A cura di Simona Marcotullio

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Transcript della presentazione:

A cura di Simona Marcotullio Possibili problematiche per i volontari e i soccorritori. A cura di Simona Marcotullio

Di cosa ci occuperemo? In qualsiasi tipologia di emergenza, che sia maxi o ristretta, il personale di soccorso (volontario o non) entra a far parte dell’emergenza stessa. Esso, infatti, diventa una vittima di terzo livello. Esistono delle problematiche (in alcuni casi delle vere e proprie patologie) in cui il personale può incorrere.

Lo stress Esistono due tipologie principali di stressor: Rischi professionali connessi all’opera di soccorso: - esposizione a pericoli fisici imprevedibili; - l’incontro con la morte violenta o resti umani; - incontro con la sofferenza di altre persone; - percezione negativa della causa del disastro; - percezione negativa dell’assistenza offerta alle vittime; - i lunghi turni, il lavoro disorganizzato; - percezione di scarso controllo; - ambiguità del proprio ruolo; - difficoltà di comunicazione; - dilemma del soccorritore; - condizioni atmosferiche; - eccessiva identificazione con le vittime; - urgenza; - senso di fallimento; - eventuale ostilità manifestata dalle vittime Stressor personali: - lesioni personali; - i decessi o le ferite subite dalle persone amate, dagli amici o dei colleghi; - perdite di beni materiali; - lo stress preesistente; - scarso livello di preparazione personale o professionale; - aspettative su di sé; - esperienze avute in passato; - scarso livello di sostegno sociale; - l’esistenza di traumi precedenti

Burn – out (1) Una reazione alla tensione emotiva cronica creata dal contatto continuo con altri esseri umani, in particolare quando essi hanno problemi o motivi di sofferenza.

Burn – out (2) Il sovraccarico emotivo e mentale che il nostro lavoro richiede deve sempre essere ascoltato L’incontro con i bisogni dell’altro mette in secondo piano i nostri bisogni profondi L’impossibilità di aiutare facilita l’insorgere del dubbio sulle proprie capacità L’operatore, partito con una forte idealizzazione del proprio servizio, si sente frustrato

Il burn-out è differente da: Stress che è una risposta fisiologica dell’organismo ad un qualsiasi cambiamento operato da stressors, che possa turbare l’equilibrio psicofisico dell’individuo. Esso rappresenta una conseguenza del burn-out Patologie di personalità. Il burn-out è invece un disturbo dovuto al ruolo lavorativo.

Burn – out (4) Possibili cause: Eccessiva idealizzazione della professione di soccorritore ed eccessivo impegno Mancanza di consapevolezza dei propri limiti Mansione frustrante o inadeguata Sovraccarico lavorativo Assenza di confronto con i colleghi Mancato riconoscimento dei propri meriti personali Mancata realizzazione delle aspettative

Burn – out (5) L’incontro con il bisogno, disagio, dolore e morte attacca l’immagine di “salvatore” e può portare depressione e sentimenti di impotenza. L’impossibilità di aiutare facilita il dubbio sulla propria bontà fino a trasformarsi in vissuto di malvagità. Questi sentimenti, che troviamo nell’operatore che è partito con una enorme idealizzazione della professione, lo portano alla frustrazione prima e al burn-out poi.

Burn – out (6) Porsi mete eccessive e colpevolizzarsi se non si raggiungono Continua tendenza alla competizione Incapacità di adattarsi alle richieste dell’ambiente L’introversione

Burn – out (7) Sintomi generali irrequietezza, senso di stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, insonnia Sintomi somatici ulcere, cefalee, disturbi cardiovascolari, disturbi nella sfera sessuale Sintomi psicologici depressione, calo dell’autostima, senso di colpa/fallimento, rabbia, risentimento, irritabilità, aggressività, indifferenza, isolamento, resistenza al cambiamento, difficoltà di relazione con gli utenti, atteggiamento colpevolizzante e critico

Prevenzione primaria Prevenzione delle catastrofi: corsi per la gestione pratica delle emergenze; Individuazione dei fattori di rischio: sia legati all’evento che alle persone (età, malattie, eventi stressanti preesistenti, percezione dell’evento, coping, famiglia, supporto sociale); Formazione degli operatori: assetto cognitivo-emotivo idoneo per gestire l’emergenza (eccessivo coinvolgimento, no ai protagonismi, non esigere l’impossibile, consapevolezza dei propri limiti, accettare di riposare senza sensi di colpa, accettazione dei turni)

Prevenzione secondaria e terziaria Il Critical Incident Stress Debriefing (CISM) è stato sviluppato da Jeffrey Mitchell nel 1983 per attenuare lo stress fra i primi soccorritori in situazioni di emergenza. E’ un protocollo clinico molto utilizzato, di prevenzione e trattamento delle reazioni psicologiche a fronte di eventi critici. Il CISM si propone di dare un adeguato sostegno a scopo preventivo in relazione ai vissuti emotivi che si attivano dalle situazioni di emergenza, preparando il soggetto alle fasi di supporto diretto sulla scena dell’evento. Il protocollo prevede tre fasi di intervento:  fase precritica con interventi preventivi e formativi; fase pericritica con interventi di primo soccorso psicologico e supporto immediato e diretto sulla scena dell’evento. Inoltre, prevede defusing e debriefing; fase post-critica con interventi di debriefing, sostegno individuale e familiare, follow-up ed eventuale presa in carico.   Il protocollo CISM è rigidamente strutturato e va applicato integro in tutte le sue fasi. Il defusing e il debriefing sono due tecniche di gestione dello stress da evento critico che rappresentano due momenti rilevanti all’interno del protocollo CISM.

Defusing e debriefing DEFUSING: Il defusing (dall’inglese defuse, disinnescare) è un procedimento che mira a facilitare l’espressione dei pensieri, dei sentimenti dei vissuti emotivi degli operatori di soccorso. E’ un pronto soccorso emotivo, non una cura. Consiste in un breve colloquio di gruppo che si tiene subito dopo l’intervento lavorativo. Il defusing fornisce la possibilità di comprendere meglio le proprie reazioni, le emozioni e le esperienze vissute. Attraverso la condivisione con il gruppo si cerca di ottenere un’uniformità delle informazioni dell’intervento lavorativo, in modo di creare una prospettiva coerente e oggettiva dell’evento che permetta la riduzione dell’intensità emotiva all’evento. DEBRIEFING: Il debriefing è un intervento psicologico-clinico strutturato e di gruppo, condotto da uno psicologo esperto di situazioni di emergenza, che si tiene a seguito di un avvenimento potenzialmente traumatico, allo scopo di eliminare o alleviare le conseguenze emotive spesso generate da questo tipo di esperienze. Il debriefing è diventato un termine genericamente usato per indicare un procedimento strutturato che serve a comprendere e gestire emozioni intense, a comprendere meglio le strategie. Serve essenzialmente a ridurre il senso di isolamento, attraverso l’appartenenza al gruppo che ha subito il trauma e a ritornare alla normalità fornendo soluzioni a breve termine.

Florence Nightingale Florence Nightingale è considerata la madre della tecnica del nursing. I suoi studi negli ambienti ospedalieri nella seconda metà dell’800 hanno influenzato le teorie dell’adattamento, dei bisogni e le teorie sullo stress.

Effetto Nightingale Il Nightingale effect è una situazione psicologica in cui gli operatori (in ambito prettamente ospedaliero) sviluppano una attrazione romantica che spesso assume connotati erotici nei confronti delle persone affidate alle loro cure.

Teoria della Nightingale Gli operatori sanitari sono in genere a rischio, è una forma di controtranfert psicologico. L'effetto si verifica nella relazione di sudditanza tra l’operatore e l’assistito che vive l’operatore sanitario come suo protettore e quindi sviluppa sentimenti di riconoscenza attaccamento verso di lui.

Compassion Fatigue (1) Il costrutto venne creato nel 1992, quando Joinson lo usò in una rivista per infermieri. Esso misura la descrizione degli infermieri che si sentivano logorati quotidianamente dalle emergenze ospedaliere. Per compassione venne inteso il "sentimento di profonda solidarietà e "di profondo cordoglio e il dolore di un'altra persona che è colpita dalla sofferenza o la sfortuna, accompagnata da un forte desiderio di alleviare il dolore o rimuovere la sua causa" (Webster, 1989, p. 229)

Compassion Fatigue (2) Operatori dell’emergenza assorbono lo stress traumatico delle persone che aiutano Sembra che vi sia una notevole sovrapposizione in termini di efficacia dei metodi di trattamento di persone che soffrono di PTSD e quelli ritenuti utili per i professionisti che soffrono di CF

Compassion Fatigue (3) Sembra che una grande varietà di reazioni e trattamenti da parte dei soccorritori forniscono una intelaiatura per lo stress vissuto dai soccorritori relativo alla salute connessi, problemi interpersonali e emotivi