Ing. Simone Pagni Firenze, 21 maggio 2007

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Ing. Simone Pagni Firenze, 21 maggio 2007 Ciclo dell’acqua, cambiamenti climatici e gestione della risorsa idrica Ing. Simone Pagni Firenze, 21 maggio 2007

Acqua: quanta e quale sulla Terra? Il 71% della Superficie Terrestre è ricoperto da ACQUA Si calcola che la Terra abbia 1,4 miliardi di km3 di ACQUA 97,5% acqua salata (oceani e mari) 2,5% acqua dolce L’acqua dolce disponibile per gli ecosistemi e per l’uomo è di 200.000 km3 cioè l’1% delle risorse di acqua dolce e lo 0,01% del totale d’acqua del Pianeta

Distribuzione regionale dell’acqua dolce disponibile nel sottosuolo Distribuzione regionale dell’acqua dolce disponibile nei ghiacciai I maggiori bacini fluviali del Mondo

Il ciclo idrologico Rappresenta l’insieme di tutti i fenomeni legati all’acqua nel suo naturale movimento sulla superficie terrestre NOTA: I numeri rappresentano i flussi all'interno del ciclo idrologico. Le unità sono in termini relativi alla precipitazione annuale sulla superficie terrestre (100 = 119.000 Km3anno-1) 

Ciclo idrologico e cambiamenti climatici Il disordine dei flussi idrici è una delle impronte più significative di cambiamento del clima. La maggiore disponibilità di energia del sistema climatico porta con sé un’alterazione del ciclo dell’acqua a livello globale, con conseguenti variazioni nella distribuzione e nella frequenza delle precipitazioni, nella copertura nuvolosa e nell’umidità atmosferica. Alterazioni nei trend delle precipitazioni e delle temperature influenzano la disponibilità della risorsa idrica e, conseguentemente, aumentano le problematiche legate alla sua gestione. In Italia negli ultimi 100 anni le precipitazioni sono diminuite di circa il 5% al Nord e di quasi il 15% al Sud Il 20% dell’incremento della scarsità d’acqua mondiale sarà dovuto al cambiamento climatico (UNESCO)

Ciclo idrologico e cambiamenti climatici Ad esempio, la portata dell’Arno è un indice sintetico della variabilità climatica e degli eventuali cambiamenti nei regimi pluviometrici, a livello di bacino. L’aumentata variabilità nel regime delle precipitazioni si ripercuote, infatti, anche sull’andamento delle portate dei principali fiumi toscani, con importanti riflessi sulla gestione della risorsa idrica e sulla progettazione delle opere idrauliche a difesa delle piene nei lunghi periodi. Negli ultimi 20 anni, il quantitativo annuale di pioggia non mostra significative alterazioni; mentre il numero di giorni piovosi si è ridotto. Ciò significa un aumento dell’intensità delle precipitazioni. Una tendenza che proiettata di 15-20 anni sul bacino dell’Arno può significare un aumento del rischio idraulico del 30%. In sintesi: tendenza al verificarsi di eventi metereologici estremi: più intensi, più frequenti, più costosi.

I consumi idrici in Italia

I consumi idrici in Italia Anche se gli usi civili costituiscono una frazione relativamente modesta del totale (19%, con consumi procapite intorno ai 280 litri/ab/giorno), in questo settore è più che mai necessaria un’attenta rivisitazione del sistema che punti da una parte a migliorare la rete di trasporto e distribuzione e dall’altra a fare un uso dell’acqua più attento che tuteli la risorsa sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Secondo il rapporto di Legambiente Ecosistema Urbano 2007, che stila la classifica ambientale dei 103 capoluoghi di provincia, per quanto riguarda i consumi idrici domestici il comune capoluogo più virtuoso è Ascoli Piceno con poco meno di 104 litri per abitante al giorno. Oltre il 90% dei comuni si colloca tra i 100 e i 250 litri per abitante al giorno, mentre cinque città sono al di sopra dei 300 litri. Milano, con un consumo per abitante di circa 359 l di acqua, registra il valore più alto d’Italia; a seguire troviamo Lecce (354 litri), Ragusa (335 litri), Frosinone (312 litri) e Padova (308 litri).

I consumi idrici in Italia

Le perdite di rete in Italia Su scala nazionale, secondo il Rapporto Ambiente Italia 2006 di Legambiente, lo scarto tra acqua erogata e prelevata è del 37%, che scende al 30% calcolando solo l’acqua immessa nella rete di distribuzione. Nelle regioni del Mezzogiorno lo scarto tra acqua immessa in rete ed erogata sale al 35-40% contro una media del 25% nelle regioni settentrionali. Nel rapporto Ecosistema Urbano 2007 di Legambiente, invece, vengono esaminate le perdite registrate nel 2005 dai capoluoghi italiani. A Cosenza va il primato dell’acqua persa con una percentuale del 70% rispetto a quella immessa in rete, seguita da Latina con il 66% e da Campobasso con il 65%. Il 43% delle 88 città in classifica perde più del 30% dell’acqua che immette in rete. Sono 13 le città che perdono più della metà dell’acqua immessa in rete (8 del sud, 3 del centro e 2 del nord): Cosenza, Latina, Campobasso, Pescara, Vibo Valentia, Rieti, Bari, Siracusa, Nuoro, Agrigento, Sassari, Belluno e Gorizia. Le più virtuose di questa classifica sono Viterbo (con perdite pari al 4%), Bergamo (5%) e Vercelli (6%).

Le perdite di rete in Italia

Disponibilità idrica in Italia La risorsa disponibile in Italia: - quella superficiale è stata stimata in 40 Mld m3/anno (tenendo conto del volume annuo utilizzabile con la regolazione pluriennale dei serbatoi esistenti); - quella sotterranea è di 13 Mld m3/anno, per un totale di 53 Mld m3/anno. Ripartizione dell’approvvigionamento potabile in Italia

La gestione dell’acqua: il servizio idrico integrato 3 distribuzione 5 depurazione 1 captazione 2 potabilizzazione 4 raccolta

Schema di gestione dell’acqua Aspetti ambientali da considerare RICERCA E PRELIEVO scavo di pozzi controllo qualità dell’acqua (da falda, sorgenti, corsi superficiali) ADDUZIONE costruzione acquedotti (sotterranei e/o superficiali, eventualmente separati per uso civile o industriale) manutenzione acquedotto per evitare perdite DISTRIBUZIONE - costruzione rete distribuzione controllo qualità acqua distribuita manutenzione rete (pressione, perdite, ecc…) RACCOLTA/TRASPORTO DEI REFLUI costruzione rete fognaria controllo qualità scarichi controllo rete fognaria DEPURAZIONE costruzione e manutenzione depuratore controllo reflui in arrivo controllo scarichi in acque superficiali gestione fanghi CORSI D’ACQUA POZZI IMPIANTI DI POTABILIZZAZIONE ACQUEDOTTO INSEDIAMENTI ABITATIVI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI IMPIANTI DI DEPURAZIONE

1 la captazione Indica l'azione di prelievo delle acque dall'ambiente per il consumo umano, domestico e industriale. La captazione dell'acqua può avvenire: - in superficie col prelievo di acque dai fiumi e dai corsi d'acqua; - in profondità, col prelievo delle acque di falda raggiungibili tramite appositi pozzi. La captazione pertanto, oltre ad essere un'operazione di prelievo, consiste anche nella selezione (qualitativa e quantitativa) delle fonti di approvvigionamento.

2 la POTABILIZZAZIONE Potabilizzazione di acque di falda E’ il trattamento per rendere potabile le acque prelevate. È finalizzato al tipo di uso dell’acqua ed effettuato in funzione delle caratteristiche dell’acqua grezza di partenza. Potabilizzazione di acque di falda E’ necessaria la rimozione di: - agenti patogeni - ferro, manganese, idrogeno solforato e ammoniaca - nitrati - microinquinanti organici Potabilizzazione di acque superficiali E’ necessaria la rimozione di: - solidi sospesi - agenti patogeni - eventuali microinquinanti o nitrati

Diagramma a blocchi di un impianto di potabilizzazione TP CFS FR D TP = Trattamenti Preliminari CFS = Coagulazione, Flocculazione, Sedimentazione FR = Filtrazione Rapida D = Disinfezione

3 la distribuzione 4 la raccolta Viene effettuata tramite l'ACQUEDOTTO che è il sistema delle opere idrauliche che servono per l'approvvigionamento di acqua potabile. 4 la raccolta Viene effettuata tramite la RETE FOGNARIA che è la rete di tubature che raccoglie le acque utilizzate dagli scarichi, per condurle attraverso le centrali di sollevamento agli impianti di depurazione. Il sistema fognario è costituito da tre tipi di reti: - miste (raccolgono in un'unica condotta le acque reflue domestiche ed industriali nonché quelle piovane) - nere (raccolgono esclusivamente reflui domestici ed industriali), - bianche (raccolgono esclusivamente le acque meteoriche)

5 la DEPURAZIONE Serve a rendere compatibile con l’ambiente le acque dopo l'uso domestico ed industriale (acque reflue), in quanto l'acqua depurata viene reimmessa nell'ambiente (fiumi, mari). 1) Trattamento primario (di tipo meccanico): ha lo scopo di separare le sostanze solide dal liquido 2) Trattamento secondario o biologico: serve ad eliminare le sostanze organiche che consumano ossigeno e le sostanze azotate sfruttando l'opera dei microrganismi aerobi: si ossida la materia organica dispersa nei liquami per mezzo di fanghi attivi 3) Trattamento terziario: in questa fase si migliorano ulteriormente i liquami, eliminando le ultime tracce di sostanze sospese e consumatrici di ossigeno; si rimuovono inoltre le sostanze che nutrono le alghe e i detergenti sintetici; infine si distruggono i microrganismi patogeni. Viene effettuato per lo più tramite processi chimico-fisici come l'assorbimento su carbone attivo.

Diagramma a blocchi di un impianto di depurazione a fanghi attivi Acqua reflua Grigliatura Disoleatura Disabbiatura Preaerazione Vasca di Sedimentazione secondaria Vasca di Sedimentazione primaria Vasca di Ossidazione Fango di riciclo Acqua depurata Fanghi secondari Fanghi primari ispessimento disidratazione smaltimento

La riorganizzazione del servizio idrico La legge 36/94 con la creazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.) ha prodotto un processo che si muove nella direzione di accorpare le gestioni esistenti largamente frammentate e contemporaneamente trasformare la loro gestione in senso industriale e territoriale. Sostanzialmente attraverso questo schema: 1) i comuni trasferiscono l'esercizio della titolarità del Servizio Idrico all'Autorità di Ambito; 2) L'Autorità di Ambito definisce il Piano e la tariffa del nuovo servizio. L'obiettivo di tale processo è quello di pervenire all'accorpamento; tutto questo deve consentire all'Autorità d'Ambito di affidare la gestione ad un'impresa che per dimensione, organizzazione e capacità imprenditoriale sia in grado di finanziare e realizzare il Piano degli investimenti necessario al miglioramento del Servizio.

La riorganizzazione del servizio idrico - integrazione funzionale del servizio (captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, fognatura e depurazione delle acque reflue); - integrazione territoriale, attraverso la costituzione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO); integrazione amministrativa, attraverso la costituzione delle Autorità d’Ambito; integrazione gestionale, con l’affidamento della gestione integrata dell’intero ciclo dell’acqua mediante procedure concorsuali; integrazione tariffaria, con la definizione di un metodo normalizzato di calcolo della tariffa del Sistema Idrico Integrato

Stato avanzamento riforma settore idrico (2004) Fonte: Comitato di vigilanza sull’uso delle risorse idriche (Coviri)

I Piani di Ambito Il Piano di Ambito rappresenta l’atto di pianificazione pubblica del servizio idrico ed è definito dall’Autorità di Ambito. È redatto a scala di Ambito e contiene: • una descrizione dello stato dei servizi e delle gestioni; • l’analisi dei costi dei servizi e delle tariffe praticate; • l’analisi delle criticità presenti nei diversi servizi e nelle diverse aree; • la definizione dei livelli di servizio che l’Autorità di Ambito intende raggiungere nel tempo; • l’individuazione degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi e superare le criticità, distribuiti nel tempo; • la previsione dei costi gestionali del gestore unico di ambito (benchmarking); • la dinamica tariffaria per tutta la durata del Piano (di norma 30 anni). Il Piano di Ambito è il documento tecnico-economico su cui si basa l’affidamento della gestione. Il gestore è tenuto pertanto a realizzare il Piano di Ambito.

I Piani di Ambito La situazione Toscana (1) L’ultima fase del processo di riorganizzazione del servizio idrico in Toscana è stata l’apertura al mercato delle aziende pubbliche identificate come gestori unici di Ambito. Tramite gara a evidenza pubblica è stato selezionato per ciascun gestore un partner industriale-finanziario che ha acquisito il 40-46% delle quote delle società tramite aumento di capitale. Tale operazione consente di sostenere finanziariamente l’ingente investimento previsto in ciascun Piano d’Ambito. Si sono definiti così degli accordi di partnership pubblico-privata, basati su una concezione della governance di impresa, che consentono di migliorare la performance operativa delle imprese, di sostenere l’ingente piano di investimenti previsti dai Piani di Ambito, di definire accordi strategici per lo sviluppo di queste imprese sui mercati nazionali e internazionali.

I Piani di Ambito La situazione Toscana (2) La scelta fatta è stata quella di creare sinergie positive fra il mondo delle imprese pubbliche che avevano gestito il servizio idrico negli anni precedenti e il mondo degli operatori privati, tramite un processo di parziale privatizzazione tesa al rafforzamento delle imprese esistenti e alla loro valorizzazione. La scelta di selezionare i partner privati con procedure ad evidenza pubblica ha infine consentito di ottemperare alle richieste di concorrenza dell’Unione Europea. Tutti i gestori unici sono stati quindi selezionati con affidamento diretto a società pubbliche, che hanno poi aperto il capitale alla partecipazione di soci privati di minoranza scelti tramite gara. Tale operazione ha visto l’ingresso nel mercato idrico toscano di importanti players nazionali ed internazionali.

I Piani di Ambito La situazione Toscana (3) Complessivamente, le aziende del servizio idrico vedono ancora una netta predominanza della proprietà pubblica degli enti locali toscani. Come evidenziato nel grafico, circa il 39% del capitale appartiene infatti oggi a soggetti privati (selezionati tramite procedure concorsuali). Fonte: Cispel toscana

La tariffa idrica Le Autorità di Ambito hanno la competenza per la definizione delle tariffe idriche che il gestore potrà praticare agli utenti. La tariffa è determinata nel Piano di Ambito sulla base di una metodologia standard definita a livello nazionale (metodo normalizzato). Il sistema tariffario praticato è il price cap. La tariffa è la somma delle diverse componenti di costo che l’Ambito calcola in sede di Piano di Ambito: - costi operativi (progettati dall’Ambito nel rispetto di costi standard definiti a livello nazionale); - ammortamenti (relativi al capitale esistente e ai nuovi investimenti previsti dal Piano); - remunerazione del capitale investito secondo una regola definita dalla normativa.

La tariffa idrica Metodo normalizzato di cui al decreto ministeriale 1 agosto 1996. Il contenuto di tale decreto definisce una stretta relazione tra il nuovo metodo tariffario e lo stato di avanzamento della Legge Galli. Il metodo normalizzato, per essere applicato, necessita infatti di diverse condizioni tra cui: l’insediamento e l’operatività dell’ATO; l’approvazione del Piano d’Ambito; la redazione del piano tariffario e finanziario; la sottoscrizione della convenzione tra gestore e ATO; l’affidamento del servizio.

Comparazione delle tariffe attuali e di quelle determinate applicando il Metodo normalizzato Fonte: elaborazioni su dati Federgasacqua 2003 e Coviri 2004 La vigente distribuzione della tariffa media idrica nelle maggiori città italiane presenta una maggiore variabilità rispetto a quella che si sarebbe determinata a seguito dell’applicazione del metodo di calcolo normalizzato della tariffa.

Comparazione delle tariffe attuali e di quelle determinate applicando il Metodo normalizzato Dall’analisi della tariffa media del ciclo idrico integrato applicata dai diversi gestori italiani emerge una struttura estremamente variabile ed eterogenea nei diversi capoluoghi di Provincia italiani. Se si guarda il dato relativo alla tariffa per l’acqua potabile, che rappresenta sicuramente il dato più variabile, si nota, ad esempio, che a Milano la tariffa risulta circa cinque volte inferiore a quella di Ferrara. Anche se per i servizi di fognatura e depurazione le diversità sono sicuramente meno significative, complessivamente la tariffa media del ciclo idrico risente della variabilità presente nella tariffa dell’acqua potabile e oscilla tra il massimo di Livorno e il minimo di Milano.

Tariffe idriche in alcuni capoluoghi di Provincia (IVA esclusa) e spesa mensile (2003) Fonte: Federgasacqua, 2003

Comparazione delle tariffe attuali e di quelle determinate applicando il Metodo normalizzato Data la suddetta variabilità della struttura tariffaria e vista l’entità dei consumi giornalieri pro-capite che si osservano nella gran parte delle città italiane, è possibile effettuare una comparazione al fine di comprendere se gli elevati consumi italiani di risorse idriche siano causati, almeno in parte, da una struttura tariffaria poco adatta alla tutela di un bene scarso. Dall’analisi del campione individuato è emerso che – ai livelli tariffari medi attualmente applicati – non esiste una stretta correlazione fra livello della tariffa e livello dei consumi. Pertanto si può affermare che, alle tariffe attuali, il consumo idrico dipende prevalentemente da fattori diversi da quelli di prezzo quali, ad esempio, la disponibilità della risorsa e l’efficienza della rete di distribuzione.

Sintesi: alcune questioni chiave Di chi è l’acqua? In Toscana, come in Italia, tutta l’acqua è per legge pubblica (legge 36/94) ed è prioritariamente destinata ad usi potabili. La risorsa idrica non può quindi essere di proprietà privata. Il prelievo di acqua dal sottosuolo e dai corsi d’acqua è subordinato ad autorizzazione delle autorità competenti, nel rispetto delle previsioni sugli attingimenti disciplinate dalle Autorità di Bacino. La sfruttamento di acque minerali e termali è sottoposto a specifiche normative. Il prelievo di acqua dall’ambiente è gratuito? L’autorizzazione ad utilizzare acque sotterranee o superficiali è subordinata al pagamento di un “canone” riscosso dalla pubblica amministrazione ed utilizzato per attività inerenti la difesa del suolo e la tutela delle acque. L’acqua non è pertanto considerata una risorsa economica, commerciabile, ad eccezione delle acque minerali.

Sintesi: alcune questioni chiave Di chi sono le reti acquedottistiche e gli impianti idrici? In Italia gli acquedotti sono demaniali, appartengono pertanto alle amministrazioni locali che non possono in alcun modo cederli a terzi. Rete fognarie e depuratori sono invece patrimonio indisponibile, ovvero sono di proprietà degli enti locali o delle amministrazioni competenti, possono essere ceduti a terzi sotto il vincolo del mantenimento del tipo di utilizzo. Reti e impianti non sono quindi vendibili, né privatizzabili. Chi definisce lo standard di qualità dei servizi idrici? Lo standard di qualità delle acque destinate al consumo umano è definito in Italia da una legge, comune a tutti gli stati dell’Unione Europea. Gli standard del servizio sono definiti dalle Autorità di Ambito Territoriale Ottimale nel Piano di Ambito. Il gestore è tenuto al rispetto di tali standard e non può determinarli autonomamente.

Sintesi: alcune questioni chiave Chi gestisce i servizi idrici? Il compito di assicurare i servizi idrici in Italia è affidato ai Comuni, che per legge debbono associarsi in Ambiti Territoriali Ottimali. Comuni e Ambiti Territoriali Ottimali possono affidare il servizio in concessione ad aziende pubbliche o private. Tale concessione non può durare più di 30 anni. Tali gestori hanno reti ed impianti in concessione e gli investimenti da questi realizzati vengono a fine concessione restituiti ai Comuni. La gestione del servizio può quindi essere affidata ad un soggetto privato o ad un soggetto misto pubblico-privato. Chi decide gli investimenti? L’Autorità di Ambito nel Piano di Ambito. Chi fa gli investimenti? Gli investimenti nei servizi idrici (manutenzione ed estensione rete, rinnovo impianti, adeguamenti tecnologici, ecc.) vengono realizzati dal gestore con proprio capitale. Solo in alcuni casi è possibile ricorrere a finanziamenti pubblici a fondo perduto.

Sintesi: alcune questioni chiave Chi paga il servizio idrico? Per legge in Italia in servizio idrico è pagato dagli utenti tramite una tariffa, calcolata al metro cubo. L’utente non paga il “valore” dell’acqua, ma esclusivamente i costi del servizio: costi operativi e costi di capitale. L’ammontare di tali costi è definito dall’Autorità pubblica di regolazione: l’Ente di Ambito, che definisce in Italia la tariffa sulla base di una metodologia omogenea a livello nazionale (metodo normalizzato). Il gestore non può applicare una tariffa da lui decisa in modo unilaterale. Quanto paga in media ogni anno una famiglia toscana per il servizio idrico? Una famiglia di 3 persone che consuma 150 litri ad abitante al giorno paga fra 185 e 270 euro.

Sintesi: alcune questioni chiave Come si scoraggia lo spreco di acqua? L’obbligo di pagare il servizio idrico tramite una tariffa che copre tutti i costi, pur calcolati in modo efficiente, applicata ai consumi reali di ogni utente, spinge quest’ultimo a usare l’acqua con intelligenza, se vuole contenere i costi. Il sistema tariffario prevede infatti tariffe crescenti in ragione della quantità di acqua che si consuma. I gestori possono fare utili? Il sistema tariffario in vigore in Italia prevede la remunerazione del capitale investito dai soci pubblici o privati dei gestori individuati dagli Ambiti. Per attrarre capitali in questo settore e finanziare gli ingenti investimenti previsti in Italia, il metodo tariffario prevede che possa essere considerata in tariffa una certa remunerazione del capitale investito. Tale valore non è molto elevato e consente una redditività analoga a quella dei titoli di Stato.