Temi di catechesi anno 2015/16

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Transcript della presentazione:

Temi di catechesi anno 2015/16 Continuiamo il tema del male nella Bibbia: quindi affronteremo il “Male nel Nuovo Testamento” Un intermezzo su “Le piante nella Bibbia” Alcuni brani “scandalosi” del Nuovo Testamento (le “pietre di inciampo”)

Il male nell’AT (riassuntivo) Catechesi degli adulti - Anno pastorale 2014/15

Il modello della responsabilità collettiva Un primo modello per spiegare la presenza del male è quello della cosiddetta responsabilità collettiva ed è espressa chiaramente nel Decalogo che YHWH dona a Israele: 1Dio pronunciò tutte queste parole: 2«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: 3Non avrai altri dèi di fronte a me. 4Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. 5Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. (Es. 20,1-6)

Elementi a favore Elementi a sfavore Il male fatto dal singolo si ripercuote sulla collettività, non è un fatto privato e isolato. Allo stesso modo il male può avere conseguenze per le generazioni future. Si rende ragione di quei mali di cui non si vede la causa (malattie, sciagure…) Elementi a sfavore Però è anche vero che non si può imputare la colpa di un male a chi non lo ha materialmente commesso. Questa credenza rimarrà fortemente impressa nella mentalità popolare ebraica, tanto che anche Gesù stesso dovrà sconfessarla (cfr. il cieco nato e l’accenno all’episodio del crollo della torre)

Il modello della responsabilità personale 16Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri. Ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato. (Dt. 25,16)

Elementi a favore Elementi a sfavore La responsabilità del male è un fatto che riguarda chi lo ha commesso. Si chiarisce la diversità tra responsabilità del male e sue conseguenze. Si evidenzia maggiormente un senso di “giustizia” di Dio. Elementi a sfavore Come abbiamo già visto, il grande limite è che purtroppo non sempre questa “giustizia” si compie nell’arco della vita terrena. Il limite di questo modello interpretativo sarà il grande perno su cui poggia il libro di Giobbe che affronteremo di seguito…

Il modello del mistero superiore e totalizzante (di Dio) Questo modello è esplicitato soprattutto nel libro di Giobbe e, con angolatura diversa, nel libro del Qohelet. Può essere riassunto da questa espressione che Giobbe pronuncia alla fine del suo percorso: 2«Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile. 3Chi è colui che, da ignorante, può oscurare il tuo piano? (…) 5Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. (Gb. 42,2-5)

Elementi a favore Elementi a sfavore Si vuol dare una spiegazione a “mali” di per sé incomprensibili e senza causa evidente Si rifiuta l’idea di un Dio crudele salvando il principio della bontà e della onnipotenza di Dio Una novità: il dolore inizia ad esser visto come parte del “mistero” di Dio (si pone in sintonia col messaggio del “Servo di Jahwè” e prepara il concetto della sofferenza come elemento salvifico e redentivo) Elementi a sfavore Non la si può considerare una soluzione oggettiva e razionale: si muove nell’ambito della fede e di un percorso di comprensione personale In definitiva non soddisfa pienamente al grido che sgorga dal cuore di ogni uomo: perché il male nel mondo?

Il modello della Sofferenza dell’innocente Questo modello interpreta in maniera del tutto nuova la realtà della sofferenza ed è espressa dalla figura biblica del Servo di YHWH: Nella seconda parte del libro del profeta Isaia (Is 40-55), scritta da un profeta anonimo del VI° secolo, comunemente chiamato Deutero-Isaia, si è soliti distinguere quattro canti o poemi, generalmente definiti i canti del Servo di Jahwè (Is 42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12), dove si parla di un personaggio anonimo, straordinario, che compie una missione altrettanto straordinaria. A chi si riferiva l’autore? Le risposte degli esegeti sono diversissime: per alcuni di loro il servo è Israele stesso (Il popolo in esilio ha da Dio un compito, una vocazione di rinascita, di rigenerazione della vita religiosa, e questo compito fa di Israele il vero servo di Jahvè); per altri esegeti il servo è un personaggio simbolo o il deutero-Isaia stesso, o un profeta come Geremia, o un personaggio storico come Zorobabele.

Elementi a favore Elementi a sfavore La sofferenza e “i mali” acquistano un significato positivo all’interno del progetto di Dio Assumono addirittura un ruolo “redentivo” Questi elementi possono dare una parziale risposta al “perché il male” Elementi a sfavore Viene preso in considerazione solo “il giusto” Non si dice nulla sulla natura dell’uomo inclina a compiere il male L’interesse dell’autore non è rispondere al problema del male nel mondo

Il modello “riassuntivo” di Gen. 3 La trattazione sul problema del male e del peccato è subito affrontata nella Bibbia al cap. 3 del libro della Genesi. Il lettore non ha neanche il tempo di gioire per la Creazione di Dio che subito si imbatte nel problema del male. Secondo alcuni esegeti però, la riflessione che troviamo in Gen. 3 è in realtà il risultato di un cammino che vuole fare sintesi delle risposte precedenti (ecco perché “modello riassuntivo”), una riflessione matura del pensiero di Israele sul male che dunque si pone alla fine di un percorso, non all’inizio. La composizione di questo testo dunque, è assai tardiva. Un elemento interessante è notare come ad esempio i profeti non facciano mai allusione al racconto del peccato originale di Gen 3. Segno, secondo questa tesi, che questo testo ancora non c’era!

Si possono individuare nel racconto questi punti: La responsabilità personale dell’uomo Vi si ritrova in esso la radice di ogni peccato: peccato “originale” ma anche peccato “originante” Vita e morte sono legate alla responsabilità dell’uomo (ma di quale morte si parla?) Il peccato personale-individuale ha delle ricadute sulla collettività Il peccato delle origini segna l’inizio di una “storia” di peccato che sembra sempre peggiore come se fosse una escalation in negativo

La prospettiva del libro del Siracide L'accento che il Siracide dà al nostro tema è quello sulla libertà e responsabilità umana: «non dire "il mio peccato viene da Dio"», il male viene da te, il male non è colpa di Dio. Quindi è l'uomo e non Dio all'origine del male: Il Siracide pone al centro della sua antropologia il principio che il male non è da Dio, l'empietà non è comandata da Dio. Dipende dall'uomo stabilire dove egli intende stendere la mano, se sul fuoco che lo brucia o sull'acqua che lo ristora.

Elementi a favore Elementi a sfavore Dio non sta all'origine del male Si evidenzia la piena libertà dell'uomo e quindi la responsabilità per le conseguenze delle sue azioni La morte non è un male in sé e non viene collegata al peccato Elementi a sfavore Non si preoccupa di dare una spiegazione sul perché esista il male L'insistenza sulla responsabilità dell'uomo non spiega da sola il problema Visione misogina del ruolo della donna

La prospettiva del libro della Sapienza La morte fisica del giusto e dell’empio non è la vera morte La morte vera è la morte eterna (seconda morte) ed appartiene alle opere del Diavolo Questa morte entra nel mondo umano a causa della “invidia” del Diavolo che conduce gli uomini al rifiuto di Dio e al peccato Perché la seconda morte colpisca gli uomini occorre che essi commettano il peccato I giusti non saranno colpiti da questa seconda morte, ma vivranno per sempre con Dio

Elementi a favore Elementi a sfavore Dio non sta all'origine del male La morte fisica non è la vera morte La morte vera è a causa del Diavolo e viene collegata al peccato I giusti non saranno colpiti da questa morte Elementi a sfavore Divisione un po’ troppo netta tra “buoni” e “cattivi” Non si rende ragione del perché di quei “mali” senza evidente “colpevole” (le malattie, i disastri in natura) Non è chiaro se la seconda morte è solo la lontananza da Dio o un effettivo annientamento

Le soluzioni dell’Intertestamento

Elementi a favore Elementi a sfavore Dio non sta all'origine del male Si cerca di attenuare la responsabilità dei progenitori (e quindo dell’intero genere umano) introducendo cause esterne per spiegare la presenza del male Viene coinvolta la creazione stessa, la sua corruzione potrebbe spiegare la presenza dei disastri provocati dalla natura e ciò che non ha una causa visibile Non è la morte fisica conseguenza del peccato, casomai la sua “anticipazione” Elementi a sfavore Spiegazioni troppo “mitiche” La responsabilità del male attribuita solo a cause esterne appare debole La responsabilità umana viene esclusa e quando la si ammette appare come indotta o provocata La visione dualistica di Qumran: non ha altri riscontri nella tradizione ebraica