Baruch Spinoza
RAZIONALISMO CARTESIANO Baruch Spinoza (1632-1677) Il pensiero di Spinoza si è sviluppato fondendo due correnti di pensiero RAZIONALISMO CARTESIANO TRADIZIONE EBRAICA DI STUDI BIBLICI Il Seicento è il secolo d'oro dell'Olanda, e Spinoza sin da bambino visse immerso nella sua cultura tollerante e cosmopolita. La Bibbia resterà per tutta la vita uno dei fari che illuminarono la sua visione del mondo. Ma la Bibbia va interpretata, e Spinoza ne propose un'interpretazione tanto lontana dalla tradizione ebraica che la comunità lo condannò con un cherem all'espulsione ad appena 24 anni.
Il razionalismo cartesiano e seicentesco Al dibattito religioso sull'interpretazione delle Scritture avevano partecipato tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII anche gli scienziati. All'inizio del Seicento la controversia riguardava le teorie eliocentriche copernicane, ed era stato Galilei a dire che lo scienziato fa ricerca per riuscire a intendere il linguaggio in cui è scritto il «libro della natura», mentre la Bibbia non parla affatto di scienza, ma solo di morale e di fede, operando una netta separazione dei due ambiti. Galilei esprimeva nei fatti la cultura del secolo che stava avanzando: il razionalismo, che riconosceva come suprema istanza di conoscenza la ragione umana e a essa subordinava ogni via di ricerca ai problemi.
In fisica, anno dopo anno si consolidava il punto di vista galileiano Nel diritto i giusnaturalisti e i teorici del contratto sociale cercavano nella ragione il fondamento dei diritti dell'uomo e dello Stato In economia e in politica mercantilisti e uomini politici assolutisti tentavano di imporre fini razionali all'azione economica e politica e studiavano mezzi adeguati per perseguirli In filosofia Cartesio aveva proposto una vera e propria rifondazione della ricerca filosofica su basi esclusivamente razionali
Il trattato teologico e politico Nel 1670 venne pubblicato ad Amsterdam un Trattato teologico - politico. Era un saggio scritto in latino. In questo trattato Spinoza applicò le sue idee filosofiche all'analisi delle Scritture e della filosofia politica e della sua visione della natura, di Dio e dell'uomo si inserisce nel contesto di interessi a tutto campo, dalla storia ebraica alla politica contemporanea.
Il trattato incompiuto: Tractatus de intellectus emendatione Spinoza dedicò grande attenzione ai processi con cui la mente devia dalla corretta comprensione delle cose. L'idea spinoziana di fondo sul tema della ragione è di matrice cartesiana: le facoltà cognitive superiori e l'immaginazione hanno funzioni distinte, e l'errore nei processi della mente si insinua senza che l'io se ne accorga perché un pensiero prodotto dall'immaginazione (che è la facoltà che ci consente di pensare le cose nella loro individualità attraverso la sensazione, formandocene immagini mentali) viene scambiato per una corretta descrizione della realtà.
Gli uomini subiscono la forza dell'immaginazione anche perché essa è legata a un tessuto di emozioni e di interessi che costringe la limpida mente umana per sentieri che la offuscano; sono le passioni e le immagini a deviarla. È quindi indispensabile una emendazione dell'intelletto. La limpidezza della ragione umana va liberata dalle influenze inquinanti di passioni e di immagini e ricondotta, sia pure con molta fatica, alla propria radice puramente intellettiva. In un passo molto celebre è scritto a chiare lettere che la ragione che lo ha mosso alla filosofia è la ricerca della felicità.
Etica: Dio, res cogitans e res extensa L'esposizione dell’Etica avviene ricalcando lo stile degli Elementi di Euclide: partendo da definizioni e assiomi, se ne derivavano, deduttivamente, le tesi filosofiche, presentate come teoremi e dimostrate esclusivamente sulla base di definizioni, assiomi e teoremi. Questo piano di certezze iniziali (parallelo al cogito cartesiano e alle idee innate) è indispensabile per la dimostrazione more geometrico. Infatti il metodo euclideo deve partire da punti fermi, da idee che non necessitano di dimostrazione, altrimenti il processo andrebbe all'infinito. Sono gli assiomi: per Spinoza sono idee vere la cui verità ci è nota intuitivamente.
Dio Il primo libro dell'Etica si intitola Dio, che per Spinoza significa il tutto: la totalità dell'essere. La sua concezione di Dio è quindi molto diversa da quella della teologia sia ebraica sia cristiana, perché per entrambe Dio è un ente (perfetto, infinito e così via, ma uno accanto ad altri che non sono Dio: per esempio, l'universo fisico o gli uomini con le loro menti). Spinoza affronta il tema in questi termini: ogni ente ha bisogno di un altro ente per essere se stesso, e non può esistere senza l'altro.
Per Spinoza è importante la distinzione tra ciò che è infinito «nel suo genere» e ciò che è infinito in modo assoluto. Ciò che è infinito nel suo genere non è infinito in modo assoluto. L’infinito nel suo genere non è il tutto, perché ciascun infinito di questo tipo non esaurisce affatto l'essere: ci sono o ci possono essere altre cose (finite o infinite) che non fanno parte di quell'infinito. Dio, o Sostanza o Natura , è ciò che concepiamo come assolutamente infinito. Sostanza è sinonimo di Dio perché, pensando il tutto, è necessario pensarlo come sostanza.
Infinite cose in infiniti modi Spinoza, come Cartesio, pensa che tutto ciò che possiamo conoscere siano corpi e idee: ciò che è esteso e ciò che appartiene alla sfera del pensiero, null'altro. Spinoza, al contrario di Cartesio, non utilizza il termine sostanza per riferirsi al pensiero e all'estensione, perché l'uno e l'altra non rispondono alla definizione che ne ha dato. Spinoza li definisce, piuttosto che sostanze, attributi della sostanza. Sappiamo che il tutto ha almeno due proprietà: l'estensione e il pensiero. Spinoza sostiene quindi una dottrina che suscita sempre notevole stupore: non esistono solo due realtà come pensa Cartesio (due dimensioni dell'essere: il pensiero e l'estensione) ma infinite, e non le conosciamo né le conosceremo mai.
I modi in cui il tutto si esprime: i singoli corpi e le singole idee La nozione spinoziana di Dio non è riconducibile all'insieme di tutte le cose: se si tenta di raggiungere il tutto per questa via la mente si smarrisce. La nozione spinoziana di Dio è piuttosto riconducibile all'unità di tutte le cose. Dobbiamo quindi concepire il tutto come la fonte della vita, e più in generale come la fonte dell'energia che consente a noi come a ogni altro ente di essere ciò che siamo.
Un altro modo di esporre questo concetto è dire che il tutto si esprime in ciascuna dimensione dell'essere: il tutto, nella sua indivisibile unità, è in ogni cosa. Spinoza quindi concepisce Dio come forza, energia assolutamente infinita che si prolunga in ogni essere o, il che è lo stesso, concepisce ogni essere (ogni corpo, ogni idea) come espressione di Dio. Per comprendere la vera natura di ciascuna cosa è sufficiente ricordare che: ■ non la conosceremo mai, se partiamo dal finito e ci muoviamo verso il tutto ■ la conosceremo immediatamente, se intenderemo ciascuna cosa come manifestazione del tutto in una specifica singolarità. I corpi e le idee sono comprensibili soltanto come modi di essere, nell'estensione e nel pensiero, del tutto.
La necessità universale Le nozioni di perfezione e imperfezione in natura non hanno alcun significato. Ogni evento esprime quella che Spinoza chiama la potenza della natura e nulla è perfetto o imperfetto, nulla è bene e nulla è male. Le possibilità sono il frutto della nostra ignoranza.
L'Etica: l'immaginazione, gli affetti e la schiavitù umana La nostra mente opera su un piano che non è esattamente quello della realtà. Nel secondo libro dell'Etica, Spinoza studia dettagliatamente l'immaginazione -una facoltà della mente, che è un elemento decisivo per comprendere gli uomini, poiché la maggior parte di essi non sono guidati dalla ragione nelle loro azioni, ma dalla forza dell'immaginazione. L'immaginazione è la facoltà che consente alla mente di formare immagini del mondo esterno, operando attraverso i sensi e con regole proprie, indipendenti da quelle della ragione.
Non c'è contraddizione tra ragione e immaginazione. L'immaginazione non è la facoltà adatta a restituirci la verità sul mondo, bensì la facoltà capace di formare le immagini che la ragione non è in grado di produrre. Le immagini del mondo non corrispondono alla realtà (errore). La ragione opera invece con maggiore distacco, ma richiede riflessione, tempo, raccolta delle informazioni, studio delle cause ecc. Ha una funzione di conoscenza della verità.
Le immagini sono sempre distorte, soggettive, in quanto la mente vi aggiunge sempre qualcosa di suo, qualcosa che appartiene cioè al soggetto che immagina; ciò che la mente mette di suo sono le emozioni, cosicché le immagini sono sempre connesse con un certo affetto. L'immaginazione ha quindi un impatto decisivo sull'azione perché offre con immediatezza una spinta all'azione mediante l'abbinamento tra un'immagine e un'emozione.
Gli affetti e la schiavitù umana: la radicale negazione del libero arbitrio La terza parte dell'Etica è dedicata alla «natura» e alle «forze degli affetti». La vita interiore dell'uomo è determinata a essere e a operare dall'azione dinamica delle forze psichiche che legano in unità, attraverso una miriade di connessioni necessarie, l'intera sfera della mente. Se si parla di necessità naturale per il corpo, lo stesso si deve fare per la mente. Ogni evento psichico, ogni pensiero, è determinato da altri, in una rete necessaria di cause, così come è determinato il corpo.
Spinoza esclude in modo radicale ogni forma di libero arbitrio. La mente non determina se stessa al di fuori delle leggi di natura più di quanto non faccia il corpo. La tesi è che la mente o il corpo possono determinare se stessi solo rispettando le leggi di natura, agendo come causa accanto ad altre cause. Spinoza procede a studiare gli affetti così come un fisico studia le forze naturali.
Etica: la libertà della mente La negazione del libero arbitrio non comporta negare la libertà dell'uomo, anzi, il culmine del lungo percorso metafisico dell'Etica descrive una teoria della libertà che ha forti tratti di originalità Per comprendere la dottrina della libertà si deve approfondire lo studio della mente, descrivendo in modo più preciso tre diversi generi di conoscenza.
Il terzo genere di conoscenza Nel secondo libro dell'Etica Spinoza distingue l'immaginazione dalla conoscenza intellettiva. Le immagini che la mente forma sono legate alla singolarità delle cose e degli eventi. L'intelletto opera invece in modo diverso, producendo idee che nella realtà non corrispondono a enti o eventi nella loro irripetibile e unica singolarità, ma a classi di eventi. L'immaginazione produce conoscenze inadeguate perché parziali, mentre l'intelletto conosce adeguatamente il proprio oggetto. Né l'immaginazione né l'intelletto sono in grado di comprendere il legame tra la singolarità individuale e il tutto che in ciascuna singolarità si esprime. L'immaginazione è limitata alla conoscenza parziale e quindi inadeguata dell'individuale; l'intelletto è limitato alla conoscenza completa e quindi adeguata dell'universale.
Per comprendere la dinamica reale delle cose e dei pensieri è necessario riferire ogni cosa al tutto e quindi guardare il mondo dal punto di vista del tutto. È quel che fa la ragione dell'uomo con quello che Spinoza chiama «terzo genere di conoscenza», cioè la conoscenza puramente razionale che segue le articolazioni reali dell'essere delle cose. Una conoscenza intuitiva, che nel tempo sa leggere l'eterno; ma anche una conoscenza discorsiva, perché attraverso la concatenazione di proposizioni dedotte dagli assiomi ricostruisce un sapere compiuto sul mondo. Quel che differenzia il terzo genere di conoscenza dai primi due è una diversa prospettiva: l'immaginazione osserva il mondo dall'angolazione del qui e dell'ora, ritagliando come enti in sé compiuti le cose che in realtà sono un fluire dinamico unitario; le nozioni comuni compiono una astrazione dal fluire del mondo, con sguardo prospettico; il terzo genere di conoscenza guarda il mondo dal punto di vista dell'eternità e lo vede del tutto diverso dall'immaginazione.
Azioni e passioni L'identità di ciascun ente è determinata dalla rete di relazioni che lo determinano a essere ciò che è e che fa. L'io non fa eccezione. Sa di essere il prolungamento della vita infinita del tutto nella particolarità di una determinata situazione. Sa cos'è la sua mente, sa cos'è il suo corpo. Sa che è l'unità della mente e del corpo. Non ha, ma è la mente e il corpo nella loro unità. Nell'azione dell'io è il tutto a prolungarsi secondo la serie naturale delle sue determinazioni. Si danno quindi due casi: ■ se l'io non è consapevole di essere determinato a essere e ad agire, subisce quanto gli accade ■ attraverso il terzo genere di conoscenza la mente dell'uomo consente però all’io di comprendere la propria vera natura, e di sapere quindi che la sua individualità è il frutto di una catena necessaria di eventi
Amor Dei intellectualis L'uomo è libero esclusivamente se vuole essere ciò che è, e la mente è libera quando vive in accordo con la propria natura. Ma l'uomo è un frammento della vita di Dio, se Dio è la totalità assoluta della natura. La mente dell'uomo attraverso il terzo genere di conoscenza sa che i suoi affetti sono l'espressione dell'energia di Dio che costituisce il mondo. L'uomo è felice nel vivere per il solo fatto di sapere che cos'è la vita. Questa felicità è accompagnata dall'idea di Dio, Spinoza parla di amore intellettuale di Dio o amore della mente per Dio.
La mente può controllare le passioni? Nella quinta parte dell'Etica Spinoza ricorda che l'uomo non può controllare con la mente le proprie passioni. Le passioni sono affetti percepiti come forze che ci dominano. La mente sa che questa percezione è frutto dell'immaginazione. La mente, sebbene non possa dominare gli affetti, può comprenderli, studiandone la causa e comprendendo la vera natura umana e delle cose. Il segreto della libertà o della felicità consiste nel comprendere che gli affetti non sono in realtà passioni, ma azioni. L'uomo libero agisce accettando i propri affetti e non rendendosene schiavo.
FINE