Il linguaggio del fumetto

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Il linguaggio del fumetto

strisce, tavole, albi In origine, il fumetto viene pubblicato in strisce sui quotidiani. Le tavole cominciano invece ad apparire sui supplementi domenicali, dove i fumetti ricevono maggior spazio. Solo nel 1933 esce il primo vero “albo” (comic book) in cui il fumetto costituisce l’esclusiva offerta della pubblicazione.

la striscia La nascita del comic book non elimina la striscia. Soprattutto i fumetti comici continuano ancora oggi a utilizzare il formato della striscia: una serie autoconclusiva di poche vignette, con un climax nell’ultima. L’autonomia narrativa della striscia è relativizzata dal costante riferimento a un contesto narrativo più ampio in cui la singola striscia si colloca.

la tavola Soprattutto i fumetti di avventura, destinati alla pubblicazioni nei comic books o nelle riviste specializzate, organizzano il loro racconto in tavole. Una tavola coincide con la pagina ed è suddivisa in vignette secondo la strategia narrativa dell’autore.

parola e immagine Il fumetto prende il suo nome italiano dal modo in cui vengono riportate le battute dei personaggi: all’interno delle “nuvole” (ingl. Balloons). Particolari grafici specificano spesso la natura del testo (parte di dialogo, pensiero, urlato, sottovoce).

nuvole e didascalie La voce del narratore, quando è presente nel racconto, viene distinta dalle battute dei personaggi inserendola in uno spazio separato con chiarezza (in questo caso il contorno rettangolare e la mancanza della “freccia” indicano chiaramente che il testo in vignetta 2 è una didascalia).

nuvole e didascalie Non sempre la narrazione è costruita con immagini e nuvole. Tra i primi autori di fumetti d’avventura, Harold Foster (Tarzan, Prince Valiant) e Alex Raymond (Flash Gordon) non fanno uso delle nuvole, rimanendo così più vicini alla tradizione dell’illustrazione.

Il ritmo della narrazione Il fumetto è narrazione per immagini, ma diversamente dal cinema non può far conto sulla continuità della ripresa. Anche all’interno di una singola scena lo sceneggiatore deve dunque operare una selezione di immagini capace di “raccontare” secondo le intenzioni dell’autore. La scelta di ogni inquadratura determina il ritmo della narrazione, la focalizzazione, la drammaticità. Vignette che rappresentano azioni immediatamente successive tendono a rallentare il ritmo della narrazione, l’assenza di nuvole comporta invece un’accelerazione.

La drammaticità dell’evento è qui sottolineata da un continuo cambiamento di inquadratura. Il fumetto è “silenzioso”. L’uso di suoni resi convenzionalmente con onomatopee cerca di rompere il silenzio senza introdurre elementi di dialogo o monologo che rallenterebbero la lettura.

In questa tavola l’uso delle inquadrature e la segmentazione della scena sono analoghi a quelli della tavola precedente, ma la presenza di dialogo rende la lettura più lenta, e diminuisce quindi il dinamismo dell’azione.

qualche spunto di riflessione Abbiamo visto alcuni elementi che avvicinano la narrazione a fumetti a quella cinematografica. Riusciamo a individuarne altri? E i punti principali di differenza? Nel fumetto, per la sua tendenza alla staticità, acquisisce importanza fondamentale la leggibilità del gesto e dell’espressione. Quali sono le più comuni strategie utilizzate dai disegnatori per accrescere questa leggibilità?