Cinema e giornalismo A cura di: Elisa Gencten e Silvia Mezzadri

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Transcript della presentazione:

Cinema e giornalismo A cura di: Elisa Gencten e Silvia Mezzadri classe IV D a.s.2010-2011 Liceo Scientifico “Ulivi” Parma

Cinema e giornalismo Introduzione Wag the dog di Barry Levinson - 1997 Mad City di Constantin Costa-Gavras - 1997 Analisi: - Scena iniziale - Scena costruzione della notizia Riferimenti alla realtà: - Spin doctor - Hill&Knowlton - Rendon Group Analisi: - Intreccio del film - Presa di coscienza Riferimenti alla realtà: - Corruzione nel giornalismo: il rapporto di Ristow

Introduzione La professione del giornalista La professione del giornalista deve essere « qualificata e caratterizzata da obiettività, imparzialità, completezza e correttezza; dal rispetto della dignità umana, dell’ordine pubblico, del buon costume e del libero sviluppo psichico e morale dei minori nonché dal pluralismo delle fonti cui [i giornalisti] attingono conoscenze e notizie in modo tale che il cittadino possa essere messo in condizione di compiere le sue valutazioni, avendo presenti punti di vista differenti e orientamenti culturali contrastanti» [Cassazione Civile, sezione lavoro, 20 febbraio 1995, n. 1827]

L’informazione manipolata La diffusione di notizie false o modificate ha sempre fatto parte della tattica politica e militare e spesso era utilizzata come mezzo per disorientare il nemico. Ma la diffusione di notizie false/modificate per distrarre, confondere o dirottare l’opinione pubblica è un fatto del tutto recente, emerso con i nuovi media. Non ci occupiamo di notizie o immagini utilizzate per attestare un fatto realmente accaduto, bensì di quelle immagini utilizzate per rendere veridico un fatto falso o per vendere una decisione politica. Abbiamo scelto di partire da due film che ben esemplificano l’uno la ricerca dello scoop a tutti i costi con conseguente alterazione della realtà, l’altro la creazione di una notizia totalmente falsa.

Mad city, assalto alla notizia regia di C. Costa Gavras 1997

Mad City

Costa-Gavras e il cinema di denuncia È una prerogativa del regista greco Constantin Costa-Gavras realizzare un cinema di denuncia, che cattura l’interesse del pubblico anche grazie a trame coinvolgenti e attori di grande fama. Assegna agli attori un ruolo diverso da quelli interpretati solitamente, attuando così un contre-emploi che colpisce lo spettatore. In Missing (1982), per esempio, assegna ad un famoso attore americano la parte drammatica del padre che cerca il figlio scomparso in Cile durante il golpe del 1973.

La storia Un giornalista, Max Bracket, è mandato dal suo capo a intervistare la direttrice di un museo. Sam Baily - un ex dipendente appena licenziato - irrompe nel museo, spara per sbaglio al suo ex collega Cliff e lo ferisce. Preso dal panico, sequestra la direttrice e una scolaresca. Il giornalista, che ha seguito la scena senza essere visto, cerca di sfruttare l’occasione per fare uno scoop e rientrare nel giro della comunicazione nazionale. Ma la cosa gli sfuggirà di mano e la vicenda si concluderà tragicamente.

L’intreccio Il film è composto da più piste narrative, che si intersecano fra loro: l’incontro fra il giornalista Max Brackett e l’ex-dipendente Sam Baily; il cambiamento radicale della cameraman Laurie nei due giorni dell’assedio mediatico al museo, che culmina quando nella scena finale impedisce a Max di pulirsi dal sangue per rendere la scena più drammatica; l’enorme differenza nell’etica lavorativa fra il piccolo network dove lavora Max e il grande network che prende in mano la situazione. [a fianco Kevin Hollander, capo del grande network, interpretato da Alan Alda].

Primo incontro con il giornalista : Sam, guardando la TV, si accorge che qualcuno sta trasmettendo in diretta telefonica dall’interno del museo. Max Brackett da questo punto in avanti gestirà la situazione, suggerendo a Sam i passi da fare per ottenere ciò che vuole.

Mad City è una critica feroce ai media che, affamati di scoop, creano mostri o casi umani da dare in pasto al pubblico. Il pubblico a sua volta è presentato come uno stormo di avvoltoi intorno a un cadavere: la banalità ripresa con telecamera diventa un dibattito nazionale. Il protagonista, interpretato da Dustin Hofmann, è un giornalista ambizioso, che all’inizio sembra porre davanti a tutto la sua carriera, ma che infine si rende conto che i media stanno distruggendo la vita di un uomo, colpevole solo di voler riottenere il suo lavoro. Il pubblico segue la vicenda dagli schermi. In basso il “circo” di bancarelle e intrattenitori (c’è perfino un mangiatore di fuoco) nato intorno al museo, teatro della vicenda.

ll regista vuole suscitare una discussione sul mestiere del reporter e sui limiti da non oltrepassare. Lascia intendere per esempio che l’accanimento dei giornalisti è causa indiretta della morte di Cliff, la guardia ferita da Sam. A fianco tre sequenze: quella in cui le telecamere entrano dalla finestra della camera di Cliff, il servizio esclusivo che la moglie ha venduto ad un network, l’annuncio della morte di Cliff in diretta (lo schermo inquadrato è quello all’interno del museo).

I giornalisti nel film affermano più volte di voler fornire una visione imparziale, quando appare chiaro che gli eventi sono deformati e girati a loro piacimento. Didascaliche due sequenze: nella prima Laurie intervista parenti e conoscenti di Sam e Max monta i materiali escludendo elementi negativi (primi tre fotogrammi); nella seconda il capo del grande network Kevin si impadronisce dei materiali già girati per il servizio su Sam e li fa rimontare, per far sì che l’opinione pubblica passi dal sostegno alla riprovazione dell’uomo.

La presa di coscienza di Max È la coscienza di Max, dipinto dall’inizio come un cinico e freddo opportunista, che lo spinge nella conclusione del film a cercare di salvare Sam. Ma non riuscirà nell’intento. “E’ colpa nostra. L’abbiamo ucciso noi!” è la sua ultima frase, che si perde nell’indifferenza dei giornalisti, più interessati alla morte di Sam. Ulteriore colpo di scena è la rivelazione del motivo del suo allontanamento dall’importante network, che va contro le aspettative dello spettatore. Si era rifiutato di mostrare i corpi dilaniati delle vittime di un incidente aereo e il suo capo Kevin lo aveva dirottato dalla rete nazionale ad una stazione locale a Madeline, in California.

Scena finale: Laurie intervista Max, appena uscito dal museo dopo la morte di Sam, e gli chiede di non pulirsi il viso dal sangue. Max si allontana dicendo “E’ colpa nostra. L’abbiamo ucciso noi!”. Simbolica l’inquadratura finale in cui giornalisti, telecamere e fotoreporter ripresi dall’alto circondano Max e lo stringono in una morsa.

La corruzione nel giornalismo: il rapporto di Ristow La ricerca dello scoop a tutti i costi – esemplificata da Mad City – è un caso di corruzione, in quanto mira a conquistare pubblico e di conseguenza ad aumentare gli introiti pubblicitari dell’emittente. Vediamo casi diretti di corruzione. Soldi per scrivere (o per non scrivere): è quello che Rosental Alves (direttore del Knight Center for Journalism in the Americas) chiama “il lato oscuro della professione”. Alves sostiene che non è un tema di cui si occupano in molti: “Siamo stati tanto impegnati a difendere i giornalisti da diventare troppo timidi nell’analisi e nella denuncia di questo aspetto del nostro mestiere. Non solo i giornalisti e i loro editori accettano bustarelle per fare articoli su materiali truccati, ma spesso entrambi istigano ed estorcono soldi per pubblicare storie favorevoli a qualcuno o non pubblicare articoli che possano danneggiare qualcuno”.

Il tema è al centro di “Cash for Coverage: Bribery of Journalists Around the World”, un rapporto che Bill Ristow, giornalista di Seattle ed esperto in formazione dei giornalisti, ha realizzato per svariate organizzazioni. Il rapporto sottolinea come la corruzione nel mondo giornalistico non sia diffusa solo nei paesi in via di sviluppo: un ampio paragrafo viene infatti dedicato alla situazione in Europa e Nord-America. A suo parere le organizzazioni dei giornalisti non hanno fatto abbastanza per combattere la corruzione. I professionisti delle Pubbliche Relazioni sono stati gli unici a cercare di ridurre il problema della corruzione, sponsorizzando ricerche sulla questione e lavorando con i giornalisti per “ripulire” l’industria della notizia.

Come dovrebbe essere un giornalista? Dopo diverse interviste a persone che hanno lottato contro il problema della corruzione giornalistica, Ristow sostiene che un giornalista dovrebbe: Organizzare e sostenere incontri sul ‘giornalismo comprato’ chiamando anche rappresentanti delle PR ed esperti del settore. Pubblicare denunce che documentino in quali occasioni i giornalisti abbiano ricevuto o estorto soldi, in modo da dare un segno chiaro di coscienza di questo lato oscuro della professione. Documentare i livelli di corruzione dei giornalisti nelle varie parti del mondo, per avere un impatto positivo sull’etica giornalistica.

Le organizzazioni per lo sviluppo dei media dovrebbero: Aumentare il loro impegno nella formazione deontologica, secondo cui un fine giusto si raggiunge con mezzi giusti, riconoscendola come la base del successo buon giornalismo. Sostenere la creazione e il rafforzamento di sistemi di affidabilità dei media. Gli editori, i manager e i direttori dovrebbero: Adottare, pubblicizzare e difendere una politica rigida di tolleranza zero per ogni forma di ‘corruzione’, dalla semplice bustarella ai reporter al pagamento di pubblicità mascherata da notizie. Rivedere le politiche salariali, comprendendo che il salario può avere un impatto sull’etica e può contribuire a rimuovere la scusa di bassi salari come causa della corruzione.

Wag the dog. Sesso e potere regia di Barry Levinson 1997 La storia Per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica da uno scandalo sessuale in cui è coinvolto il presidente degli USA, uno spin doctor e un produttore di hollywood inventano una fantomatica guerra contro l’Albania. La “fandonia mediatica” ha un duplice scopo: dirottare il pubblico sulle immagini di morte e distruzione (create "ad hoc“ ma spacciate per provenienti dall’Albania) e dare ai giornalisti un argomento che faccia dimenticare lo scandalo.

Perché un cane agita la coda Perché un cane agita la coda? Perché il cane è più furbo della coda, se la coda fosse più furba “agiterebbe” il cane. Nei primi fotogrammi del film viene spiegato il significato del titolo: il cane è l’opinione pubblica (in particolare quella statunitense); la coda invece rappresenta coloro che controllano i mass media. Questi ultimi devono agire d’astuzia e dare in pasto al popolo ciò che vogliono, poco importa se vero o falso, per controllarlo.

L’attrice riceve le istruzioni per girare il falso servizio L’attrice riceve le istruzioni per girare il falso servizio. Lo spin doctor, De Niro, dopo averle fatto firmare il contratto, le proibisce di parlarne.

La selezione dello sfondo - un villaggio in rovina - e del gattino dall’archivio digitale. Il servizio trasmesso dalla TV.

Creazione della notizia Il regista e lo spin doctor creano in studio il falso filmato sulla guerra. La creazione della notizia sulla guerra in Albania è in tutto e per tutto uguale alla creazione di un cortometraggio hollywoodiano. Tutto è curato nei minimi dettagli, la notizia è il frutto di un calcolo estetico. L’elemento del ridicolo viene portato all’estremo con la telefonata del presidente, che pretende un gattino bianco in braccio alla protagonista. La risata si fa amara quando viene presentato il servizio tv completo in onda sulla CNN, arricchito di dettagli falsi.

La figura del presidente non compare mai, se non attraverso il tubo catodico. E’ una presenza silenziosa, quasi un burattino nelle mani degli spin doctor. La figura del militare - spesso esaltata e mitizzata nella cultura americana - è ridicolizzata: il soldato è un criminale psicopatico sotto sedativi. Il popolo americano, così come è presentato nel film, è superficiale e non si interroga sulla veridicità delle notizie, ma le accetta per vere e addirittura partecipa alla fandonia.

Spin doctor Lo spin doctor (Robert De Niro in Wag the dog) è una figura realmente presente nella politica e nell’economia statunitensi. L'espressione fu coniata nel 1984 da un famoso giornalista americano, William Safire, per differenziare il ruolo rispettabile del comunicatore (come il portavoce e l’addetto stampa) da quello ambiguo dei nuovi, e spregiudicati, specialisti delle pubbliche relazioni applicate alla politica. Spin" significa "far girare vorticosamente" e "doctor" è da intendere come "lo specialista". Dunque lo spin doctor è colui che sa imprimere alle notizie un taglio particolare, sa "farle roteare così vorticosamente" da ipnotizzare i media, inducendoli a far propria una determinata visione della realtà.

Sono gli spin doctor che: Negli USA esistono vere e proprie scuole di formazione. Lo spin doctor fornisce notizie "informali" ai giornalisti, facendole passare per "confidenze" o facendole filtrare come notizie "anonime". A volte deve "creare" un evento che possa interessare e convincere l'opinione pubblica. Importante il suo ruolo nelle campagne elettorali. Più sofisticate e persuasive sono le tecniche di propaganda, più alte sono le chances di vittoria del candidato alle urne. Sono gli spin doctor che: provocano la spettacolarizzazione delle contese elettorali; spingono all'estremo tecniche di disinformazione e di denigrazione dell'avversario; elaborano modelli incentrati più sull'immagine che sulla sostanza, incoraggiando i politici a mentire.

Gli spin doctor al servizio dei politici in tempo di guerra hanno come compito principale quello di rendere la guerra accettabile agli occhi della popolazione, e per farlo fanno leva su: patriottismo mito del soldato indignazione/commozione Non si parla più dei presidenti, dei generali, ma le storie sono diventate quelle dei singoli soldati, delle loro angosce e sofferenze. [A fianco immagini del secondo conflitto in Iraq: la partenza di un soldato, un marine con due bambini iracheni]

Hill&Knowlton “Come ti sembra il successo? Questa è la prima domanda che facciamo. Noi costruiamo un quadro chiaro di quello che tu vuoi raggiungere. Poi mettiamo in campo qualsiasi cosa sia necessaria per arrivare al risultato. Il tuo successo” Queste sono le parole con cui si apre la sezione “case studies” del sito ufficiale H&K. La Hill&Knowlton è una società americana che si occupa di pubbliche relazioni ed è la più famosa al mondo. Tra i suoi clienti “ufficiali”- indicati persino nel sito - spiccano Nestlè, Mattel e Starbucks.

Alcuni mesi prima della Guerra del Golfo (1991) la Hill & Knowlton creò il gruppo "Citizens for a Free Kuwait”, associazione con scopo propagandistico. Il governo kuwaitiano stanziò circa 12 milioni di dollari per il gruppo, mentre il restante finanziamento proveniva da 78 donatori. Tutto il budget -10.800.000 dollari - fu il compenso della Hill & Knowlton.

Gli specialisti della Hill & Knowlton prepararono un copione che la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano recitò davanti alla commissione di difesa, spacciandosi per un’infermiera. “Ho visto i soldati iracheni entrare negli ospedali con le pistole. Tiravano fuori i bambini dalle incubatrici… E li lasciavano morire sul pavimento freddo”. Questa è la testimonianza, rivelatasi infondata. Il presidente George Bush citò la testimonianza sei volte nei suoi discorsi; i sette senatori favorevoli alla guerra fecero lo stesso.

Furono gli specialisti della Hill & Knowlton a girare il filmato dell’invasione del Kuwait (27 febbraio 1991) con l’ingresso dei carri armati a Kuwait City, che tutto il mondo poté vedere. Spacciato come video amatoriale girato da due turisti tedeschi, sorpresi nel loro albergo dall’invasione, si concludeva con i primi patrioti che scrivevano sui muri: “Free Kuwait”. In realtà fu prodotto dall’agenzia assoldata dal Pentagono: un vero e proprio cortometraggio realizzato a Hollywood. Immagini del Kuwait libero, dal web.

The Rendon Group (TRG) È un’agenzia di pubbliche relazioni, che lavora solo ed esclusivamente per il governo statunitense. Il capo della Rendon ama definirsi “guerriero dell’informazione” e “un manager della percezione”. TRG ha creato alcune delle più famose “verità costruite” dell’ultimo ventennio, in particolare quelle legate alla seconda Guerra del Golfo.(marzo 2003-agosto 2010) Manifesto-parodia della Rendon Group [http://archive.corporatewatch.org/pages/thecorporation/subvertise_gallery.htm]

L’abbattimento della statua di Saddam Hussein La cattura di Saddam Hussein La liberazione di Jessica Lynch

La Rendon diresse tutte le operazioni di immagine e propaganda legate al caso del soldato Jessica, su cui venne anche commissionato a Eric Horner un inno: “She Is a Hero”. Anche se la reale versione dei fatti emerse alcuni mesi dopo [la stessa Jessica Lynch arrivò ad accusare il Pentagono di essersi servito di lei per un’operazione di propaganda] l’eco della smentita fu del tutto irrilevante. Subito dopo la storia divenne un film per la TV, Saving Jessica Lynch, trasmesso dalla NBC nel novembre del 2003 negli USA. [Vedi il sito delle news della BBC, da cui è stata smascherata la manipolazione nel maggio 2003; le parole dei medici iracheni intervistati dalla BBC sono citate in italiano nel sito www.disinformazione.it]

Fonti Sitografia Film Mad City regia di C.Costa-Gavras 1997 Film Wag the Dog regia di Barry Levinson 1997 Sitografia http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=13709 http://www.fasipress.it/2010/10/corruzione-nei-giornali-uno-studio-scopre-lacqua-calda/ http://www.ucsi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=730:giornalisti-il-lato-oscuro-della-professione-in-un-rapporto-del-center-for-international-media-assistance http://www.disinformazione.it/venderelaguerra.htm www.wikipedia.com www.hillandknowlton.com http://www.sourcewatch.org/index.php?title=Citizens_for_a_Free_Kuwait http://www.ram.org/ramblings/movies/wag_the_dog.html http://www.kelebekler.com/occ/stangoff.htm http://www.google.it/imgres?imgurl=http://1.bp.blogspot.com