ESPRESSIONISMO Ernst Ludwig Kirchner, Marcella, 1910
Esprimere è un verbo di origine latina che deriva dall'unione della particella ex, che indica moto da luogo (dall'interno all'esterno), con il verbo prèmere, che ha lo stesso significato italiano. Dunque esprimere sta, letteralmente» per «spingere fuori». In questa accezione generale il termine non ci è nuovo. In più occasioni» infatti» si è parlato dell'arte come di uno straordinario mezzo per esprimere stati d'animo e idee. Del resto anche nel parlare comune capita spesso di usare espressioni del tipo «esprimere un concetto», il che sta appunto per cavar qualcosa fuori da sé. Sotto questo aspetto ogni forma d'arte potrebbe definirsi espressionista, in quanto» in qualche modo» esprime la volontà» gli ideali e i sentimenti di coloro che l'hanno prodotta Espressionismo, invece» è una ben definita tendenza dell'avanguardia artistica del Novecento a cui possiamo attribuire sia una precisa collocazione temporale (l'arco di anni compreso tra il 1905 e il 1925) sia un’ altrettanto circoscritta area di localizzatone geografica (l'Europa centro-settentrionale e soprattutto, la Germania). L'Espressionismo tedesco» in particolare» è un fenomeno culturale estremamente eterogeneo e articolato che si manifesta» oltre che in pittura, anche in architettura, in letteratura» nel teatro e nel cinema
Come l'Impressionismo rappresentava una sorta di moto dall'esterno verso l'interno (era, cioè, la realtà oggettiva a imprimersi nella coscienza dell'artista), l'Espressionismo costituisce il moto inverso dall'interno all'esterno: dall'animo dell'artista direttamente nella realtà, senza mediazioni né filtri. Ecco pertanto spiegata anche la durezza percettiva di tale arte, nella cui realizzazione sono stati banditi tutti gli illusori artifici della prospettiva e del chiaroscuro. L'Espressionismo» inteso come proiezione immediata di sentimenti e stati d'animo estremamente soggettivi, presenta per sua natura contenuti sociali spunti dialettic» drammatiche testimonianze della realtà. E la realtà tedesca dei primi anni del secolo è realtà amara di guerra, di contraddizioni politiche di perdita di valori ideali, di aspra lotta di classe: proprio questi sono i temi più dolorosamente cari agli artisti espressionisti. Max Pechstein, Ragazza seduta, 1910.
Se il Realismo di Courbet aveva cercato» pochi decenni prima» di abolire (o quantomeno di ridimensionare) la soggettività dell'artista» l'Espressionismo tedesco tende a togliere al mondo ogni sua realtà oggettiva per trasferirla nella sfera del personale. In altre parole quella che per un pittore realista è una vecchia casa di campagna con gli intonaci scrostati e gli infissi scoloriti» per un Espressionista diventa una sorta di volto sgangherato nel quale l'intonaco si fa pelle rugosa, le finestre torbidi occhi spalancati, la porta un'orrida bocca digrignata.
Il gruppo Die Brucke Nel 1905 quattro studenti dì architettura dell'università di Dresda interrompono i propri studi per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Nasce cosi Die Btiìcke (letteralmente: «Il ponte»)» un gruppo assolutamente diverso da quelli visti fino a ora. I suoi affiliati, infatti, possono anche non essere artisti. Per iscriversi basta versare una modesta somma che dà diritto sia a partecipare alle riunioni sia a ricevere, a fine anno, una raccolta di stampe.
Tra i suoi giovani fondatori sono da ricordare soprattutto Ernst Ludwig Kirchner che ne fu l'esponente di maggior spicco, ed Erich Heckel Negli ambiziosi intenti dei suoi promotori, imbevuti della filosofia di Friedrich Nietzsche, scomparso pochi anni prima a Weimar, Die Brucke vuol porsi come l'ideale ponte tra vecchio e nuovo, contrapponendo all'Ottocento realista e impressionista un Novecento violentemente espressionista e anti-naturalista. Il nome stesso è di evidente derivazione nietzschiana. «L'uomo è una fune tesa tra la bestia e l'Uomo Nuovo», scriveva il grande pensatore tedesco, «una fune sopra un abisso […..] La grandezza dell'uomo sta nell'essere un ponte, non un fine. Questo concetto di ponte, di trapasso tra vecchio e nuovo, tra accademia e antiaccademia, tra convenzioni e polverizzazione delle convenzioni, tra voglia di rottura e desiderio di riconciliazione, rappresenta il carattere fondamentale del gruppo che protrae ufficialmente la sua esistenza fino al 1913.
Nel manifesto del 1906, nel quale gli artisti della Brucke precisano idealmente le loro posizioni, si legge, tra l'altro: «Animati dalla fede nel progresso, in una nuova generazione di creatori e d'amatori d'arte, chiamiamo a raccolta la gioventù e, come giovani che recano in sé il futuro, vogliamo conquistarci libertà d'azione e di vita, dinanzi alle vecchie forze cosi difficili da estirpare. Accogliamo tutti coloro che, direttamente e sinceramente, riproducono il loro impulso creativo».