Cosa vuol dire “educare”?
Da Il piccolo principe “Cosa vuol dire addomesticare?” domandò il piccolo principe alla volpe. “Vuol dire creare dei legami” rispose la volpe “Se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, ed io sarò per te unica al mondo”.
Il legame nasce da un incontro Educare è “creare legami”con le persone e favorire la comunicazione tra le persone … ma come si crea un legame? Il legame nasce da un incontro Presuppone che colui che educa: È dentro la vita della sua Associazione, È dentro la vita della Comunità, È attento alle persone che incontra, Talvolta “causa l’incontro” invitando la persona alla partecipazione al gruppo.
L’educatore è disposto a “perdere tempo” “Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. […] Non si conoscono che le cose che si addomesticano”. Si educa conoscendo l’altro, conquistandosi la sua fiducia, attraverso: L’ASCOLTO LA DISPONIBILITA’ L’ATTENZIONE L’educatore è disposto a “perdere tempo”
“Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora. Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro incomincerò ad agitarmi ed inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore … Ci vogliono i riti”. “Un rito è quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore”.
Nella conversazione il principe, parlando della rosa dice: “La mia rosa è la più importante di tutte perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro, è lei che ho riparata col paravento, che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi”. “Tu sei importante per me .. La tua vita mi interessa … le tue emozioni mi interessano … le tue gioie, i tuoi dolori, da oggi saranno condivisi … da oggi non sarai più solo” È questo ciò che pensa l’educatore di ogni persona che gli è stata affidata.
Nel congedarsi la volpe dice al piccolo principe: “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa …”
Qual è, dunque, il compito dell’educatore? L’educatore è chiamato: a rendere testimonianza della bellezza che prova nell’aver incontrato Cristo attraverso la sua stessa vita. A dire, ad un certo punto, non sono io che vive, ma Cristo vive in me. Ogni persona che gli è affidata non deve “innamorarsi dell’educatore”, ma deve essere spinto ad amare Cristo. L’educatore è quindi “mezzo” … ma il fine della sua presenza nella vita delle persone affidategli è un altro … Siamo servi inutili che custodiscono nel loro cuore la gioia di veder crescere gli altri, spesso in maniera impensata e sorprendente, sempre con fatica, talvolta registrando chiusure inaspettate, ma mai disperando, con la certezza che il Signore è vicino ad ogni persona.