Università Roma Tre Corso di laurea magistrale CINEMA TELEVISIONE E PRODUZIONE MULTIMEDIALE Corso “Media digitali: Televisione, video, Internet” Docente: Enrico Menduni Quarta lezione Radio, cinema e televisione all’appuntamento con il digitale Giovedì 17 novembre 2015 © Enrico Menduni 2015
Nei primi cinquant’anni del Novecento ( circa) il cinema ha costituito l’unico dispositivo per la visione delle immagini artificiali in movimento. Nella seconda metà del secolo il cinema ha convissuto con la televisione © Enrico Menduni 2015
Fino alla fine degli anni Settanta, il cinema si vedeva nelle sale e la televisione prevalentemente a domicilio. Con la diffusione del videoregistratore domestico anche il cinema usufruisce di una visione domiciliare. Dopo il 2001 i ricavi homevideo superano quelli delle sale. © Enrico Menduni 2015
La televisione è figlia della radio. Come la conosciamo noi, nella forma del radio broadcasting, la radio nasce negli anni Venti. Essa realizza con il cinema un patto non scritto di spartizione: alla radio lo spazio privato, al cinema lo spazio pubblico. Dopo il 1928 il cinema diventa sonoro e minaccia di invadere i territori presidiati dalla radio, fra cui la musica, il più prezioso. La radio corre ai ripari inventando la radio con le immagini, cioè la tv. La Seconda guerra mondiale ne postpone il lancio. La tv è una figlia del dopoguerra. © Enrico Menduni 2015
La televisione dimostra subito di avere un grande seguito popolare, svuotando i teatri e i cinema, i ristoranti, i ritrovi, che sono costretti a installare televisori nei loro locali. Chi non ha la televisione a casa, va da un amico che ce l’ha, oppure in un locale pubblico.
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La televisione dimostra subito di avere un grande seguito anche nei confronti della politica: questi sono frequentatori della Festa dell’Unità di Modena, nel 1954, davanti alla Tv democristiana. Non era il caso di mettere un comizio nello stesso orario.
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«Alle 8, chiunque abbia un lavoro è già al lavoro, e più o meno tutti gli altri sono a casa che bevono il caffè o si soffiano il naso o guardano “Today” o uno degli altri programmi del mattino che vanno in onda (manco a dirlo) da New York. Personalmente, io alle 8 ero sotto la doccia che cercavo di ascoltare un’autopsia dei Bears sulla Wscr, una radio sportiva di Chicago (…) © Enrico Menduni 2015
La casa in cui finisco per mettermi a sedere con scaglie di shampoo secco nei capelli a guardare buona parte del vero e proprio Orrore nel suo svolgersi appartiene alla signora Thompson, che è una delle settantaquattrenni più in gamba del mondo ed è esattamente il tipo di persona che in caso di emergenza anche se trovi il telefono occupato sai che puoi semplicemente andare lì da lei. © Enrico Menduni 2015
A ripensarci, il primo segno di shock è stato il fatto che non ho suonato il campanello ma sono entrato direttamente, cosa che normalmente uno non farebbe mai. Grazie a certe conoscenze di suo figlio nell’ambiente, la signora T. ha un televisore Philips da 42 pollici a schermo piatto, su cui appare per un secondo Dan Rather in maniche di camicia con i capelli leggermente arruffati. (…) © Enrico Menduni 2015
Un buon numero di altre signore della parrocchia sono già qui, ma non so se ho salutato qualcuno perché mi ricordo che quando sono entrato tutti stavano fissando, paralizzati dall’orrore, uno dei pochi spezzoni di filmato che poi la Cbs non ha più ritrasmesso, cioè una ripresa da lontano, in grandangolo, della Torre Nord e della griglia d’acciaio sventrata dei suoi piani più alti in fiamme, e di certi puntini che si staccavano dal palazzo e scendevano lungo lo schermo in mezzo al fumo…» David Foster Wallace, La vista da casa Thompson settembre 2011 © Enrico Menduni 2015
La televisione condivide con la radio alcune caratteristiche innovative: È un medium la cui esperienza si colloca integralmente nel domicilio; È un medium collegato all’emittente da una rete immateriale (le onde elettromagnetiche); È capace di simultaneità (trasmissione in diretta) con i fatti che racconta. © Enrico Menduni 2015
Simultaneità significa anche ubiquità. La televisione, come la radio, ha la possibilità di testimoniare ciò che accade contemporaneamente allo svolgersi degli eventi. Ma anche di portare gli eventi, che accadono in un luogo determinato, ovunque. Lo aveva capito benissimo già Guglielmo Marconi: nel suo discorso (1931) spiegava come la Radio Vaticana avrebbe potuto far ascoltare la parola del papa simultaneamente e ovunque. Per la prima volta nella storia. © Enrico Menduni 2015
Il cinema oggi ha un carattere prevalentemente narrativo. La televisione ha invece un carattere composito: È narrativa nello spettacolo di finzione, derivato dal cinema; È informativa e, quando è indiretta, testimoniale, seguendo la tradizione del giornalismo e della radio; È conversazionale secondo un modello talk derivato dalla radio e dal telefono. Nella prima fase della televisione queste funzioni si presentano separate, oggi tendono a convivere negli stessi programmi © Enrico Menduni 2015
Come la radio, per la televisione esiste un modello americano e un modello europeo: Modello americano: canali gratuiti di imprese commerciali che si ripagano con la pubblicità. Curvato sull’intrattenimento per attirare più spettatori possibile e quindi tenere alte le tariffe pubblicitarie. Modello europeo: canali pubblici, in regime di monopolio, in cui la pubblicità non c’è o ha valore accessorio, con una missione “pedagogica”: “Educare, informare, intrattenere” secondo le parole di J. Reith primo direttore della BBC. © Enrico Menduni 2015
La scelta europea non era solo culturale ma di necessità: in nessun paese europeo esistevano le condizioni economiche per il modello americano; Appena ci sono state, il modello europeo si è dissolto. © Enrico Menduni 2015
Tre fasi per la televisione europea: Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta: monopolio pubblico pedagogico finanziato dal canone; Dagli anni Ottanta alla fine del secolo: concorrenza pubblico privato. La risorsa prevalente è la pubblicità; XXI secolo: televisione digitale (più intrecci crossmediali con Internet e la telefonia cellulare 3G) in cui la risorsa prevalente sono i pagamenti degli utenti, diventati clienti. © Enrico Menduni 2015
La rivoluzione digitale: immagini del cinema e della tv L’immagine televisiva analogica presenta una bassa definizione, non paragonabile a quella del film a 35 mm e inferiore anche ai 16 mm, e una gamma di colori meno accurata. Quello che salva l’immagine televisiva è la ridotta superficie dello schermo dei televisori domestici; infatti quando viene presentata su uno schermo più grande immancabilmente si sgrana. L’immagine cinematografica dà il meglio di sé quando viene proiettata su un grande schermo... © Enrico Menduni 2015
Queste differenze hanno segnato la storia dei due mezzi, contribuendo a stabilire due contratti spettatoriali. Nelle sale, dal cinema, ci attendiamo un’elevata qualità della visione, che si svolge nell’assoluta oscurità. Non è questo ciò che chiediamo al televisore domestico, che guardiamo con la luce accesa, magari mentre svolgiamo altre attività e in modo prevalentemente gratuito: non abbiamo quindi molto da pretendere. Il successo della televisione non è stato determinato dalla qualità della visione... © Enrico Menduni 2015
Le tecnologie di produzione Lo standard digitale Hd, introdotto nel non lontanissimo 1997, produce un’immagine con 2 milioni di pixel contro i 6-8 milioni attribuibili al 35 mm. Oggi con circa 200 € è possibile comprare una Sony HDR-CX240E da 9.2 milioni di pixel. Pesa 215 grammi © Enrico Menduni 2015
G. Lucas, La guerra dei cloni, 2002 Il digitale come linguaggio espressivo
© Enrico Menduni 2015 L. Von Trier, Dancer in the Dark, 2000 Il digitale come linguaggio espressivo
© Enrico Menduni 2015 A. Varda, Gli spigolatori e la spigolatrice, 2000 Il digitale come linguaggio espressivo
© Enrico Menduni 2015 J. Lasseter, Toy Story, 1995 Il digitale come linguaggio espressivo
© Enrico Menduni 2015 G. Tornatore, Nuovo cinema paradiso, 1995 La distribuzione
© Enrico Menduni 2015 June 18, Digital Premier of Star Wars Episode I, The Phantom Menace La distribuzione
La digitalizzazione è comparsa all’orizzonte televisivo quando si è constatato che essa offriva ai sistemi televisivi non tanto un’immagine particolarmente nitida, ma un mezzo per moltiplicare il numero dei canali da trasmettere e per far pagare alle famiglie il processo di produzione e diffusione dei contenuti. Le risorse di cui dispone la tv (pubblicità ed eventuale canone di abbonamento) sono al limite e non seguono l’aumento dei costi. La ricerca di qualcun altro che paghi per lo spettacolo televisivo diventa sempre più urgente. © Enrico Menduni 2015
Dal broadcasting al narrowcasting…
© Enrico Menduni 2015 … oltre…
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Le prima esperienze di riferimento nel campo della televisione a pagamento europea sono la francese Canal Plus e l’inglese Sky. In Italia la televisione a pagamento nasce nel 1990, subito dopo la «legge Mammì», ed è diffusa su frequenze di cui Fininvest, poi Mediaset, si era provvista nel corso dell’approvazione della legge. Si chiama Tele, avrà tre reti: la prima destinata a trasmettere cinema, la seconda mirata allo sport, la terza (che sarà sempre debolissima) per la cultura. Il mercato si stabilizza nel 2003 con l’arrivo di Sky © Enrico Menduni 2015