Innovazione e politiche ambientali nei sistemi produttivi locali e nei distretti industriali: GLI ECO-DISTRETTI.

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Innovazione e politiche ambientali nei sistemi produttivi locali e nei distretti industriali: GLI ECO-DISTRETTI

I distretti industriali in Italia Fonte: Club dei Distretti Italiani

Definizione “Quando si parla di distretto industriale si fa riferimento ad un’entità socioeconomica costituita da un insieme di imprese, facenti generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un’area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza”. Alfred Marshall

Ecodistretti e la Rete Cartesio Nel 2009 è uscito il nuovo rapporto Ecodistretti. Rassegna delle buone pratiche realizzate in materia di politiche ambientali nei distretti industriali e nei SPL in Italia.

Autori Coordinamento scientifico di Ambiente Italia e di Rete Cartesio. Si tratta di una iniziativa che vede coinvolte le Regioni Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Sardegna e Toscana. Il termine Cartesio riassume il concetto di Cluster, ARee TErritoriali e Sistemi d’Impresa Omogenei e richiama l’esigenza di “fare sistema”.

Il contesto In Italia sono circa 200 i sistemi produttivi locali o distretti industriali; I dati relativi al manifatturiero dicono che i distretti industriali hanno fornito negli ultimi 10 anni occupazione a circa 2 milioni di lavoratori, pari a circa il 40% degli addetti del manifatturiero del nostro paese e a circa il 60% dell’occupazione complessiva del cosiddetto “Made in Italy”. L’indagine ne ha selezionati 54 (nella edizione del 2003 erano 93). Sono localizzati in 14 regioni e rappresentano 18 comparti di produzione; 63% nel Nord, 26% nel Centro, 11% nel Sud e Isole Non solo manifatturiero. Estensione alle esperienze dell’agroalimentare e dei prodotti tipici, dei servizi portuali, dei sistemi turistici.

Ambiti produttivi e impatto ambientale La concentrazione di imprese nelle aree territoriali citate in precedenza ha rappresentato un fattore di successo economico e un elemento di criticità ambientale per i territori nei quali le imprese si sono localizzate. Considerando alcuni dati aggregati e settoriali, quasi tutti gli aspetti e impatti ambientali generati dai settori interessati alla ricerca peggiorano negli ultimi 15 anni. Consumi di energia I consumi di energia dei settori industriali,che rappresentano il 43,8% del totale degli usi finali nazionali (in riduzione rispetto agli anni 90), mostrano dei valori di intensità energetica (tep/valore aggiunto) peggiorati nel corso di questi ultimi anni. Per citare alcuni dei settori presenti nei sistemi produttivi oggetto di indagine, il tessile passa da 74,2 tep/va del 1990 a 112,9 tep/va del 2005 (+52%), i materiali da costruzione, vetro e ceramica da 683,9 a 721,1 (+5%), l’agroalimentare da 106,3 a 178,3 (+68%), il cartario e grafico da 152,2 a 212,3 (+40%).

Consumi di risorse idriche I comparti maggiormente idroesigenti sono localizzati in alcuni degli ambiti territoriali dove operano i settori più importanti del Made in Italy: la lavorazioni delle pelli, il tessile e l’agroalimentare. Quello dell’uso della risorsa idrica è un tema legato ai distretti agroindustriali. Molto spesso le risorse prelevate derivano dalle falde sotterranee o comunque da bacini in aree con forti fenomeni di siccità, rendendo quindi meno disponibile la risorsa per le generazioni future. Il tema delle risorse idriche è anche connesso a quello della qualità dei corsi d’acqua superficiali che attraversano gli ambiti produttivi espresso attraverso l’IBE (indice biotico esteso). Il fiume Po mantiene dal 2004 la classe 3 (inquinato) sia a valle di Torino che a valle di Parma. Il fiume Adige a valle di Verona passa da classe 3 a classe 4 (molto inquinato). Il fiume Arno a valle di Firenze passa a classe 4 nel 2006.

La produzione di rifiuti speciali La produzione di rifiuti speciali nei distretti del manifatturiero è in crescita negli ultimi anni. Il settore della produzione dei metalli e quello della loro lavorazione, concentrati per lo più nei distretti industriali, determina una produzione superiore a 11 milioni di tonn di rifiuti speciali e circa 1 milione di tonn di rifiuti pericolosi. L’industria del legno, carta e stampa generano circa 4 milioni di tonn di rifiuti speciali a cui aggiungere circa 3,8 milioni di tonn di rifiuti non pericolosi derivanti dalla produzione di mobili e arredamento (oltre a circa 1,5 milioni di tonn di pericolosi). L’industria alimentare contribuisce con più di 13 milioni di tonn. I comparti del tessile, abbigliamento e concia producono circa 1,8 milioni di rifiuti non pericolosi. Anche le produzioni agricole, che si considerano nel rapporto uno dei settori chiave per le produzioni tipiche nei territori, sono produttori di rifiuti speciali. Rapporto Rifiuti pubblicato da ISPRA (2008).

SPL oggetto dell’indagine Gli ambiti produttivi che sono stati selezionati per il fatto di aver messo a punto politiche e strumenti di eco-innovazione. I comparti maggiormente presenti come numerosità sono mobili/legno, agroalimentare, tessile, metalmeccanico e calzaturiero.

Indicatori per l’indagine

Risultati: classifica dei migliori SPL

Analisi di alcuni risultati Prestazioni abbastanza differenti tra i vari SPL in merito a 4 indicatori: la diffusione delle certificazioni ambientali, le politiche di prodotto, le BAT e i progetti di innovazione ambientale. Per quanto riguarda le politiche ambientali di prodotto è il sistema produttivo locale del parmigiano reggiano di Parma-Reggio Emilia quello che ottiene il migliore risultato, per l’ottenimento del marchio biologico, la presenza del marchio DOP e per la sua diffusione presso un numero significativo di aziende coinvolte. Le altre due posizioni importanti vengono raggiunte da Capannori e Sassuolo, per l’utilizzo e la diffusione del marchio europeo Eco-Label sui prodotti dei due distretti, che coinvolgono circa 10 aziende per ogni distretto epiù di 70 prodotti. Importante è l’impegno per tecnologie ambientali connesse all’efficienza energetica: il 17% dei distretti utilizzano tecnologie legate a fonti rinnovabili di energia, il 15% la cogenerazione.

s Sugli aspetti ambientali

2003

Politiche ambientali di prodotto: Marchi ed Etichette ECOLABEL DICHIARAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO SASSUOLO (ceramica) PESARO (mobili) ARZIGNANO (pelli bovine finite - solo PCR)

Marchi settoriali che contengono anche requisiti ambientali: DOP/IGP AGRICOLTURA BIOLOGICA FOREST STEWARDSHIP COUNCIL OEKO-tex

La proposta: MADE GREEN ITALY Realizzare uno schema per la qualificazione ambientale al fine di rafforzare la competitività del sistema produttivo grazie un più alto livello di sostenibilità del Made in Italy creazione del logo Made Green in Italy 3 livelli: Stesura di un regolamento nazionale Creazione di un disciplinare a livello locale Iter di qualificazione a livello aziendale