Jona che visse nella balena

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Jona che visse nella balena

Scheda di recensione di un film Analisi dei contenuti personaggi principali ambiente in cui si svolgono i fatti epoca in cui si collocano le vicende fatti essenziali (dalla situazione iniziale alla conclusione della vicenda) scene significative carattere dei protagonisti e sentimenti da loro espressi colonna sonora (espressiva, originale, tradizionale, moderna...) tecniche usate (luci, effetti speciali, inquadrature, flash-back...) Valutazione personale problemi trattati o suggeriti aspetti positivi e negativi del film commento sul finale, perplessità sollevate eventuali confronti con altre opere dello stesso genere giudizio complessivo

1942. Jona ha quattro anni e vive ad Amsterdam con i genitori ebrei. personaggi principali ambiente in cui si svolgono i fatti epoca in cui si collocano le vicende   1942. Jona ha quattro anni e vive ad Amsterdam con i genitori ebrei.

(fatti essenziali (dalla situazione iniziale alla conclusione della vicenda) 1942. Jona ha quattro anni e vive ad Amsterdam con i genitori ebrei. Un giorno il piccolo viene portato via dai nazisti insieme alla madre, che tuttavia riesce a farsi liberare esibendo un visto per la Palestina. La vita riprende tranquilla, interrotta solamente dai comportamenti discriminatori di alcuni abitanti del quartiere. Ma un giorno i nazisti li prendono e li trasferiscono nel campo di smistamento di Westerbrock, dove accadono cose strane agli occhi del piccolo. Si parte di nuovo, ma invece che in Palestina, come tutti pensano, si va a Bergen-Belsen, un campo di transito in Germania. Qui i genitori possono vedersi sempre più raramente e il padre muore per gli stenti. Arriva il giorno di un nuovo trasferimento, mentre la madre di Jona è gravemente ammalata. Il convoglio viene bombardato e i sopravvissuti liberati dall’Armata Rossa. La mamma muore nel bel villaggio di campagna dove sono stati portati. Jona viene affidato ai vecchi amici dei genitori ad Amsterdam.  

Tratto dal romanzo autobiografico di Jona Oberski, il film tratta il tema dell’antisemitismo e della shoah da un punto di vista molto particolare. La narrazione si svolge sul ricordo del piccolo protagonista. Jona ha appena quattro anni quando le sirene di allarme si mettono a suonare minacciosamente e i tedeschi irrompono nella sua casa urlando in una lingua sconosciuta. Egli è dolce e sensibile si incanta a guardare la neve in una scena che sembra quasi l’inizio di una fiaba come tutta la vicenda nella prima parte del film. Protetto e rassicurato dal calore della sua famiglia, Jona vede e sente, ma non comprende il vero significato degli eventi che si svolgono intorno a lui. Come quando un ragazzo più grande distrugge i suoi giochi, o quando gli viene cucita sulla giacca un’enorme e scomoda stella di cartone giallo, o ancora quando la mamma litiga col verduriere che non vuole venderle gli ortaggi. problemi trattati scene significative carattere dei protagonisti e sentimenti da loro espressi

Il campo di concentramento è l’ambiente in cui Jona cresce e ogni angolo di esso diventa per lui un’occasione per realizzare delle scoperte che stanno a metà tra la stramberia e la meraviglia diventando il centro dell’universo. È ovvio che questo luogo, abitualmente rappresentato come mostruoso e terribile, diventa per lui e anche per gli altri bambini normale e per certi versi sicuro. Jona cresce costretto a cercare da sé le risposte alle cose strane che gli capitano, come quando comincia a trovare sbarrata la strada che porta all’ospedale dove è ricoverata la madre. O come quando, affidato a un’anziana coppia dopo la fine della guerra, deve ricorrere all’immaginazione per ritrovare la voglia di vivere nella nuova casa. Nell’incontro fantastico con il padre che scrive a macchina, Jona trova lo stimolo per affrontare la sua nuova condizione. La colona sonora del grande Ennio Morricone è molto espressiva e si accompagna molto bene con la tematica trattata. Nel film non ci sono effetti speciali e prevalgono i primi piani e medi. carattere dei protagonisti e sentimenti da loro espressi colonna sonora tecniche usate

Roberto Faenza confeziona un film sulla tenacia dell'amore, è riuscito a raccontare una tragedia con molta semplicità ma nello stesso tempo con intensità. Egli è riuscito sempre a coinvolgere lo spettatore, soprattutto con l’affrontare la vicenda attraverso l'occhio del bambino che, guardando e ricordando, rappresenta, in modo del tutto soggettivo, quegli orrori quotidiani cui ha assistito. Sotto il profilo educativo, il lavoro di Faenza può dire e lasciare molto ai giovani, che a causa del tempo che passa hanno dimenticato, allontanando da quegli anni che furono durissimi e disumani. Questo è un impegno assolto con grande semplicità e in modo controllato, oltre che con forte umanità. Il modo di affrontare il tema della shoah può ricordare altri film simili “Train de vie” di Radu Mihaileanu del 1998 a cui sicuramente si è ispirato Benigni per il suo film “La vita è bella” del 1997. Il giudizio è senza dubbio molto positivo; voto 8. aspetti positivi (e negativi) del film eventuali confronti con altre opere dello stesso genere giudizio complessivo