F.Bencivelli – FIDAS ADVS Ravenna

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Transcript della presentazione:

F.Bencivelli – FIDAS ADVS Ravenna SICUREZZA TRASFUSIONALE: REALTA’ O UTOPIA?

Per “sicurezza trasfusionale” si intende assicurare che la trasfusione rechi i benefici attesi, senza comportare alcun danno, soprattutto di carattere infettivo. VERO o FALSO?

ESAMI OBBLIGATORI AD OGNI DONAZIONE TPHA (DM, 1971 VDRL) HBs Ag (CM, 1978) HIV Ab 1 (CM, 1985) GPT (DM, 1990) HCV Ab (DM, 1990) HIV Ab 2 (DM, 1992) HCV-NAT (CM, 2002) HIV-NAT ? in ER, ottobre 2003 HBV-NAT ? in ER, luglio 2004 Costo unità di emazie concentrate buffy-coat deplete: 158 € (Conferenza Stato - Regioni, luglio 2003) Oggi, non meno di 170-175 €

Riduzione della “fase finestra” G. Tripodi, G. Imberciadori, “La T. d Riduzione della “fase finestra” G.Tripodi, G.Imberciadori, “La T.d.S.” 2005,3, 19-30. Test sierologici tradizionali 3° generazione NAT in minipool 16-24 campioni NAT per singolo campione HIV 1 22 giorni 11 giorni 7 giorni HCV 66 giorni 12 giorni HBV 59 giorni 35 giorni 20 giorni

Tempi di replicazione della carica virale HCV raddoppio il 15 ore (quasi 100% di identificazioni positive con NAT) HIV raddoppio in 20 ore (solo il 50% di identificazioni positive con NAT) HBV raddoppio in 61 ore “La lenta replicazione del virus provoca una scarsa efficacia della tecnica NAT con limitata riduzione del periodo finestra, per alcuni sostanzialmente confrontabile con quanto si può ottenere con l’identificazione dell’HBs Ag” G.Tripodi, G.Imberciadori: “La T.d.S.”, 2005, 3, 19-31

Tasso di mortalità per milione di abitanti/anno: Annegamento 5.2 (ISTAT 1998) Folgorazione 5 (ISTAT 1991) Incidente stradale 126 (ISTAT 1998) Anafilassi da farmaci 3.3 (Arch.Int.Med. 2001) Rischio infettivo per milione di donazioni/anno: test immunoenzim. Anti-HIV anti-HCV HBs Ag 2,5 4,8 15,9 test biol.molecolare NAT HIV NAT HCV NAT HBV 1,1-1,2 0,7-1,3 9,4 G.Tripodi, G.Imerciadori: La “T.d.S.”, 2005, 3,19-31

G.Tripodi, G.Imberciadori: “La T.d.S.”, 2005, 3, 19-31 “Si è consolidata nella popolazione una percezione del rischio infettivo legato alle trasfusioni che risulta sproporzionata rispetto alla realtà oggettiva e che ha influenzato significativamente le scelte di politici e tecnici responsabili della sicurezza del sangue”.

SHOT: segnalazioni 1996-2004 (2.628 casi)

SHOT: serious hazards of transfusion IBCT: incorrect blood component transfused (episodi acuti, in genere emolitici, da scambio di malato o da trasfusione di prodotto non appropriato) 69,7% ATR: acute transfusion reactions (emolisi acute non immunologiche, crisi anafilattiche, allergiche, da ipocalcemia, ecc. entro le 24 h dalla trasfusione) 10,2% DTR: delayed transfusion reactions (riscontro oltre le 24 h dalla trasfusione, in genere da sviluppo di anticorpi antieritrocitari) 9,7%

TRALI: transfusion related acute lung injury (dispnea acuta con ipossia da infiltrati polmonari bilaterali, durante la trasfusione o nelle 24 h successive, senza altra causa apparente) 6,2% TTI: transfusion transmitted infections (infezioni virali, batteriche o fungine, da trasfusione) 1,8% PTP: porpora trombotica piastrinopenica (sindrome emorragica da massiva lisi piastrinica e liberazione di fattori tromboplastici) 1,7% GVDH: graft versus host disease (reazione del trapianto contro l’ospite, di carattere immunologico) 0,5% NON classificate: 0,3%

2.628 incidenti in 9 anni, per un totale da 10 a 12 milioni di trasfusioni, depongono comunque per un rischio globale già molto contenuto, assai inferiore a quello di molte terapie comunemente praticate e accettate. Già da diversi anni, quasi il 70% di questi incidenti può essere prevenuto dalla introduzione di sistemi informatici di sicura identificazione dei malati fin dal loro ingresso in ospedale, con benefici estesi a tutta l’attività ospedaliera.

In prospettiva, fermo restando quel che già s’è fatto, ma diversamente dal metodo finora seguito, occorrerà dirigere le risorse disponibili verso le iniziative che il “razionale” dimostra le più utili a conseguire il maggiore beneficio in termini di salute collettiva. Quanto alle trasfusioni di sangue, il maggiore beneficio viene certamente dalla introduzione di metodi di sicura identificazione del ricevente e dei prodotti trasfusionali.

La trasfusione di sangue, di emocomponenti e di emoderivati costituisce una pratica terapeutica non esente da rischi Per ridurre i rischi ed evitare carenze, il sangue va utilizzato solo quando ne esiste precisa indicazione e ricorrendo all’emocomponente specifico per il difetto che si vuole correggere. Ministero della Sanità Commissione nazionale per il servizio trasfusionale Il buon uso del sangue Giornale Italiano dell’AIDS, 4, 2, 1993

In ultima analisi, il rischio trasfusionale maggiore, che non compare negli studi SHOT, resta quello che non sempre sia disponibile quel che occorre, nella quantità che occorre, subito. Lo strumento preventivo più efficace è dunque ancora quello del volontariato del sangue, della sua azione di promozione di quei valori umanitari e solidaristici che in tanta parte del mondo di oggi appaiono quasi dimenticati.