LA STORIOGRAFIA ANTICA

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Transcript della presentazione:

LA STORIOGRAFIA ANTICA GRECA E ROMANA

Fruizione orale dell’opera storica La storiografia antica (greca e romana) è destinata ad una fruizione orale e pubblica, come tutti i testi letterari e poetici. Il libro viene “pubblicato” quando è letto (dall’autore stesso) in pubblico in un consesso di amici, o in occasione dei pubblici agoni; nell’ agorà, a puntate.

La storiografia greca ed ebraica come cronaca di una comunità politica La storiografia greca ed ebraica non è storia di re e di eroi singoli, ma… “cronaca di una comunità politica” (A. Momigliano) ossia vita di una comunità che agisce con scopi chiari sotto la guida di uomini lungimiranti

Identità parallele Sia i greci che gli ebrei sono: antipersiani anti assolutistici consci della propria identità etnica

realtà e fantasia Specifico della storiografia greca è l’atteggiamento critico verso la registrazione degli eventi = ossia la netta distinzione tra fatti e fantasie Al contrario per gli ebrei storia e religione si identificano.

Greci ed Ebrei: un confronto Soggetto limitato Memoria del passato rilevante per il futuro (utile per la politica) Documentazione affidabile Ricerca di cause e conseguenze La narrazione-ricostruzione storica è soggetta a critica I Greci amano la storia ma non ne fanno il fondamento della loro vita Storia sacra (mitologia) e storia profana sono nettamente distinte La Legge (nòmos) è interamente storica e umana (= è relativa) La storiografia greca sopravvive e giunge fino all’Umanesimo EBREI Storia delle origini del mondo Ossessione della verità (Dio=verità) Trasmissione di generazione in generazione di un patrimonio di verità (testimonianza della presenza di Dio) La memoria collettiva non può essere soggetta a critica Storia e religione si identificano La Legge (Torah) è al di là della storia, è soprannaturale (dettata da Dio) e assoluta La storiografia ebraica si estingue col II secolo.

I fondamenti ideologici della storiografia greca La storia della civiltà occidentale nasce con i Greci. Due motivazioni: A) ETNICA : distinguere i Greci dai barbari B) POLITICA : giustificare le strutture sociali della polis

Erodoto (485 ca - 424) Greco di Alicarnasso (Asia Minore), nasce suddito persiano – ma non conosce la lingua persiana – soggiorna a lungo ad Atene dove scrive le Storie. Riceve 10 talenti (pari alla paga di un lavoratore per 166 anni) dagli ateniesi per il suo lavoro di storico. Nel 444 prende parte alla colonizzazione di Turi in Magna Grecia (Puglia). Qui muore ed è sepolto. Opere: Storie Storia degli Assiri (perduta)

Le Storie di Erodoto Storie (Istori = ricerche) I-IV: storia della Persia dalla caduta di Creso fino al regno di Dario V-X: storia del conflitto greco-presiano fino al 478 a. C. Erodoto viene a contatto diretto con le fonti antiche nel corso di due viaggi in Oriente (Persia, Egitto, Cirenaica). La sua documentazione è prevalentemente orale, ma distingue chiaramente: Quanto vide come testimone Quanto lesse nei logografi Quanto è frutto di congetture

Il metodo di Erodoto “Il metodo di Erodoto è quello di un uomo che non vuole sopprimere quello che non può capire o correggere e che permette all’umanità di riflettersi indisturbata nel suo specchio. Anche per ciò è criticato da molti come inaffidabile”. (A. Momigliano)

Tucidide (460 ca - 400) Originario della Tracia, membro dell’alta aristocrazia ateniese (discende da una famiglia di magistrati), eletto stratega durante la guerra contro Sparta, è sconfitto ad Anfipoli nel 424. Esiliato, si rifugia a Sparta dove scrive la Storia della guerra del Peloponneso. Ritornerà ad Atene solo dopo la sconfitta dei suoi compatrioti. Durante la peste del 429 si ammala e descrive l’epidemia nella sua opera.

Storia della guerra del Peloponneso dal 431 al 411 Primo esempio di monografia storica su eventi contemporanei. La concezione della storia di Tucidide si fonda su cinque elementi: - il grande motore della storia è la natura umana (passioni). - il principale fattore di mutamento è la guerra (la storia è essenzialmente storia militare) - gli avvenimenti sono i prodotti di una razionalità che lo storico deve rendere intelleggibili - il soprannaturale non incide sulle azioni dell’uomo (storiografia laica) - passato e presente sono in stretta relazione fra loro e l’uno è la chiave dell’altro (il passato non è interessante in sé, ma solo come preludio al presente) Tucidide fa uso limitatissimo della documentazione scritta e ricorre soprattutto alla memoria personale (osservazione diretta) Tucidide sostiene la finzione didattica della storiografia nella formazione politica delle élites.

Pregi e limiti dell’opera tucididea Dalla sua opera emergono le personalità dei grandi protagonisti: Pericle, Alcibiade, Cleone, Brasida, ecc. Egli inserisce nel testo più di quaranta discorsi diretti, ricostruiti in quanto verosimili (il modello sarà ripreso dalla storiografia umanistica). Rifiuta il relata refero erodoteo, ma – fra tante -sceglie la versione che gli pare storicamente più fondata. Pochi dubitano dell’affidabilità di Tucidide, anche se criticano il suo stile.

L’eredità di Erodoto e Tucidide Fra Erodoto e Tucidide il secondo fa scuola, il primo no. Tucidide si afferma come lo storico per eccellenza e la storiografia politico-militare si afferma come il modello principe della storiografia greca e romana. L’etnografia, la biografia, la religione, l’economia, l’arte – presenti nell’opera di Erodoto - rimasero marginali nella storiografia classica. Gli storici del periodo ellenistico si limitarono a guerre ed alleanze. Così la storiografia romana dopo Polibio. Anche la storiografia umanistica trascura Erodoto e preferisce Polibio e Tucidide. Erodoto è riscoperto alla metà del XVI secolo dai geografi, è prediletto da Voltaire e rivalutato da Herder e dai romantici (“storia della civiltà”). Il suo modello di ricerca sarà fortemente valorizzato dalla storiografia sociale del Novecento.

Polibio e la storiografia romana La storiografia romana inizia ad opera di un greco – Polibio – che porta con sé ed estende a Roma gli stessi principi: Roma contrapposta ai suoi nemici Giugurta (Sallustio) Catagine (Livio) Galli (Cesare) Germani (Tacito) La storiografia romana è proiettata al passato ed è ossessionata dall’idea di declino. Es.: il mito delle origini, le virtù degli antichi, i modelli eterni del passato.

I limiti della storiografia antica Il metodo degli storici antiche impedisce di oltrepassare la soglia della memoria individuale, in quanto l’unica fonte è il testimone diretto. “Non è lo storico a scegliere il tema, bensì il tema a scegliere lo storico. Gli unici fatti sui quali può scrivere sono quei fatti che sono accaduti entro le possibilità mnemoniche delle persone con le quali lo storico può stabilire un contatto personale. Si può affermare che nell’antica Grecia non ci furono degli storici nello stesso senso in cui ci furono artisti e filosofi; non ci furono persone che dedicarono la loro vita allo studio del passato; lo storico era solo un autobiografo della sua generazione, e la sua autobiografia non è una professione” (R. G. Collingwood, The Idea of History, 1946)

Conseguenze negative dell’assimilazione romana della storiografia greca Le principali conseguenze negative dell’assimilazione romana della storiografia greca furono due: La prima fu che i Romani ereditarono l’incapacità greca di fare vera ricerca sui periodi intermedi tra le origini e gli eventi contemporanei. Come i Greci, gli storici romani furono essenzialmente attrezzati a raccogliere e criticare le tradizioni mitiche o ad osservare e riferire la storia contemporanea. La seconda conseguenza negativa fu che la storiografia romana non reagì mai spontaneamente al passato romano. I Romani si giudicarono sempre con un occhio ai Greci. Essi costruirono consapevolmente la loro storia alla luce della storia greca. Per Cicerone e i suoi contemporanei solo i Greci erano veramente capaci di scrivere storia. Gli storici romani erano ossessionati dal confronto con i Greci. Più avanti, sotto l’influenza romana. Gli storici umanistici furono ossessionati dal confronto con i modelli classici”. (A. Momigliano)