Le Dieci Parole.

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Le Dieci Parole

Si scrive schiavitù si legge libertà Fedez Si scrive schiavitù si legge libertà

Discorsi sull'umanità ne sento di tutti i tipi  ma non siamo umani, siamo scimmie avvolte in bei vestiti.  Figli senza valori ma molto bene istruiti,  vomitati da un sistema che da tempo ci ha inghiottiti.  Qui per diventare grande ti serve davvero poco,  basta non finire dentro il girone degli invertiti,  passare metà del tempo a sputare su chi è diverso  per poi nel tempo libero andare coi travestiti.  Ma questa è la mia nazione che pesa sulle mie scelte,  gridando rivoluzione ma con le braccia conserte.  Ora che il beneficio lascia spazio al benestare capisco quant'è avvilente morire senza lottare.  Nessun istinto di fuga solo un trascinarsi gli uni sugli altri  dentro una sovrappopolata cisterna.  Convinti ormai che il mondo non ci avrebbe mai cambiati  ci sentivamo pronti ma non lo siamo mai stati.  Ma qua la verità,  è che si scrive schiavitù ma si legge libertà.  Scambio segni di pace al ballo degli emarginati  ma è difficile abbracciarsi quando hai i polsi legati.  Ma qua la verità,  è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. 

Non cercare propaganda nei messaggi insoliti,  non ho il carisma e l'autostima dei tuoi personaggi scomodi.  Sono finto quanto te, sono falso quanto te,  sono l'ultimo degli stronzi e il primo degli ipocriti.  Se Dio ci ha fatto a sua somiglianza non credere nel suo sguardo  perché è lui che ci ha insegnato a saper piangere a comando.  Dove c'è sofferenza c'è sempre dietro un guadagno  e se Dio non esistesse, beh, dovrebbero inventarlo.  Anche se non siamo realmente dietro le sbarre,  questo mondo è una prigione con la cella un po' più grande  e prendere frasi fatte e ficcarcele dentro un testo  è il modo più intelligente per dire ciò che non penso.  E se il mondo ti esclude ti chiudi nel tuo universo  ma nulla ti gira intorno se giri attorno a te stesso. 

Convinti ormai che il mondo non ci avrebbe mai cambiati ci sentivamo pronti ma non lo siamo mai stati Ma qua la verità è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. Scambio segni di pace al ballo degli emarginati ma è difficile abbracciarsi quando hai i polsi legati Ma qua la verità è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. Mangiare un piatto di polvere condito col sudore, ma basta un po' di successo e ne dimentichi il sapore. Mio padre aveva ragione, Guccini aveva ragione: a far canzoni non si fanno le rivoluzioni Convinti ormai che il mondo non ci avrebbe mai cambiati ci sentivamo pronti ma non lo siamo mai stati Ma qua la verità è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. Scambio segni di pace al ballo degli emarginati ma è difficile abbracciarsi quando hai i polsi legati Ma qua la verità è che si scrive schiavitù ma si legge libertà, ma si legge libertà.

Decalogo (Dt 5) 1 Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. 2Il Signore, nostro Dio, ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. 3Il Signore non ha stabilito quest'alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi. 4Il Signore sul monte vi ha parlato dal fuoco faccia a faccia, 5mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse:

Decalogo Es 20,2 Dt 5,6 Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile:  Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile. 

Es 20,3-6 Dt 5,7-10 3Non avrai altri dèi di fronte a me.  4Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. 5Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. 7Non avrai altri dèi di fronte a me.  8Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra né di quanto è nelle acque sotto la terra. 9Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 10ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.

Peccato originante 1 Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, fece ressa intorno ad Aronne e gli disse: "Fa' per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell'uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto". 2Aronne rispose loro: "Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli, i vostri figli e le vostre figlie e portateli a me". 3Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. 4Egli li ricevette dalle loro mani, li fece fondere in una forma e ne modellò un vitello di metallo fuso. Allora dissero: "Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto!". 5Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: "Domani sarà festa in onore del Signore". 6Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.

7Allora il Signore disse a Mosè: "Va', scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto, si è pervertito. 8Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: "Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto"". 9Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. 10Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione".

11Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: "Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto con grande forza e con mano potente? 12Perché dovranno dire gli Egiziani: "Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra"? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. 13Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: "Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre"". 14Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo. 15Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra. 16Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.

17Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: "C'è rumore di battaglia nell'accampamento". 18Ma rispose Mosè: "Non è il grido di chi canta: "Vittoria!". Non è il grido di chi canta: "Disfatta!". Il grido di chi canta a due cori io sento". 19Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l'ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. 20Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell'acqua e la fece bere agli Israeliti.

21Mosè disse ad Aronne: "Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l'abbia gravato di un peccato così grande?". 22Aronne rispose: "Non si accenda l'ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. 23Mi dissero: "Fa' per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell'uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto". 24Allora io dissi: "Chi ha dell'oro? Toglietevelo!". Essi me lo hanno dato; io l'ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello".

Geroboamo (1Re 12) 26Geroboamo pensò: "In questa situazione il regno potrà tornare alla casa di Davide.27Se questo popolo continuerà a salire a Gerusalemme per compiervi sacrifici nel tempio del Signore, il cuore di questo popolo si rivolgerà verso il suo signore, verso Roboamo, re di Giuda; mi uccideranno e ritorneranno da Roboamo, re di Giuda". 28Consigliatosi, il re preparò due vitelli d'oro e disse al popolo: "Siete già saliti troppe volte a Gerusalemme! Ecco, Israele, i tuoi dèi che ti hanno fatto salire dalla terra d'Egitto". 29Ne collocò uno a Betel e l'altro lo mise a Dan. 30Questo fatto portò al peccato; il popolo, infatti, andava sino a Dan per prostrarsi davanti a uno di quelli. 31Egli edificò templi sulle alture e costituì sacerdoti, presi da tutto il popolo, i quali non erano discendenti di Levi. 32Geroboamo istituì una festa nell'ottavo mese, il quindici del mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda. Egli stesso salì all'altare; così fece a Betel per sacrificare ai vitelli che aveva eretto, e a Betel stabilì sacerdoti dei templi da lui eretti sulle alture. 33Il giorno quindici del mese ottavo, il mese che aveva scelto di sua iniziativa, salì all'altare che aveva eretto a Betel; istituì una festa per gli Israeliti e salì all'altare per offrire incenso.

Decalogo Es 20,7 Dt 5,11 7Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. 11Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.

Dt 5,12-15 Es 20,8-11 12Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. 13Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; 14ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. 15Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d'Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del sabato. 8Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. 9Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; 10ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.

Decalogo Es 20,12 Dt 5,16 12Onora/Glorifica/Dà peso a tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. 16Onora/Glorifica/Dà peso a tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.

Decalogo Es 20,13 Dt 5,17 Non ucciderai Non ucciderai

Non commetterai adulterio Decalogo Es 20,14 Dt 5,18 Non commetterai adulterio Non commetterai adulterio Non commettere atti impuri (corrente apocalittica: Gen 6)

Decalogo Es 20,15 Dt 5,19 Non ruberai Non ruberai

Decalogo Es 20,16 Dt 5,20 Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo Non pronuncerai falsa testimonianza menzognera contro il tuo prossimo

Decalogo Dt 5,21 Es 20,17 17Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo". 21Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".