Dopo Auschwitz: la riflessione dei filosofi
Il 900,ribattezzato anche secolo breve,ha dato un forte contributo all’evoluzione della storia dell’umanità;Esso infatti è stato il secolo delle grandi trasformazioni culturali,economiche e tecnologiche ,ma anche dei regimi totalitari, delle due guerre mondiali,ma purtroppo è stato anche il teatro in cui si è perpetrato il più grande crimine umano:L’OLOCAUSTO. Nell’immaginario collettivo, questo fenomeno viene accreditato come il frutto di un disturbo mentale,di una follia umana,lontana dall’essere considerato come una conseguenza di uno stato d’essere dell’uomo moderno. Alcuni filosofi al contrario,nell’immediato dopo guerra,tentarono attraverso una sottile analisi psicologica,di comprendere le ragioni e le dinamiche dell’antisemitismo.
Il pensiero di Sartre Uno dei massimi esponenti fu proprio il francese Jean Paul Sartre, il quale osservò che tra le motivazioni interiori dell’antisemita vi è certamente la necessità del cittadino piccolo borghese di indicare qualcuno di inferiore a lui per potersi così convincere della aristocrazia di nascita. L’antisemita ,dunque, interpreta il mondo come se fosse il risultato di un’eterna lotta tra bene e male,ma per paura di scoprire che tutta la realtà è fatta male,dovendo quindi mettersi in gioco nel tentativo di cambiarla assaliti da una responsabilità angosciosa,preferisce localizzare nell’ebreo tutto il male del mondo. Ad esempio come afferma ancora Sartre dans “ Riflexions sur la question Juive, Paris,1954”se le nazioni si fanno guerra ciò non deriva dal fatto che l’idea di nazionalità,nella sua forma presente,implica quella dell’imperialismo e del conflitto di interessi. No ,è l’ebreo che sta li e soffia la discordia.”
Chi è l’antisemita? A questo punto afferma il filosofo francese, si è capaci di fare un vero e proprio identikit dell’antisemita.”E’ un uomo che ha paura. Non degli Ebrei certamente :ma di se stesso,della sua coscienza,della sua libertà, dei suoi istinti,delle sue responsabilità,della solitudine del cambiamento della società e del mondo. E’ un codardo che non vuole confessare la sua viltà. L’antisemitismo,in una parola,è la paura di fronte alla condizione umana. E’ la convinzione di appartenere di diritto al mondo, soffocando così ogni angoscia sul senso della vita.” Per Sartre infatti “è l’antisemita a creare l’ebreo(cioè il pretesto che in altro luogo potrebbe essere il”nero”,il “giallo”, il “rosso”), e non il carattere ebraico a produrre l’antisemitismo.
Le tesi di Adorno Adorno ,dal canto suo,espresse una tesi di fondo secondo la quale l’antisemitismo sarebbe strettamente dipendente da una situazione di sottomissione all’autorità,che si sfogherebbe a sua volta in un atteggiamento autoritario verso chi ha minor potere,l’ebreo,e da una “ideologia etnocentrica”,che punta alla esclusione dell’altro,del diverso,dello straniero,dell’estraneo. Il filosofo Tedesco suggerisce un’ulteriore,particolare e non evidente connessione,tra l’atteggiamento psicologico dell’antisemitismo e alcune forme di comunicazione di massa. Egli comprende che l’antisemitismo è legato ad una condizione socio-psicologica profonda dell’individuo occidentale,afflitto da una grave incapacità di affrontare il mondo.
Un po’ di luce sulla nostra storia Sulle cause dell’Antisemitismo “moderno”,anche la filosofa Anna Arendth,tentò di trovare delle spiegazioni razionalmente comprensibili che spiegassero le atrocità dell’Olocausto.Ella infatti in una delle sue opere più celebri,(LA BANALITA’ DEL MALE)delineò le origini del Totalitarismo e i metodi e le strategie attraverso cui esso venne imposto e messo in atto.
Totalitarismo : terrore ed ideologia Il Totalitarismo,infatti, è sinonimo della presa di potere da parte di una classe dirigente che deve mantenere il suo primato attraverso il terrore e l’ideologia. Questo infatti fu ciò che avvenne nella Germania di Hitler. Il terrore venne ad incombere sulla popolazione attraverso gli organi di polizia e i campi di concentramento e sterminio. L’ideologia invece porta alla teoria “del non senso” perché fuori da tutti i parametri di razionalità possibili,basato dunque sull’illogicità.
I campi di concentramento Ad esempio afferma la Arendth,i campi di concentramento oggettivamente vennero visti come disumani;dal punto di vista dell’ideologia nazista invece,divennero giusti,necessari e logici. Essi vennero definiti come un’istituzione totale,che aveva il compito di ghettizzare i “nemici”,gli ebrei. Essi infatti,venivano espropriati,arrestati e ghettizzati,individuati come il male assoluto della società.
Tirando le somme… L’antisemitismo non fa altro che amplificare mostruosamente istinti e inclinazioni soggettive inconsce,anziché ridurle alla critica della coscienza,e in ciò è assimilabile all’astrologia,ma soprattutto alla pubblicità,poiché i meccanismi strutturali psicologici sono gli stessi. L’elaborazione del passato,ovvero il suo superamento,nel presente e nel futuro sviluppo della società,non può,tuttavia significare una sua totale cancellazione,perché gli eventi che hanno determinato l’Olocausto e i totalitarismi sono,almeno in termini di possibilità,ancora presenti fra noi,che siamo dunque chiamati ad una continua vigilanza.
Come dice Emmanuel Levinas ,infatti, ancora oggi,l’antisemitismo di destra e di sinistra,anche se si nasconde dietro altri nomi,si pensa attraverso le sequenze che l’Hitlerismo ha impresso nei cervelli.