IL CENACOLO L e o n a r d o D a V i n c i Milano, refettorio di Santa Maria delle Grazie 1494-1498. Affresco a chiara d’uovo cm. 460 x cm. 880
La committenza La realizzazione dell'Ultima Cena si inserisce nell'ambito dell'ampio rinnovamento artistico e culturale, patrocinato da Ludovico il Moro, che dal 1490 si sviluppa a Milano coinvolgendo in pieno il Convento di Santa Maria delle Grazie, luogo prescelto per la sua sepoltura. Nel 1495, mentre Donato Montorfano sta ultimando la Crocifissione nel Refettorio, Leonardo riceve l'incarico dal Duca di decorare la parete di fronte con l'Ultima Cena; commissione documentata dagli stemmi che compaiono all'interno di ghirlande vegetali nelle quattro lunette al di sopra della "Cena" e che ricordano appunto i nomi di Ludovico, Beatrice e dei loro figli.
La tecnica L'elaborazione del Cenacolo è abbastanza lenta, nonostante le sollecitazioni di Ludovico il Moro e del priore del convento: Leonardo impiega, infatti, circa quattro anni (1494-1498) utilizzando una tecnica a secco, cioè a tempera con base d’uova, come se si trattasse di una grande tavola lignea. L’artista decide di non affidarsi alla consolidata tecnica dell'affresco, che pur offrendo garanzie per la conservazione, impone il rispetto del tempo nella stesura; ha invece bisogno della massima libertà nella fase esecutiva per correggere, modificare e ottenere particolari effetti cromatici. Inoltre la tecnica dell'affresco non si concilia con il suo bizzarro temperamento che lo porta ad alternare periodi di intensa attività ad altri di completo riposo, come testimonia il racconto di Matteo Bandello che è ospite dei padri al convento e lo vede spesso al lavoro.
Il racconto Leonardo rinuncia alla rappresentazione classica del tema, che prevedeva lo sviluppo del racconto eucaristico, ma rappresenta il momento più drammatico del Vangelo quando Cristo annuncia il tradimento di uno degli apostoli "In verità vi dico uno di voi mi tradirà". È una scena agitata attorno al fulcro immobile costituito dalla figura di Gesù, che si richiama al Cristo Giudice del Giudizio Universale. Attorno a lui convergono gli apostoli sistemati a gruppi di tre, secondo le diverse reazioni alle parole di Cristo: di domanda, di scandalo, di timore, di commozione, "i moti dell'animo". Da notare anche come i movimenti degli apostoli sono più convulsi verso il centro del tavolo e più pacati verso gli estremi. Questo perché, come avviene nella realtà, le parole vengono udite con più difficoltà all'aumentare della distanza, secondo le leggi acustiche che Leonardo studiava proprio in quegli anni: "il più vicino meglio intende il più lontano manco ode".
L’impianto prospettico Lo spazio si sviluppa secondo i principi della prospettiva lineare (centrale), e il volto di Cristo diventa il punto di fuga dell’impianto prospettico.
L’impianto prospettico Lo spazio diventa misurabile e certo grazie agli arazzi appesi alle pareti e al soffitto a cassettoni.
L’impianto compositivo Le figure poste dietro il lungo tavolo, che delimita lo spazio verso l’osservatore, sono unite a gruppi di tre ed il Cristo viene inscritto in un perfetto triangolo equilatero. Un simbolismo che ci riporta alla Santissima Trinità I gruppi degli apostoli trovano il loro raccordo, attraverso i gesti di Pietro e Giuda Taddeo
Studio dei personaggi La lavorazione del Cenacolo ha avuto come colorito testimone Matteo Bandello, e un suo passo descrive bene la sua irrequietezza, discontinuità nel procedere, la perenne insoddisfazione: “Soleva anco spesso andare la mattina di buon ’hora a montar sul ponte. Perché il Cenacolo è alquanto di terra alto; soleva, dico, dal nascente Sole sino all’imbrunità non levarsi mai il pennello di mano, ma scordandosi il mangiare e il bere, di continuo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che non v’avrebbe messo mano e tuttavia dimorava talhora una o due ore al giorno e solamente contemplava, considerava, et esaminando fra sé, le sue figure giudicava“. Leonardo studia molto per rappresentare le emozioni dei protagonisti della storia, Gesù e gli Apostoli. Sappiamo che per il pittore è molto importante illustrare i ”moti dell'animo”: nel suo Trattato della Pittura scrive che il bravo pittore deve saper rappresentare non solo l'aspetto esteriore dell'uomo ma anche i suoi pensieri, le sue emozioni; la prima cosa non è difficile da fare, ma la seconda sì, perché pensieri ed emozioni si devono rendere con i gesti e gli atteggiamenti (Lo bono pittore ha da dipingere due cose principali, cioè lhomo e il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile perché sha a figurare con gesti e movimenti delle membra).
I personaggi Ogni Apostolo reagisce all'annuncio del tradimento di Cristo secondo il suo carattere individuale. La risposta emotiva degli Apostoli è simile (un misto di stupore, incredulità e spavento), ma anche varia. L'orchestrazione di queste singole reazioni emotive in un'immagine drammatica di grande unità è l'aspetto più affascinante dell'opera. Tommaso Pietro Filippo Giuda Taddeo Giovanni evangelista Bartolomeo Andrea Gesù Giacomo il maggiore Matteo Simone Zelota Giacomo il minore Giuda Iscariota
I personaggi L’apostolo Bartolomeo, si alza e si proietta in avanti: <<cosa sta succedendo, cosa sta dicendo il Maestro>>. Giacomo il minore, poggia la mano sulla spalla di Pietro; vuole una conferma di ciò che ha appena udito. Andrea, alza le mani. Non può essere vero quello che sta dicendo il maestro.
I personaggi Pietro, con la mano, ripete il gesto di Giacomo e chiama a se Giovanni. Lo interroga a bassa voce, sulle parole pronunciate da Gesù. Giuda Iscariota, ascolta e si ritrae, spaventato contemporaneamente dall’annuncio del Maestro e dall’echeggiare di quelle parole nel Commento tra Pietro e Giovanni
I personaggi Giacomo il maggiore, allarga le braccia ed il gesto esprime tutta la sua incredulità. Filippo: <<Maestro, noi non potremmo mai fare una cosa simile>>. Tommaso è incredulo con il dito sollevato al cielo. Lo stesso dito che l'Apostolo vorrà' inserire nel costato di Gesù, non credendo alla sua Resurrezione.
I personaggi Matteo, avete sentito cos’ha detto il Maestro? Uno di noi lo tradirà! Giuda Taddeo, hai sentito anche tu le sue parole? Simone Zelota, non so che dirti, anche io sono incredulo!
I personaggi GIUDA ISCARIOTA Per la prima volta nella storia iconografica dell’ultima cena la figura di Giuda, non viene né isolata, né messa in disparte. Giuda non merita tanto disprezzo! Leonardo comprende che il tradimento è parte del disegno divino e che Giuda è solo uno strumento nelle mani di Dio affinché il destino di Cristo possa compiersi. Giuda è l’unico apostolo che viene raffigurato Con il viso in ombra. La borsa dei trenta denari che tiene in mano è un altro elemento che ci fa riconoscere l’apostolo GIUDA ISCARIOTA Il coltello, impugnato da Pietro e tenuto dietro la schiena di Giuda, viene ad imporsi come il simbolo di tradimento
Così si presentava il giorno dopo, il bombardamento tra la notte del 15 e 16 agosto del 1943, il complesso monastico di Santa Maria delle Grazie. Dietro questa parete, come per miracolo, il cenacolo di Leonardo rimane intatto.
… lasciamo agli altri le fantasie narrative! Nel capitolo dedicato a Giovanni, nella Legenda Aurea, uno dei testi fondamentali per capire i soggetti dell'arte sacra dal XIII al XVI secolo di Jacopo da Varazze, si legge che «Dio lo volle vergine, e perciò il suo nome significa che in lui fu la grazia: in lui infatti ci fu la grazia della castità del suo stato virginale, ed è per questo che il Signore lo chiamò durante le nozze, mentre lui voleva sposarsi.» Ecco dunque che l'aspetto di Giovanni visto come un "giovane vergine" al contrario di altri apostoli raffigurati come uomini maturi, spesso barbuti, si spiega senza ricorrere a fantomatiche Maddalene nascoste Jaume Baço “Ultima cena” Pietro di Cosimo “Giovanni Evangelista” Correggio “San Giovanni”
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