Storia di un emigrante del ‘53

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Transcript della presentazione:

Storia di un emigrante del ‘53 di Greta Minello

Siamo nel 1952, Virginia aveva solo quattordici anni quando lasciò un piccolo paese del Friuli diretta in una città del Piemonte: Torino. Fu in grado di dire questo alla famiglia solo un mese prima della partenza. Aveva trovato un treno che andava proprio nel paese del suo futuro lavoro, perché se ne avesse preso un altro, verso una città più lontana dalla città dov’era diretta, non avrebbe avuto abbastanza soldi.

Sempre a Torino, in una famiglia molto numerosa dove soldi e cibo non bastavano mai, viveva un ragazzo, Primo, figlio di un allevatore ed una sarta, che aveva deciso, con l’appoggio della famiglia, di andare quattro o cinque anni in Africa. Primo aveva 19 anni quando incontrò Virginia, se ne innamorò la sposò ed ebbero una bella bambina. Dopo un anno Virginia ebbe la brutta sorpresa: Primo voleva andare in Africa per cercare lavoro.

Cornelia, la figlioletta, aveva solo pochi mesi quando Primo partì. Arrivò pian piano l’ora della partenza, Virginia era disperata, non poteva sopportare il dolore, l’idea che Primo potesse restare lontano per molto tempo non dava spazio ad altro nella mente della ragazza. Cornelia, la figlioletta, aveva solo pochi mesi quando Primo partì.

Dopo due settimane dalla partenza del marito Virginia scoprì di essere di nuovo incinta e dopo nove mesi, quando ormai si era abituata all’assenza di Primo, nacque un maschietto: l’aveva chiamato Piero. Diversi anni dopo fu una grande sorpresa agli occhi dei figli ormai grandi, rivedere il padre. Piero ormai grande aveva trovato lavoro in un’azienda che vendeva materassi a Treviso, si era sposato ed era tornato a casa con tre figli: Sandra, Lucrezia e Mario.

Virginia e Piero non si stancavano mai, anche se con molto dolore dentro, di raccontare com’era la vita molto tempo prima: “ Il lavoro, il cibo, i soldi … molti uomini decisero di emigrare in altri Paesi dove le condizioni di vita erano migliori, io ad esempio sono andato in Africa, la nonna è rimasta a casa.

“Appena arrivato avevo trovato un posto in alcune fornaci e un alloggio per la notte. Lavoravo 12 o 14 ore al giorno con rumori assordanti, la notte, ahhhhh la notte, si può dire che dormivo in un porcile. Non c’ero solo io in quella stanza, eravamo in 6, tutti sul fieno e nell’immondizia …” Cornelia, prima figlia, era andata via da qualche anno senza dire nulla a nessuno, ma la madre, come il padre, non avevano perso la speranza di rivederla, un giorno.

Erano seduti a tavola prima di cena quando qualcuno bussò alla porta: erano Cornelia con un bambino, suo figlio Gioacchino e suo marito Giuseppe. Quando capì che c’era qualcuno, Virginia, che era in cucina a preparare la cena, si asciugò le gocce di sudore per lasciare spazio alle lacrime: era tornata Cornelia con il figlio e il marito. Erano lacrime di gioia!