Intenzionalità Intenzione si definisce come direzionalità (essere riferito sempre a qualche cosa, aboutness) e come deliberazione (corrisponde alla possibilità di generare un piano d’azione) Come Intenzione stabile: quella che sottende ad un piano d’azione o in azione: attiva mete di percorso necessarie per raggiungere la meta finale, spesso non deliberate ma automatiche (scelta linguistica, guidare la macchina) Esistono poi Intenzioni inconsce: realizzate in modo parassitico rispetto a quelle consce; atti mancati, lapsus ( a volte riconoscibili perché incongruenti)
Processi coscienti La consapevolezza è un processo che si costruisce volta per volta K esplicita (sapere cosa) insieme di entità definibili in termini di proposizioni K tacita (sapere come) regole di produzione per l’azione, in genere di natura opache. Agiscono al di fuori della consapevolezza possono rivelare intenzioni inconsce ma intenzionali attraverso comportamenti stereotipati
Atto comunicativo deliberato e conscio Comunicazione vera e propria prevede intenzionalità comunicativa perciò deve essere consapevole Atto intenzionale non deliberato conscio Sequenza di parole o gesti: La formulazione dell’intenzione comunicativa può utilizzare struttura linguistica scelta sul momento, gli effetti secondari non sono ascrivibili a processi deliberati Effetti non intesi apertamente: atto la cui una certa intenzione non deliberata sia colta dall’altro (tono) Effetti intesi apertamente:Gli effetti primi ed immediati previsti da quel det. Atto comunicativo Atto intenzionale non deliberato inconscio Lapsus, atti mancati
Intenzionalità comunicativa Un tipo d’intenzionalità particolare perché non privata (come nell’azione) ma con più attori Grice: intenzione comunicativa di A Che p (primo livello) Che A intende comunicare a B che p (secondo livello) Strawson: è ricorsivo perché è necessario un ulteriore intenzione che venga riconosciuta l’intenzione di secondo ordine, regressione all’infinito
Airenti Bara e Colombetti: CINTxyp = INTx SHyx (p CINTxy p) A ha l’intenzione comunicativa che p quando: Intende che sia condiviso da entrambi che p e che lei intendeva proprio comunicare a B che p Quali implicazioni logiche è possibile dedurre?
Gioco conversazionale Struttura che gestisce il dialogo, si occupa dello sviluppo locale del dialogo (vs gioco comportamentale gestisce l’interazione) Le diverse fasi sono rappresentate da un insieme di metaregole che specificano il compito da eseguire in ciascuna fase e specificano qual è il compito successivo
I – riconoscimento dell’espressivo Regole che spiegano il risultato dell’elaborazione di B rispetto all’enunciato espresso da A (identifica l’illocutorio) Atto espressivo specifica le intenzioni che un determinato illocutorio prevede DOAlit-illoc(p) – INTA DOB closed Questo permette di esprimerlo in riferimento a stati mentali (vs atti linguistici) DOA express (B, s)
Metaregola SHabDOaexpress(b,s) L’obbiettivo di questa fase è che sia condiviso che A ha prodotto un atto espressivo Se raggiunto permette il passaggio al significato del parlante (altrimenti subito reazione) Prevede una regola che permette di ascrivere un enunciato ad un determinato gioco. Quest’ultimo ne definisce infatti le modalità d’uso. Analisi dell’espressivo è sufficiente per l’analisi di situazioni standard
II – Significato inteso dal parlante Le inferenze possibili nello spazio delle credenze condivise Si parte dal riconoscimento dell’espressivo Per definire intenzioni comunicative dell’attore (insieme delle intenzioni comunicative) Identificazione del gioco comportamentale a cui si riferisce
Metaregola SHbaCINTabINTaDOab G(b,s) Scopo: raggiungere uno stato in cui sia condiviso il fatto che l’attore ha comunicato la sua intenzione di giocare un determinato gioco Se è realizzato si attiva la fase di effetto comunicativo Ha lo scopo di definire il nucleo di inferenze possibili (le inferenze conversazionalmente rilevanti).