialmente ai contesti sociali, ma in seguito estesa a diversi campi concettuali, i legami deboli sono più produttivi nel creare link e nel raggiungere rapidamente nodi prima sconosciuti che non i legami forti, quali ad esempio i legami gerarchici. Nuovo modo di intendere l’educazione e la formazione: non più finalizzate alla crescita competitiva dell’individuo, ma come funzione complessa in grado di stimolare e facilitare il potenziamento di tutte quelle capacità cognitive e metacognitive utili a ottimizzare i processi di pensiero e di costruzione e gestione della conoscenza, dell’identità e delle sue rappresentazioni sociali.
6. Metodologie formative centrate sul soggetto Metodi centrati sull’ascolto Filone metodologico a mediazione dell’insegnante Punta alla trasmissione di conoscenze, non alla produzione di competenze e all’esercizio di padronanze Lezione programmata Lezione, lettura, discussione Metodi centrati sul coinvolgimento A mediazione sociale Potenziamento della cognizione Metodo dei casi Incident Autocaso, gruppo di studio Simulazioni e role-play In-basket Metodi centrati sulla responsabilizzazione Potenziamento della metacognizione Action Learning Outdoor development Autonomy Laboratory Metodi collaborativi e cooperativi Learning circle, CL …) Didattica ludica Simulazione (role play, simulata …) Drammatizzazione Ecc.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE! Rita Minello minello@unive.it