Prof. Roberta Nunin (Università di Trieste)

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Prof. Roberta Nunin (Università di Trieste) Donne e lavoro Principi costituzionali e legislazione ordinaria nel lungo percorso verso la parità Prof. Roberta Nunin (Università di Trieste)

Il lavoro delle donne nella Costituzione repubblicana Dall’era della protezione all’era dei diritti Art. 37: viene solennemente sancita l’eguaglianza Diritto alla parità di trattamento Affermazione della parità retributiva La gravidanza ed il puerperio legittimano una “speciale, adeguata protezione” Il percorso attuativo di tale disposizione è stato però tutt’altro che agevole (bisogna attendere gli anni Sessanta per il divieto di licenziamento a seguito del matrimonio!) La parità retributiva è ancora lontana …

Le tappe successive La revisione della normativa sulla tutela della maternità: l. 1204/71 (… anche qualche effetto “negativo” non voluto … tutele “dispari!) La legge sulla parità n. 903/77: ha armonizzato l’ordinamento italiano rispetto alle indicazioni provenienti dal livello comunitario (ma… scarsa effettività!) La legge sulle azioni positive n. 125/91: un passo avanti verso l’eguaglianza sostanziale (ma le azioni restano “volontarie” nel settore privato…). Infine, il testo unico d. lgs. n. 198/2006: semplicemente si riordina l’esistente

Il mercato del lavoro oggi Elementi negativi: Permane tra donne e uomini un gap nelle opportunità di accesso occupazionale, miglioramento retributivo e professionale Si evidenzia inoltre il permanere di una certa segregazione quanto alle scelte scolastiche e professionali Resta il problema della c.d. “doppia presenza” > tema cruciale è quello della conciliazione

I dati sconfortanti dell’Istat Nel Rapporto 2010 l’Istat sottolinea come la condizione delle donne italiane sia peggiorata nell’ultimo triennio sotto vari profili: a) scende il tasso di attività (dal 47% del 2008 al 46,1% del 2010). in Germania nello stesso triennio è aumentato dal 65% al 66%! b) aumenta lo svantaggio per le madri (il tasso di attività crolla al crescere del numero di figli) c) persiste il sovraccarico di lavoro familiare (il 76% del tempo dedicato al lavoro familiare pesa sulle donne; nel 2002 era il 78%) d) pochi i servizi offerti

Quali sono gli ostacoli per le donne nel lavoro? I differenziali di genere che si registrano – a livello macro – tra tassi di occupazione (ma anche di disoccupazione) maschile e femminile, il c.d. gender pay gap e – a livello micro – il permanere in molte organizzazioni aziendali del glass ceiling (c.d. “soffitto di vetro) pongono in luce un quadro in cui la parità per le donne risulta ancora un traguardo da raggiungere. Obiettivo: rimozione degli ostacoli. Le azioni positive andrebbero potenziate! La parità retributiva non è ancora raggiunta.

Il problema della conciliazione Vita e lavoro si intersecano, ma … … il problema della conciliazione tra lavoro di cura (o “riproduttivo”) e lavoro produttivo viene ancora scaricato quasi integralmente sulle donne, che si trovano spesso a dover far fronte alla c.d. DOPPIA ( o TRIPLA) PRESENZA

Il problema della conciliazione Le difficoltà di conciliazione non si presentano come una costante “rigida” per tutto l’arco della vita della donna, ma possono diventare particolarmente gravose in alcuni periodi in cui vi sono dei picchi di criticità: - maternità - presenza di figli piccoli I problemi poi si possono ripresentare più avanti, per la cura dei genitori anziani Appare necessario passare dalla “conciliazione” alla “condivisione”

Il ruolo del legislatore Legge sui congedi parentali n. 53/2000 (oggi t.u. d. lgs n. 151/2001) Ma anche i legislatori regionali possono fare qualcosa. V. ad es., in passato, quale esempio di “buona prassi”, il Programma “FUTURA” della Regione Friuli Venezia Giulia

La legge aiuta … ma non basta … Necessità di un mutamento sociale: maternità e figli come valore sociale condiviso passaggio da un’ottica di conciliazione ad un’ottica di condivisione tra uomini e donne delle responsabilità parentali correzione del disequilibrio nella condivisione dei lavori e dei tempi di cura, basati su un contratto di genere ancora tradizionale il part-time non basta! (e può anche essere pericoloso … si pensi alle ricadute previdenziali)

E allora … bisogna introdurre subito il congedo di paternità obbligatorio appare indispensabile investire in servizi per aiutare nelle responsabilità di cura le donne (e gli uomini) che lavorano (utilizzando tra l’altro i risparmi – 4 mld. fino al 2020 – derivanti dall’innalzamento dell’età pensionabile delle dip. pubbliche …) si deve iniziare a ragionare seriamente sulla riforma del sistema di welfare in direzione di una maggiore inclusività

Politiche per la famiglia e politiche per il lavoro Per concludere solo una constatazione: si è visto in Europa che politiche adeguate per la famiglia ed investimenti seri nei servizi possono avere un notevole impatto sull’occupazione femminile e, d’altra parte, l’aumento di occupazione favorisce le scelte riproduttive delle donne. Una “buona occupazione” per le donne ed un attento investimento nei servizi contribuisce dunque non solo alla crescita economica ma può anche invertire le dinamiche demografiche che tengono “sotto pressione” le prospettive future del nostro sistema previdenziale.