La sicurezza delle macchine

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Dott.ssa Lucia Pampanella Università degli Studi di Perugia 1Servizio di Prevenzione e Protezione CLASSIFICAZIONE DELLE CAPPE DI SICUREZZA BIOLOGICHE (CBS)
Transcript della presentazione:

La sicurezza delle macchine ing. Domenico Mannelli Come La sicurezza delle macchine

RISCHI MECCANICI DI MOVIMENTO il cesoiamento: una parte del corpo è asportata via il convogliamento: una parte del corpo è convogliata dentro due elementi meccanici in movimento relativo l’impatto: una parte del corpo è urtata da un elemento meccanico in movimento, lo schiacciamento. una parte del corpo è schiacciata tra due elementi meccanici in movimento relativo; il taglio: una parte del corpo è tagliata via da un elemento meccanico in movimento con estremità tagliente; l’uncinamento: una parte del corpo è catturata e trascinata da un elemento meccanico in movimento. 2009

Indumenti a prova di impigliamento Se si lavora in prossimità di macchine con parti mobili o rotanti indossare indumenti con maniche aderenti. tenere i capelli raccolti. no ai pullover larghi, ai camici o ai foulard svolazzanti. no ai gioielli. no ai guanti quando ci si trova nelle immediate vicinanze di parti della macchina come frese rotanti, trapani o cilindri. 2009

La macchina : un insieme di pezzi o di organi, di cui almeno uno mobile, collegati tra loro, anche mediante attuatori, con circuiti di comando o di potenza o altri sistemi di collegamento, connessi solidalmente per una applicazione ben determinata, segnatamente per la trasformazione, il trattamento, lo spostamento o il condizionamento di materiali; 2009

La marcatura CE è una dichiarazione di conformità di un prodotto ai requisiti essenziali di sicurezza stabiliti da una direttiva europea. 2009

le condizioni di utilizzazione previste; Il Manuale d’uso e manutenzione contiene: le condizioni di utilizzazione previste; il o i posti di lavoro che possono essere occupati dagli operatori; le istruzioni per eseguire senza alcun rischio la messa in funzione, l'utilizzazione, il trasporto (indicando la massa della macchina e dei suoi vari elementi allorché devono essere regolarmente trasportati separatamente), l'installazione, il montaggio e lo smontaggio, la regolazione, la manutenzione e la riparazione; . 2009

Esempi di applicazione indicatori luminosi e visualizzatori (tab. 3 CEI EN 60204-1) Colore Significato Esempi di applicazione Rosso Emergenza Azione immediata per trattare una condizione pericolosa Giallo Anormale Controllo e/o intervento Verde Normale Blu Obbligatorio Azione obbligatoria Bianco neutro controllo   valido per tutte le macchine 2009

RIPARI DI PROTEZIONE TIPI E CRITERI DI SCELTA Definizione: elementi di una macchina usati in modo specifico per fornire protezione mediante una barriera fisica. Un riparo può agire: da solo: è efficace soltanto quando è chiuso; associato ad un dispositivo di interblocco, con o senza bloccaggio del riparo: in questo caso la protezione è assicurata qualunque sia la posizione del riparo Caratteristiche generali: costruzione robusta non provocare rischi supplementari non facilmente neutralizzabili o rese inefficaci situate ad una idonea distanza dalla zona pericolosa (UNI EN 294/93) non limitare l’osservazione del ciclo di lavoro permettere gli interventi indispensabili sull’attrezzatura di lavoro 2009

RIPARI DI PROTEZIONE TIPI E CRITERI DI SCELTA Tipologia: fisso a segregazione totale barriera distanziatrice - a tunnel mobile motorizzato a chiusura automatica regolabile interbloccato interbloccato con bloccaggio del riparo con comando dell’avviamento Norme di riferimento UNI EN 953/00: ripari fissi e mobili UNI EN 292/92 parte I^ e II^: criteri di progettazione 2009

RIPARO FISSO riparo mantenuto nella sua posizione di chiusura in modo permanente (es. saldatura) per mezzo di elementi di fissaggio (es. viti) che richiedono l’uso di un utensile per la loro rimozione Per quanto possibile non deve rimanere al suo posto in mancanza dei fissaggi A B 2009

RIPARO A SEGREGAZIONE TOTALE Riparo che impedisce l’accesso alla zona pericolosa da tutti i lati. Usato soprattutto per la protezione degli organi di trasmissione 2009

BARRIERA DISTANZIATRICE Riparo che non racchiude completamente la zona pericolosa, ma impedisce o riduce l’accesso in virtù delle sue dimensioni e della sua distanza (cfr. UNI EN 294/93) dalla zona pericolosa (es. riparo a tunnel per zona di carico/scarico) Barriera distanziatrice Riparo a tunnel 2009

RIPARO MOBILE Riparo collegato meccanicamente alla struttura della macchina (es. con cerniere); può essere aperto senza l’uso di attrezzi; per quanto possibile deve rimanere unito alla macchina quando è aperto IMPIEGO: protezione contro schizzi d’acqua, sfridi, … 2009

RIPARO MOTORIZZATO Riparo mobile azionato da una fonte di energia diversa da quella umana o dalla gravità Per aperure verticali, il riparo mobile deve essere dotato di pistoni pneumatici/idraulici che ne regolano l’ apertura/chiusura Pistoni Pistoni 2009

RIPARO A CHIUSURA AUTOMATICA Riparo mobile azionato da un elemento della macchina (es. tavola mobile) o dal pezzo da lavorare o da una parte dell’attrezzatura Permette il passaggio del pezzo (e dell’attrezzo) per poi tornare automaticamente (per mezzo della gravità, di una molla, …) alla posizione di chiusura appena il pezzo ha liberato l’apertura attraverso la quale gli è consentito il passaggio. 2009

RIPARO REGOLABILE Riparo fisso o mobile regolabile allo scopo di limitare l’accesso alle parti di elementi mobili indispensabili per la lavorazione. La regolazione: rimane fissa durante la lavorazione si deve effettuare facilmente e senza attrezzi 2009

RIPARO INTERBLOCCATO Riparo associato ad un dispositivo di interblocco in modo che: non sia possibile l’avviamento della macchina finché il riparo non è chiuso; l’apertura del riparo arresti la macchina; la chiusura del riparo consenta l’esecuzione delle funzioni pericolose ma non ne comandi l’avvio. 2009

Dispositivi di comando ad azione mantenuta utilizzati Dispositivo di comando che avvia e mantiene il funzionamento degli elementi della macchina solo finché il comando manuale (attuatore) è azionato. Quando lo si rilascia, questo ritorna automaticamente alla posizione di arresto. (EN 292-1 del 1991 al punto 3.23.3) 2009

Tra i vari tipi di comando a pedale è possibile trovarne alcuni che prevedono anche l’uso di una leva di sicurezza . Questa ha la funzione di impedire l’azionamento del pedale, se solo una parte del piede è inserito nel vano pedale impedendo in tal modo avviamenti accidentali e eventuali modi scorretti dell’uso del comando stesso . Non esiste alcun requisito nella norma EN 12622:2001, che faccia preferire il comando con la leva di sicurezza rispetto all’altro privo della leva. 2009

MOLA 2009

Il dispositivo di comando deve necessitare di: Comandi a due mani Il dispositivo di comando deve necessitare di: uso contemporaneo delle due mani; attivazione continua durante le fasi pericolose; interruzione ciclo al rilascio di un pulsante; rilascio di entrambi i pulsanti per comandare un nuovo ciclo; comando simultaneo dei comandi (entro 0,5 sec.) 2009

Se nelle fasi lavorative vi e’ il pericolo di proiezione di materiale (schegge, trucioli o schizzi di liquidi lubrorefrigeranti), il lavoratore deve essere protetto mediante l’installazione di un riparo (mobile o interbloccato) sulla tavola portapezzo 2009

Riparo interbloccato a protezione utensile/mandrino Riparo associato ad un dispositivo di interblocco in modo che: le funzioni della macchina “assoggettate” al riparo non possono essere svolte finche’ il riparo non sia stato chiuso; se il riparo viene aperto durante lo svolgimento delle funzioni della macchina, venga dato un ordine di arresto; la chiusura del riparo consenta l’esecuzione delle funzioni pericolose della macchina “assoggettate” al riparo, ma non ne comandino l’avvio; 2009

Se nelle fasi lavorative vi e’ il pericolo di proiezione di materiale (schegge, trucioli o schizzi di liquidi lubrorefrigeranti), il lavoratore deve essere protetto mediante l’installazione di un riparo (mobile o interbloccato) sulla tavola portapezzo 2009

Deve essere inoltre transennata (con barriera distanziatrice) la zona laterale di traslazione della tavola portapezzo. La barriera distanziatrice dovra’ essere posta ad una distanza tale da non creare una zona di pericolo di schiacciamento per il corpo del lavoratore. Secondo le indicazioni del prospetto I della norma UNI EN 349/94 la distanza minima di sicurezza e’ pari a 500 mm. Qualora non sia possibile rispettare le distanze di sicurezza e’ necessario prevedere sulle testate della tavola portapezzo un dispositivo di sicurezza (barra di guardia sensibile). 2009

PRESSE PIEGATRICI Tipologia: Presse piegatrici meccaniche con innesto a chiavetta Presse piegatrici meccaniche con innesto a frizione Presse piegatrici a funzionamento idraulico Presse piegatrici a funzionamento pneumatico 2009

Comandi a due mani Il dispositivo di comando deve impedire:uso contemporaneo delle due mani;attivazione continua durante le fasi pericolose;interruzione ciclo al rilascio di un pulsante;rilascio di entrambi i pulsanti per comandare un nuovo ciclo;comando simultaneo dei comandi (entro 0,5 sec.) 2009

Ripari laterali e posteriori (art. 115 DPR 547/55) Le presse piegatrici devono inoltre essere dotate di: ripari di protezione fissi (p.to 3.2 UNI EN 953/00) laterali; barriera distanziatrice (p.to 3.2.2 UNI EN 953/00) integrata da cartello di divieto di accesso e un pulsante di arresto di emergenza. In alternativa alla barriera distanziatrice posteriore si possono utilizzare sistemi di protezione elettrosensibili - protezioni opto-elettroniche attive 2009

CAUSE DI INFORTUNIO LAVORANDO CON LE PRESSE PIEGATRICI Un primo caso di incidente è quello rappresentato in figura, dove per pezzi di piccole dimensioni uno o più dita dell’operatore possono essere schiacciate o cesoiate tra il punzone e la matrice. 2009

CAUSE DI INFORTUNIO LAVORANDO CON LE PRESSE PIEGATRICI In questo caso, sempre con pezzi di piccole dimensioni, le dita dell’operatore non si trovano tra il punzone e la matrice ma, per effetto della piega e del conseguente spostamento del pezzo lavorato verso l’alto, vengono schiacciate tra il pezzo in lavorazione ed il fianco del punzone. . 2009

CAUSE DI INFORTUNIO LAVORANDO CON LE PRESSE PIEGATRICI In questo caso il pericolo per l’operatore deriva dall’urto di una parte del corpo con la lamiera in fase di piegatura. Nel caso in figura, la parte interessata è tra il mento ed il collo dell’operatore e le dimensioni del pezzo sottoposto a piegatura sono maggiori rispetto ai casi prima evidenziati. Questo incidente diventa particolarmente pericoloso a seguito di una errata programmazione del punto di mute. In tal caso, infatti, il punzone potrebbe colpire la lamiera ad alta velocità. 2009

CAUSE DI INFORTUNIO LAVORANDO CON LE PRESSE PIEGATRICI la/e mano/i dell’operatore può venire schiacciata/e tra gli utensili e i riscontri posteriori 2009

CAUSE DI INFORTUNIO LAVORANDO CON LE PRESSE PIEGATRICI In questo caso una condizione di pericolo può nascere dai vincoli di regolazione e posizionamento dell’emettitore e ricevitore dell’ESPE, e dai comandi: un operatore comanda l’avvio della macchina, mentre un altro è ancora con parti del corpo nella zona dello stampo. ESPE (Electro Sensitive Protective Equipment) Può utilizzare un AOPDs ( Active Opto-electronic Protective Devices) in forma di barriere ottiche 2009

CAUSE DI INFORTUNIO LAVORANDO CON LE PRESSE PIEGATRICI Questo è il caso della elusione del dispositivo ESPE. Nel caso in figura, l’ESPE è costituito da una cellula monoraggio ad infrarossi. Il limite di questo sistema sta, nel caso particolare, nella facile eludibilità dello stesso qualora il supporto permetta la rotazione dallo stesso lato sia dell’emettitore che del ricevitore. 2009

durante la fase di produzione. Nel giugno del 2000 è stata approvata l’eliminazione del comando a due mani come metodo di protezione per le presse piegatrici durante la fase di produzione. 2009

Esempio di lavorazione: due operatori accompagnano la lamiera mentre un terzo aziona il comando bimanuale di discesa 2009

Barriera fotoelettrica Le barriere fotoelettriche vengono messe a protezione del fronte lavorativo della pressa e collocate in modo che le parti pericolose della macchina possano essere raggiunte solo interrompendo l’area sensibile della barriera. Sono possibili i seguenti modi di funzionamento: 1. All’avvio del ciclo il punzone scende ad alta velocità poi, ad un punto posto a circa 6- 8mm dal piano della lamiera, la velocità di discesa viene ridotta al di sotto di 10mm/s e la barriera viene disabilitata (muting); il ciclo prosegue quindi in sicurezza a velocità inferiore a 10mm/sec con comando ad azione mantenuta fino al completamento della fase di piega. È importante controllare in modo sicuro che la barriera venga disabilitata solo quando la velocità di discesa del punzone sia inferiore o uguale a 10mm/s e che sia mantenuta costantemente al di sotto di 10mm/sec. dal punto di muting fino alla fine della fase di discesa del punzone. 2009

Barriera fotoelettrica 2. All’avvio del ciclo il punzone scende ad alta velocità fino al punto di muting poi si ferma. La posizione del punto di muting dipende dalla forma del pezzo da lavorare (es. lamiera con bordi). Successivamente il ciclo prosegue a velocità lenta con comandi ad azione mantenuta. 3. La barriera viene configurata con la funzione di blanking mobile con possibilità quindi di non vedere la lamiera per tutta la durata del ciclo di lavorazione. All’avvio del ciclo il pestone scende ad alta velocità poi nei pressi della lamiera decelera per poiproseguire alla velocità di piega. La distanza di sicurezza va calcolata considerando la nuova risoluzione che si ottiene con la funzione di floating blanking inserita. Non è necessario l’uso della funzione di muting. 4. Nel caso di scatolati o di pezzi complicati di piccole dimensioni è possibile selezionare fin dall’avvio del ciclo la velocità lenta con l’esclusione del sistema a barriera fotoelettrica ed operando solo con comando ad azione mantenuta. 2009

Possibilità di lavorare con barriera posta in verticale 2009

Fotocellula a barriera posta in orizzontale Per barriere poste in orizzontale la distanza di sicurezza è calcolata per velocità di avvicinamento al corpo dell’operatore fino a 1,6 m/sec. 2009

Possibilità di riflessione dei raggi infrarossi con l’utilizzo di lamiere riflettenti I raggi infrarossi delle barriere fotoelettriche, in presenza di superfici di grandi dimensioni particolarmente lucide (es. lastre di acciaio inox), possono essere soggetti al fenomeno della riflessione parassita. In pratica il foglio di lamiera in lavorazione, se particolarmente riflettente, può creare un bypass al raggio interrotto dalla mano dell’operatore che non viene quindi rilevata dal dispositivo di protezione. Si dovrebbe quindi aumentare la distanza di sicurezza del 20% circa per far sì che la mano o il braccio dell’operatore (per effetto delle aumentate dimensioni con l’aumentare della distanza ) ostruiscano completamente almeno un raggio. 2009

Monoraggio a luce non coerente Il sistema a monoraggio a luce non coerente (es. fotocellule a infrarosso , del tutto simile al monoraggio laser, si differenzia per la tipologia del raggio immateriale In questo caso si usano come proiettori dei Led a luce rossa o infrarossa non coerente; questo fa sì che la divergenza del raggio emesso sia almeno di un ordine di grandezza superiore a quella del Monoraggio Laser. Il raggio generato ha in realtà la forma di un cono con la base sul ricevitore. Oltre ai difetti già visti per il Monoraggio laser, occorre quindi evidenziarne altri due che sono legati a questa particolarità ottica. 2009

PRESSE MECCANICHE PRESSE IDRAULICHE E PNEUMATICHE Tipologia: Presse meccaniche con innesto a chiavetta Presse meccaniche con innesto a frizione Presse a funzionamento idraulico Presse a funzionamento pneumatico 2009

PRESSE MECCANICHE PRESSE IDRAULICHE E PNEUMATICHE Pericoli di natura meccanica fra punzone e matrice slitta cuscini estrattori di pezzi ripari di proiezioni pezzi in lavorazione stampi di fuoriuscita di fluidi ad alta pressione impianti idraulici di natura elettrica equipaggiamento elettrico 2009

Misure preventive Pericoli di natura meccanica Stampi chiusi (punto 5.3.8 e appendice D UNI EN 692/97) Il pressore lavora all’interno dello stampo. Le aperture di alimentazione e di scarico devono soddisfare i requisiti contenuti nel prospetto 4 della UNI EN 294/93 “distanze di sicurezza per impedire il raggiungimento di zone pericoloso con gli arti superiori”. 2009

Riparo che impedisce l’accesso alla zona pericolosa da tutti i lati. Misure preventive Pericoli di natura meccanica Ripari fissi a segregazione totale (punto 3.2.1 UNI EN 953/00) Riparo che impedisce l’accesso alla zona pericolosa da tutti i lati. I ripari devono essere fissati in modo sicuro alla macchina, ad un’altra struttura rigida o al pavimento. Le aperture di alimentazione e di scarico devono soddisfare i requisiti contenuti nel prospetto 4 della UNI EN 294/93 “distanze di sicurezza per impedire il raggiungimento di zone pericoloso con gli arti superiori”. 2009

Misure preventive Pericoli di natura meccanica Ripari interbloccati con bloccaggio del riparo (punto 3.6 UNI EN 953/00 e appendice B UNI EN 692/97) Riparo associato ad un dispositivo di interblocco e ad un dispositivo di bloccaggio del riparo in modo che: le funzioni della macchina “assoggettate” al riparo non possono essere svolte finche’ il riparo non sia stato chiuso e bloccato; il riparo rimanga chiuso e bloccato finche’ il rischio di lesioni derivante dalle funzioni della macchina non sia cessato; la chiusura ed il bloccaggio del riparo consentano l’esecuzione delle funzioni della macchina “assoggettate” al riparo, ma non ne comandino l’avvio 2009

Misure preventive Pericoli di natura meccanica Nelle presse meccaniche con innesto a chiavetta dotate dei seguenti dispositivi di sicurezza: ripari interbloccati con bloccaggio del riparo ripari con comando dell’avviamento e con bloccaggio del riparo la chiavetta per sua usura o difetto di costruzione potrebbe causare un avviamento imprevisto. E’ necessario pertanto prevedere la realizzazione di un elemento meccanico di riscontro, solidale al riparo, che si inserisca automaticamente tra i portastampi all’apertura del riparo stesso (“spina di riscontro”). Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla progettazione ed al dimensionamento della spina proprio per una sua funzione di sicurezza. 2009

Riparo associato ad un dispositivo di interblocco in modo che: PRESSE MECCANICHE CON INNESTO A FRIZIONE PRESSE IDRAULICHE O PNEUMATICHE ASSIMILABILI, PER FUNZIONAMENTO ALLE PRESSE MECCANICHE CON INNESTO A FRIZIONE. Ripari interbloccati (punto 3.5 UNI EN 953/00, punto 5.3.15 e appendice B) UNI EN 692/97). Riparo associato ad un dispositivo di interblocco in modo che: le funzioni della macchina “assoggettate” al riparo non possono essere svolte finche’ il riparo non sia stato chiuso; se il riparo viene aperto durante lo svolgimento delle funzioni della macchina, venga dato un ordine di arresto; la chiusura del riparo consenta l’esecuzione delle funzioni pericolose della macchina “assoggettate” al riparo, ma non ne comandino l’avvio; Il dispositivo di interblocco deve essere scelto secondo i seguenti criteri (punto 7 UNI EN 1088/97): condizioni di impiego ed uso previsto della macchina; i pericoli presenti presso la macchina (es. di natura meccanica: zona stampi); la gravità delle possibili ferite; la possibilità di guasto del dispositivo; tempo di accesso e tempo di arresto della macchina; frequenza di accesso alla zona pericolosa (accesso frequente = 1 volta x ciclo). I dispositivi non conformi o non scelti secondo i criteri della norma UNI EN 1088/97, andranno adeguati o sostituiti. 2009

SEGATRICI Tipologia: A nastro (con o senza avanzamento automatico del pezzo) Alternative (con o senza avanzamento automatico del pezzo) Troncatrici 2009

SEGATRICI Pericoli di natura meccanica nastro, lama o disco di taglio di natura elettrica equipaggiamento elettrico 2009

SEGATRICI Misure preventive Pericoli di natura meccanica Seghe a nastro verticali o orizzontali Le seghe a nastro devono essere munite di ripari o dispositivi atti ad evitare che le mani o altre parti del corpo dei lavoratori addetti possano essere offese dall’utensile (nastro di taglio) o dai dispositivi di bloccaggio pezzo servocomandati (morse idrauliche o pneumatiche). 2009

SEGATRICI Misure preventive Pericoli di natura meccanica Seghe a nastro verticali o orizzontali Riparo regolabile (punto 3.4 UNI EN 953/00) Il riparo regolabile (generalmente fissato al guida-lama) deve ricoprire la parte non attiva del nastro; la parte scoperta coincide con le dimensioni del pezzo da tagliare riparo regolabile pezzo in lavorazione disposivo di bloccaggio pezzo 2009

Riparo a protezione dei volani di rinvio del nastro . I Volani di rinvio del nastro devono essere completamente protetti in modo da eliminare sia i pericoli di contatti accidentali diretti che i pericoli derivanti dalla rottura del nastro durante la lavorazione. I ripari possono essere di: tipo fisso (punto 3.2 UNI EN 953/00) per mezzo di elementi di fissaggio (viti, dadi etc.) che ne rendano impossibile l’apertura senza l’ausilio di utensili. 2009

tipo interbloccato (punto 3.5 UNI EN 953/00) Riparo associato ad un dispositivo di interblocco in modo che: le funzioni della macchina “assoggettate” al riparo non possono essere svolte finche’ il riparo non sia stato chiuso; se il riparo viene aperto durante lo svolgimento delle funzioni della macchina, venga dato un ordine di arresto; la chiusura del riparo consenta l’esecuzione delle funzioni pericolose della macchina “assoggettate” al riparo, ma non ne comandino l’avvio; 2009

dispositivo di comando oltre al quadro comandi la sega a nastro deve essere dotata di dispositivo di comando “a uomo presente” (CEI EN 60204//93) dotato di dispositivo (anello di guardia) contro gli azionamenti accidentali 2009

Seghetto alternativo I seghetti alternativi devono essere munite di ripari atti ad evitare che le mani o altre parti del corpo dei lavoratori addetti possano essere offese dall’utensile (lama di taglio) o dalla struttura portante dell’utensile dotata di moto alternativo. 2009

Seghetto alternativo Barriera distanziatrice (punto 3. 2 Seghetto alternativo Barriera distanziatrice (punto 3.2.2 UNI EN 953/00) Deve essere conformata tenendo conto delle distanze di sicurezza (prospetto II della UNI EN 294/93) La barriera distanziatrice e’ consigliabile per seghetti alternativi dotati di alimentazione automatica e dispositivi di bloccaggio pezzo servocomandati. E’ necessario affiggere un cartello di sicurezza (secondo le indicazioni del D.Lgs. 493/96) in prossimita’ dell’entrata alla zona pericolosa. 2009

dotato di bandelle antiurto che limitano la zona di alimentazione. Seghetto alternativo Per seghetti alimentati in modo manuale Ripari laterali interbloccati (punto 3.5 UNI EN 953/00) Riparo: dotato di bandelle antiurto che limitano la zona di alimentazione. associato ad un dispositivo di interblocco in modo che: le funzioni della macchina “assoggettate” al riparo non possono essere svolte finche’ il riparo non sia stato chiuso; se il riparo viene aperto durante lo svolgimento delle funzioni della macchina, venga dato un ordine di arresto; la chiusura del riparo consenta l’esecuzione delle funzioni pericolose della macchina “assoggettate” al riparo, ma non ne comandino l’avvio; 2009

Seghetto alternativo Per seghetti alimentati in modo manuale Ripari laterali interbloccati (punto 3.5 UNI EN 953/00) Il dispositivo di interblocco deve essere scelto secondo i seguenti criteri (punto 7 UNI EN 1088/97): condizioni di impiego ed uso previsto della macchina; i pericoli presenti presso la macchina (es. di natura meccanica: utensile/mandrino); la gravita’ delle possibili ferite; la possibilita’ di guasto del dispositivo; tempo di accesso e tempo di arresto della macchina; frequenza di accesso alla zona pericolosa (accesso frequente = 1 volta x ciclo). I dispositivi non conformi o non scelti secondo i criteri della norma UNI EN 1088/97, andranno adeguati o sostituiti 2009

Seghetto alternativo Ripari laterali interbloccati (punto 3 Seghetto alternativo Ripari laterali interbloccati (punto 3.5 UNI EN 953/00) Per seghetti alimentati in modo manuale Il dispositivo di interblocco deve essere scelto secondo i seguenti criteri (punto 7 UNI EN 1088/97): condizioni di impiego ed uso previsto della macchina; i pericoli presenti presso la macchina (es. di natura meccanica: utensile/mandrino); la gravita’ delle possibili ferite; la possibilita’ di guasto del dispositivo; tempo di accesso e tempo di arresto della macchina; frequenza di accesso alla zona pericolosa (accesso frequente = 1 volta x ciclo). I dispositivi non conformi o non scelti secondo i criteri della norma UNI EN 1088/97, andranno adeguati o sostituiti 2009

Troncatrice Le troncatrici devono essere munite di ripari fissi e mobili registrabili atti ad evitare che le mani o altre parti del corpo dei lavoratori addetti possano essere offese dall’utensile (disco di taglio). Il riparo registrabile deve coprire il disco di taglio anche quando il gruppo disco/motore si trova al suo punto morto superiore (PMS). I ripari ed i dispositivi devono essere: riparo di protezione fisso + mobile regolabile + dispositivo di comando a “uomo presente” 2009

Troncatrice Riparo fisso (punto 3.2 UNI EN 953/00) Il riparo fisso deve coprire la metà superiore del disco di taglio. 2009

Troncatrice Riparo mobile regolabile (punto 3.4 UNI EN 953/00) Il riparo mobile deve coprire il disco di taglio nella sua parte inferiore. Il carter di tipo registrabile ed oscillante e’ collegata ad un sistema di leverismi, si posiziona durante il taglio in modo tale da coprire la parte non operativa del disco. 2009

Troncatrice dispositivo di comando: la troncatrice deve essere dotata di dispositivo di comando “a uomo presente” (CEI EN 60204//93) dotato di dispositivo (anello di guardia) contro gli azionamenti accidentali. 2009

TORNI Tipologia: parallelo ad uso didattico a revolver CNC 2009

chiocciola della vite conduttrice 1 carrello 2 slitta trasversale 3 slitta portautensili 4 canotto 5 6 chiocciola della vite conduttrice 7 griffe della piattaforma 2009

TORNI PERICOLI di natura meccanica Contatti con la piattaforma e griffe (autocentrante) Contatti con viti conduttrici Contatti con canotto (contropunta) di proiezioni pezzi in lavorazione Scheggie di utensili trucioli Liquidi lubrorefrigeranti di natura elettrica equipaggiamento elettrico 2009

Misure preventive I Ripari ed i dispositivi di sicurezza che sono adatti alla protezione di qualsiasi operatore sono costituiti normalmente da schermi fissi, mobili o la combinazione dei due. 2009

Misure preventive Riparo piattaforma porta pezzo (autocentrante) Ripari interbloccati (punto 3.5 UNI EN 953/00 e punto 5.1.2 UNI 8703/84). Riparo associato ad un dispositivo di interblocco in modo che: le funzioni della macchina “assoggettate” al riparo non possono essere svolte finche’ il riparo non sia stato chiuso; se il riparo viene aperto durante lo svolgimento delle funzioni della macchina, venga dato un ordine di arresto; la chiusura del riparo consenta l’esecuzione delle funzioni pericolose della macchina “assoggettate” al riparo, ma non ne comandino l’avvio; 2009

Riparo per fridi o getti di liquido lubrorefrigerante Riparo per fridi o getti di liquido lubrorefrigerante. Riparo mobile (punto 3.3 UNI EN 953/00). Riparo collegato meccanicamente alla struttura della macchina (es. con cerniere) e posto frontalmente alla toretta portautensile; può essere aperto senza l’uso di attrezzi; per quanto possibile deve rimanere unito alla macchina quando è aperto Le dimensioni del riparo sono funzione delle dimensioni del pezzo in lavorazione. Se il pezzo in lavorazione rappresenta un pericolo (per sua conformazione) per l’operatore il riparo mobile deve essere dotato di interblocco di sicurezza. Riparo mobile per sfridi e schizzi di liquidi Riparo interbloccato sull’autocentrante 2009

Riparo viti conduttrici Considerato che le viti conduttrici sono dotate di moto rotatorio e per loro conformazione (elicoidali o esagonali) rappresentano per l’operatore un pericolo di impigliamento, e’ necessario installare frontalmente un riparo di protezione (puno 3.1 UNI EN 953/00). Sono disponibili protezioni retrattili da installarsi da un lato sulla slitta trasversale e dall’altro sul bordo vasca raccolta sfridi Dispositivo retrattile 2009

Torni CNC Per la loro particolarità di lavorazione (multi utensile ed inerzia) e’ necessario prevedere Ripari interbloccati con bloccaggio del riparo (punto 3.6 UNI EN 953/00) Riparo associato ad un dispositivo di interblocco e ad un dispositivo di bloccaggio del riparo in modo che: le funzioni della macchina “assoggettate” al riparo non possono essere svolte finche’ il riparo non sia stato chiuso e bloccato; il riparo rimanga chiuso e bloccato finche’ il rischio di lesioni derivante dalle funzioni della macchina non sia cessato; la chiusura ed il bloccaggio del riparo consentano l’esecuzione delle funzioni della macchina “assoggettate” al riparo, ma non ne comandino l’avvio 2009

Avviamenti accidentali (art. 77 DPR 547/55) Le leve di consenso del moto devono essere conformate in modo tale da effettuare la manovra in due tempi. 2009

TRAPANI Tipologia: A colonna Radiali 2009

equipaggiamento elettrico Pericoli di natura meccanica Utensile / mandrino Cinghie / pulegge Di proiezione Pezzi in lavorazione di natura elettrica equipaggiamento elettrico 2009

Misure preventive Pericoli di natura meccanica Trapani a Colonna e Radiali I trapani devono essere muniti di ripari o dispositivi atti ad evitare che le mani o altre parti del corpo dei lavoratori addetti possano essere offese (per trascinamenti, impigliamenti) dall’utensile / mandrino e dalle cinghie / pulegge del variatore di giri. 2009

Misure preventive pericoli di natura meccanica trapani a colonna e radiali riparo fisso (regolabile in altezza) per utensile/mandrino Il riparo viene mantenuto fisso frontalmente all’utensile / mandrino durante la lavorazione. Riparo Fisso per scatola variatore di giri Il fissaggio (per rendere il riparo da mobile a fisso) puo’ essere scelto tra: vite / bullone (per la rimozione e’ necessario l’uso di un attrezzo); lucchetto (la chiave deve essere in possesso solo a personale autorizzato). Se la frequenza di accesso alle cinghie / pulegge (per cambi velocità etc.) e’ maggiore di 1 volta per turno di lavoro, il riparo deve essere di tipo interbloccato (punto 6.4.3. della UNI EN 953/00) 2009

Misure preventive Pericoli di natura meccanica Trapani a Colonna e Radiali Riparo interbloccato per utensile/mandrino e scatola variatore di giri ((punto 3.5 UNI EN 953/00) Riparo associato ad un dispositivo di interblocco in modo che: le funzioni della macchina “assoggettate” al riparo non possono essere svolte finche’ il riparo non sia stato chiuso; se il riparo viene aperto durante lo svolgimento delle funzioni della macchina, venga dato un ordine di arresto; la chiusura del riparo consenta l’esecuzione delle funzioni pericolose della macchina “assoggettate” al riparo, ma non ne comandino l’avvio; Il dispositivo di interblocco deve essere scelto secondo i seguenti criteri (punto 7 UNI EN 1088/97): condizioni di impiego ed uso previsto della macchina; i pericoli presenti presso la macchina (es. di natura meccanica: mandrino); la gravità delle possibili ferite; la possibilità di guasto del dispositivo; tempo di accesso e tempo di arresto della macchina; frequenza di accesso alla zona pericolosa (accesso frequente = 1 volta x ciclo). 2009

Misure preventive Pericoli di natura meccanica Trapani a Colonna e Radiali I dispositivi non conformi o non scelti secondo i criteri della norma UNI EN 1088/9, andranno adeguati o sostituiti Se per esigenze di lavorazione non e’ possibile installare un riparo interbloccato sull’utensile / mandrino, e’ sufficiente un interruttore di sicurezza (ad asta orientabile) da applicare vicino all’utensile / mandrino. L’intercettazione dell’asta orientabile del dispositivo di sicurezza determina l’arresto del tornio. 2009

carrelli elevatori frontali a tre ruote 2009

carrelli con posto guida elevabile 2009

carrelli a timone a grande alzata 2009

2009

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ANALISI DEI RISCHI l'eventuale perdita di stabilità si può definire, in relazione al tipo di evento, come: «rovesciamento» del carrello (in inglese "tip over") inteso come una rotazione laterale o longitudinale o in una direzione combinata fra le due di non più di circa 90° nominali; «ribaltamento» del carrello (in inglese "roll over") inteso come una rotazione laterale o longitudinale o in una direzione combinata fra le due superiore ai 90° nominali(carrello che precipita superando il bordo di una ribalta, rampa, pianale di carico, ecc.; carrello con braccio telescopico, ecc.), . 2009

Molte tipologie di carrelli offrono la possibilità, rispetto alla configurazione standard, di installare varie e diverse attrezzature. Alcune di queste modificano l'originale destinazione d'uso, quali, ad esempio, bracci gru e cestelli per sollevamento persone. In questi casi le macchine non rientrano più nella definizione di «carrelli elevatori» e dovranno applicarsi le disposizioni, tecniche e legislative, pertinenti. 2009

rovesciamento Il pericolo di rovesciamento può essere aggravato se il carrello non è mantenuto in buono stato di conservazione ed efficienza o se vengono addirittura apportate modifiche costruttive che alterano la distribuzione delle masse (ad esempio modifica della zavorra, installazione su carrelli elettrici di batterie di trazione diverse da quelle previste dal costruttore, installazione ed uso di attrezzature inadeguate e non previste dal costruttore del carrello, installazione di gommatura non prevista, ecc.). 2009

Interventi di Prevenzione Infortuni assicurare che: le zone di lavoro, in cui i carrelli sono destinati ad operare, siano predisposte e mantenute idonee; siano utilizzati carrelli compatibili con le caratteristiche e le condizioni del lavoro da svolgere; siano adottate misure tecniche idonee a prevenire il rovesciamento e i conseguenti rischi di lesioni per il conducente; siano adottate misure organizzative mirate a controllare il rispetto delle norme di sicurezza e delle disposizioni impartite; i conducenti siano adeguatamente informati, formati ed addestrati; siano mantenuti in efficienza i carrelli elevatori. 2009

Zone di Lavoro I carrelli elevatori potranno operare solo in zone predisposte a tale fine ed autorizzate dal datore di lavoro. I pavimenti dovranno essere sufficientemente compatti, uniformi e privi di ostacoli, pendenze eccessive, passaggi e curve strette. Gli attraversamenti di rotaie, di canali, ecc. dovranno essere, per quanto possibile, livellati ed eventualmente dotati di rampe. Dovranno essere assicurati adeguati margini di spazio, in orizzontale e verticale rispetto agli ingombri del carrello e relativo carico trasportato. Dovranno essere disposte regole di circolazione interna aziendale. 2009

Zone di Lavoro La circolazione dei carrelli elevatori su strade pubbliche, anche se saltuaria e/o per brevi tratti, è disciplinata dal D.lgs. 285/92 Nuovo Codice della Strada, relativo Regolamento, Decreti Ministeriali (D.M. 28 dicembre 11189) e prassi amministrativa (Lettera Circolare del Ministero dei Trasporti e della Navigazione n. 50/M3/B2). 2009

Informazione, Formazione e Addestramento Trattandosi di attrezzature che richiedono conoscenze e responsabilità particolari, si deve provvedere affinché i lavoratori incaricati siano adeguatamente informati, formati e addestrati. Le norme non richiedono che il datore di lavoro dia «prova» dell'attività formativa effettuata attraverso un attestato, una patente o un qualsiasi altro documento. Ciò nonostante è sicuramente utile e opportuno che di questa attività resti traccia documentale, da inserire nel fascicolo di valutazione dei rischi, anche per la verifica e la programmazione dei successivi interventi formativi. Le norme non indicano inoltre il soggetto «competente» a fornire questo tipo di addestramento.. Una possibile soluzione, soprattutto nelle aziende con un ampio numero di addetti all'uso dei carrelli elevatori, può essere quella di sottoporre ad un programma formativo particolare un preposto il quale sarà poi a sua volta incaricato della formazione e dell’addestramento degli altri conducenti. 2009

Linee guida ISPESL I carrelli elevatori su cui prendono posto uno o più lavoratori devono essere sistemati o attrezzati in modo da limitarne i rischi di ribaltamento, ad esempio: a) installando una cabina per il conducente; b) mediante una struttura atta ad impedire il ribaltamento del carrello elevatore; c) mediante una struttura concepita in modo tale da lasciare, in caso di ribaltamento del carrello elevatore, uno spazio sufficiente tra il suolo e talune parti del carrello stesso per il lavoratore o i lavoratori a bordo; d) mediante una struttura che trattenga il lavoratore o i lavoratori sul sedile del posto di guida per evitare che, in caso di ribaltamento del carrello elevatore, essi possano essere intrappolati da parti del carrello stesso. 2009

Installazione delle macchine 2009

Installazione gru È stata verificata l’idoneità del piano di appoggio della gru? Ai fini della sicurezza e in conformità alle normative specifiche vigenti risulta indispensabile che il datore di lavoro provveda ad una puntuale “analisi dei rischi” connessi all’installazione di una gru a torre A tale proposito prevedere la redazione della dichiarazione di idoneità del piano di appoggio prima del montaggio della gru. 2009

Installazione gru E' stata verificata la messa a livello della gru in postazione fissa? Disporre di verificare periodicamente la perfetta messa a livello del basamento della gru, agendo sui singoli martinetti. In ogni caso disporre di far uscire il meno possibile la vite del martinetto dalla madrevite: infatti quanto più ridotta è la luce libera della vite, tanto meno è sollecitata a flessione durante le fasi di frenatura e di rotazione del braccio. 2009

Installazione gru È stato verificato se nelle vicinanze della zona di lavoro della gru corrono linee elettriche a M.T.? Disporre di verificare che per qualsiasi movimento consentito all’apparecchio esista una distanza di sicurezza. tra i conduttori nudi e la struttura della gru, incluse le funi, il bozzello e l’eventuale carico trasportato. In caso di impossibilità occorre richiedere consenso favorevole da parte dell’ente fornitore. Nei centri abitati dove sono installate linee elettriche a B.T. e per illuminazione pubblica, occorre fare richiesta all’ente che gestisce la linea e farla proteggere con tubazioni in p.v.c. o altro materiale idoneo. 2009

Installazione gru I bracci tra due o più gru montate nell’ambito della stessa zona di lavoro possono incrociarsi? In caso di necessità i bracci di due o più gru a torre possono incrociarsi tra di loro, purchè la procedure aoperativa disponga che si faccia molta attenzione affinché le funi del sollevamento e i carichi non vengano in contatto con il braccio della gru adiacente. Deve essere cura dell’operatore della macchina assicurarsi che il carrello venga posizionato vicino alla torre, nei momenti di riposo del mezzo. 2009

Installazione gru Portate della gru? Sull’apparecchio deve essere indicata in maniera ben visibile la portata massima, mentre sul braccio devono essere posti dei cartelli ben visibili da terra con le portate ai vari sbracci. (Art. 171 D.P.R. 547/55) 2009

Installazione gru Il braccio della gru deve poter ruotare liberamente in caso di vento Se il vento può investire la gru su tutta la sua larghezza non è garantita la stabilità della gru. Il principio "ruotare liberamente" va osservato già al momento di scegliere il luogo dove installare la gru. Parlare con il produttore se la gru è posizionata in una zona esposta ai venti Maggiore zavorra e una torre più forte resistono meglio al vento. Montare cartelli pubblicitari sulla gru solo in base alle indicazioni del produttore I cartelli pubblicitari offrono un'ampia superficie al vento influenzando così la stabilità della gru durante una tempesta. Solo il produttore sa dove poter applicare i cartelli e di che dimensione massima possono essere tali cartelli. 2009

Cancelli motorizzati 2009

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altri pericoli pericolo di sollevamento di persone pericoli legati all’automazione pericoli provocati da guasti nei dispositivi di sicurezza pericoli durante la movimentazione manuale (improvvisa rimessa in funzione) pericoli di intrappolamento pericoli di superamento dei limiti dell’anta (cadute dell’anta) 2009

PUNTI DI PERICOLO IN CANCELLO A BATTENTE La UNI En 12453 prevede: minimo 25 mm contro lo schiacciamento delle dita (sull’asse di rotazione di un cancello a battente) max 8 mm per evitare l’introduzione delle dita nelle zone pericolose In alternativa: ripari o schermi fissi … 2009

marcatura CE 2009

Idraulico o oleodinamico Elettrico o “ a funi” 2009

Apertura porte vano con cabina non al piano La situazione si può presentare o per cattiva manutenzione o qualora le porte di piano, le cui serrature vengono aperte meccanicamente solo in presenza della cabina, non siano dotate di un dispositivo, a molla o peso, che ne assicuri la richiusura automatica, anche nel caso di un eventuale scivolamento della cabina fuori dalla zona di bloccaggio. 2009

Inadeguata “precisione di arresto” della cabina dell’ascensore Installazione di un dispositivo a regolazione elettronica del motore, per il controllo permanente della velocità di cabina e quindi del livellamento al piano. 2009

PRINCIPI GENERALI FORNITURA ASCENSORE CE Per dimostrare al cliente la conformità del proprio ascensore alla Direttiva, l’Installatore deve: •Apporre la marcatura CE •Consegnare la dichiarazione di conformità; •Consegnare le “Istruzioni per l’uso” ed il “Libretto” 2009

LE MACCHINE 2009

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