ARTE GRECA Età arcaica Le origini della civiltà greca sono assai remote e incerte. Le possiamo collocare verso la fine del II millennio a.C. Non si tratta.

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ARTE GRECA Età arcaica Le origini della civiltà greca sono assai remote e incerte. Le possiamo collocare verso la fine del II millennio a.C. Non si tratta infatti di semplici scorrerie o di conflitti locali, ma di spostamenti di intere popolazioni che, alla ricerca di territori climaticamente più favorevoli sui quali insediarsi, convergono verso le fertili sponde del Mar Egeo sia dalle regioni montuose del Nord sia dalle desolate steppe orientali. Si ripete così lo scontro ricorrente tra popoli di tradizione nomade (dediti ancora alla caccia e alla pastorizia) e popoli stanziali e urbanizzati (già definitivamente convertiti all'agricoltura e all'allevamento del bestiame). Sul finire dell'XI secolo a.C. la penisola balcanica è interessata dalla calata dei Dori, una popolazione seminomade il stirpe indoeuropea originaria della Macedonia e dell’Illiria. In breve tempo essi sottomettono l'intero Peloponneso spingendosi, alle isole di Creta e Rodi e alle coste meridionali dell’Asia Minore. Tale invasione comporta un radicale cambiamento di tutti gli equilibri allora esistenti, costringendo popolazioni già insediate sul territorio greco (Eoli e Ioni) a migrare a loro volta verso le coste occidentali dell'Asia Minore. Tra il XII e il IX secolo a.C. la Grecia attraversa un periodo di quattro secoli di crisi profonda e generalizzata: si tratta di quello che è stato definito MEDIOEVO greco o ellenico volendo con ciò indicare un'epoca di forti contrasti e grandi devastazioni.

CULTURA GRECA Ai greci dobbiamo la nascita di: SCIENZA (come ricerca sistematica di spiegazioni razionali ai fenomeni naturali) FILOSOFIA (ricerca sistematica di spiegazioni razionali ai grandi problemi dell’esistenza e dello spirito) POLITICA (l’arte di governare la polis) L’ARTE in Grecia diviene libera espressione dell’intelletto umano e ricerca degli ideali assoluti di bellezza,equilibrio e peerfezione.

Possiamo suddividere l’arte greca in quattro periodi fondamentali: I periodo: di formazione (o geometrico) II periodo: arcaico (di maturazione) III periodo: classico (di maturazione) IV periodo: ellenistico (di diffusione).

Il periodo di formazione va dal 1100 al 650 circa a.C. il periodo geometrico (XI-VIII sec. a.C.): in cui predomina uno stile astratto e decorativo, ottenuto con motivi geometrici. Anche la figura, sia umana che animale, venne resa con una geometrizzazione costruttiva, che tendeva a rendere le varie parti di un corpo a figure elementari quali il triangolo, il trapezio, il cono, il cilindro, la sfera, eccetera.

Il periodo della maturazione, (dal 650 al 330 circa a. C Il periodo della maturazione, (dal 650 al 330 circa a.C.) che comprende più periodi: il periodo arcaico (650 - 490 a.C.): è il periodo in cui iniziò a mostrarsi l’autonomia del gusto greco e si sviluppa l’architettura dei templi e, in scultura, la rappresentazione della figura umana. il periodo classico (480-325 a.C.): coincide con l’età di Pericle (450-400), con la realizzazione sull’acropoli di Atene del Partenone e con l’attività di grandi scultorei quali Fidia e Policleto. È il momento di maggior equilibrio estetico dell’arte greca, ed è quello che è stato sempre considerato di maggior perfezione.

il periodo della diffusione (323 - 31 a.C.) A questo periodo si dà, di solito, il nome di arte ellenistica. Esso va convenzionalmente dalla morte di Alessandro alla battaglia di Azio, quando i romani divennero i padroni assoluti di tutte le principali aree in produzione ellenistica. Da questo momento, l’ellenismo di fatto non scompare, ma viene assorbito da quell’arte romana, che rappresenta la continuità perfetta con il mondo artistico dei greci.

Il classico, si lega al concetto di perfezione assoluta. Concetto di classico Il classico, si lega al concetto di perfezione assoluta.

Come giunse l’arte greca ad un simile risultato? L’arte greca,, iniziò il suo autonomo percorso agli inizi del 1000-1100 a.C., quando il Peloponneso fu invaso dai Dori. L’arrivo di queste nuove popolazioni, comportò lo spostamento degli achei e degli ioni verso est: verso le isole cicladiche e la costa turca. I dori, popolo di origine rurale esente da raffinatezze estetizzanti, portò inizialmente ad un apparente decadimento della produzione artistica. In realtà, in questa fase si affermò una nuova visione del manufatto artistico, in cui prevaleva la volontà di affidarsi alla matematica e alla geometria. Lo spirito matematico, pur quando si esaurì la fase detta «periodo geometrico», rimase una costante della visione artistica greca, anche nei periodi successivi, come poi vedremo.

Cuore simbolico e religioso della polis Cuore sociale e civile della polis agorà Cuore economico e produttivo della polis

PERIODO DI FORMAZIONE ARTE GEOMETRICA Di questo periodo ci sono pervenuti solo oggetti di artigianato in terracotta dipinta (vasi, anfore, tazze, ecc.) tutti decorati con motivi geometrici di straordinaria fantasia.

I vasi più antichi risalgono ai secoli X e IX a. C I vasi più antichi risalgono ai secoli X e IX a.C. Inizialmente le decorazioni non coprivano l’intera superficie del vaso, ma si limitavano ad alcuni elementi principali come il labbro, il collo, il piede o le anse (i manici). In seguito i motivi geometrici si estenderanno su tutta la superficie del vaso, creando un rapporto di unità tra forma e pittura.

Statuetta votiva VIII secolo a.C. - Scultura in terracotta di forma a campana rappresenta una figura femminile stilizzata ( si capisce dai lunghi capelli raccolti in trecce e dai seni. Probabilmente la statua veniva appesa in funzione di idolo rituale.

A differenza di micenei i greci cremavano i loro defunti e raccoglie-vano le ceneri in urne fittili (di terra-cotta). Queste venivano poi inter-rate a poco più di 1 metro di profondità. A protezione di queste urne si incastrava nel terreno un lastrone di pietra sul quale si appoggiava una grossa anfora (per le donne) o un cratere (per gli uomini) dalla bocca larga. In esse i parenti versavano libagioni in onore dei morti.

Anfora funeraria del “lamento funebre”, trovata nella necropoli presi il Dipylon. Ha il collo lungo e si connette al resto del vaso senza raccordi ricurvi Aveva la funzione di segnalare la presenza della tomba come le lapidi nei nostri cimiteri La decorazione consiste in 65 fasce sovrapposte dipinte a motivi geometrici. Esse percorrono tutta la circonferenza del vaso e hanno spessore diverso a seconda della loro posizione: più alte quelle in corrispondenza del collo e delle anse, più sottili quelle in prossimità della bocca, della spalle e del piede Le decorazioni sono in vernice nera lucida su fondo color rosso-terracotta

Il colore usato in questo periodo è il nero che risalta sul fondo color bruno-rossiccio o giallo-ocra della ceramica naturale. Fra le anse si sviluppa un registro decorato, più alto degli altri, che reca una serie di figure interessanti. Si tratta di una scena di una lamentazione funebre, rappresentata in modo molto stilizzato. Al centro si nota un alto catafalco sul quale giace il cadavere di una donna, riconoscibile per la lunga veste. Intorno alla salma vi sono 14 figure maschili raffigurate nell’atto di portarsi le mani in testa in segno di disperazione. Sono disposte simmetricamente: 7 a sinistra e 7 a destra. Sotto il catafalco 4 figure piangenti: due femminili inginocchiate e due maschili sedute. I corpi sono rappresentati in modo schematico, geometrico.

La struttura architettonica che più di ogni altra caratterizza e riassume lo spirito greco è senza dubbio il tempio . Esso costituisce la dimora terrena degli dei e alla sua costruzione e ai suoi successivi perfezionamenti i Greci dedicano tutta la loro cura e il loro ingegno. Gli dei greci a differenza di quelli di tutte le altre civiltà precedenti, sono concepiti a immagine e somiglianza degli uomini. Ciò ha come conseguenza un rapporto più diretto, amichevole e quasi confidenziale tra ritorno e la divinità. Anche i templi risentono non poco di questo atteggiamento. Essi, infatti, hanno proporzioni talmente armoniose e forme così semplici e razionali da risultare sempre perfettamente equilibrati, comprensibili e, appunto, umani.

Il tempio greco, infetti, nasce e si sviluppa parallelamente alla casa e, di conseguenza, ne assume in parte la forma e le principali caratteristiche. La casa greca, del resto, anche in epoca arcaica continua a consistere in una semplice costruzione in mattoni crudi, coperta con un tetto a capanna in legno o paglia

Il tempio greco, infetti, nasce e si sviluppa parallelamente alla casa e, di conseguenza, ne assume in parte la forma e le principali caratteristiche. La casa greca, del resto, anche in epoca arcaica continua a consistere in una semplice costruzione in mattoni crudi, coperta con un tetto a capanna in legno o paglia

Cella o Naos Pronaos Opistodomo Colonne Peristasi Anta

La disposizione degli spazi all’interno del tempio può variare sia in relazione al periodo sia in relazioni alle dimensioni e al luogo di costruzione, ma due elementi caratteristici sono sempre presenti; si tratta della cella (naos) e del pronao, lo spazio porticato antistante la cella. Nel naos viene custodita la statua del dio cui il tempio è dedicato, mentre tutte le celebrazioni e i riti si svolgono fuori, all’aperto. La cella è a pianta rettangolare e ad essa si accede, come nel megaron, attraverso un’unica porta che si apre sul lato minore, orientato verso Oriente. L’interno è oscuro e conferisce al luogo un aspetto di solenne sacralità. Il pronao ha la funzione di filtro simbolico tra l’esterno (realtà umana) e la cella (realtà divina). In base al numero e alla disposizione delle colonne, il tempio assume diverse denominazioni: 1) in antis, 2) doppiamente in antis, 3) prostilo, 4) anfiprostilo, 5) periptero, 6)diptero, 7)a tholos. Il marmo sostituì il legno delle costruzioni primitive e si stabilirono i primi ordini architettonici, i cui documenti più antichi provengono da Atene e dalla Magna Grecia. Tre sono gli ordini architettonici più importanti: dorico, ionico e corinzio.

In base al numero e alla disposizione delle colonne il tempio greco assume diverse denominazioni (Vitruvio) il numero delle colonne è variabile in relazione alle dimensioni (e quindi all'importanza) del tempio. Se sul lato frontale sono quattro, ad esempio, il tempio si definisce tetràstìlo. Se le colonne frontali sono sei abbiamo invece un tempio esàstilo; octàstilo se sono otto; decàstilo se sono dieci, dodecastilo se sono dodici

L'ordine architettonico rappresenta la più grande fra L'ordine architettonico rappresenta la più grande fra !e novità che i Greci introducono nell'arte del costruire. Esso consiste in una serie di regole geometriche e matematiche mediante le quali le dimensioni di ogni elemento di un edificio sono costantemente messe in rapporto tra loro e con le dimensioni dell'edificio nel suo insieme. Lo spunto deriva da un'attenta osservazione della natura, nella quale sia le piante sia gli esseri viventi presentano sempre proporzioni precise e ben definite. Ciò significa» ad esempio, che posto come unità di misura (modulo) il diametro di base di una colonna, la sua altezza sarà data da un multiplo del modulo, e cosi via per quanto riguarda le dimensioni e le reciproche distanze di tutti gli altri elementi.

L’ordine dorico è il più antico dei tre e i primi esempi documentati risalgono all’inizio dell’epoca arcaica. La colonna dorica non ha la base, non poggia direttamente sul terreno, ma su un crepidòma (fondazione), un massiccio basamento costituito da tre gradini (o più gradini). La parte superiore del crepidòma prende il nome di stilòbate (basamento della colonna) Essa si compone di due elementi distinti, fusto e capitello. Fuso e capitelo sono uniti tra loro mediante un elemento anulare di raccordo (collarino). In genere il fusto viene realizzato in più pezzi che prendono il nome di rocchi. Il diametro di base (imoscapo) è maggiore di quello della parte superiore (sommoscapo) cioè il fusto è rastremato verso l’alto. A circa un terzo della sua altezza, la colonna, presenta un leggero rigonfiamento detto entasi la cui funzione è quella di correggere la percezione ottica della colonna, che altrimenti sarebbe innaturalmente sottile. Il fusto dorico non è liscio ma scanalato in quanto tutta la superficie è percorsa verticalmente da 20 scanalature realizzati a spigoli vivi. Il capitello costituisce il vero e proprio coronamento della colonna ed è a sua volta formato da due elementi sovrapposti, l’echino e l’abaco. L’insieme degli elementi strutturali e decorativi che si appoggiano sui capitelli prende il nome di trabeazione formata a sua volta da architrave, fregio e cornice. Il fregio è composto da metope e triglifi; le metope erano decorate, mentre i triglifi avevano quattro profonde scanalature verticali. La cornice insieme al timpano costituisce il frontone.

L’ordine ionico è il secondo dei grandi ordini architettonici Dell’antichità ed è parallelo all’età classica. La colonna ionica si compone di tre elementi: la base, il fusto ed il capitello. Il fusto non poggia direttamente sullo stilobate ma sulla base che conferisce a tutta la colonna un senso di maggior slanciatezza. Il fusto è percorso verticalmente da una serie di scanalature a spigolo smussato. L’elemento che identifica l’ordine ionico è comunque il capitello. Esso è composto da due eleganti volute e da un sovrastante abaco. L’architrave è tripartito orizzontalmente, cioè composto da tre lastroni sovrapposti. Il sovrastante fregio non è più suddiviso in metope e triglifi; sono comunque scolpiti bassorilievi su tutta la sua superficie.

L’ordine corinzio raggiunge la sua massima diffusione in età ellenistica. La base della colonna riprende quella ionica. Il fregio è percorso verticalmente da una serie di scanalature a spigolo smussato uguali a quelle della colonna ionica. Ciò che maggiormente caratterizza l’ordine corinzio, è il capitello riccamente scolpito con foglie di acanto. L’ordine corinzio risulta essere il più raffinato e snello.