CARATTERISTICHE DELL’INVECCHIAMENTO NORMALE E PATOLOGICO

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Transcript della presentazione:

CARATTERISTICHE DELL’INVECCHIAMENTO NORMALE E PATOLOGICO A. Luzi Crivellini Diventare vecchi oggi CARATTERISTICHE DELL’INVECCHIAMENTO NORMALE E PATOLOGICO L’invecchiamento è un processo conseguente ad una perdita progressiva delle riserve organiche e funzionali della maggior parte degli apparati con compromissione dell’omeostasi: piu’ lento recupero da uno sforzo maggior fragilità 1

Orologio Biologico: la durata della nostra Teorie dell’invecchiamento (ipotesi) Orologio Biologico: la durata della nostra vita è predisposta geneticamente Teoria dei Radicali Liberi O2: i prodotti del metabolismo ossidativo modificano componenti cellulari generando molecole mal funzionanti. Stimolazioni Antigeniche: provocano: u infiammazione cronica dei vasi u aterosclerosi riduzione irrorazione di organi o tessuti con progressiva riduzione della capacità di estrazione dell’ossigeno dal sangue. Invecchiamento del Sistema Immunitario: ridotta capacità di difesa da agenti esterni e noxae patogene

Riferimenti demografici Aspettativa di vita alla nascita M. 77.1 F. 83.7 Aspettativa di vita a 65 anni M. + 16.5 = 81.5 F. + 20.5 = 85.5 Negli ultimi 20 anni M. + 7.1 F. + 5.2 L’invecchiamento della popolazione è conseguente alla riduzione della mortalità e fecondità Verona: soggetti > 65 anni = 21.5% del totale soggetti > 75 anni = 10.1% (sogg. fragili per polipatologia)

Conseguenze della longevità Aumento delle patologie croniche Aumento non autosufficienza (20.40 % di n. a. in soggetti > 75 anni) Bisogni in crescita esponenziale Maggior richiesta assistenziale Obiettivi dell’assistenza: confinare la disabilità agli ultimi anni della vita, riducendo il divario tra speranza di vita e vita attiva.

Aspettativa di vita della razza umana (teorica): 110 – 120 anni Come raggiungerli? Fattori ostacolanti Fattori genetici: predisposizione a malattie Fattori ambientali: noxae patogene, alimentazione, fattori psicosociali, attività fisica Neoplasie: prolungata esposizione agli oncogeni, tempo disponibile per manifestarsi, ridotta sorveglianza immunitaria (+ 3 – 5 anni, se debellate) M. cardiovascolari: fattori di rischio: aumento esponenziale se multipli (danni agli organi bersaglio)

Aspettativa di vita della razza umana (teorica): 110 – 120 anni Fattori facilitanti La conoscenza e la correzione dei fattori ostacolanti rappresentano una possibilità di intervento per favorire un invecchiamento tardivo e anche il più fisiologico possibile.   A nostra disposizione: prevenzione cura riabilitazione

Prevenzione Primaria: controllo dei fattori di rischio, diagnosi precoce, screening malattie neoplastiche Secondaria: trattamento adeguato delle malattie acute e dei fattori di rischio dopo un primo episodio per evitare una recidiva Terziaria: interventi di riabilitazione specifici per limitare la comparsa di disautonomia  

Cura Correzione deprivazione sensoriale (isolamento) Intensità di intervento (ma non accanimento terapeutico) Cura della sofferenza (terapia del dolore) Polifarmacoterapia? Rapporto rischio – beneficio (anche in fase diagnostica) Aumento della qualità della vita Rispetto della volontà del Paziente Riabilitazione Sistematica riattivazione globale di fronte ai postumi di un malato (fratture – ictus – S. allettamento)

Invecchiamento fisiologico   L’invecchiamento è un processo biologico che modifica riducendo in modo armonico e graduale le riserve funzionali di tutti gli organi: è un lento declino delle capacità psico-fisiche con mantenimento dell’autonomia. Come favorirlo? Mantenendo interessi culturali (giornali, libri, tv, università 3^ età)   Promuovendo uno stile di vita attivo, contrastando i danni da vita sedentaria (centri ricreativi, attività motoria)

 : ansia, depressione, insonnia Attività fisica No allo stereotipo : terza età = età del riposo   Si al progetto: terza età in movimento   Benefici fisici attività motoria:  : tono, trofismo, forza muscolare, resistenza, flessibilità articolare, equilibrio, riflessi, coordinazione  : ansia, depressione, insonnia

Invecchiamento patologico   Eventi morbosi a carico di alcuni organi e apparati sono causa di un invecchiamento disarmonico con comparsa di fragilità, polipatologia, disabilità (e morte prematura) Mancato contrasto dei fattori di rischio g processi degenerativi su base aterosclerotica Stili di vita inadeguati: mancanza di progetti, di interessi g isolamento g depressione

Centenari Rapporto M/F = 1:4   Rapporto M/F = 1:4  Capacità protettiva degli estrogeni sulle complicanze vascolari? Diverso stile di vita? Centenario sano: condizioni cliniche discrete, solo diminuite riserve funzionali. Ha superato indenne i fattori ambientali negativi ed è geneticamente predisposto a vita longeva. Centenario con pluripatologia: condizioni cliniche precarie per un progressivo deterioramento dei vari organi e apparati.

Modificazioni con l’invecchiamento Altezza: - 5 cm per osteoporosi e cifosi (rimodellamento negativo) Peso: aumento massa grassa, riduzione massa magra Muscoli: riduzione peso e massa (minor forza e resistenza) Cervello: perdita di neuroni (atrofia cerebrale), ma plasticità neuronale Vista: presbiopia (ridotta elasticità del cristallino) cataratta (opacità del cristallino) Udito: presbiacusia = perdita dei toni alti

Modificazioni con l’invecchiamento Apparato cardiovascolare: tendenza a ipertensione sistolica, declino funzione contrattile (dispnea da sforzo, facile affaticabilità) Polmoni: riduzione elasticità polmonare Rigidità gabbia toracica (calcificazioni cartilagini costali) Minor forza muscoli respiratori Apparato gastrointestinale: edentulia g malnutrizione Stipsi (cibi raffinati, rallentata peristalsi)

Anziani e società perdita del ruolo g emarginazione nuova struttura della famiglia: da plurinucleare a mononucleare a unipersonale g difficoltà nell’assistenza domiciliare necessità di una corretta identificazione dei bisogni (UVMD) necessita di una “rete dei servizi” articolata e specifica, che garantisca continuità assistenziale, con “nodi” rappresentati in modo adeguato al bisogno: prevenzione, cure ospedaliere, riabilitazione, assistenza domiciliare e residenziale

Svama Strumento per valutare a tutto tondo la persona (sul piano biologico, psicologico, sociale) da parte di una équipe multiprofessionale (medico, I. P:, Assistente Sociale), cogliendone la complessità per evidenziare il bisogno reale e definire un progetto assistenziale personalizzato

Conclusioni esistono un’età cronologica e un età biologica è importante sapere vivere la propria età, mantenendo anche in vecchiaia interessi e curiosità, non isolandosi, ma integrandosi col mondo la vecchiaia può essere sensibilmente diversa in relazione a come si è vissuto (si comincia ad invecchiare quando si nasce) “la vecchiaia è una brutta cosa?” dovremmo chiederci come ci siamo preparati ad affrontarla e a contrastarne i possibili aspetti negativi

Fine Presentazione “Diventare vecchi oggi” A cura CARATTERISTICHE DELL’INVECCHIAMENTO NORMALE E PATOLOGICO Fine Presentazione A cura di Dott. Armando Luzi Crivellini Elaborazione grafica di: Maurizio Triscornia

Progetto:La salute nel movimento Comune di Verona ULSS 20 Regione Veneto Ce.Bi.S.M. Università Bs-Tn-Vr

Schema generale Compilazione ed analisi scheda primo livello(screening) Eventuale compilazione ed analisi scheda secondo livello Oppure eventuale Visita medica Relazione di visita per l’utente Ecg a livello Controlli in palestra Incontri di coordinamento

Notizie contenute nella scheda di primo livello età eventuale ricovero in ospedale nei tre anni precedenti per malattie cardiache o vascolari se è il primo anno di frequenza ai corsi di attività motoria organizzati dal comune di Verona

Notizie contenute nella scheda di primo livello (criteri minori) Eventuali ricoveri in ospedale almeno una volta negli ultimi tre anni ( motivo) Presenza di malattie croniche(diabete,ictus,ipertensione arteriosa, blocchi articolari frequenti) Eventuali fratture negli ultimi due anni Assunzione tutti i giorni di più di tre medicine Presenza disturbi equilibrio,cadute almeno una volta negli ultimi tre anni) Punteggio visita precendente ≥ 12punti

Possibili esiti dell’ analisi della scheda di primo livello Compilazione scheda di secondo livello (per i soggetti mai valutati) Indicazione alla visita medica valutativa Rimando all’ultima visita eseguita

Compilazione scheda secondo livello:anamnesi (prima parte) Presenza limitazioni articolari( entità, sede) Peso, altezza, BMI,pressione arteriosa Terapia farmacologica abituale Attività fisica abituale( regolare, saltuaria, nessuna) Partecipazione a corsi attività motoria nei 5 anni precedenti

Compilazione scheda secondo livello: indicazioni (seconda parte) Indicazioni del medico all’insegnante(stimolare mobilità, carichi progressivi, solo cammino…….) Precauzioni(no attività dinamica,mobilizzare con cautela,es.posturali da seduto…..) Altre informazioni specifiche

Nuovi soggetti arruolati Età≥ 65 anni visita medica Età < 65 anni comp. Scheda 1 livello 1 criterio maggiore no criteri oppure 4 criteri minori visita medica comp. Scheda 2 liv.

Soggetti già arruolati negli anni precedenti Presente uno dei seguenti criteri: 1) Età ≥ 65 anni mai visitato 2) 75≤età<80( con almeno punteggio>8pt preced.visita oppure rilevanti fatti nuovi oppure anno preced. non visitato ) 3) età≥80 anni 4) Visita precedente 5 anni fa 5) Ricovero H per patologia cardiovascolare negli ultimi 3 anni Visita medica

Soggetti già arruolati negli anni precedenti Almeno 4 dei criteri minori indicati nella scheda di 1 livello visita medica Nessun criterio maggiore oppure <di 4 criteri minori scheda secondo livello o riferimento a visita precedente

Incontri di coordinamento Tra insegnanti e staff valutativo( risultati visite, problemi specifici…..) Tra livelli organizzativi (ulss 20, comune Verona, Ce.Bi.S.M.) e staff valutativo(ottimizzazione del progetto,nuove esigenze e/o problemi da valutare)

Grazie dell’attenzione

Laurea Specialistica in Scienze delle attività motorie preventive ed adattate Corso Integrato di Patologia – Insegnamento di Medicina Interna Silvia Pogliaghi, Specialista in Medicina dello Sport

Medicina Interna - Lezioni 29 Nov Demenze, Pogliaghi 29 Nov, Progetto attività motoria per la terza età ULSS 20, Artrosi, Terranova 6 Dic, Il paziente geriatrico, Servizi per ULSS 20, Luzi Crivellini 10 Dic, Demenze, Pogliaghi 10 Dic, Epidemiologia, Cherubini 17 Dic, Demenze, Pogliaghi 18 Dic, Tumori, Pogliaghi

Invecchiamento: Effetti sul cevello Danno cellulare da radicali liberi Ipotrofia e morte neuronale, più spiccata in aree corticali frontale, prefrontale e parietale, importanti per apprendimento, memoria, programmazione ed altre attività complesse Sviluppo di viluppi neurofibrillari e placche amiloidi neuronali e perineuronali L’aumento dell’attività cerebrale comporta in un cercvello normale un aumento del metabolismo che, nella cellula giovane, consetne di mantenere normale il livello di calcio intreacellulare. Con l’invecchiamento, si riduce la caapcià della cellula di aumentare il metabolismo e mantenere basso il livello di Ca, con danno cellulare ed eventualmente morte cellulare.

Invecchiamento: Effetti microscopici Placche di amiloide: accumuli extracellulari densi ed insolubilidi di b amiloide, derivata dalla frammentazione di una proteina di membrana fondamentale per il funzionamento cellulare. Viluppi neurofibrillari: accumuli intracellulari costituiti da proteine microtubulari disorganizzate.

Invecchiamento: Effetti macroscopici Ipotrofia corticale, soprattutto in regione temporo-parietale e frontale. giovane anziano

Conseguenze funzionali Invecchiamento: Conseguenze funzionali Modesto declino in alcune funzioni cognitive come la capacità di imparare nuove cose o di recuperare informazioni memorizzate (ricordare nomi). Allungamento del tempo necessario per svolgere bene test di attenzione, apprendimento e memoria.

Perdita dell’autonomia Perdita della dignità Perdita del sè Demenza: Grave deterioramento delle funzioni cerebrali causato da un'eccessiva e progressiva perdita di neuroni. Vengono perse la capacità cognitive con impossibilità ad intrattenere relazioni sociali e attività lavorative. Possibili cambi di personalità.

Fattori di rischio: Demenza età trauma cranico abuso sostanze infezioni SNC patologia vascolare ipossiemia cronica (malattie polmonari) insufficienza epatica o renale La popolazione sopra gli 80 anni aumenterà del 600% nei prossimi 50 anni, raggiungendo nel 2050 i 400 milioni di persone. Se si pensa che l’incidenza della demenza in questa fascia di età arriva al 50%, è comprensibile il problema sociale, sanitario ed economico. Un crescente numero di individui con multipli fattori di rischio per demenza sopravvive fino ad età avanzata

Epidemiologia: Demenza >65 anni, 2-10% >80 anni, 12-25% La popolazione sopra gli 80 anni aumenterà del 600% nei prossimi 50 anni, raggiungendo nel 2050 i 400 milioni di persone. La popolazione sopra gli 80 anni aumenterà del 600% nei prossimi 50 anni, raggiungendo nel 2050 i 400 milioni di persone. Se si pensa che l’incidenza della demenza in questa fascia di età arriva al 50%, è comprensibile il problema sociale, sanitario ed economico.

Demenza Epidemiologia:

Classificazione della demenza in base alla gravità: Lieve: compromissione della capacità lavorativa e relazionale, mantenuti il giudizio, capacità di prendersi cura di sé abbastanza bene da poter vivere da soli. Moderata: rischioso vivere completamente soli per dimenticanze pericolose. Severa: richiesta supervisione costante (incapacità totale di prendersi cura di sé, mutismo, ecc.) La demenza è sempre evolutiva

Demenza Sintomi dominanti la fase iniziale: Apatia, Depressione, Aggressività, Deficit di memoria Diagnosi: spesso tardiva per - Negazione sociale - Mancanza di uno screening (problema “orfano” di specialisti, medici di famiglia e geriatri non hanno tempo o mancano di training specifico) Obiettivi prioritari: - Diagnosi precoce (mini mental test di routine), forse margine migliore di miglioramento in stadio precoce - Terapie complessive ed alterantive ai soli farmaci

Mini Mental State Examination (MMSE) 30 item, indagano orientamento spazio-temporale, attenzione, memoria, linguaggio (comprensione parole, lettura, scrittura), capacità motoria. >27 = normale 20-24 = demenza lieve 10-19 = demenza moderata 0-9 = demenza severa Ci vogliono 10 minuti, tre fogli di carta, una matita Demenza severa=0-9 punti Moderata= 10-19 Lieve= 20-24 Normale= 27 o più C’è un bias culturale, i soggetti con più alta scolarità possono dare risultati migliori

Demenza Diagnosi differenziale Disidratazione Farmaci (ansiolitici, sonniferi, ecc.) Irregolarità dell’alvo Disfunzione renale o epatica Iperglicemia Febbre Alcool Ipotiroidismo Depressione Tumore cerebrale

Mens sana in corpore sano? Esercizio fisico come moderatore globale del declino età-correlato della funzionalità cognitiva Una ragione in più per mantenerci attivi. Dal momento che l’età è il singolo preponderante fattore di rischio per lo sviluppo di demenza, dovremmo tutti fare attività fisica per prevnirla

Mens sana in corpore sano? Spiruso, 1978: performance migliore a test cognitivi in anziani con maggiore fitness aerobica rispetto ai sedentari. La performance degli attivi è simile a quella dei giovani. Minore differenza attivi-inattivi nel giovane. Una ragione in più per mantenerci attivi. Dal momento che l’età è il singolo preponderante fattore di rischio per lo sviluppo di demenza, dovremmo tutti fare attività fisica per prevnirla

Mens sana in corpore sano? Predisposizione genetica? - Effetto della fitness aerobica? - Studi prospettici: dati contrastanti - ipotesi della “riserva” cognitiva Una ragione in più per mantenerci attivi. Dal momento che l’età è il singolo preponderante fattore di rischio per lo sviluppo di demenza, dovremmo tutti fare attività fisica per prevnirla

Meccanismi dimostrati negli animali review Kramer AF, 2005 Aumento fattori neurotrofici cerebrali Aumento sopravvivenza neuronale Aumento densità capillari Sviluppo di sinapsi Plasticità Nuovi neuroni Diminuzione placche amiloidi (topi Alzheimer) L’interesse che negli ultimi 5-10 anni è sorto rispetto al possibile ruolo dell’attività fisica per migliorare la funzione cognitiva nell’uomo, è sorto a partire da studi su modelli animali che hanno dimostrato: migliore apprendimento e performance negli animali adulti/anziani.

Ageing, fitness and neurocognitive function Ageing, fitness and neurocognitive function. Kramer AF, Hahn S, Cohen NJ, Banich MT, McAuley E, Harrison CR, Chason J, Vakil E, Bardell L, Boileau RA, Colcombe A. Nature 1999, 400(6743):418-9. Corteccia frontale e pre-frontale, deputate ai processi di controllo esecutivo (programmazione, inibizione, memoria di lavoro). Negli animali miglioramenti metabolici e neurochimici con fitness aerobica. 124 soggetti 60-75 anni +5% VO2max Miglioramento selettivo del controllo esecutivo con minima variazione di VO2max. Una switching task è un test che determina la difficoltà a passare da un compito ad un altro. Misura i tempi di reazione quando un soggetto continua ad eseguire un compito uguale e quando il compito richiesto viene cambiato. Altri test usati in questo studio erano lo stop test, ossia il tempo di reazione necessario perché il soggetto si fermi durante l’esecuzione di un task assegnato, ed un test di attenzione selettiva.

Enhancing brain and cognitive function of older adults through fitness training. Kramer AF, Colcombe SJ, McAuley E, Eriksen KI, Scalf P, Jerome GJ, Marquez DX, Elavsky S, Webb AG. J Mol Neurosci. 2003;20(3):213-21 The present article provides a brief review of the human and animal literature that has investigated the relationship between fitness training and brain and cognitive function. The animal research clearly suggests that improvements in fitness can lead to both morphological and functional changes in the brains of older animals. Results of a recent meta-analysis suggest that fitness training can also have beneficial effects on human cognition, particularly on tasks requiring executive control processing. These effects are also moderated by a number of factors, including the proportion of men and women in the intervention studies, the length of training sessions, the age of the participants, and the combination of fitness training regimes. The article also discusses preliminary results that link, for the first time, fitness training and differences in human brain structure and function. Finally, we discuss the important issue of participant adherence to fitness training programs and the factors that influence fitness participation.

Cardiovascular fitness, cortical plasticity and ageing Cardiovascular fitness, cortical plasticity and ageing. Colcombe SJ, Kramer AF, Eriksen KI, Scalf P, McAuley E, Cohen NJ, Webb AG. Jerome GJ, Marquez DX, Elavsky S. J Mol Neurosci. 2003;20(3):213-21. Cardiovascular fitness is thought to offset declines in cognitive performance, but little is known about the cortical mechanisms that underlie these changes in humans. Research using animal models shows that aerobic training increases cortical capillary supplies, the number of synaptic connections, and the development of new neurons. The end result is a brain that is more efficient, plastic, and adaptive, which translates into better performance in aging animals. Here, in two separate experiments, we demonstrate for the first time to our knowledge, in humans that increases in cardiovascular fitness results in increased functioning of key aspects of the attentional network of the brain during a cognitively challenging task. Specifically, highly fit (Study 1) or aerobically trained (Study 2) persons show greater task-related activity in regions of the prefrontal and parietal cortices that are involved in spatial selection and inhibitory functioning, when compared with low-fit (Study 1) or nonaerobic control (Study 2) participants. Additionally, in both studies there exist groupwise differences in activation of the anterior cingulate cortex, which is thought to monitor for conflict in the attentional system, and signal the need for adaptation in the attentional network. These data suggest that increased cardiovascular fitness can affect improvements in the plasticity of the aging human brain, and may serve to reduce both biological and cognitive senescence in humans.

Fitness, aging and neurocognitive function Fitness, aging and neurocognitive function. Kramer AF, Colcombe SJ, McAuley E, Scalf PE, Erickson KI. Neurobiol Aging. 2005 In this manuscript we provide a brief review of the recent literature that has examined the relationship among fitness training, cognition and brain. We began with a discussion of the non-human animal literature that has examined the relationship among these factors. Next we discuss recent epidemiological studies of the relationship between physical activity and fitness and cognition and age-related disease such as Alzheimer's dementia. We then discuss the results of randomized clinical trials of fitness training on human cognition. Finally, we conclude with a review of the nascent literature that has begun to employ neuroimaging techniques to examine fitness training effects on human brain. In general, the results are promising and suggest that fitness may serve a neuroprotective function for aging humans.

Meccanismi dimostrati negli uomini: studio trasversale e longitudinale Attenuazione del declino età-correlato della densità corticale Più marcata nelle aree fontale, prefrontale e parietale, più colpite dall’invecchiamento e deputate al controllo esecutivo Durante test di attenzione selettiva (flanker task), aumento di attività cerebrale (MRI) nelle aree frontali. Diminuzione nell’area deputata alla gestione del conflitto Risultati migliori nelle donne in terapia ormonale sostitutiva Colcombe, 2004

Inequivocabilmente si! La fitness aerobica migliora la performance cognitiva nell’uomo? Inequivocabilmente si! Resta da capire il meccanismo

Mens sana in corpore sano? - miglioramento della funzione congnitiva in anziani sani - prevenzione primaria (rallentamento del decadimento delle funzioni congnitive, consente una più ampia riserva funzionale prima della comparsa dei sintomi di demenza) Una ragione in più per mantenerci attivi. Dal momento che l’età è il singolo preponderante fattore di rischio per lo sviluppo di demenza, dovremmo tutti fare attività fisica per prevnirla

Classificazione della demenza in base alla sede della lesione: Demenza corticale: Alzheimer, mucca pazza. Esordio graduale, il deficit cognitivo precede sintomi motori. Demenza sub-corticale: Parkinson. Preceduta da sintomi motori. Demenza mista: vascolare, AIDS.

Morbo di Alzhimer la demenza più diffusa nel vecchio(50-70%) colpisce il ~5% della popolazione >65 anni colpisce il ~20% della popolazione >80 anni 500.000 casi in Italia esordio graduale ed insidioso decorso lento, morte in 3-10 anni da diagnosi diagnosi post-mortem (viluppi neurofibrillari, placche amiloidi)

Morbo di Alzhimer Stadio precoce deficit di memoria (episodica, semantica, procedurale) deficit di linguaggio (parole tappabuchi, frasi circumlocutorie, perseverazione) deficit orientamento spaziale aprassia Aspetto, abbigliamento, espressione, gestualità e relazioni normali. Paziente non consapevole dei propri disturbi. Deficit di memoria è il sintomo preminente e più precoce. Deficit anteraogrado grave, incapacità a formare nuovi ricordi. Minore compromissione della memoria retrograda con gradiente temporale, Nelle fasi più avanzate è presente anche un deficit di memoria a breve termine (ossia > 1 ora) Assenza di priming semantico (finire una parola, ricordo sulla base del significato), conservazione del priming sensoriale visivo

Morbo di Alzhimer Secondo stadio deficit di memoria (episodica, semantica, procedurale) afasia (linguaggio privo di significato, struttura sintattica corretta) aprassia (programmare, organizzare, astrarre) agnosia disturbi della personalità (apatia, agitazione, ipereattività) Apatia, agitazione, scadimento cura personale. Deficit di memoria è il sintomo preminente e più precoce. Deficit anteraogrado grave, incapacità a formare nuovi ricordi. Minore compromissione della memoria retrograda con gradiente temporale, Nelle fasi più avanzate è presente anche un deficit di memoria a breve termine (ossia > 1 ora) Assenza di priming semantico (finire una parola, ricordo sulla base del significato), conservazione del priming sensoriale visivo

Morbo di Alzhimer Stadio avanzato Incapacità totale alla cura di sé, alterato ritmo sonno-veglia, agitazione motoria (wandering). Deficit di memoria è il sintomo preminente e più precoce. Deficit anteraogrado grave, incapacità a formare nuovi ricordi. Minore compromissione della memoria retrograda con gradiente temporale, Nelle fasi più avanzate è presente anche un deficit di memoria a breve termine (ossia > 1 ora) Assenza di priming semantico (finire una parola, ricordo sulla base del significato), conservazione del priming sensoriale visivo

Effetti microscopici Placche di amiloide: accumuli extracellulari densi ed insolubilidi di b amiloide, derivata dalla frammentazione di una proteina di membrana fondamentale per il funzionamento cellulare. Soprattutto nella corteccia temporo-parietale e frontale. Viluppi neurofibrillari: accumuli intracellulari costituiti da proteine microtubulari disorganizzate.

Effetti macroscopici: Morbo di Alzheimer Effetti macroscopici: Atrofia corticale ed espansione dei vetricoli cerebrali, causata da morte neuronale massiva e progressiva. In regione temporo-parietale e frontale, con relativa indennità delle aree sensitive e motorie della corteccia. Strutture sottocorticali: molto colpito ippocampo (memoria) Riduzione (-60-90%) degli enzimi di sintesi e brakedown dell’acetilcolina, dovuta a perdita di cellule colinergiche nella regione del nucleo basale di Meynert, vicino all’ippocampo

Morbo di Alzheimer Diagnosi: La certezza è solo autoptica. Si fa diagnosi quando: ci sono i sintomi tipici (deficit di memoria, afasia, aprassia, agnosia, alterata esecuzione, disturbi della personalità, MMSE) sono state escluse le altre cause di demenza (esame neurologico, esami ematochimici, doppler, esami radiologici negativi)

Morbo di Alzhimer Tecniche di immaging atrofia corticale, espansione ventricolare (RMN, TAC) diminuzione metabolismo cerebrale (PET) Deficit di memoria è il sintomo preminente e più precoce. Deficit anteraogrado grave, incapacità a formare nuovi ricordi. Minore compromissione della memoria retrograda con gradiente temporale, Nelle fasi più avanzate è presente anche un deficit di memoria a breve termine (ossia > 1 ora) Assenza di priming semantico (finire una parola, ricordo sulla base del significato), conservazione del priming sensoriale visivo

Morbo di Alzhimer Cause? Malattia genetica Malattia autoimmune Lesione barriera ematoencefalica (entrata di tossine) Deficit di trascrizione RNA e proteine funzionali Malattia virale Malattia infiammatoria cronica Predisposizione genetica consiste in una propensione al malfunzionamento dei meccansimi biochimici aggravata dal processo di invecchiamento e/o dall’accumulo di tossine, cui possono sovrapporsi fattori ambientali sporadici come traumi cerebrali o infezioni virali

Morbo di Alzheimer Fattori di rischio: Ridotta scolarità (2-4 volte più a rischio) ?? Altri fattori associati Basso profilo professionale Teoria della “riserva” cognitiva Estrogeni? Sedentarietà Fattore genetico

Morbo di Alzheimer Forme patologiche: Forma precoce o familiare: < 10% del totale Esordio precoce (<65 anni) Evoluzione rapida Autosomica dominante cromosomi 1, 14, 21 Forma tardiva: 90% del totale Esordio tardivo (>65 anni) Evoluzione graduale Multifattoriale Cr. 19, gene ApoE4 Per la forma ad esordio tardivo, non c’è una vera trasmissione genetica, ma il fattore genetico è più una predisposizione. Peggiora il rischio l’isoforma APOE4, rara e peggiorativa del rischio. La forma APOE2 è rara e protettiva. La forma APOE3 è la più diffusa e neutra dal punto di vista del rischio. Apolipoproteina E, coinvolta nel trasposto dei colesterolo nel sangue.

Mens sana in corpore sano? Esercizio fisico per la prevenzione ed il trattamento della demenza di Alzheimer? Una ragione in più per mantenerci attivi. Dal momento che l’età è il singolo preponderante fattore di rischio per lo sviluppo di demenza, dovremmo tutti fare attività fisica per prevnirla

Aumento della plasticità e della capacità di riparazione Mech Ageing Dev. 2001, 122(7): 757-78 Suppression of brain aging and neurodegenerative disorders by dietary restriction and environmental enrichment: molecular mechanism. Mattson MP, Duan W, Lee J, Guo Z. Dietary restriction Environmental enrichment (intellectual and physical activities) Stimolazione produzione fattori neurotrofici e “stress proteins” Diminuzione della produzione di radicali liberi Stabilizzazione omeostasi Ca++ Inibizione apoptosi Aumento nuove cellule nel cervello adulto Aumento della plasticità e della capacità di riparazione

Int J Psychiatry Med. 2005;35(1):75-89. The effect of exercise on hippocampal integrity: review of recent research. Kiraly MA, Kiraly SJ. Despite the paucity of human research, basic animal models and clinical data overwhelmingly support the notion that exercise treatment is a major protective factor against neurodegeneration of varied etiologies. The final common pathway of degradation is clearly related to oxidative stress, nitrosative stress, glucocorticoid dysregulation, inflammation and amyloid deposition. We conclude that people prone to chronic distress, brain ischemia, brain trauma, and the aged are at increased risk for neurodegenerative diseases such as Alzheimer's, exercise training may be a major protective factor.

La patologia artrosica nell’anziano Dott. Luciano Terranova U.O.A. GERIATRIA ULSS 20 Direttore Armando Luzi Crivellini

Definizione Malattia articolare ad evoluzione cronica caratterizzata da lesioni degenerative e produttive a carico della cartilagine delle articolazioni diartrodiali e da algie soprattutto dopo l’uso delle articolazioni coinvolte

ARTROSI PRIMARIA Fattori di sviluppo Fattori traumatici ARTROSI SECONDARIA Fattori di sviluppo Fattori traumatici Fattori metabolici Fattori infiammatori Altri

Malattia articolare più comune dell’anziano ed importante causa di disabilità › 80% delle persone con più di 55 anni di età presenta segni radiografici di artrosi Il 20 % degli affetti presenta importante disabilità La qualità della vita dei soggetti artrosici anziani è significativamente ridotta rispetto a quella dei soggetti non affetti da artrosi (dolore, ridotta mobilità) Costo elevato per la società

ARTICOLAZIONI PIU’ COLPITE GINOCCHIO ANCA MANO RACHIDE

Incidenza artrosi Aumenta con l’aumentare dell’età Maggiore nelle donne rispetto agli uomini Incidenza artrosi del ginocchio sintomatica 240/100.000 persone-anno Incidenza artrosi delle mani sintomatica 100/100.000 persone-anno Incidenza artrosi dell’anca sintomatica 88/100.000 persone-anno

FATTORI DI RISCHIO NON MODIFICABILI Età Sesso femminile Razza Corredo genetico

FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI SOVRAPPESO Soprattutto nella donna Soprattutto nell’artrosi del ginocchio Associazione meno consistente per artrosi anca Aumenta il rischio di progressione Patogenesi complessa (aumentato carico,soprattutto durante la deambulazione;fattori metabolici)

FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI Traumi e stress articolari ripetuti(attività lavorative,attività sportive professionistiche) Traumi maggiori Fattori meccanici(es.ginocchio varo o valgo)

FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI Debolezza muscolare Massa ossea (rapporto complesso)? carenza Estrogeni? carenza di Vitamina D carenza di Vitamina C

FATTORI DI RISCHIO PER DISABILITA’ Sesso femminile Comorbidità Ridotta forza muscolare Cattivo allineamento Ridotta propriocezione Riduzione escursione articolare Decondizionamento aerobio

SINTOMATOLOGIA Insorgenza graduale Dolore durante o subito dopo lo svolgimento di attività Difficoltà ad iniziare un movimento della articolazione coinvolta dopo un periodo di inattività(dura qualche minuto) Rigidità mattutina che dura meno di mezz’ora Riduzione escursione articolare Instabilità articolazione ( es.ginocchio)

SEGNI Aumento volumetrico osseo in prossimità articolazione Aumento volumetrico tessuti molli periarticolari Dolorabilità margini articolazione e tessuti molli periarticolari Noduli interfalangei prossimali e distali (mani) Deformità articolare(tardiva) Versamento sinoviale

CARATTERISTICHE RADIOLOGICHE DELL’ARTROSI Restringimento rima articolare Osteofitosi Alterazione struttura ossea subcondrale (zone di osteosclerosi, cavità geodiche)

DIAGNOSI Profilo di rischio Anamnesi Esame obiettivo Quadro radiologico ev.Esami di laboratorio ed esame del liquido dopo artrocentesi

Artrosi anca Dolore più almeno 2 dei criteri sottostanti: Ves < 20mm/h Osteofitosi acetabolare o femorale Riduzione spazio articolare allo rx Sensibilità 89% Specificità 91% Altman RD Semin Arthritis Rheum 20(suppl 2):40,1991

Trattamento In grado di ridurre i sintomi e migliorare o mantenere la funzione articolare In grado di modificare la velocità di progressione ed il danno provocato dalla malattia

Trattamento non farmacologico Perdita di peso( nei soggetti in sovrappeso) Esercizio fisico Tecniche di protezione articolare (evitare posizioni od attività associate ad eccessivo stress meccanico articolare; utilizzo di bastoni) Dispositivi per limitare mobilità articolare (ginocchio) Ausili (bastoni, stampelle,deambulatori) agopuntura

Terapia farmacologica Paracetamolo Analgesici oppiodi(tramadolo, ossicodone) Fans Glucosamina solfato e condroitin solfato

Fans ed artrosi I fans sono più efficaci del paracetamolo nel ridurre algia e rigidità nell’artrosi del ginocchio Più del 2% dei soggetti anziani che usano cronicamente fans vengono ricoverati ogni anno per complicazioni serie(perforazione –emorragia) del tratto gastroenterico superiore Nei soggetti anziani tra il 20-30% dei ricoveri e decessi per ulcera peptica è attribuibile all’uso di fans

Fattori di rischio per ulcera peptica indotta da fans Età Storia precedente di ulcera peptica Dose e durata dell’uso di fans Uso di più di un fans Uso di corticosteroidi Uso di anticoagulanti Abitudine alcolica Elevata comorbilità

Altre terapie Agenti topici(capsaicina) Farmaci intraarticolari(corticosteroidi-acido ialuronico)

Farmaci che riducono la progressione del danno strutturale? Diacereina Condroitin solfato e glucosamina solfato Estratti di soia ed avocado Acido ialuronico

Interventi chirurgici Posizionamento protesi articolare Artroscopia (pazienti selezionati) Trapianto di cartilagine

Artroprotesi L’intervento più efficace disponibile per i pazienti con artrosi di anca e ginocchio Migliora la qualità della vita Rapporto costo-efficacia ottimo La funzione articolare dopo l’intervento dipende dal livello di disabilità prima dell’intervento L’età avanzata di per se non controindica il posizionamento di artroprotesi

Strategie preventive Prev. Primaria prev. Secondaria prev.terziaria Perdita di peso perdita di peso esercizio Prevenire traumi eserc.che rafforz. la muscol. farmaci Modifiche amb.di lavoro migliorare l’allineamento artroprotesi Eserc. che rafforz. la muscol. Vitamina D strategie comportam. Migliorare la stabilità articolare Da Principles of Geriatric Medicine & Gerontology

Artrosi Malattia delle articolazioni a decorso cronico ed evolutivo, caratterizzata da lesioni degenerative di: cartilagine sinovia capsula osso

Artrosi Sintomi principali sono: dolore impotenza funzionale deformità Esordio tardivo e subdolo, alternanza di riacutizzazioni, attenuazioni e remissione.

Artrosi: patogenesi Squilibrio tra resistenza della cartilagine e sollecitazioni funzionali. Cause generali: Cause locali: Età deformità Familiarità traumi Assetto ormonale artriti Sovrappeso Alterazioni metaboliche Fattori ambientali Forme PRIMARIE ♁ Rare Generalizzate (predisposizione genetica) Localizzate (causa favorente) Forme SECONDARIE ♂♁ frequenti Localizzate

Artrosi di ginocchio Incidenza della forma sintomatica: 240/100 Artrosi di ginocchio Incidenza della forma sintomatica: 240/100.000 persone-anno Fattori di rischio non modificabili: Genere Età Razza Familiarità Fattori di rischio modificabili: Peso Traumi acuti/sovraccarico cronico Deformità Carenze alimentari (viamine D e C) Fumo di sigaretta

Artrosi di ginocchio Sintomi: Dolore Impotenza funzionale Rigidità Riduzione ROM Instabilità articolare Deformità Edema Versamento articolare Ipotrofia muscolare

Artrosi di ginocchio CARATTERISTICHE RADIOLOGICHE Restringimento rima articolare Osteofitosi Alterazione struttura ossea subcondrale (zone di osteosclerosi, cavità geodiche)

Artrosi di ginocchio FATTORI DI RISCHIO PER DISABILITA’ Sesso femminile Comorbidità Ridotta forza muscolare Cattivo allineamento Ridotta propriocezione Riduzione escursione articolare Decondizionamento aerobio

Artrosi di ginocchio TRATTAMENTO In grado di ridurre i sintomi e migliorare o mantenere la funzione articolare In grado di modificare la velocità di progressione ed il danno provocato dalla malattia

State University of New York at Buffalo Prof. David R. Pendergast

Invecchiamento Riduzione di forza muscolare: Perdita di indipendenza funzionale Aumentato rischio di cadute Aggravata da comorbilità (artrosi, prevalenza 40%) Diminuzione più marcata a lunghezze muscolari maggiori comporta difficoltà soprattutto: Salire scale Alzarsi dalla sedia camminare

Valutazione quantitativa della massima forza muscolare volontaria Equivalenza tra i metodi isometrico, isotonico ed isocinetico a velocità moderate ed angoli articolari intermedi. Valutazione isocinetica costosa e complessa, problematica in caso di patologia articolare Elaborazione di metodi semplici, rapidi, poco costosi, trasportabili Efficacia specifica e rilevanza funzionale di programmi di rieducazione

Variazioni di lunghezza RF variando angolo pelvi 90° 45° 180° Angolo ginocchio 90° Lavoro prevalente RF Braccio di leva calcolo del torque T = F * b Misura lunghezza RF come distanza tra tuberosità tibiale e spina iliaca anteriore superiore

lunghezze maggiori per cammino, salita scale, alzata sedia indagare alle lunghezze maggiori per documetare perdita di forza Allenare alle lunghezze maggiori Concetto di riserva funzionale finalizzata ad un compito motorio

Tecniche di misura Massima forza isometrica (cella di carico) Resistenza (profilo di decadimento della forza durante contrazione isometrica) Velocità (tempo necessario a spostare un peso di 1 o 2 kg in tutto il ROM, distanza/tempo, gradi al secondo; potenziometro al centro di rotazione del ginocchio) importanza degli angoli articolari caratteristiche della risposta nel tempo

Tumore definizione Aumentato metabolismo cellulare Malattia degenerativa dovuta a mutazioni del DNA cellulare cui seguono anomalie morfologiche e funzionali della cellula: Aumentato metabolismo cellulare Aumentato ritmo di crescita/replicazione Crescita disordinata (perdita di architettura, aree di necrosi) Mancanza di “inibizione da contatto” Perdita di funzione/differenziazione Metastatsi

Tumore interazione con l’organismo Effetti diretti del tumore o delle metastatsi: Compressione Occlusione Ingombro spaziale Sostituzione di tessuto funzionale Produzione di ormoni Effetti indiretti: Sanguinamento Cachessia Sindrome paraneoplastica (endocrina, calcemia, fattori di necrosi)

Tumore tipologie più diffuse Polmone Colon retto Mammella Prostata Melanoma Carcinoma della cute Caratterizzati da diversa evoluzione, malignità e possibilità di cura.

Tumore terapia Chirurgia Radioterapia Chemioterapia Terapia immunologica

Tumore sintomi comuni post terapia ipercalcemia febbre prurito linfedema sindrome cardiopolmonare ansia depressione  self efficacy fatica dolore nausea vomito anoressia cachessia disturbi alvo anemia

Tumori ed esercizio fisico L’esercizio fisico ha un ruolo nella prevenzione primaria del Cancro? L’esercizio fisico ha un ruolo nella prevenzione secondaria del Cancro? L’esercizio può migliorare la sopravvivenza? L’esercizio migliora la qualità della vita dei sopravvissuti al cancro? L’esercizio fisico migliora la qualità della vita nel paziente oncologico?

Beneficio dose-dipendente L’esercizio fisico ha un ruolo nella prevenzione primaria del Cancro? Ca prostata -10-30% Ca polmonare -30-40% Ca seno -40% ( BMI?) Ca utero -30-40% ( BMI?) Ca Colon retto -40-50% (regolarità intestinale, diminuzione fattori infiammatori ed ormonali) Beneficio dose-dipendente Prescrizione ACSM

L’esercizio fisico ha un ruolo nella prevenzione secondaria? i sopravvissuti hanno maggiore rischio di altro tumore e di malattie degenerative (ateroscelrosi, diabete, osteoporosi) ca seno, recidiva associata a sovrappeso l’esercizio efficace per prevenzione primaria Si ritiene che l’esercizio riduca il rischio di sviluppare altri tumori Prescrizione ACSM

Studi in corso, per ora non si sa L’esercizio fisico migliora la sopravvivenza? Studi in corso, per ora non si sa

L’esercizio fisico migliora la qualità della vita dei sopravvissuti? sopravvissuti sono più sedentari velocità di recupero post terapia (forza, ROM, VO2max, intolleranza ortostatica, osteoporosi, anche esercizio preventivo) ansia, depressione, self efficacy osteoporosi rischio di cadute linfedema? controllo del peso corporeo Prescrizione ACSM

L’esercizio fisico migliora la qualità della vita dei pazienti oncologici? fatica velocità di recupero post terapia (forza, ROM, VO2max, intolleranza ortostatica, osteoporosi, anche esercizio preventivo) ansia, depressione, self efficacy osteoporosi rischio di cadute linfedema? anoressia irregolarità alvo controllo del peso corporeo Prescrizione su misura

Cautele e controindicazioni: Anemia severa Immunodeficienza L’esercizio fisico migliora la qualità della vita dei sopravvissuti? Cautele e controindicazioni: Anemia severa Immunodeficienza Fatica grave Radiazioni: evitare cloro Cateteri in permanenza Neuropatie periferiche