Gussago, Convegno Inter.sano, agosto '08 La notte del noi. Dall'individualismo al personalismo comunitario Luigino Bruni
Noi e comunità, individuo e persona Dire noi è dire comunità Dire persona è dire rapporto, e quindi comunità Al centro della mia presentazione ci sarà dunque la comunità, le sue dimensioni, e le sue ambivalenze.
Communitas Lambivalenza della vita in comune La comunità: luogo di vita e di morte Nel mondo greco: Aristotele. La vita felice è fragile. Se luomo felice ha bisogno di amici, allora la felicità dipende dalla reciprocità. Nel mondo biblico: la prima città la fonda Caino. Il combattimento di Giacobbe: laltro è insieme ferita e benedizione. Nel mondo latino: cum-munus, ma munus significa anche obbligo, non solo dono. Nel mondo anglosassone: gift dono e veleno
Le soluzioni alla fragilità della vita in comune 1. La prima soluzione: la comunità sacrale. Gli individui non esistono, c'è solo comunità come io gigante, e lo status non scelto ma subito. in una tale comunità non c'è dono, ma solo munus, perché non c'è l'individuo, non c'è libertà
La comunità sacrale antica A B C D … RAPPRESENTANTE SACRALE COMUNITA A,B,C … sono i membri della comunità. Non cè alcun patto che li lega tra di loro, ma ciascuno è legato gerarchicamente al capo LA COMUNITA SACRALE ANTICA
La seconda soluzione: la philia L'amicizia (philia) di Aristotele è anche una seconda soluzione al dramma della communitas: l'amicizia tra uguali, dove non c'è alterità perché l'altro è un alter ego, scelto per evitare la ferita della diversità: Il comunitarismo di oggi è espressione di questa visione.
La terza soluzione: la solitudine E' Platone all'origine di questa terza soluzione: la contemplazione del logos, di Dio, come via di felicità e di controllo sulla propria vita. Soluzione drastica: si rinuncia alla vita in comune
La soluzione delleconomia moderna Leconomia moderna nasce con una promessa: una vita in comune senza ferita, senza il combattimento con laltro corpo a corpo.
Ancora un mediatore Una nuova metafisica (Stato/Mercato) IOTU La metafisica del Mercato, dellImpresa e della Politica
Dal bene comune al bene immune Il mercato capitalistico, e limpresa gerarchica e burocratica, diventano i grandi Mediatori per immunizzarci luno dallaltro e dagli altri. Il bene comune diventa il bene immune. Ma ci può essere felicità senza incontro profondo con laltro? Senza cum-munus?
Il paradosso della felicità
Una spiegazione relazionale La mia spiegazione del paradosso della felicità si basa sulla diminuzione di beni relazionali nelle società di mercato conflitto tra beni relazionali e beni di mercato
Un modello Proviamo, in conclusione, ad abbozzare un semplice modello che lega la felicità direttamente ai beni relazionali e al reddito: F a = f(I a,R ab,X ) Dove I a= reddito R a,b = beni relazionali,soprattutto quelli primari X = beni liberi non di mercato (natura, preghiera, passioni)
Gli effetti di un aumento di reddito + Mercato (1) + Felicità R a,b, X (2) ? felicità Il peso relativo dei due effetti varia al crescere del reddito e la somma (1+2) può diventare negativa oltre un punto critico
Relazione Reddito/felicità Fa=F(Ia,Rab,X) Reddito Felicità (F a ) Zona critica I beni relazionali e i beni di gratuità sono nascosti
Perché ci inganniamo? Il mercato moderno vende merci che simulano rapporti umani, che ci vengono presentati come benedizione senza ferita: a)Televisione come mistificatrice di rapporti veri con gli altri b)Le nuove tecnologie c)... - Tutte forme di rapporto che si presentano come benedizioni senza ferita
Tre sfide per il bene comune oggi –a) rivalutare la gratuità –b) rivalutare la povertà –c) educazione globale
Una premessa La vera sfida per il bene comune oggi è quella di prendere sul serio l'agape: senza l'agape appena si incontra l'altro vero e diverso si cerca una forma di immunitas e si fugge via dall'incontro, dalla communitas. L'agape costringe ad incontrare l'altro, per vocazione Ma l'agape è sempre esperienza dolorosa, che richiede il saper dare un senso al dolore relazionale Senza agape non c'è mai bene comune.
a) Il valore della gratuità La grande carestia che oggi affligge le nostre società di mercato è carestia di gratuità: –Si confonde la gratuità con gratis, con prezzo zero. –Una società che non apprezza la gratuità non ha futuro sostenibile, perché non ha più vocazioni, non ha più artisti. nulla ha più valore di un atto di gratuità
b) La bella povertà Solo chi ama la gratuità può capire e amare la povertà Non tutte le povertà sono maledizioni: combattere la miseria per rendere possibile la povertà Rivalutare la povertà significa oggi affermare il primato della persona sulle cose, dei beni sulle merci Non cè dono né festa senza amore per la povertà (pensiamo ai bambini di oggi)
c) La sfida educativa –Oggi il confine tra economico e civile è sempre più sfumato: è dunque inconcepibile un processo educativo che non sia anche economico –Leducazione è una: o ci si educa sempre, tutti e in tutti gli ambiti, o leducazione fallisce –educazione come reciprocità
Consumo Che cosa vuol dire educare al consumo? –Il consumo va educato, poiché le scelte di consumo creano dipendenza, sono soggette a errori sistematici che ci portano spesso a scegliere ciò che non contribuisce alla nostra felicità. –ma soprattutto: educare alla gratuità
risparmio Anche il risparmio è faccenda educativa: –Il risparmio richiede la capacità (educazione) di rinunciare ad un consumo immediato per un consumo, mio o degli altri, futuro. –Questa capacità va educata: a volte la povertà è frutto anche di questa mancata educazione al risparmio –Oggi la cultura economica porta a consumare troppo e a risparmiare poco (a ciò è anche legata lusura!), complici imprese e banche (e media)
ancora... gratuità nella sfida educativa molto dipenderà dalla gratuità: –Saremo capaci di tenere assieme mercato e gratuità?
Il prezzo della gratuità La gratuità – dimensione essenziale dei beni relazionali e di tutto ciò che rende pienamente umani – rischia di essere la moneta con cui paghiamo lo sviluppo economico Il mondo educativo (dalla famiglia in poi) è oggi minacciato soprattutto sul fronte della gratuità… Senza gratuità non c'è felicità
Conclusione: verso il noi dell'agape Il Cristianesimo vive ancora il tempo dell'aurora! Il noi della comunità non-fraterna doveva necessariamente tramontare: non era ancora il noi della comunità agapica L'umanità oggi attente dai cristiani una nuova comunità fraterna, il noi dell'agape: non indietro, ma avanti. In ogni combattimento si nasconde un abbraccio: ma occorrono occhi nuovi per vederlo, occhi nuovi donati dall'agape
A chi sa amare le ferite degli altri, trasformandole in benedizioni per il bene comune
Grazie Bibliografia: –L. Bruni, La ferita dellaltro, Il margine, Trento, 2007 –R. Esposito, Communitas, Einaudi, Torino, –M. Ranhema, Quando la povertà diventa miseria, Einaudi, Torino, 2005.