La scapigliatura
Il quadro storico-culturale L’Italia postunitaria La crisi dei grandi valori risorgimentali L’intellettuale perde la funzione di guida morale che durante il Risorgimento l’opinione pubblica gli aveva attribuito. Crisi d’identità Il Nord (Milano, Torino) è avviato a un’organizzazione pre-industriale Il Sud è arretrato e immobile
Una letteratura eversiva Quando? Fra gli inizi degli anni sessanta e la fine degli anni ottanta dell’Ottocento Gruppo di scrittori e di artisti accomunati da una forte insofferenza verso la società borghese e la nostra tradizione letteraria (Rifiuto della tradizione) La definizione di “Scapigliatura” viene da un romanzo di Cletto Arrighi, pubblicato a Milano nel 1862, e intitolato “La Scapigliatura e il 6 febbraio”e designa un gruppo di spostati e ribelli alla loro classe di provenienza. Gli Scapigliati sono individui di giovane età, non vincolati a determinate categorie sociali, legati tra loro da una profonda insofferenza nei confronti di qualsiasi forma di ordine costituito Stile di vita eccentrico e disordinato, trasgressivo Relativismo morale
Il modello della bohème parigina Bohème: generazione di artisti che, alla metà dell’Ottocento, manifestano il proprio rifiuto di una società vincolata dalle leggi della produttività economica e per questo sorda al richiamo dell’arte Ostentano l’emarginazione, la minorità e la miseria a cui si sentono condannati dalla società Sono consapevoli dell’inutilità dell’arte e dell’artista in una civiltà borghese industrializzata, dedita all’utile economico, e disposta a misurare tutto solo in termini di profitto A ciò si aggiunge, per gli Scapigliati, la perdita dello status dell’intellettuale post-risorgimentale
Eugenio Gignous Tranquillo Cremona in atto di dipingere all’aperto il ritratto di Benedetto Junk, 1874 ca. Olio su tela, Milano, Galleria Civica d’Arte Moderna
Il maledettismo La Scapigliatura fu un fatto di costume, prima ancora che un movimento organizzato attorno a un programma letterario Fu la manifestazione da una violenta avversione alla società borghese (dalla quale i giovani scapigliati provengono) Anticonformismo esasperato Vicende biografiche eccentriche, spesso bruciate dall’alcool e dalla droga “Maledettismo” dell’esistenza importato dai modelli maudits francesi Scapigliatura: fenomeno giovanile e cittadino
Scrittori e produzione culturale Tra gli scrittori scapigliati ricordiamo: Cletto Arrighi, Emilio Praga, Arrigo e Camillo Boito, Ugo Tarchetti, Carlo Dossi Le riviste: “Cronaca grigia”, “Figaro” Gli scapigliati intrattengono un rapporto stretto con il giornalismo e fanno delle riviste il mezzo primario per diffondere la loro arte Per gli scapigliati l’arte non deve isolare poesia, musica, pittura, ma fondere insieme queste diverse manifestazioni Sul piano letterario: rifiuto degli stanchi clichès patriottico-moralisti del tardo romanticismo
Tranquillo Cremona L’edera, 1878 Olio su tela, Torino, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Contro Manzoni L’impulso eversivo della poesia scapigliata si esercita violentemente contro Manzoni, interpretato in chiave paternalistica e moraleggiante e ritenuto colpevole di aver soffocato le spinte genuine del Romanticismo italiano Anti-manzonismo: insofferenza nei confronti della monumentalizzazione a cui Manzoni è stato consacrato dall’ossequio devoto del pubblico
L’apertura all’Europa Gli scapigliati si scagliano contro il soffocante provincialismo cui è approdata la cultura romantica italiana Si rivolgono agli esempi stranieri Recuperano l’esplorazione romantica dell’irrazionale e del fantastico che in Italia non aveva mai messo radici Si avvicinano ai temi del decadentismo francese Eleggono Baudelaire a una sorta di nume tutelare (tema dell’ennui, del tedio esistenziale: il senso della monotonia e dell’insoddisfazione del vivere) Attraverso le traduzioni di Baudelaire conoscono Edgar Allan Poe, lo scrittore americano del mistero e dell’immaginazione allucinata
Gli scapigliati e la modernità Di fronte agli aspetti salienti della modernità, il progresso economico, quello scientifico e tecnico, gli scapigliati assumono un atteggiamento ambivalente:da un lato il loro impulso originario è di repulsione e orrore, come è proprio dell’artista, che si aggrappa disperatamente a quei valori del passato, la Bellezza, l’Arte, la Natura, l’autenticità del sentimento, che il progresso va distruggendo; dall’altro lato però, rendendosi conto che quegli ideali sono ormai perduti irrimediabilmente, essi si rassegnano, delusi e incantati, a rappresentare il “vero”, vale a dire gli aspetti più prosaici della realtà presente, anche quelli più brutalmente materiali e turpi, ad accettare la scienza positiva che li mette crudamente in luce, ad usare il linguaggio dell’anatiomista e del chimico.
Un crocevia intellettuale La posizione della Scapigliatura nella storia dell’Ottocento è, quindi, quella di un grande crocevia intellettuale, attraverso cui filtrano temi e forme delle letterature straniere, che contribuiscono a svecchiare e sprovincializzare il clima culturale italiano. Gli scapigliati, con il loro culto del “vero”, con l’attenzione a ciò che è orrido e deforme, e con il loro proposito di analizzarlo con la crudeltà impietosa dell’anatomista, introducono in Italia il gusto del nascente Naturalismo (che in Francia si afferma tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta). D’altra parte, la tensione verso il mistero e l’inesplicabile, l’esplorazione delle zone buie della psiche dove si agitano mostri e impulsi inconfessabili, anticipano future soluzioni della letteratura decadente.