SOSTENTAMENTO DEL CLERO CATTOLICO

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SOSTENTAMENTO DEL CLERO CATTOLICO PRIMA DEL 1984 Prodotti per la didattica © Grafica A. Cimbalo Testi F. Botti Corso di Diritto Ecclesiastico prof. Giovanni Cimbalo

L. 29 maggio 1855, Regno di Sardegna La legge dispone la soppressione delle congregazioni religiose non dedite a predicazione, assistenza infermi e istruzione e la devoluzione dei loro beni alla “cassa ecclesiastica (ente governativo), poi “fondo per il culto”. Con la vendita dei loro beni e il contributo riscosso dai più ricchi tra gli enti ecclesiastici conservati la cassa avrebbe assicurato ai parroci più poveri un reddito minimo. Nasce così il supplemento di congrua sollevando lo Stato da una spesa che prima gravava sul suo bilancio.

IL BENEFICIO L’ufficio ecclesiastico - es. la parrocchia - viene affiancato da una persona giuridica denominata “beneficio”. Il beneficio è dunque una dotazione patrimoniale eretta in un ente del tipo “fondazione” il cui reddito serviva a retribuire il funzionario ecclesiastico

BENEFICI Azione Società s.p.a. dsoiksji dsfg jdfuihshd dsfijhfd fdjkgfdi vxcknkvnfdj nfdik gfg

Il supplemento di Congrua Retribuzione versata dallo Stato legata al reddito del beneficio, di misura variabile in relazione alla rendita del patrimonio beneficiale. Tale rendita veniva calcolata sul reddito dominicale, ovvero quello sul quale venivano pagate le imposte. La congrua veniva corrisposta a quegli ufficiali ecclesiastici il cui beneficio produceva redditi in misura inferiore ad una somma minima prevista dalla legge e progressivamente aggiornata secondo l’andamento della svalutazione monetaria, al fine di garantire un reddito dignitoso. Nel 1922 il sistema fu esteso ai vicari, ai vescovi, ai cappellani curati, canonici semplici. L’assegno supplementare di congrua, essendo destinato ad assicurare ai parroci, prima, e agli altri ecclesiastici, dopo il 1922, un congruo e decoroso sostentamento personale, era una prestazione a carattere alimentare posta dalla legge a carico del fondo per il culto.

Rendita benefici Supplemento di congrua STATO

Critiche al vecchio sistema di sostentamento del clero Si sostiene comunemente in dottrina che tale sistema creava un clero ricco e un clero povero, tuttavia tale affermazione appare poco condivisibile . Va considerato infatti che con l’introduzione nel sistema salariale dell’indennità di contingenza (adeguamento automatico al costo della vita) tale istituto venne esteso alle categorie suddette, modellando la loro retribuzione sulla struttura del salario per i lavoratori dipendenti. Nel 1979 l’entità del reddito dignitoso stabilito per legge era di L. 1.800.000 mensili. (valore 1979) In considerazione di ciò non si può parlare di clero ricco e povero ma piuttosto di clero molto ricco in relazione a benefici il cui reddito era molto alto.

IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO CATTOLICO Dopo l’accordo di Villa Madama del 1984 e la L. 222/1985

Le modifiche del Codex Juris canonici Adeguandosi alle prescrizioni del Concilio Vaticano II (Decreto Presbyterorum Ordinis n. 20 ) il diritto della Chiesa cattolica (canone 1274) prevede il graduale passaggio dal vecchio sistema beneficiale di retribuzione del clero a un sistema più equo e moderno con l’istituzione di Istituti diocesani (o interdiocesani) per il sostentamento del clero. Con l’accordo del 15 nov. 1984 e con la L. 222/85 lo Stato accoglie tale richiesta e si impegna a continuare a corrispondere i supplementi di congrua fino all’entrata in vigore dei nuovi accordi. Pertanto l’accordo e la legge hanno previsto l’erezione in ogni diocesi italiana di altrettanti istituti per il sostentamento del clero ad opera del vescovo o dei vescovi interessati. I vecchi benefici si estinguono e i loro patrimoni vengono devoluti agli istituti diocesani che succedono in tutti i rapporti attivi e passivi, escluso i rapporto verso i beneficiari, e costituiscono il patrimonio del nuovo ente.

NORME CHE REGOLANO LA MATERIA La materia è oggi regolata dall’art. 7 dell’accordo del 1984 e dal capo I della L. 222/85. Con il decreto di erezione di ogni istituto diocesano o con decreto a parte il vescovo ha indicato i benefici che si estinguevano. Tali provvedimenti hanno acquistato efficacia civile. Gli istituti diocesani sono stati riconosciuti con decreto del Ministro degli Interni, emesso entro 60 giorni dalla ricezione del provvedimento canonico. Da questo trasferimento sono rimasti esclusi solamente gli edifici di culto e tutti i beni estranei alla dote del beneficio che invece sono stati trasferiti alle diocesi e alle parrocchie individuate entro il 30 sett. 1986, nonché ai capitoli non soppressi. Vi è stato dunque un duplice trasferimento di proprietà dai benefici estinti agli istituti diocesani e da questi a diocesi, parrocchie e capitoli.

BENEFICI Istituto Diocesano per il Sostentamento del clero Azione Società s.p.a. dsoiksji dsfg jdfuihshd dsfijhfd fdjkgfdi vxcknkvnfdj nfdik gfg

L’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero. La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) che rappresenta la Chiesa Cattolica in Italia, ha eretto l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero che ha acquistato la personalità giuridica agli effetti civili. L’Istituto centrale è nato con un fondo di dotazione conferito dalla CEI. Le sue entrate principali sono costituite ai sensi dell’art. 40 della L. 222/85, dalle oblazioni ricevute dai fedeli a decorrere dal 1989 (art. 46) e dalle somme ricevute dalla CEI per il sostentamento del clero derivanti da quell’otto per mille dell’irpef destinato dai contribuenti, a decorrere dal 1990, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa (art. 47 secondo e terzo comma). L’ente potrà compiere tutti quei negozi finalizzati a incrementare il suo patrimonio, effettuare investimenti, ricevere donazioni, eredità, legati, ecc.

Intervento in via sussidiaria Istituto Diocesano per il Sostentamento del clero Istituto Centrale Intervento in via sussidiaria Remunerazione art. 25 L. 222/85

Compiti dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero L’istituto centrale per il sostentamento del clero opera in via sussidiaria nei confronti degli istituti diocesani per il sostentamento del clero. Ciò vuol dire che questi ultimi fanno fronte alle loro necessità per il pagamento della remunerazione ai sacerdoti attingendo al loro patrimonio. L’istituto centrale interviene solo quando all’istituto diocesano mancano i fondi necessari

Natura della remunerazione dei sacerdoti Le somme corrisposte ai sacerdoti non hanno natura salariale, ma costituiscono una “remunerazione” per l’attività svolta. Ai sensi dell’art. 25 L. 222/85 “La remunerazione di cui agli art. 24, 33, lettera a) e 34 è equiparata, ai soli fini fiscali, al reddito da lavoro dipendente. L’Istituto centrale opera su tale remunerazione, le ritenute fiscali e versa anche, per i sacerdoti che vi siano tenuti, i contributi previdenziali e assistenziali previsti dalle leggi vigenti”. Su tale remunerazione l’istituto centrale opera altresì le ritenute irpef secondo la disciplina prevista per i redditi da lavoro dipendente, versandole allo Stato.

Determinazione della Remunerazione Per determinare quale sia in concreto la remunerazione i sacerdoti che svolgono servizio a favore della diocesi sono tenuti a comunicare annualmente all’ IDSC le retribuzioni ricevute dagli enti ecclesiastici nei quali prestano la loro opera e dai terzi. L’istituto provvede a verificare tali dati e stabilisce l’ammontare dell’integrazione se la somma dei proventi percepiti non raggiunga la misura stabilita dalla legge sulla base di parametri e secondo un sistema di punti. Contro le decisioni dell’IDSC è ammesso ricorso davanti al giudice dello Stato (giudice ordinario) oppure, in alternativa, l’interessato può adire la giurisdizione canonica.

Istituto Centrale per il Sostentamento del clero cattolico Conferenza Episcopale Italiana 8‰ dell’imponibile IRPEF e donazioni dei fedeli deducibili dall’imponibile fino a 2 milioni 