TROIA da Omero a Schliemann
OMERO Ionia, VIII secolo SCHLIEMANN Neubuckow (Germania), 1822
Sulle tracce di Omero Heinrich Schliemann fece fortuna come agente di commercio, ma non dimenticò mai l'antico sogno di ritrovare i luoghi dove era stata combattuta la guerra di Troia. Nel 1862, a quaranta anni, si ritirò dagli affari e si dedicò allo studio ed alla riscoperta del mondo antico.
Studiò archeologia a Parigi, alla Sorbona, visitò la Grecia, le isole dello Ionio, l'Itaca di Ulisse e, finalmente, arrivò a Troia. Nel 1869 si sposò con una ragazza greca, Sophia Engastromenos, dalla quale ebbe due figli, Agamennone e Andromaca.
Heinrich Schliemann e Signora
Omero aveva ragione? Gli eventi cantati da Omero erano sempre stati considerati leggendari. Si conosceva, nella Troade, il sito di Troia, ma nessuno riteneva che in quel luogo si fosse davvero svolta la decennale guerra tra i Principi achei ed i Frigi dell'Asia Minore. Schliemann si convinse che quella guerra era stata combattuta davvero dagli eroi cantati da Omero e sognò di poter ritrovare i resti di una città che era stata troppo imponente per poter essere scomparsa del tutto.
Alla ricerca di Troia Nel 1868 sbarcò in Turchia e visitò Bunarbashi, il piccolo villaggio che gli studiosi ritenevano sorgesse sulle rovine dell'antica Troia. Raffrontando quanto vedeva e quanto era narrato da Omero, avvertì immediatamente che non poteva essere quello il luogo dove era sorta l'antica città. Le descrizioni dell'Iliade non coincidevano con la topografia di quei luoghi. Le sorgenti ai piedi della collina di Bunarbashi non corrispondevano a quelle descritte da Omero, così come non corrispondeva la distanza della città dalla costa.
Hissarlik La trovò, non a Bunarbashi ma ad Hissarlik, un altopiano molto esteso. Tutto lì corrispondeva a quanto era descritto da Omero ed il gran numero di frammenti che ancora era visibile sul terreno non poteva far dubitare del fatto che lì era esistita, un tempo, una grande e fiorente città. Tra tutti gli studiosi del tempo, solo Frank Calvert condivideva la tesi di Schliemann.
Fiume Scamandro
Le porte Scee Tra grandissime difficoltà, soprattutto con il governo turco che stentava a concedere le autorizzazioni, Schliemann cominciò a scavare. Trovò quelle che riteneva fossero le Porte Scee dopo un lavoro lungo, faticoso, portato avanti con mezzi spesso inadeguati, compiuto nella convinzione che fosse necessario arrivare più velocemente possibile alla roccia per poter trovare le fondamenta della città antica. Per questo vennero distrutti tutti i reperti che venivano alla luce nei diversi strati. Gli archeologi odierni, che portano avanti gli scavi analizzando e selezionando attentamente tutto ciò che la terra restituisce, a Schliemann questo non l'hanno mai perdonato.
I nove livelli di Troia Insieme a Dörpfeld, il giovane archeologo che collaborò con lui con grande entusiasmo, Schliemann aveva evidenziato nove diversi livelli della città di Troia. Egli riteneva che la Troia omerica corrispondesse al II livello, a partire dalla base della roccia. Non è certamente così, perché quel livello è più antico.
Gli scavi di Hissarlik
Archeologi al lavoro
Le mura
originale cavallo turistico
IL TESORO DI PRIAMO In nessuna delle opere da lui scritte Schliemann rivela in quale giorno scoprì il tesoro di Priamo. Racconta di essersi accorto che, sotto un muro situato accanto alla cosiddetta Reggia di Priamo, c'erano oggetti che sembravano d'oro. Fece interrompere immediatamente gli scavi agli operai e, rimasto solo, estrasse, aiutandosi con un coltello, un enorme scudo di rame, bacili, piastre, calici d'oro, oggetti d'argento, vasi, lance e straordinari diademi, gioielli preziosissimi. Fu Sofia, la moglie, a portarli al sicuro avvolgendoli nel suo scialle. Heinrich riteneva di aver trovato i gioielli di una regina: pose un diadema sul capo di Sofia e le cinse il collo con collane e monili.
Il tesoro di Priamo (più di 8.700 gioielli)
I diari di Schliemann
LA SPEDIZIONE A MICENE Tra il 1874 e il 1876 Schliemann si recò "nella vallata d'Argo che nutre cavalli", e a Micene "ricca d'oro" le cui rovine erano ancora visibili e testimoniavano ai visitatori il ricordo dell'antico splendore. Seguendo le indicazioni dello storico greco Pausania, che intorno all'anno 170 aveva visitato e descritto quei luoghi, Schliemann elaborò l'ipotesi che le tombe dei sovrani della città si trovassero all'interno della cinta muraria.
Hissarlik Micene
Nelle tombe Schliemann trovò inoltre gioielli, armi, utensili, pettorali con cui erano solitamente adornati i morti di stirpe regale, maschere d'oro che conservavano ancora i lineamenti reali e non idealizzati dei defunti; tra questi credette di individuare il volto del leggendario re Agamennone (ma si sbagliava. Studi successivi hanno anticipato di quattro secoli la datazione dei reperti).
Micene
Nel 1881 Schliemann donò all'Impero germanico tutti i tesori rinvenuti a Troia, perchè fossero conservati nel Museo di Berlino. Aveva ormai quasi sessanta anni ed aveva realizzato quanto si era proposto. Continuò i suoi scavi, i suoi viaggi e le sue conferenze per divulgare le sue scoperte. Morì a Napoli, nel 1890, ed è sepolto nel cimitero di Atene.
TESORI RINVENUTI A MICENE, ATENE Museo Archeologico
TROIA (e altro) da Omero, a Schliemann…
…a Hollywood!