Omaggio a Gino Rossi
Primavera in Bretagna, 1909, Museo di treviso
Douarnez, cittadina bretone sul mare
(Douarmenez. 1911 olio su tela d'Arte Moderna Ca' Pesaro, Venezia
Paesaggio bretone, 1909
Pianura Bretone
Riposo in Bretagna
La fanciulla del fiore 1909 olio su tela
Barene a Burano, 1912-1923, olio su cartone,
Canale con vela a Burano
Paesaggio di Burano
La casa nell’orto a Burano 1911
Burano
Burano
Tramonto a Burano, 1911, olio su cartone
S. Francesco del Deserto
S. Francesco del Deserto
Campo di grano
Paesaggio asolano
Verso il Grappa
La piccola parrocchia (Pagnano)
Tre donne danzanti, 1910, olio su cartone, Rovereto
La famiglia del pescatore
L’uomo col canarino
Mietitore in preghiera
Il bevitore
Testa di ragazza
Natura morta con pipa, rivoltella, garofano
Il cortile del manicomio
Linee biografiche: il primo periodo Nasce a Venezia il 6 giugno 1884. Nel 1907 assieme all'amico scultore Arturo Martini si recò a Parigi, dove fu attratto dalla pittura di Gauguin, di Van Gogh e dei fauves. Sulle orme del pittore di Tahiti, si recò quindi in Bretagna, che costituì per lui una grande scoperta. Ne ritornò con alcune opere tra cui il famoso dipinto La fanciulla del fiore. Partecipò quindi alle mostre di Ca' Pesaro a Venezia, che miravano al rinnovvversario delle istituzioni, Gino Rossi si pone contro la Biennale di Venezia e fonda la Scuola di Burano con altri artisti veneti, quali: Semeghini, Martini, Malossi e Fabiano. Risale a quegli anni una serie importante di olii: Ritratto di Signora in nero, l’Uomo del canarino, Il muto e la Fanciulla del Fiore, attualmente in mostra al Museo di Santa Caterina di Treviso.amento, in opposizione alle esposizioni ufficiali della Biennale. Ancora con Martini ritornò a Parigi nel 1912, dove esposero insieme al Salon de l'Automne, accanto a Modigliani. Il suo primo periodo, dal 1908 al 1914, è sottolineato da una serie di opere eseguite nei soggiorni a Burano (che per lui e altri pittori veneziani costituì una specie di Bretagna) e ad Asolo.
Il secondo: la guerra e la sofferenza Richiamato alle armi e inviato al fronte, subì il dramma della guerra fino in fondo; le vicende della prigionia e particolari crisi familiari scossero irrimediabilmente il suo equilibrio mentale. Il ritorno in patria e i nuovi contatti con l'arte aprirono a Rossi nuove visioni e nuovi indirizzi, che portarono la sua pittura verso il Cubismo, risalendo fino a Cézanne. Dal 1918 al 1924 (epoca in cui il suo male di acuisce fino a condurlo, nel 1925, al manicomio Sant'Artemio di Treviso, da cui ne uscirà soltanto morto nel 1947) compie alcune opere che lo pongono, come più tardi la critica riconoscerà, tra i più grandi artisti all'origine dell'arte moderna italiana.
L’Osteria alla Colonna, in centro storico a Treviso, diventerà un luogo di incontri e confronti tra Gino Rossi e vari artisti veneti, quali Arturo Martini, Guido Cacciapuoti, Arturo Malossi, Ascanio Pavan che intorno al 1910 solevano lì riunirsi. Nel 1915 Gino Rossi si trasferisce sul Montello, in provincia di Treviso.