Gli “oggetti” dei musei scientifici e naturalistici non sono degli “unici”, irripetibili e insostituibili, ma degli esemplari di qualcosa che è esistito o esiste tuttora in migliaia o milioni di repliche
In molti casi il reperto esposto in un museo scientifico contraddice anche altri enunciati sulle qualità che dovrebbe avere qualunque oggetto degno di essere musealizzato: di essere prezioso, o di essere raro o eccezionale, o almeno di essere bello
Il caso delle rocce è emblematico: finché le vediamo come pietre o sassi non hanno alcun interesse, ma nella vetrina di un museo di storia naturale queste pietre o sassi ci vengono presentati con un corredo di informazioni che ce le rendono interessanti… rocce sedimentarie: una arenaria è costituita i conglomerati sono costituiti da una matrice di da tanti granuli di sabbia granuli di piccole o piccolissime dimensioni e da di dimensioni uniformi ciottoli molto più grandi: a) una brecciab) una puddinga
L’ “oggetto” di un museo scientifico può essere più o meno misterioso, più o meno bello o curioso, ma l’approccio non può mai limitarsi ad una generica curiosità né può essere soltanto estetico: nel museo scientifico ogni oggetto ha sempre bisogno di essere accompagnato da spiegazioni che ci informino sulla sua natura: che cos’è, come si è originato, da dove proviene…
Poiché «il museo […] è intrinsecamente decontestualizzante», esso causa inevitabilmente «una perdita di informazioni in merito agli oggetti stessi, anche quando compensata da informazioni aggiuntive» Ebbene, «la missione principale del museo scientifico è la ricontestualizzazione di ciò che esibisce»… Parti virgolettate da Morello A., 1995, Fenomenologia del museo scientifico
« Ma questo non è da intendere solo come riproduzione […] dell’ambiente originario, […] al limite come mera scenografia»…
… ma anche come collocazione dell’oggetto stesso all’interno di una griglia interpretativa che fa riferimento alle conoscenze che se ne hanno, continuamente aggiornate in relazione al progresso del sapere scientifico
In sostanza, ad ogni oggetto che espone il museo scientifico deve attribuire un significato, in forza del quale l’oggetto stesso viene utilizzato come elemento di un discorso, e quest’ultimo non è altro se non il disegno progettuale a cui risponde il percorso espositivo. Tale disegno progettuale può consistere nella rappresentazione di un ordinamento classificatorio…
… ma almeno altrettanto spesso può vertere sulla delucidazione di concetti: “Il cantiere Terra” - Sala della sezione Ambiente Terra, Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara
Esemplari, significati, concetti: sono questi i termini attraverso i quali si estrinseca la vocazione didattica del museo scientifico. Mentre l’opera d’arte, in quanto oggetto unico e irripetibile su una scala spazio-temporale, è di per sé “segno”, l’esemplare lo diventa solo se viene esplicitato di quale valore semantico - in altre parole di quale significato -, tra i molti possibili, vogliamo dotarlo. In tutto questo, il grado di libertà che ha il curatore di un museo scientifico nella progettazione del percorso espositivo è infinitamente maggiore rispetto a quello di un museo d’arte.
In un certo senso, i musei scientifici sono musei ad alto valore aggiunto. Esponendo sassi e conchiglie, dunque oggetti di valore intrinseco pressoché nullo, ma intervenendo su di essi con operazioni sintattiche particolarmente elaborate, il museo scientifico riesce ad insegnare più cose e più efficacemente di un museo che conserva ed espone dei grandi capolavori.
Poiché conservare sassi e conchiglie non è certamente percepito come una priorità dalla gente comune, il museo scientifico è anzi continuamente proteso nel legittimarsi come potente ed efficace agenzia di mediazione culturale, accrescendo quasi costantemente il valore aggiunto del proprio prodotto. È quanto è avvenuto con regolarità quasi geometrica dalle sue origini ai giorni nostri. Infatti i musei scientifici si sono evoluti e si sono trasformati nel tempo molto di più di tutti gli altri musei.