IL RISORGIMENTO Che cos’è il Risorgimento? Le riforme in Italia

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Transcript della presentazione:

IL RISORGIMENTO Che cos’è il Risorgimento? Le riforme in Italia La primavera dei popoli Il Quarantotto in Europa Le 5 giornate di Milano e la prima guerra d’Indipendenza La breve stagione repubblicana Cavour e la sua politica La seconda guerra d’Indipendenza La spedizione dei mille La terza guerra d’Indipendenza La questione romana

Che cos’è il Risorgimento La lotta per raggiungere l’unità di nazione in Italia prende il nome di Risorgimento perché l’aspirazione di risorgere dalla condizione di dipendenza era comune tra i patrioti Nella seconda metà dell’800 i patrioti reclamavano unità e indipendenza. Fino alla metà del XIX secolo mancarono le condizioni perché ciò si avverasse. Molti italiani, Grazie ai programmi dei moderati, compresero che per raggiungere l’unità era necessario solo un movimento nazionale. Nazione : Comunità di persone legate dalla stessa lingua,storia e dalle stesse tradizioni. È costituita da una collettività che ha coscienza della propria identità culturale .

2. Le riforme in Italia Tra il 1846 e il 1848 furono concesse alcune riforme dallo stato. Il nuovo papa Pio IX accordò un’amnistia ai detenuti politici dello Stato pontificio (1846). Subito dopo, istituì un organismo rappresentativo delle varie province e rese meno severa la censura sulla stampa. Queste decisioni crearono nei moderati la convinzione che Pio IX incarnasse la figura di pontefice disegnata da Gioberti L’anno successivo, l’intero Paese fu scosso da proteste popolari; dovute da una grave crisi economica. Alcuni sovrani accettarono la richiesta comune a tutte le forze politiche e concessero la Costituzione. Il primo fu Ferdinando II di Borbone, impaurito dalla ribellione di Palermo che minacciava la secessione dal Regno di Napoli; poi il granduca di Toscana Leopoldo; quindi Pio IX; infine il re di Sardegna Carlo Alberto. Lo statuto Albertino fu concesso il 4 marzo 1848, e per cent’anni rappresentò la legge fondamentale del nostro Paese.

3. La primavera dei popoli Con questo nome vengono chiamate le rivoluzioni europee del ’48. La causa comune a tutte le rivoluzioni fu la crisi economica. Anche in Italia i sovrani concessero una costituzione. Fu comune a tutte le rivoluzioni l’impegno per la diffusione degli ideali democratici tra cui l’emancipazione degli ebrei, il suffragio universale maschile e la fine della schiavitù nelle colonie. Fu comune a tutti anche la sconfitta finale, ma più avanti il lavoro diede i suoi frutti.

4. Il quarantotto in Europa. In Francia re Luigi Filippo vietò una manifestazione a favore del suffragio universale. La popolazione insorse, cacciò il re (22 febbraio 1848) e proclamò la Seconda Repubblica. Un governo provvisorio emanò due decreti: soppressione della schiavitù nelle colonie fondazione degli ateliers nationaux Poi però gli ateliers furono chiusi subito perché i borghesi li interpretarono come un passo verso il comunismo e ci fu la rivolta dei lavoratori. Ci fu una rivolta tra borghesia e proletariato e il 23 giugno 1848 ci fu la sconfitta dei ribelli. La Costituzione emanata prevedeva: Potere legislativo: potere esecutivo : il primo fu Luigi Assemblea legislativa presidente della repubblica Napoleone Bonaparte

Anche nell’impero Asburgico ci fu una rivoluzione che prese i tratti di una rivolta sociale: a Vienna gli insorti ottennero l’istituzione di un’assemblea costituente; a Budapest fu proclamata l’indipendenza dell’Ungheria; a Francoforte si costituì un parlamento con il proposito di ottenere l’unità in Germania; a Berlino la popolazione pretese un’assemblea dal governo prussiano per programmare l’unità tedesca. Ma alla fine del ’48 si ebbe una dura repressione e tutto ciò fu annullato.

5. Le cinque giornate di Milano e la Prima guerra d’indipendenza La Lombardia e il Veneto facevano parte dell’impero asburgico. Milano e Venezia Insorsero: a Venezia si formò un governo provvisorio a Milano la popolazione scacciò il presidio austriaco (5 giornate, 18-22 marzo) I milanesi, aiutati dall’esercito piemontese, napoletano, toscano e del papa, dichiararono la Prima guerra d’indipendenza. Ma quando nei territori liberati si formarono dei governi provvisori intenzionati ad unirsi al Piemonte, i re ritirarono i propri eserciti. Rimasto solo, il re del regno sabaudo Carlo Alberto fu sconfitto a Custoza (25 luglio 1848) e firmò un armistizio. L’anno successivo nella battaglia di Novara (23 marzo) Carlo Alberto fu definitiva – mente sconfitto e abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele.

6. La breve stagione repubblicana Tra il 1848 e il 1849 in Italia erano sorti numerosi governi rivoluzionari. Firenze, Roma e Venezia proclamarono la Repubblica. Gli austriaci che avevano finito tutte le guerre si potevano dedicare alla restaurazione dell’ordine in Italia. I democratici romani avevano cacciato il papa e chiesto l’intervento di Mazzini che progettò una serie di riforme. Pio XI ottenne l’aiuto di Luigi Napoleone per tornare sul trono pontifico. Quindi le sue truppe assediarono i repubblicani che pur non avendo possibilità di vittoria combatterono lo stesso. Quando Roma cadde in mano francese (30-6-1849) il papa ritornò. Molti volontari tra cui Garibaldi spostarono la loro azione su Venezia, ma anche questa cadde sotto il dominio austriaco proprio in quel momento. Nel 1852 a Mantova la polizia austriaca arrestò per “attività cospirativa” alcuni patrioti che avevano partecipato al moto di Brescia ed erano iscritti alla mazziniana Associazione Nazionale Italiana. Il tribunale lì condannò a morte tutti tranne 9 (martiri di Belfiore).

Carlo Pisacane, un ufficiale dell’ esercito che aveva combattuto come volontario, ritenne che Mazzini non desse sufficiente peso alla questione sociale. Il suo progetto aveva come obbiettivo la sollevazione popolare; nel 1857 partì per Genova a Ponza liberò 300 detenuti politici, poi sbarcò a Sapri dove tentò di suscitare un’insurrezione, ma i contadini si unirono ai rivoluzionari e aiutarono l’esercito così Pisacane si uccise. Tutte le questioni si chiudevano con un fallimento a causa della superiorità militare dell’ Austria, della scarsa partecipazione popolare e della differenza dei moderati verso i governi democratici. Nel 1852i francesi con un plebiscito proclamarono loro imperatore Napoleone III. In Italia tutti i sovrani cancellarono le riforme per i rivoltosi, soltanto Vittorio Emanuele II mantenne lo Statuto nel Regno di Sardegna.

7. Cavour e la sua politica Un’analisi degli insuccessi del 1849 fu l’ inizio dell’ attività politica di Camillo Benso conte di Cavour, primo ministro di Vittorio Emanuele II. Egli era convinto che il Regno sabaudo dovesse proseguire la lotta contro l’Austria per ampliare il suo territorio. Per questo Cavour maturò un progetto articolato in 3 frasi: modernizzazione del Piemonte, Il Regno di Sardegna come uno Stato costituzionale moderato, ricerca di un alleato. Cavour avviò una serie di riforme: riordinò l’amministrazione e le finanze, riorganizzò l’esercito, favorì l’istruzione, abolì i privilegi ecclesiastici, diede asilo a migliaia di esuli. In quel tempo era in atto una guerra in Crimea e Francia, Inghilterra e Turchia che combattevano contro la Russia chiesero un’alleanza a Vittorio Emanuele II, e Cavour accettò, quindi 18 mila soldati furono mandati a combattere, ma questo permise al Regno di Sardegna di partecipare al Congresso di Pace al fianco di chi aveva sconfitto la Russia. In quell’occasione Cavour si alleò con Napoleone III che sperava, in caso di vittoria di ottenere il controllo dell’Italia.

8. La seconda guerra d’indipendenza L’amabile trattativa di Cavour (durata 10 anni, il “Decennio di preparazione aveva dato i suoi frutti. Vittorio Emanuele II fece compiere le grandi manovre alle sue truppe al confine con il Lombardo-Veneto, mentre migliaia di volontari giungevano da tutta Italia: tra questi c’era Garibaldi. Questi movimenti provocarono l’Austria che dichiarò guerra (26 aprile 1856). Napoleone III oltrepassò la Alpi con il suo esercito. Ebbero inizio alcune battaglie concluse con successo. Poi Napoleone III firmò un armistizio separato con Francesco Giuseppe (1859) Stabiliva che Napoleone III ricevesse la Lombardia da consegnare al re di Sardegna; mentre il Veneto sarebbe rimasto all’Austria. La decisione fu presa perché c’erano molte proteste da parte della popolazione francese, e perché mote città cacciarono i loro sovrani e si dichiararono repubbliche, e chiesero l’annessione al Regno di Sardegna. Nel gennaio 1860 ritornò a capo del governo e gestì le annessioni dell’Italia centrale e i plebisciti sancirono l’unione con il Regno di Sardegna.

9. La spedizione dei mille La presenza in Italia centro-settentrionale di uno stato moderno, il regno di Sardegna, rendeva più evidente il contrasto tra il Regno delle due Sicilie. I democratici speravano in un’iniziativa che liberasse il sud dal dominio dei Borboni. Un moto popolare scoppiato a Palermo nell’aprile 1860 era l’occasione adatta. Fu organizzata una spedizione di volontari con Garibaldi al comando. Cavour era ostile a questa impresa, perché temeva alcune complicazioni con le altre Nazioni e l’emergere di progetti repubblicani. Mentre il Re Vittorio Emanuele II era favorevole ma non si adoperò per sostenerla. Il 5 maggio 1860 si imbarcarono a Genova più di mille volontari (spedizione dei mille), contraddistinti dalla camicia rossa. Studenti e professori, artigiani e operai, erano affiancati in questa impresa che era l’ unica popolare nel Risorgimento. I volontari sbarcarono a Marsala. Garibaldi attaccò le truppe borboniche, raggiunse Palermo e, in tre giorni di combattimento, scacciò i Borboni. Nacquero le prime difficoltà. I contadini Siciliani, pensando che i volontari fossero sbarcati in Sicilia, si ribellarono ai padroni, ma i garibaldini non erano preparati ad un attacco. Molti nobili locali, per le agitazioni contadine, passarono dalla parte dei nuovi arrivati, sperando nella loro protezione. Garibaldi spingeva le truppe borboniche sul

continente e le sgominava definitivamente nella battaglia di Volturno continente e le sgominava definitivamente nella battaglia di Volturno. Poi in uno storico incontro, vicino a Teano, consegnava al Re l’Italia meridionale liberata. Un plebiscito sancì, a grandissima maggioranza, l’annessione del Regno delle due Sicilie al Piemonte.

10. La terza guerra d’indipendenza Il 17 marzo 1861 ebbe luogo la prima seduta del Parlamento Italiano che proclamò capitale del Regno d’Italia Torino e riconobbe Vittorio Emanuele II re d’Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione. Nel frattempo Cavour, mentre portava a termine la sua operazione per unificare l’Italia, morì e nessuno dei suoi successori riuscì mai a portarla a termine. L’unificazione dell’Italia era incompleta, perché mancavano l’Italia nord – orientale e lo Stato pontificio. La prima questione si risolse perché nel 1866 la Prussia intendeva fare guerra all’Austria e coinvolgendone anche l’Italia ottenendo Veneto. A questo punto mancava solo Roma.

11. La questione romana Unire Roma all’Italia era un problema complesso perche’ vedeva intrecciarsi questioni Nazionali con questioni Internazionali perche’ Napoleone III era difensore di Pio IX. Garibaldi sviluppo’ in piu’ tappe la guerra per la conquista di Roma. Prima sbarco’ in Calabria con 2000 volontari, ma Vittorio Emanuele II non voleva conquistare lo Stato Pontificio combattendo e quindi invio’ delle truppe regolari che lo sconfissero. Ma Garibaldi non si diede per vinto e arrivo’ a Roma. A quel punto il Parlamento Italiano sposto’ la capitale da Torino a Firenze (1864). Garibaldi, intanto, il 20 settembre 1870 conquisto’ Roma e con questo fu’ completata l’unita’ di Italia.