Le persone che invecchiano come sfida ai servizi socio sanitari

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Le persone che invecchiano come sfida ai servizi socio sanitari Università degli Studi di Trieste Facoltà di Psicologia Corso di Psichiatria Sociale a.a. 2007/2008 Le persone che invecchiano come sfida ai servizi socio sanitari

Quando la perdita delle funzioni cognitive coinvolge la memoria e le altre funzioni (parlare, muoversi, pensare e ragionare, riconoscere ed orientarsi) ed è così severa da interferire con in modo significativo con le attività lavorative, sociali, relazionali e con la qualità della vita in presenza di un normale stato di coscienza, si può parlare di demenza

le demenze rappresentano la quarta causa di morte negli ultrasessantacinquenni dei paesi occidentali la prevalenza della malattia aumenta con l'età, ed è maggiore nel sesso femminile, soprattutto per la Malattia di Alzheimer

Prevalenze meno dell'1% dei < 65 anni 5.3% dei maschi > 65 anni 7.2% delle femmine Con l’età la prevalenza aumenta quasi esponenzialmente: 1.2% tra i 65 e i 69 anni 3.5% fra 70 e 74 anni più del 20% fra 80 e 84 anni

Prevalenze nuovi casi all’anno in Italia : 12 su 1.000 abitanti > 65 anni (circa 96.000 nuovi casi di demenza ogni anno) con il crescere dell’età si passa da 4,1 casi su 1.000 abitanti per le età fra 65 e 69 anni a 29,9 nuovi casi in età comprese fra 80 e 84 anni

che cos’è? la demenza è una sindrome cerebrale degenerativa progressiva che colpisce la memoria, il pensiero, il comportamento e le emozioni si manifesta con un’incompetenza a far fronte alle esigenze comuni e mutevoli della vita quotidiana e provoca una diminuzione della capacità di mantenimento della vita di relazione

tipi di demenza malattia di Alzheimer (AD) demenza vascolare ischemica o multi-infartuale (VD) demenza mista vascolare + malattia di Alzheimer (MID) demenza fronto-temporale malattia da corpi di Levy (LBD) corea di Huntington,malattia di Creutzfeld - Jacob, malattia di Parkinson, AIDS, demenza correlata ad alcool, malattia di Binswanger, idrocefalo normoteso

frequenza demenza di Alzheimer 50-60% demenza vascolare 10-20% demenza a corpi di Lewy 7-25% malattia di Pick e demenza fronto-temporale 2-9% demenza mista (malattia di Alzheimer + demenza vascolare) 5-15% demenze reversibili 5-20%

malattia di Alzheimer (AD) processo degenerativo cerebrale che provoca un declino progressivo e globale delle funzioni intellettive associato ad un deterioramento della personalità e della vita di relazione progressivamente viene perduta l’autonomia nell’esecuzione degli atti quotidiani della vita e diventa completamente dipendente dagli altri

malattia di Alzheimer (AD) colpisce ciascuno in modo differente, il suo impatto dipende dalle caratteristiche individuali preesistenti(personalità, condizioni fisiche e stile di vita) la causa è sconosciuta e non esiste un trattamento curativo, tuttavia si stanno conducendo ricerche per preparare dei farmaci in grado di ridurne i sintomi

demenza vascolare ischemica (VD) requisiti di base per la diagnosi: -presenza di demenza -evidenza di malattia cerebrovascolare dimostrata o dalla storia del paziente, o dall'esame clinico, o dalle immagini radiologiche cerebrali -una stretta correlazione tra i due disturbi Il primo sintomo che appare è di solito rappresentato dalla perdita della memoria dei fatti recenti, successivamente viene perduto un numero sempre più crescente di abilità, in concomitanza al verificarsi di piccoli infarti a livello cerebrale

demenza fronto-temporale -precoci disturbi comportamentali (disinibizione, perdita del controllo sociale, iperoralità, stereotipia) -alterazioni dell'affettività (apatia, disinteresse, ipocondria, somatizzazioni) -precoci disturbi del linguaggio (monotonia, ecolalia, perseverazioni) Differenza con l’ AD: relativa conservazione delle facoltà mnestiche e della prassia (mantengono un livello funzionale, anche per compiti complessi, inaspettato per il grado di demenza)

demenza a corpi di Lewy (LBD) caratterizzata da parkinsonismo e declino cognitivo con sintomi psicotici. I disturbi dell'attenzione, di critica e di giudizio e i deficit visuo-spaziali sono spesso sintomi d'esordio della malattia e ricordano il quadro cognitivo del Parkinson-demenza. Allucinazioni ben strutturate (tipicamente visive) Differenza con l’ AD: fluttuazione dei disturbi, allucinazioni visive ben strutturate, segni extra-piramidali e frequenti cadute

le fasi durata media di 8-10 anni variazioni importanti nel tempo, con il susseguirsi e il sovrapporsi di modificazioni delle prestazioni cognitive, del quadro funzionale e comportamentale, con la comparsa di problemi neurologici o somatici

Prima fase (demenza lieve) La memoria incomincia a svanire (demenza lieve) soprattutto per gli eventi recenti Con l'avanzare della malattia anche la memoria remota viene invariabilmente persa ed il paziente è incapace persino di riconoscere i propri familiari Ripetitività, tendenza a perdersi in ambienti nuovi, dimenticare gli impegni, disorientamento nel tempo Pensiero impoverito con ridotta capacità di ragionamento logico e concettualizzazione, diminuzione della capacità di giudizio, ridotto rendimento lavorativo, incapacità di affrontare e risolvere problemi anche semplici relativi ai rapporti interpersonali o familiari

Prima fase (demenza lieve) Progressiva incapacità a svolgere compiti prima familiari Apatia: il paziente perde interesse per l'ambiente e per gli altri, richiudendosi in se stesso Labilità emotiva e mutamento della personalità Spesso vengono esagerati i caratteri premorbosi della personalità, quali atteggiamenti ossessivi o compulsivi, aggressività, paranoia. In altri casi, mutamento della personalità, per cui persone solitamente controllate e misurate diventano impulsive, intrattabili ed a volte anche violente

Prima fase (demenza lieve) In alcuni casi: difficoltà nel linguaggio (afasia, con difficoltà a dire i nomi delle parole, anche le più semplici) o con difficoltà visuo-spaziali Può comparire precocemente un'aprassia: difficoltà nell’uso di strumenti o nell’abbigliamento Fase più facilmente evidenziata in pazienti giovani o che lavorano ancora, può sfuggire in pazienti anziani o che non svolgono compiti impegnativi da un punto di vista intellettivo In questa fase il paziente è generalmente gestito dalla famiglia e sono i familiari stessi che notano per primi un comportamento "strano"

Seconda fase (demenza moderata) Grave deterioramento intellettivo non più attribuibile al normale invecchiamento La persona diventa incapace di apprendere nuove informazioni, spesso si perde, anche in ambienti a lui familiari La memoria remota è compromessa, anche se non totalmente persa, si aggravano i disturbi della memoria di eventi recenti o nomi delle persone, che vengono confusi o dimenticati; anche per questo vengono poste domande in maniera ripetitiva A rischio di cadute, può richiedere assistenza nelle attività di base della vita quotidiana; generalmente è in grado di deambulare autonomamente Il comportamento diviene ulteriormente compromesso Completo disorientamento spazio-temporale

Seconda fase (demenza moderata) La persona può non essere più in grado di cucinare, di fare la spesa, di pulire la casa e di badare a se stessa, non è più in grado di vivere da sola senza difficoltà e necessita di assistenza per l’igiene personale e per vestirsi Si aggravano i disturbi del linguaggio Disturbi comportamentali: aggressività, agitazione, nervosismo, scatti d’ira, ansia e apatia, comportamenti strani o imbarazzanti Può insorgere vagabondaggio (wandering): la persona si può perdere nel quartiere o disorientare in casa Possono comparire disturbi del sonno (insonnia, alterazione del ritmo sonno-veglia) Possono presentarsi allucinazioni o deliri Stadio più difficile e faticoso per i familiari (senso di perdita anche se la persona è ancora presente)

Terza fase (demenza grave) Totale dipendenza e inattività Memoria a breve e lungo termine totalmente perse Compaiono incontinenza urinaria e fecale Incapacità di svolgere qualsiasi attività della vita quotidiana Grosse difficoltà a riconoscere parenti amici ed oggetti noti Difficoltà a capire o interpretare gli eventi Incapacità a riconoscere i percorsi interni alla propria casa, difficoltà a camminare/spostarsi Difficoltà ad alimentarsi, problemi di nutrizione (può essere necessaria alimentazione artificiale) Elevato rischio di: malnutrizione, disidratazione, malattie infettive (soprattutto polmoniti), fratture, piaghe da decubito Nelle fasi terminali: frequenti complicanze infettive, soprattutto broncopolmonari, che costituiscono la causa più frequente di morte

i cambiamenti causati dalla malattia e alcuni consigli pratici per affrontarli

quando la memoria svanisce Mantenere un atteggiamento positivo e rassicurante Tentare di distrarre la persona per evitare l’eccessiva ripetitività Non considerare i suoi comportamenti come rivolti contro di noi Evitare di sottolineare gli errori Utilizzare biglietti promemoria Costruire un ambiente adatto evitando inutili cambiamenti Creare una routine Cercare di rispondere senza insofferenza alle domande poste, ricordando che realmente la persona si è scordata la risposta o non ricorda di avervi già posto la domanda

disorientamento spazio-temporale Dare sicurezza aiutando la persona a marcare il tempo Installare grandi orologi, calendari con grosse cifre Creare una routine: ridurre la possibilità di scelta, stendere insieme un programma della giornata Adattare l’ambiente ai bisogni e mantenerlo costante (disporre gli oggetti sempre nello stesso posto, applicare disegni, simboli o scritte sulle porte, sportelli ecc. indicanti il nome) Uso di un promemoria o di una lavagna (sempre nello stesso posto) per le informazioni sulle cose da fare o da ricordare Ricordare alcune informazioni fin dal risveglio (ad es. “buon giorno sono Elisabetta tua moglie, oggi è martedì, siamo in autunno ed è una bella giornata)

disorientamento spazio-temporale Non contrariare la persona nelle sue convinzioni sbagliate. E’ opportuno distrarre la sua attenzione cambiando argomento o ritornando eventualmente più tardi sulla correzione (il venire continuamente contraddetta può accentuarne la confusione) Se esce mettergli in tasca una copia della carta d’identità o più cartellini in con nome, cognome, indirizzo e telefoni che ne rendano possibile l’identificazione Approntare dei sistemi per garantire la sicurezza della propria abitazione ed impedire che possa lasciare la casa senza che lo si sappia (campanelli sulla porta ecc.) Quando il proprio caro viene ritrovato dopo essersi perso, evitare di mostrarsi arrabbiati e parlare con calma, comprensione e affetto

comunicare Accertare l’integrità sensoriale – visiva – uditiva con una visita di controllo Incoraggiare una conversazione sedendosi di fronte alla persona (senza insistere troppo) Assumere atteggiamento calmo,paziente,non critico Introdurre l’argomento della vostra conversazione (ad es: “voglio parlarti dei tuoi capelli”) e non cambiarlo improvvisamente Adattare il proprio stile di linguaggio: parlare lentamente, in modo dolce e calmo, accompagnando con una gestualità coerente e conservando il contatto visivo il più a lungo possibile Usare frasi corte e parole semplici Usare nomi e cognomi (non pronomi personali), frasi affermative (non interrogative e negative) Cercare il contatto fisico perché può comunicargli molto e dargli un senso di sicurezza

comunicare Evitare di porre l’accento sugli errori, cercare di capire e di rispondere a ciò che secondo voi ha voluto dire Ripetere un messaggio che non è stato capito esattamente con le stesse parole Non comunicare messaggi tra loro contrastanti Evitare di interrompere la persona quando parla, rispettare il suo tempo e i suoi ritmi Se non si capisce quello che sta dicendo è meglio non far finta di aver capito (ad es: “so che è difficile per te trovare le parole. Voglio capire quello che dici. Prendi tutto il tempo che ti serve e ci arriviamo assieme”) Cercare di cogliere l’emozione che si nasconde sotto le parole prestando attenzione soprattutto alle emozioni del suo viso Non trattarlo come un bambino o in maniera troppo accondiscendente o, peggio ancora, parlare di lui come se fosse assente

cambiamenti nel comportamento (aggressività, agitazione, nervosismo e scatti d’ira verbale e fisica) Ricordare che questi tipi di comportamento, sono dovuti alla malattia e non all’individuo Mantenere un atteggiamento calmo e rassicurante ma non impositivo (invece di dire “adesso mettiti il cappotto” possiamo dire “Ecco il tuo cappotto. Lascia che ti aiuti ad indossarlo”) Distrarre la persona proponendo qualcosa da fare Creare un ambiente sicuro che garantisca libertà di movimento ma allo stesso tempo dei punti di riferimento facilmente individuabili Evitare atteggiamenti di sfida e di rimprovero (fare elogi per le cose giuste e non rimproveri per quelle sbagliate) Individuare le cause, ovvero le circostanze in cui si manifestano dei comportamenti anomali, evitando il più possibile che si ricreino

cambiamenti nel comportamento (comportamenti strani e imbarazzanti) Cercare di distrarlo dal comportamento che sta manifestando Evitare di reagire in maniera eccessiva Aiutare a ritrovare ciò che è stato perso cercando di tenere traccia di dove si trovano gli oggetti e di dove vengono nascosti abitualmente Fare duplicati degli oggetti più importanti Ridurre il numero dei possibili nascondigli e controllare i cestini prima di vuotarli Avvertire gli altri che non si devono offendere per eventuali accuse e comportamenti osceni

cambiamenti dell’umore (depressione) Consultare il proprio medico per avere informazioni a riguardo e per programmare una visita specialistica (psichiatra, neurologo o psicologo) Offrire miglior supporto, sostegno, comprensione e calore Non aspettarsi una remissione immediata dei sintomi Cercare di interrompere il circolo vizioso incoraggiando la persona a riprendere le occupazioni che in passato gli piacevano o aiutandola ad individuare nuovi interessi Evitare compiti troppo impegnativi: piccoli insuccessi potrebbero peggiorare la situazione Semplici attività quotidiane e ripetitive (spolverare,lavare i piatti) possono giovare anche se il lavoro deve poi essere rifatto Aiutare il proprio caro ad avere un ruolo più attivo nelle decisioni che lo riguardano

cambiamenti dell’umore (deliri e allucinazioni) Consultare il proprio medico per ottimizzare la terapia farmacologica Cercare di spiegare e di rassicurare, senza mettere in discussione le sue convinzioni Non dimenticare che ci troviamo di fronte ad un’esperienza vissuta come reale, quindi è meglio non smentire né confermare le sue convinzioni, ma semplicemente ascoltare o dare una risposta non impegnativa (ad es: “non sento le voci che senti tu, ma immagino che per te debba essere una cosa strana e terribile”) Distrarre la persona in modo che dimentichi la sua allucinazione (ad es: “andiamo in cucina a bere una tazza di latte caldo”) Evitare sempre la contenzione fisica

cambiamenti dell’umore (ansia, paura, disturbi ipocondriaci, apatia, labilità emotiva, frustrazione, insonnia) Mantenere ambiente stabile, atmosfera serena, clima rilassante, orari regolari Ridurre i possibili motivi di paura Cercare di stimolare il suo interesse (ad es: passeggiare, ascoltare musica, giocare a carte) Cercare di scoprire se l’insonnia ha qualche causa specifica Evitare sonnellini diurni Durante il giorno tenere le persiane aperte in modo da far ben distinguere il giorno dalla notte Bagno caldo assieme ad una tazza di latte caldo per favorire il desiderio di addormentarsi Evitare bevande che contengono caffeina Rendere il girovagare privo di pericoli adottando alcune precauzioni (eliminare i tappeti, chiudere la porta della cucina)

cambiamenti nella vita quotidiana (igiene personale) Fissare alle pareti alcune maniglie, in particolare nel bagno Assicurare l’intimità della persona Rispettare le sue abitudini Fare in modo che il bagno diventi una cosa piacevole e non un tormento, non insistere troppo se si rifiuta, eventualmente distrarlo e proporre di lavarsi in un altro momento Proporre di fare la pipì prima di cominciare a lavarsi per non interrompere l’attività Posizionare sul fondo della vasca un tappetino anti-scivolo Utilizzare un sedile nella vasca Se il bagno o la doccia comportano troppi problemi, limitarsi a una pulizia “asciutta”

cambiamenti nella vita quotidiana (abbigliamento) Cercare di aiutarlo, incoraggiarlo e rassicurarlo dandogli tempo sufficiente per vestirsi Stargli vicino e ricordargli quali capi indossare Limitare il numero dei vestiti nell’armadio per non creare confusione e rendere difficile la scelta Preparare i singoli indumenti già in ordine corretto per la vestizione Se indossa un indumento in modo sbagliato, intervenire con molto tatto, aiutandola a ripetere l’operazione in modo corretto Se compaiono difficoltà nell’allacciatura è opportuno dotare gli abiti di lunghe cerniere lampo o chiusure in velcro, usare reggiseni che si allacciano davanti, scarpe senza lacci, gonne o pantaloni con elastico in vita, abiti comodi con maniche larghe

cambiamenti nella vita quotidiana (alimentazione) Informare la persona di quale pasto si appresta a consumare (colazione, pranzo, cena) Non coinvolgerla con un’eccessiva offerta (la scelta può disorientare e confondere) Evitare i vegetali a struttura fibrosa o a foglia lunga (cavolo, fagiolini, ecc.) oppure i cibi troppo duri e di piccole dimensioni Usare bicchieri che non si rovescino, con manico ed infrangibili Utilizzare tovaglie di plastica opaca per evitare riflessi e tovaglioli assorbenti Qualora tenda ad usare le mani per mangiare servire i cibi in forma solida ed in pezzi precedentemente tagliati che possano essere facilmente deglutiti Controllare sempre la temperatura dei cibi

rendere la casa più sicura Illuminare l’ambiente con luce soffusa e non diretta senza zone d’ombra Interruttori posizionati in base alla statura dei soggetti all’ingresso di ogni stanza Evitare la presenza di rumori di sottofondo (TV, radio), talvolta può essere utile una musica rilassante Utili le luci notturne disposte in modo da evidenziare i passaggi pericolosi Pavimenti regolari (evitando i tappeti scivolosi e le cere per pavimenti) Colori delle pareti, dei pavimenti e degli oggetti ben contrastanti per migliorare la capacità di discriminazione Contrassegnare con i colori specifici spazi e percorsi con diverse destinazioni Calendari e orologi come ausili oppure collocare la fotografia personale sulla porta della propria stanza

rendere la casa più sicura Dotare le porte di chiusure di sicurezza affinché non possa rimanere chiuso in una stanza Assicurarsi che i mobili e gli accessori siano stabili e privi di spigoli taglienti Liberare i percorsi abituali da armadi e altri ostacoli ingombranti Corrimani collocati da ambo i lati e per tutta la lunghezza delle scale Mettere al di fuori della sua portata alcuni oggetti che potrebbero essere pericolosi come: elettrodomestici, detersivi, farmaci, oggetti taglienti o spigolosi Eliminare poltrone o sedie troppo basse: meglio quelle con schienale rigido e braccioli Utilizzare fornelli a gas con sistemi automatici di controllo o adottare chiavette con lucchetti

fasi del processo di adattamento dei familiari alla malattia: Negazione: per non affrontarlo, o per ritardarne la presa di coscienza Ipercoinvolgimento: riflette il desiderio di contrastare la malattia, una volta ammessa la presenza. Può generare isolamento, incapacità a chiedere aiuto e carico eccessivo Rabbia: frustrazione di vedere che nonostante gli sforzi, la malattia avanza e il carico di difficoltà continua ad aumentare Senso di colpa: perché prova imbarazzo per il familiare, per aver perso la pazienza, per le discussioni passate, infine per aver desiderato di separarsene. importante che diventi consapevole che la malattia non dipende da qualcosa che ha fatto. Accettazione: aver compreso appieno la natura e le conseguenze della malattia. Accettarla e costruire la strategia di sopravvivenza

cosa fare? Riconoscere i propri limiti e porsi obiettivi realistici Non trascurare i campanelli d’allarme e farsi aiutare (ad es. se si alza la voce troppo spesso) Cercare da persone esperte le informazioni utili Ritagliarsi ogni giorno un po’ di tempo per sé (mantenere contatti sociali, portare avanti i propri interessi e soprattutto provare anche piacere nella propria vita) Tutto ciò allenta la tensione e permette di essere un caregiver migliore Condividere l’esperienza e gli stati d’animo con persone che vivono la stessa situazione (non sentirsi soli e a percepire le proprie reazioni come normali) Dividere con altri il carico assistenziale(è importante imparare ad accettare aiuto) Non lasciarsi turbare dalle critiche

cosa fare, dove andare?

aspetti legali: chi riscuote la pensione? chi paga l’affitto? amministrazione di sostegno (la giurisdizione al servizio dei soggetti svantaggiati) interdizione e inabilitazione