Le Università di Padova e Ferrara al tempo di Federico Commandino Alessandra Fiocca Convegno Internazionale Federico Commandino (1509-1575): Umanesimo e matematica nel Rinascimento Urbinate Urbino 18-19 Settembre 2009
Commandino e lo Studio di Padova Federico Commandino nacque a Urbino nel 1509 da Battista architetto militare, in quegli anni impegnato nella progettazione delle mura cittadine. Iniziale formazione sotto la guida di precettori privati, Giacomo Torelli di Fano per le lingue classiche e Giampiero de’ Grassi, precettore anche della famiglia Orsini, per la matematica e le lettere Fu quindi a Roma cameriere segreto di Clemente VII all’inizio degli anni trenta
Baldi riferisce che alla morte di papa Clemente VII (1534), Commandino decise di riprendere gli studi e si trasferì a Padova dove per 10 anni studiò filosofia e medicina, “uditore” di Marc’Antonio de’ Passeri e Giovanni Battista Montano. Dunque fu all’età di 25 anni che C. si trasferì a Padova rimanendovi dal 1534 al 1544 studente dell’Università di Arti e Medicina. L’Università di Padova era una delle più antiche e celebri d’Europa. Nella prima metà del XVI secolo, in particolare, fu al centro del rinnovamento degli studi di medicina (anatomia, clinica medica, epidemiologia e patologia) ma anche di farmacologia
Le origini dell’Ateneo Padovano in epoca comunale Sorto senza autorizzazione né papale, né imperiale, l’Ateneo di Padova assunse le prerogative di “Studium generale” di fatto. L’Ateneo nacque dalla migrazione di un gruppo di studenti giuristi provenienti dall’Università di Bologna, nei primi decenni del XIII secolo (1222) Organizzazione: le corporazioni di studenti anche dette “università” (col significato di comunità) (Oltremontani o transalpini, e Citramontani) divisi in gruppi nazionali (naziones), i collegi di dottori, sia docenti che non, il cancelliere. Il cancellerie garantiva la regolarità della procedura d’esame. Nel 1264 si ebbe la conferma papale dell’iter relativo al compimento degli studi e al conferimento della “licentia docenti” da parte del vescovo, dopo un esame compiuto dai maestri.
Epoca della signoria carrarese (1338-1405) (con una interruzione viscontea 1388-1390) Anche in epoca signorile il comune conservò il suo diretto impegno in ambito universitario tramite i “trattori” dello Studio le cui funzioni furono definite con uno statuto cittadino del 1339. La ricerca e l’ingaggio di insegnanti esterni all’ambiente padovano fu una caratteristica del periodo della signoria dei da Carrara. Nel 1344 fu chiamato il celebre giurista Ranieri Arsendi da Forlì già docente a Bologna e a Pisa, che divenne anche consigliere della corte carrarese. Altri giuristi celebri furono Baldo degli Ubaldi e Lapo da Castiglionchio. A metà del Trecento Giovanni Dondi intellettuale enciclopedico, astronomo e medico di corte, e nel secondo Trecento Biagio Pelacani da Parma chiamato alla pubblica lettura di astrologia.
La Repubblica di Venezia Lo Studio di Padova fu l’unico centro universitario dello stato veneziano dal 1400 alla caduta della Repubblica (Vicenza e Treviso chiusero). Divieto ai sudditi veneziani e a quelli del Dominio di conseguire gradi accademici in altre sedi universitarie italiane. Due erano le Università, quella dei Giuristi e quella degli Artisti, la quale comprendeva i filosofi, i medici e inizialmente i teologi. Ognuna delle due aveva proprie leggi, propri statuti e proprie nazioni. Per arti si intendevano le arti del trivio (grammatica, retorica, dialettica) e le arti del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Questa era la cultura di base sin dalla tarda antichità. Col sorgere delle prime Università e la riscoperta enciclopedica di Aristotele, l’ambito delle arti comprese anche la logica, la filosofia naturale, la metafisica, l’etica, la politica, la poetica, la biologia. I docenti (lettori o magistri) erano gli “artisti”. Nell’ambito della facoltà delle arti veniva insegnata anche la medicina.
All’epoca della guerra della Lega di Cambrai (1509-1516) gli studi furono sospesi, per poi riprendere a scartamento ridotto. Fino ai primi anni trenta gli scolari furono poco numerosi, ma da questa data si verificò un nuovo periodo di espansione di bilancio che nel 1538 salì fino a 50.000 lire, consentendo di attivare una sessantina di cattedre. Nel 1542 si stima che gli studenti dell’ateneo fossero ben milletrecento.
Nel 1493 gli edifici del vecchio albergo all’insegna del bue, furono presi in concessione livellaria per riunirvi dapprima le scuole dei giuristi, poi dal 1522 progressivamente anche quelle degli artisti e medici. Il palazzo fu ricostruito a partire dal 1542 dagli architetti Andrea Moroni e Vincenzo Scamozzi.
Professore di lingua e Letteratura Greca e Latina Lazzaro Bonamico (1478 c.–1552) di Bassano Studiò a Padova ed ebbe come professore di filosofia naturale Pietro Pomponazzi (frammenti di esposizioni della fisica e delle Meteore di Aristotele). Incarichi per Aldo Manuzio (ricerca di codici) I vent’anni tra 1510 e 1530 li trascorse tra Mantova, Roma, Bologna e Venezia, precettore a Mantova di Francesco Cantelmo e Galeazzo Gonzaga, a Roma frequentò il cenacolo di Angelo Colocci, a Bologna insegnò a Ercole d’Este. Nel 1530 fu nominato lettore di greco e latino a Padova. Fu uno dei precettori di Ranuccio Farnese, futuro mecenate di Commandino, nel periodo di studi padovano tra il 1542 e il 1545. Membro, con Sperone Speroni, Benedetto Varchi e Luigi Alamanni, dell'Accademia degli Infiammati fondata nel 1540 da Leone Orsini. Partecipò al dibattito sulla lingua, sostenendo la superiorità del latino sul volgare e dello stile classico di Cicerone e di Virgilio. Opere: Concetti della lingua latina per imparare insieme la grammatica et la lingua di Cicerone, 1562; Carminum liber, 1572
La rinascita dell’anatomia Definitiva ripresa dell’interesse. Anatomia come strumento di conoscenza della natura umana, non più per verifica e conferma dell’anatomia tradizionale e per addestramento dei chirurghi. 1537 Andrea Vesalio brussellese giunge a Padova, si laurea in medicina ed è nominato lettore di chirurgia con l’insegnamento aggiunto di anatomia (De humani corporis fabrica Basilea, 1543). Padova primo centro per gli studi di anatomia umana e comparata proseguiti dai suoi successori: 1544 Realdo Colombo (De re anatomica libri XV, 1559) 1551 Gabriele Falloppio (Observationes anatomicae 1561) 1565 G. Fabrizi d’Acquapendente
La nascita della clinica medica Giovanni Battista Montano (da Monte) veronese (1489-1551) allievo a Padova di Pomponazzi e Musuro, a Ferrara di Leoniceno Lettore di medicina pratica ordinaria I loco (1539-1543; 1546-1551); di medicina teorica (1544-1546). Teneva lezioni al letto del malato all’ospedale di S. Francesco. 1546 o 1549? assente con stipendio al seguito Guidobaldo II della Rovere comandante delle milizie veneziane. Figura significativa nello sviluppo della medicina clinica che si avvalse di un nuovo tipo di insegnamento impartito al letto del malato. La nuova tendenza si esprime con una serie di descrizioni assai fedeli di casi clinici.
Medico, umanista e filologo pubblicò una traduzione latina di parte dell’opera medica di Aezio d’Amida (1534) La sua fama è legata all’insegnamento e alla produzione scientifica che ne riflette i contenuti, uscita postuma a cura dei discepoli. Il suo commento dei testi antichi è giudicato svolto con chiarezza e libertà e con ampiezza di cognizioni filosofiche, talvolta in posizione polemica, anche se la sua visione fu saldamente ancorata alla filosofia aristotelica. Le sue opere ebbero grandissima fortuna come manuali per varie generazioni di medici. Commenti ai testi classici: Aforismi ed Epidemie di Ippocrate, Il nono libro di Rasis, i Canoni di Avicenna, Elementi di Galeno. Opere a carattere metodologico, concetto di scienza come individuazione di principi ed assiomi generali da applicare ai casi particolari. Descrizione dei sintomi delle malattie: Opuscula (1554) e Consultationes medicinales (434) (1583) Le opere furono pubblicate in tre volumi dal discepolo M. Weindrich: Medicina universa ex lectionibus eius caeterisque opusculis (1587)
Epidemiologia e patologia Girolamo Fracastoro veronese (1478-1553) compagno di studi di Copernico a Padova. 1502 lettore di logica a Padova, poi conciliarius anatomicus. Syphilis sive morbus gallicus (1530) poema in esametri, in cui sono gettate le basi della teoria dei contagi. De contagione et contagiosis morbis (1546) studia l’origine delle malattie epidemiche e l’essenza del meccanismo del contagio, fissando le basi dell’epidemiologia e della patologia moderne. Homocentricorum sive de stellis liber unus (1535) discussione critica del sistema tolemaico, e riproposizione del sistema aristotelico che spiegava i moti celesti con sfere omocentriche, rigettando eccentri ed epicicli (ragioni filosofiche piuttosto che astronomiche, l’esigenza di armonia, F. arriva a postulare 77 sfere motrici per spiegare le anomalie dei pianeti e delle stelle)
Semplici La lettura fu creata nel 1533 e assegnata a Francesco Bonafede (1474-1558), già docente di medicina pratica, nel cui ambito venivano trattate le cure delle malattie e quindi l’insegnamento della farmacologia. Su iniziativa di Bonafede nel 1545 fu deliberata la costruzione di un orto dei semplici dove confluirono piante dalle regioni soggette al dominio veneziano, ma anche dall’Oriente. 1551 Gabriele Falloppio (chirurgia con spiegazione dei semplici) L'attività dell'orto si sviluppò velocemente nel 1546 poté essere usato per scopi didattici. Nel 1552 erano coltivate 1500 piante diverse e nel 1561 fu creata una nuova cattedra, legata strettamente all'orto botanico, che fu chiamata Ostensio semplicium.
Filosofia Imponenti sono gli studi sull’aristotelismo veneto (Bruno Nardi). Tra i primi lettori Pietro d’Abano, Biagio Pelacani da Parma, Paolo Veneto col quale l’averroismo entrò nello Studio Alla polemica tra alessandristi, averroisti e tomisti parteciparono i lettori di filosofia dello Studio Gaetano da Thiene, Nicoletto Vernia, Agostino Nifo, Pietro Pomponazzi considerato il filosofo più illustre della scuola padovana. Del Pomponazzi basterà ricordare con Favaro i suoi libri dell’immortalità dell’anima con cui diede inizio a una filosofia affrancata dai vincoli della fede degli incantesimi con cui aprì la via alle investigazioni della natura del fato primo saggio della critica religiosa, che non si appoggiava alla parola rivelata, ma paragonava il contenuto dei dogmi col criterio della ragione
Marc’Antonio de’ Passeri detto Genua (c Marc’Antonio de’ Passeri detto Genua (c. 1491-1563) seguace di Aristotele e di Averroé fu lettore di filosofia a Padova dal 1517 per 45 anni. Il suo tentativo di accordare la dottrina di Averroé col commento neoplatonico di Simplicio al De Anima di Aristotele, ebbe grande risonanza tra i contemporanei.
Aristotelis De Anima cum Averrois commentariis et antiqua tralatione suae integritati restituta (Michele Sophiano) cum Marci Antonii Passeri Ianuae disputationem ex eius lectionibus excerptam (1562; 1574) De intellectus humani immortalitate ex dissertationibus Marci Antonii Genuae (1565) In tres libros Aristotelis De Anima exactissimi commentarii (1576)
Logica Bernardino Tomitano (1517 –1576) studiò all'Università di Padova dove si laureò in Arti e Medicina nel 1535. Dal 1539 al 1563 ebbe la lettura di logica (Organon di Aristotele). Amico di Sperone Speroni, Pietro Bembo, Jacopo Sadoleto, Paolo Giovio, Bernardo Navagero, Girolamo Fracastoro e Aldo Manuzio, fece parte dell'Accademia degli Infiammati per la quale compose i Quattro libri de la lingua toscana (1546). Non avendo ottenuto la cattedra di filosofia, nel 1563 si trasferì a Venezia dove esercitò la professione medica. Scrisse Introductio ad Sophisticos Elenchos Aristotelis. (Venezia 1544), De morbo gallico (1567) , il carme encomiastico Thetis in onore di Enrico III di Francia (1573).
Matematica, astronomia, astrologia Giovanni Dondi (metà del XIV secolo) Astrarium Biagio Pelacani (fine del XIV secolo) Lucidator dubitabilium astronomiae (differenti soluzioni ai problemi astronomici Aristotele e Tolomeo) Prosdocimo de Beldomandi (1422-1428) Georg Peurbach (metà XV sec.); Johannes Müller di Königsberg (1463) (Oratio introductoria in omnes scientiarum mathematicas 1537); Paolo di Middelburg (c. 1480); Francesco Capuano da Manfredonia (c. 1494) ; Federico Crisogono, Benedetto Triaca Federico Delfino dal 1521 al 1547 Pietro Catena dal 1547 al 1576 Francesco Barozzi 1559 Giuseppe Moleti dal 1577 al 1588 Galileo Galilei dal 1592 al 1610
Federico Delfino (1477-1547) Lettore dal 1521 al 1547. Ospite di Pietro Bembo. Curò l’edizione a stampa dell’opera di Prosdocimo de Beldomandi Algorismus de integris simul cum algoritmo de minutiis seu fractionibus magisteri Ioannis de Liverii siculi reintegratus ab erroribus commissis a scriptoribus, 1540. A cura dell’Accademia Veneziana uscì alle stampe l’opera di Delfino De fluxu et refluxu aquae maris, eiusdem de motu octavae sphaerae, 1559 Il problema delle maree era trattato a lezione: Annibale Raimondo, Trattato utilissimo e particolarissimo del flusso e riflusso del mare, 1589. Allievi : Ettore Ausonio, Daniele Barbaro, Alessandro Piccolomini, Giovanni Battista Amico, Matteo Macigni.
Accademie Manca uno studio organico sulle accademie italiane del XVI secolo Vasoli suggerisce di distinguere quelle che furono solo luogo di esercizio letterario e retorico dalle altre che “perseguirono scopi assai importanti nella ricerca, magari ancora confusa e incerta, di nuove forme di elaborazione e trasmissione del sapere” e che furono luogo di incontro di letterati e filosofi, cultori delle scienze matematiche, tecnici, storici, eruditi, filologi, ma anche teologi e giuristi. A Padova circolo bembiano all’origine dell’esperienza accademica Pietro Bembo (1470-1547)
Circolo bembiano Pietro Bembo (1470-1547) studiò il greco a Messina con Costantino Lascaris, poi all’università di Padova (1494-95) e in quella di Ferrara alla scuola di Leoniceno (1497). 1522-1539 periodo padovano. Suo progetto di una nuova letteratura e una nuova società letteraria propriamente italiane, influenza su alcuni giovani Bernardo Tasso, Benedetto Varchi, V. Maggi, Sperone Speroni, 1524 uscirono alle stampe le Prose della volgar lingua ove sono discusse la scelta letteraria tra latino e volgare, origini, storia e natura del volgare, rapporto tra contenuto e forma, modello della poesia volgare Dante o Petrarca, grammatica e lessico. 1529-30 escono alcune delle sue opere volgari e latine (Asolani2 , Rime, De Aetna2, De imitatione2, Dialoghi inediti 1530 storiografo e bibliotecario della Repubblica di Venezia 1539 proclamato cardinale si trasferì a Roma. Biblioteca e un museo nella casa padovana affidati a Cola Bruno (loro dispersione dopo la morte F. Orsini e G.V. Pinelli)
Accademia degli Infiammati (1540-1545 c.) La maggior parte dei frequentatori del circolo bembiano sostenitori delle teorie linguistiche di Bembo divennero Infiammati Prima accademia padovana fondata a Leone Orsini, Daniele Barbaro, Ugolino Martelli. Furono membri alcuni lettori dello studio Tomitano, Maggi, Speroni, e allievi Alessandro Piccolomini, Matteo Macigni, B. Varchi Promuovere la lingua volgare come strumento non solo letterario ma anche di divulgazione della scienza allo scopo di rendere accessibili le opere della scienza e della tecnica del mondo classico a figure professionali emergenti, come architetti e ingegneri, tradurre in italiano l’intero corpo letterario greco e latino in materia di scienza
Membri dell'Accademia degli Infiammati furono Sperone Speroni (1500-1588) allievo di Pietro Pomponazzi, insegnò filosofia e logica e Vincenzo Maggi <ca. 1498-1564> insegnò filosofia a Padova 1528-1543 e filosofia naturale a Ferrara 1543-1564 Sperone amico di Torquato Tasso, si occupò della revisione della Gerusalemme Liberata. Compose discorsi su Dante, sull'Eneide, sull'Orlando furioso, Dialoghi (della istoria, d'amore, delle lingue) (1542) È autore della tragedia Canace (1546). Maggi con Bartolomeo Lombardi pubblicò una traduzione latina della "Poetica" di Aristotele contenente il trattato "De ridiculis“ (1550) Nel 1543 si trasferì a Ferrara e dedicò ad Anna d'Este il "Trattato dell'Eccellentia delle donne" (1545). Possedette una cospicua raccolta di manoscritti greci.
Alessandro Piccolomini Il volgare italiano per trasmettere e divulgare la scienza De la sfera del mondo libri quattro, de le stelle fisse libri uno, 1540 In mechanicas quaestiones Aristotelis paraphrasis, 1547 La prima (e la seconda) parte della filosofia naturale, 1551 La prima parte delle teoriche overo Speculazioni de i Pianeti 1558 Della grandezza della terra et dell’acqua 1558
Daniele Barbaro (1514-1570) Periodo padovano (1535-1545)
Traduce e commenta l’Architettura di Vitruvio (1556; 1567) Traduce e commenta l’Architettura di Vitruvio (1556; 1567). Vi inserisce la tavola delle stelle con le misure di posizione e grandezza calcolate da Federico Delfino nel 1520. Il libro IX dedicato agli orologi solari è rifatto dopo la pubblicazione dell’opera di Commandino, Liber de Horologiorum descriptione uscita nel 1562 con l’edizione del Liber de Analemmate di Tolomeo. La pratica della perspettiva (1569) dedicata a Matteo Macigni
Matteo Macigni (1510c.- 1582) Amico di Gian Vincenzo Pinelli e di Giuseppe Moleti, col quale collaborò alla redazione delle Tabulae Gregoriane (1580) commissionata al Moleti dalla Repubblica di Venezia per soddisfare la richiesta del Pontefice Gregorio XIII in procinto di varare la riforma del calendario Il contributo principale di Macigni fu per Aristarco, di cui Moleti possedeva un codice greco. Sua biblioteca di codici di matematica e astronomia, oltre 200 i latini e 40 greci Realizzò la riunificazione delle due famiglie di manoscritti bizantini del XIII secolo che hanno trasmesso fino a noi l’opera di Diofanto conservata in greco. Commentatore di Diofanto
Ettore Ausonio Laureato a Padova nel 1543, alla morte di Delfino nel 1547 fu incaricato di leggere Astrologia e matematica ma per motivi sconosciuti fu sostituito con Pietro Catena. Noto ai suoi tempi come molto competente in ottica ed esperto di strumenti ottici. Giovanni Antonio Magini nella Breve istruttione sopra l’apparenze et mirabili effetti dello specchio concavo sferico (Bologna 1611) cita le ricerche di Ausonio il primo a sviluppare una teoria degli specchi sferici concavi. L’opera di Ausonio a stampa consta di una carta soltanto. E’ riprodotta anche da Magini col titolo Teorica speculi concavi sphaerici Bologna 1602. Un esemplare ms. si trova nella BAmbosiana.
Ausonio corrispondente di Commandino 2 Lettere di Commandino ad Ausonio 22 Febbraio 1568 e 14 maggio 1569 (la prima pubblicata da Pasquale Ventrice) sulla traduzione latina di Pappo e sulla sua possibile rilevanza per l’ottica, in particolare C. si occupa di una proposizione di Witelo sugli specchi ustori. Commandino annuncia d’aver terminato la traduzione delle Collezioni matematiche di Pappo ma gli restano alcune difficoltà sulle quali interpella Ausonio. “Ma desidero sopra modo che mi facciate saper che opere sonno quelle di Pappo che si copiano in Fiorenza, oltre queste c’habbiamo, perché saria di grandissima importanza se si trovasse qualca altra cosa del suo, il che io non crederò sì facilmente sinché voi non li habbiate veduto o altri che se ne intenda. Sarà ancora assai se si trovasse altro testo antico di Pappo che non venisse da quello della libreria del Papa che è tanto scorretto che non è proposizione che stia bene o che non ci manchi qualche cosa di importanza. Se Dio mi concederà gratia che ne venghi a fine, vedrete che questo libro sarà fatto di nuovo.“ C. prosegue proponendo un teorema del I libro di Pappo che secondo lui non è dimostrato correttamente. Anche la proposizione 37 del non libro di Witelo è discussa.
La laurea di Commandino a Ferrara Commandino si laureò in medicina a Ferrara avendo come promotore il famoso medico Anton Musa Brasavola. Purtroppo nell’elenco dei titoli dottorali conferiti dallo studio di Ferrara nei secoli XV e XVI pubblicato da Giuseppe Pardi non compare il nome di Commandino. Ciò non toglie valore alla testimonianza di Baldi, perché l’assenza non corrisponde ad esclusione, ma purtroppo non si aggiunge nessuna informazione circa la data del conferimento. Poiché dal 1540 al 1542, incluso, Brasavola non compare mai come promotore di lauree, probabilmente perché fu lungamente a Roma come archiatra del papa Paolo III e docente alla Sapienza, la laurea di Commandino dovette avvenire nel 1543 o nel 1544, se con essa si concluse il percorso di studi iniziato a Padova dieci anni prima.
Precedente illustre: Nicolò Copernico che si laureò a Ferrara (in diritto canonico) il 31 maggio 1503 dopo aver compiuto studi a Padova e a Bologna. Fu addotta, nel caso di Copernico, come maggior attrazione culturale la tradizione ferrarese degli studi astronomici che aveva avuto come massimo esponente nel Xv secolo l’astronomo Giovanni Bianchini. Nel caso di Commandino si potrebbe addurre l’attrazione esercitata dall’importante scuola medica ferrarese che ebbe origine con il magistero di Nicolò Leoniceno e proseguì coi suoi allievi tra cui lo stesso Brasavola.
La corte di Ercole II d’Este 1534 - 1559 una delle più importanti dell’Italia del Rinascimento, prodotto di una tradizione di politica culturale condotta dai principi d’Este a partire da Nicolò III, marchese di Ferrara (1393-1441), che rese la città, già al debutto del XV secolo, una delle capitali più prestigiose dell’epoca, Leonello, marchese di Ferrara (1441-1450) e Borso, marchese di Ferrara (1450-1471) che fu nominato duca nel 1471, da papa Paolo II. Ercole I, duca dal 1471 al 1505, valorizzò l’architettura della città e favorì lo sviluppo culturale in seno alla Corte. Il regno di Alfonso I, duca dal 1505 al 1534, fu invece caratterizzato da guerre continue. La riconciliazione col papato e il ritorno a un’epoca di pace giunse con Ercole II grazie anche a una politica matrimoniale. Ercole II sposò Renata di Francia, figlia del re di Francia Luigi XII, mentre suo figlio Alfonso II sposerà Lucrezia de Medici figlia di Cosimo I. La presenza a Ferrara di Renata di Francia ebbe effetti importanti, la corte della duchessa divenne rifugio di eretici perseguitati dalla Chiesa, si diffuse in seno alla Corte la cultura francese con la ripresa delle rappresentazioni teatrali e la creazione a Ferrara delle prime Accademie.
La corte di Ercole II fu sinonimo di fasto, lusso e magnificenza, ma anche di sviluppo culturale. Il duca si circondò di grandi artisti, pitturi, musicisti, ma anche di letterati e scienziati che operarono tra la Corte e l’Università, e favorì grandemente le Accademie, un fenomeno culturale che a Ferrara acquistò grande rilevanza, giungendo a 25 il numero delle Accademie per il solo secolo XVI.
La fondazione dell’Università avvenne nel 1391 per volere di Alberto V d’Este che ottenne dal Pontefice Bonifacio IX la bolla di fondazione, In supremae dignitatis con statuti modellati su quelli dell’Università di Bologna. Lo Studio ferrarese comprendeva tre “università”, degli Artisti (lettere e filosofia, scienze naturali, medicina), dei Legisti (diritto civile e canonico) e dei teologici affiancate dai rispettivi collegi dottorali. Dopo un periodo di lunghe interruzioni vi fu la ripresa con Leonello d’Este (1442) grazie anche alla presenza a Ferrara di Guarino Veronese, precettore di Leonello. Ercole I nel 1473 convenzione con la città: le spese per l’università furono a carico del Comune mentre la cassa ducale provvedeva alle spese per le fortificazioni.
I Rotuli dei lettori Nel 1474 fu compilato il primo Rotulo dei lettori che comprendeva 22 legisti e 27 artisti. Gli stipendi variavano da lettore a lettore . Politica di richiamo di studenti dall’estero e di divieto dei sudditi dello Stato Estense di recarsi a studiare altrove. Dall’elenco dei titoli dottorali conferiti dall’Università di Ferrara, pubblicato da Giuseppe Pardi, si ricava che nei cinquant’anni dal 1451 al 1500 e nei cinquantanove anni dal 1501 al 1559, la media era di circa 30 laureati all’anno di cui il 25% di oltralpe (francesi, tedeschi, spagnoli, ecc.), il 20% della penisola italiana e delle isole maggiori, ma non appartenenti al Ducato Estense (principalmente del Regno di Napoli, Lombardi e Veneti) .
G. Pardi, Statistica dei laureati all’Università di Ferrara 1404-1559
Nelle Facoltà di Medicina e Arti si stabilì un rapporto stretto tra gli studi medici e gli studi matematici comprendenti aritmetica, geometria e astronomia. La relazione era dovuta alle applicazioni astrologiche che trovavano applicazione nella pratica medica. Ferrara fu uno dei centri privilegiati della fortuna quattrocentesca delle dottrine astronomico-astrologiche. Antiastrologi legati a Ferrara Giovanni Pico della Mirandola, Girolamo Savonarola, i medici Giovanni Mainardi e Nicolò Leoniceno. Laureati illustri Paracelso allievo dal 1513 al 1515 ; Domenico Maria Novara (in arti e medicina, 28 giugno 1484) insegnò astronomia a Bologna dal 1483 al 1504. Forse insegnò anche a Ferrara nel 1481-82. Nicolò Copernico (diritto civile, il 31 maggio 1503) l’umanista Aldo Manuzio studiò a Ferrara verso la fine degli anni settanta del Quattrocento con Battista Guarini. Federico Commandino c. 1543-44 laurea in medicina e arti a Ferrara con Anton Musa Brasavola
Lettura di astronomia e matematica Battista Piasi (1410-1492) cremonese lettore dal 1450 al 1456, autore di una Apologia in difesa dell’astrologia e di pronostici a stampa. Fu chiamato a insegnare pubblicamente l’astronomia da Leonello d’Este a Ferrara, da Francesco Sforza a Milano, e da Pio II a Roma. Pietro Bono Avogaro lettore dal 1467 al 1506, editore della Cosmographia di Tolomeo, della Sfera mundi di Sacrobosco, della Teorica planetarum di Gherardo da Cremona, dell’Astrolabio di Nicolò dal Negro. Pellegrino Prisciani, lettore dal 1507 al 1518 funzionario e diplomatico estense, autore di un trattato Orthopasca (BEstenseModena X.1.6 lat. 466) che dimostra le sue conoscenze astronomiche steso nel 1508 e delle Historiae ferrarienses contenenti passi in cui propone dottrine astrologiche. Tracciò il piano e seguì l’esecuzione degli affreschi a Palazzo Schifanoia Luca Gaurico discepolo del Pomponazzi e compagno di Fracastoro e Navagero. Recitò la sua Orazione in difesa dell’astrlogia il 18 Ottobre 1507, all’inizio del suo breve insegnamento ferrarese (Editore di Archimede e Tolomeo, delle tavole del Bianchini)
Georg Peurbach, circa nel 1450 tenne a Ferrara pubbliche lezioni di astronomia e matematica Regiomontano nel 1562 circa tenne lezioni a Ferrara di matematica in greco. corrispondenza con Giovanni Bianchini (1463-64) astronomo al servizio della casa d’Este che operò nei suoi scritti una revisione generale dell’astronomia tolemaica. Con la crisi dell’astrologia nel primo Cinquecento, la lettura di matematica perse la posizione di prestigio di cui godette nel secolo precedente. I lettori del secondo Cinquecento alternarono alla lettura di matematica altre letture di filosofia, medicina, letteratura latina. Tra i lettori Torquato Tasso, Cesare Cremonini.
Scuola medica ferrarese Nicolò da Lonigo, detto Leoniceno (1428-1524) uno dei maggiori esponenti dell’umanesimo scientifico, noto per aver introdotto i metodi della filologia umanistica nello studio delle opere mediche. Leoniceno ricevette una precoce formazione umanistica a Vicenza avendo come maestro un allievo di Vittorino da Feltre, Ognibene da Lonigo e si laureò in arti e medicina a Padova. Nel 1464 fu chiamato a insegnare a Ferrara dove rimase per sessant’anni. insegnò matematica, filosofia, i semplici fino al 1516 Dell’insegnamento matematico di Leoniceno restano gli appunti di un allievo (c. 1488) Pontico Virunio, 1. Loca quaedam obscuriora in Euclidem, exposita vel emendata, 2. Incipiunt Teorica Plubarchi (BAB) partecipò con Pellegrino Prisciani alla verifica della lunghezza dell’anno tropico, usando i calcoli di Teone (cfr. P. Prisciani Orthopasca, BEM)
Leoniceno e l’umanesimo scientifico Il ricorso diretto ai testi originali della tradizione classica e il rifiuto del principio di autorità, quando i dogmi di Aristotele e Galeno erano accolti universalmente, sono i tratti caratteristici della sua opera di rinnovamento della medicina. Era indispensabile chiarire il reale significato dei testi, passati attraverso secoli di traduzioni indirette e resi ancor più oscuri dai commentatori. I testi classici, tuttavia, non andavano accettati senza uno spirito critico. L’interesse principale dell’attività filologica fu rivolto a Galeno, Ippocrate, alla Storia naturale di Plinio (De Plini et aliorum in medicina erroribus liber, Ferrara 1492). Autore del primo trattato sulla sifilide (De morbo gallico, Venezia 1497). E’ nota la composizione della sua biblioteca in parte acquistata dal cardinale Nicolò Ridolfi (alla Bibliothèque Nazionale di Parigi). Interesse per la matematica: testo greco delle opere di Euclide, Teone, Proco, Tolomeo di cui Leoniceno aveva tradotto gli Armonici per incarico del vescovo di Padova Pietro Barozzi. Non possedeva codici archimedei anche se Leoniceno fu al centro di trattative per copie di scritti di Archimede.
Fu Ferrara, non Padova, che accolse la novità dell’ insegnamento di Leoniceno. Giovanni Manardo o Mainardi (1462-1536) lettore dal 1482 al 1536 Anton Musa Brasavola (1500-1555) lettore dal 1519 al 1555 Antonio Maria Canano lettore dal 1529 al 1577 Gabriele Falloppia modenese, a Ferrara dal 1545 al 1548, prima come studente sotto la guida di Brasavola, poi nel 1547-48 lettore “Simplicium medicamentorum”.
Antonio Brasavola, detto Anton Musa nasce a Ferrara il 16 gennaio 1500. Studia musica e diritto, poi le arti liberali, allievo di Leoniceno e di Giovanni Manardo. Nel 1520 si laurea in arti e medicina e sostiene pubblicamente le sue tesi a Ferrara, Padova e Bologna. L’anno successivo entra al servizio di Ercole II, seguendolo in Francia dove diviene membro del Collegio della Sorbona e ottiene da Francesco I la croce di San Michele. insegnò nell’Università di Ferrara dal 1519-20 al 1554-55, filosofia naturale, gli aforismi di Ippocrate e Galeno, pratica medica. Si occupò di diritto, filosofia, storia, poesia, botanica, medicina, scienze biologiche, studiò le proprietà medicinali delle piante sperimentandone l’uso sia su animali che sull’uomo. Allestì il primo orto botanico nell’isola di Belvedere sul Po nel 1536.
A suo nome uscirono oltre 40 opere a stampa, e altre rimasero manoscritte. Examen omnium simplicium medicamentorum 1536. ricco catalogo di piante, semi, frutti in uso nelle farmacie di Ferrara e di una discussione delle loro proprietà medicinali. Egli si preoccupò di identificare i vegetali di cui trattavano i testi degli antichi, lavoro indispensabile a causa dei travisamenti linguistici e le arbitrarie interpretazioni della tradizione medievale. Affermò inoltre l’inadeguatezza delle conoscenze botaniche degli antichi , osservando che Teofrasto e Dioscoride conoscevano una centesima parte dei vegetali noti ai moderni. Solo la ratio e l’experimentum erano, secondo B., strumenti capaci di far progredire l’arte medica.
Al temine del decennio di studi padovano Commandino fece ritorno a Urbino ma nel Veneto tornerà in più occasioni. Baldi riferisce di un soggiorno a Verona al seguito di Guidobaldo II della Rovere, comandante delle milizie veneziane, e dell’insegnamento impartito al duca di elementi di matematica applicata utile alla pratica militare. Era la matematica appresa alla scuola di Federico Delfino, ma forse anche alla scuola del padre architetto. A Venezia nel 1558 uscirono le prime opere di Commandino (Planisfero di Tolomeo e l’ Archimede) presso la tipografia di Paolo Manuzio. Manuzio era anche tipografo ufficiale dell’Accademia Veneziana o della Fama fondata l’anno precedente da Federico Badoer, di nobile famiglia veneziana, ambasciatore presso diverse corti, nel 1547 presso Guidobaldo II. Resta la sua relazione sul Ducato di Urbino. Uno dei tre reggenti dell’Accademia era Ettore Ausonio
L’accademia veneziana aveva un programma editoriale ambizioso che non riuscì a portare a compimento per mancanza di tempo, venendo chiusa solo tre anni dopo la sua istituzione. Tra le poche opere di cui curò la stampa nel 1559 le due opere di Delfino sulle maree e sul moto dell’ottava sfera. Il progetto editoriale comprendeva l’Aritmetica di Diofanto in greco e in traduzione latina, i due libri sui corpi galleggianti di Archimede in traduzione latina, ma anche le Collezioni matematiche di Pappo.
Il programma editoriale dell’Accademia ci è noto attraverso la Somma delle opere che l’Accademia intendeva pubblicare, uscita nel 1558 e seguita l’anno successivo da una versione ampliata in latino. Su circa 300 titoli, 103 erano dedicati a temi scientifici, a dimostrazione del posto rilevante riservato alla scienza nell’enciclopedia del sapere secondo il modello culturale proposto dall’Accademia. Prevale la riedizione dei classici in traduzione latina dal greco, o anche volgarizzati, rispetto ai testi moderni. aritmetica, 4 antiche (Cleomede, Diofanto, Euclide) e 4 moderne (Tartaglia in latino) geometria, 9 antiche (Archimede, Pappo, Euclide, Proco) e 4 moderne (Regiomontano, Stoefler, Tartaglia) prospettiva, 2 antiche (Tolomeo, Euclide) e 2 moderne (Alhazen, R. Bacone) musica, astronomia, geografia