ANALISI TESTO Giacomo Leopardi L'Infinito

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Transcript della presentazione:

ANALISI TESTO Giacomo Leopardi L'Infinito Data: scritta tra il 1818 ed il 1821 durante il giovanile soggiorno del poeta nella città natale di Recanati, nelle Marche

L'Infinito Sono stato sempre legato a questo colle solitario E a questa siepe, che impedisce Al mio sguardo di spaziare su una così gran parte del Paesaggio, il quale si stende fino all’estrema linea dell’orizzonte. Ma mentre sono seduto e osservo, immagino, nella mia mente, sterminati spazi che non hanno limiti percepibili, e silenzi sfuggenti all’esperienza umana, e una quiete smisurata, tanto che per poco il cuore non si spaventa. E quando io sento il soffio del vento che muove con dolcezza Le fronde di questi alberi, io vado paragonando quel silenzio Infinito a questa voce del vento: e mi viene alla mente l’eternità e le epoche passate e la viva stagione presente e la sua voce. Così al mio pensiero si dissolve in questa immensità ed è dolce perdermi in questo mare senza confini. Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de l’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Il tema Il tema principale della poesia è il ricordo e l’abbandono alla pace da parte del poeta. Leopardi, il poeta del dolore e del pessimismo, esprime in questa poesia il desiderio insopprimibile di felicità e di assoluto che accompagna sempre l’uomo: l’esperienza dell’infinito non è né la ricerca né la rivelazione di un Essere superiore ma è un illusione dolcissima, una delle tante illusioni con cui gli uomini cercano conforto al dolore. Questo canto è come il sospiro della “creatura oppressiva”, ma oppressa soprattutto dalla propria incapacità di essere, di vivere una dimensione sociale o comunque di reagire al vuoto, all’insignificanza di un’esistenza.

La vista dal colle dell’infinito

Livello metrico Questa lirica, che fa parte dei Piccoli Idilli, presenta una novità dal punto di vista metrico. E’ infatti composta da quindici endecasillabi “sciolti”, cioè non rimati. Idillio, nell’antica Grecia rappresentava, in maniera più o meno realistica, piccole scene campestri, spesso di vita pastorale, e aveva come scopo quello di valorizzare il contatto con la natura. Leopardi invece, pur partendo da un’esperienza di natura, esprime gli stati d’animo più profondi e la descrizione della natura è solo un’occasione per parlare di sé.

Il linguaggio L’infinito è costituito da versi sciolti dall’obbligo della rima, endecasillabi (verso composto da 11 sillabe). La poesia, come tutti i componimenti del Leopardi, ha un’intensa e suggestiva musicalità che deriva da vari accorgimenti formali. Le parole sono scelte spesso per il loro significato vago e indistinto, ricco di contenuto poetico, oppure perché sono nobili, colte, ed appartengono ad una lunga tradizione letteraria. Indice

Analisi Strutture da rilevare Significato di tale strutture “le morte stagioni” cioè il passato; “immensità”, “s’annega”, nel senso che il Poeta si smarrisce, si perde; “il naufragar” nel senso di isolamento; “il suon della stagione” per significare le voci, i suoni della stagione che sta vivendo; “sedendo e mirando” che sottolinea, attraverso il suono “d”, lo svolgimento dell’azione; “in questa immensità s’ annega” che rievoca, servendosi del doppio suono del “n” e del “m”, qualcosa di solenne; Nel primo verso il soggetto è messo alla fine; Nel verso seguente il complemento oggetto è posto prima del verbo “mi fingo”; L’ordine diretto è spesso cambiato; È un canto di quindici versi endecasillabi nei quali Leopardi rispetta gli accenti ma non la rima. Espressioni figurate (metafore) Suoni Strutture e forme sintattiche Forma metrica

Le Figure Retoriche Il linguaggio poetico si avvale dell’uso di figure retoriche. Nell’ “Infinito” riscontriamo: - la metafora - l’ossimoro l’enjambement Il polisindeto Indice

Ossimoro L’ossimoro è una figura retorica e consiste nell’accostamento di due termini in forte antitesi tra loro. Si tratta di una combinazione scelta deliberatamente comunque significativa, tale da creare un originale contrasto,ottenendo spesso sorprendenti effetti stilistici. Es. il naufragar m’è dolce in questo mare (“L’infinito”) Figure retoriche Indice

Enjambement L’enjambement è la figura retorica che si ha quando la frase non termina col verso, ma si protrae in quello successivo. Consiste nell’alterazione tra l’unità del verso e l’unità sintattica ed è una frattura a fine verso della sintassi o di un sintagma. Es. Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio. (“L’infinito”) Es. versi 4-5, 5-6, 10-11, 13-14. (“L’infinito”)

Similitudine Nella similitudine (o paragone, figura assai sfruttata dall’epica) elementi somiglianti vengono accostati attraverso la congiunzione “come”.