MASCHIACCI, ACROBATE E INVASIONI: ATTRAVERSARE I CONFINI DI GENERE NELLE PROFESSIONI Marta Mulas Cagliari, 8 Maggio 2015.

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Transcript della presentazione:

MASCHIACCI, ACROBATE E INVASIONI: ATTRAVERSARE I CONFINI DI GENERE NELLE PROFESSIONI Marta Mulas Cagliari, 8 Maggio 2015

L’INFORMATICA: UN SETTORE OCCUPAZIONALE MASCHILE?  “Knowledge gender divide”*: fenomeno di sottorappresentazione delle donne nei lavori del settore Ict. Nel 2010 in India, UE, USA, Brasile, Sudafrica, Indonesia, Corea del Sud quota inferiore al 30%  In Italia iscritte a corsi di laurea ad indirizzo informatico minoranza di genere (Galeazzi, 2012*)  Analiste e progettiste software 16% degli occupati in Italia; Tecniche programmatrici il 13%; Tecniche esperte in applicazioni il 20% [Dati Istat, * ]

LA RICERCA  14 informatiche tra i 27 e i 45 anni (Analiste software, Tecniche programmatrici, Sistemiste, Web developers, Project Manager)  Interviste narrative  Domande di ricerca: Chi sono le donne occupate nell’ICT, come vivono il loro lavoro? Come si esplica il sex-typing nel lavoro informatico? Come viene performato il genere nelle pratiche organizzative? Come avviene il processo di adattamento ad un contesto lavorativo maschile? Quali stereotipi e aspettative di genere affrontano?

IL SEX-TYPING NELLE OCCUPAZIONI INFORMATICHE Fondamenti culturali del sex-typing nell’ informatica  Rapporto “intimo” maschilità&tecnologia; ideale homo faber L’orizzonte simbolico delle narratrici poggiato sull’esperienza storico- sociale maschile:  Rappresentazione del gruppo maschile come gruppo di riferimento aspirazionale;

GRUPPO MASCHILE COME GRUPPO DI RIFERIMENTO  Il pensiero analitico L’informatico ora si avvale del linguaggio. Il codice sono parole. Però è un linguaggio molto schematizzato, molto inquadrato. Pare che il pensiero analitico sia più prerogativa maschile [Giulia] Su quali caratteristiche di genere si basa il sex-typing nell’informatica? I TRATTI DI GENERE … é proprio nell’immaginario comune pensare l’informatico come un uomo. E’ un po’ come l’autista di bus. Anch’io mi stupisco quando vedo una donna che guida un autobus. Che poi, se ci pensi, perché? Basta che ti prendi la patente … [Federica]

 La passione per la tecnologia inserita tra le propensioni “naturali” maschili e antitetica rispetto alla “natura femminile”:  Posizionamento come eccezioni: GRUPPO MASCHILE COME GRUPPO DI RIFERIMENTO A me ad esempio piaceva il calcio, la matematica e poi la stessa informatica che è un interesse maschile, non femminile [Giada] Le donne sono tipicamente più portate per le materie umanistiche. Forse è proprio una predisposizione. -E tu?- No io no. Ma sono l’eccezione, me ne rendo conto. Io in matematica ero bravissima ma le altre erano tutte più brave nelle lingue [Giada]

LE IMMAGINI  Il collega smanettone: I maschi sono più smanettoni, metterti lì a capire perché, per come.. Le donne sono più.. Di solito non le interessano queste cose, non interessa il processore ad esempio. Non le interessa capire come passa il segnale. Sono più abituate, da bambine, a giocare con le bambole [Blerina] Appena esce un gioco nuovo i miei colleghi lo devono avere, ne parlano in continuazione. Il prototipo del nerd proprio [Claudia] GRUPPO MASCHILE COME GRUPPO DI RIFERIMENTO

LA CULTURA ORGANIZZATIVA Processi rilevanti:  Pratiche di valutazione e controllo del lavoro (face time e altre pratiche);  Processi di carriera;  Il dress code;  L’espressione della sessualità in ufficio; Trasversale alla cultura organizzativa il tema del conflitto di genere o delle relazioni di genere sul lavoro

LA CULTURA ORGANIZZATIVA  Valutazione sulla base dell’orario di lavoro Il fatto che molte imprese preferiscano figure maschili è collegato al tempo in ufficio perché presuppongono che un uomo senta meno le responsabilità verso la famiglia e quindi la sera rimanga più facilmente un’oretta in più. C’è la mentalità che devi restare oltre l’orario di lavoro. Quando io uscivo alle 18 la capa mi diceva: di già? Ma io non toglievo niente al lavoro, davvero [Marianna] C’è gente che sta in ufficio anche 10 ore, ma magari non è che lavora davvero 10 ore, sta lì perché deve stare lì. […] Soprattutto le donne in un lavoro prettamente maschile devono farsi notare e magari lo fanno anche stando di più in ufficio. Se l’uomo fa quello che deve fare e poi esce la donna deve dare di più lavorativamente. Invece io facevo le mie 8 ore e me ne andavo. A me di stare lì per far vedere che lavoravo non me ne fregava [Cecilia]

LA CULTURA ORGANIZZATIVA  Dress code: Gli uomini si mettono cose più standard tipo il pantalone, la giacca, la camicia. Noi possiamo variare. Ma devi essere sobria. Poi è ovvio che se vedo la segretaria che viene col perizoma in vista penso che si farà il capo e diventerà dirigente [Elena] Anche nel vestirsi e nell’approcciarsi c’è tutto un modo adatto. Ovviamente se ti metti la camicetta scollata trasparente, nel contesto in cui siamo già non ti vedono come una collega ma perché ti ci poni tu. A cosa serve la camicetta trasparente in un open space? Ci sono indumenti più adatti. Se poi tu vuoi raggiungere un obiettivo attraverso la camicetta trasparente non puoi pretendere che ti trattino come gli altri [Elena]

… Rispettare un dress code significa rispettare la connotazione semantica di un ambiente, la sua peculiarità, il suo genere, la sua articolazione interna… (Pistilli, 2005:38)  Verso le donne richiesta ambivalente  Femminile come alterità che va “ricondotta” alla norma maschile Ci vuole il giusto bilanciamento, non devi neanche cancellarla la femminilità. Anzi, molti colleghi se lo chiedono: ma se è così carina perché deve conciarsi da maschiaccio? [Giada] LA CULTURA ORGANIZZATIVA

IL CONFLITTO DI GENERE A LAVORO  Il conflitto attraverso comportamenti discriminatori: Se si faceva un gruppo di lavoro per cose pratiche i ragazzi tendevano a fare quadrato tra loro, per un’erronea percezione del fatto che fossero più predisposti, più bravi con le cose manuali, che avessero più senso pratico [Antonietta] Il problema è che sottovalutano il mio lavoro perché sono una donna. Ti faccio un esempio: chiedono tutti all’altro informatico. E quando lui non c’è mi è capitato che mi dicessero “non sarà il caso di chiamare A. prima?” e io gli rispondo “no! Ci sono io, perché devi chiamare A.?”. Sono convinti che io non so fare tutto quello che sa fare lui. Io ci sono anche da più tempo lì, e quando gli faccio il lavoro tutti sorpresi “brava, ce l’hai fatta!” Ma perché?“ [Federica]

 Il conflitto attraverso l’organizzazione del lavoro (assegnazione di mansioni e task specifici): Ieri mi sono arrabbiata perché stavo facendo un lavoro da sola. Un mio collega mi ha detto “ma ce la fai a farlo?” e io mi sono arrabbiata moltissimo “no non ce la faccio, sto disegnando!”. Anche il nostro responsabile chiede più all’altro programmatore. Ma quando lui è impegnato e il lavoro glielo faccio io mi chiede “ma l’hai fatto da sola? “ e poi mi fa “brava, complimenti”. Capito? All’altro non glieli fanno i complimenti. Non so perché, alla fine il lavoro che c’è da fare io l’ho sempre fatto… Un giorno gli ho detto: “dimmi dov’è la spugnetta per lavare i piatti visto che qui tutti pensano che io serva a quello!” [Federica] Per fare un progetto ci sono dei task e alcuni sono più difficili di altri, quindi si cerca di dare alle donne la cosa un pochino più semplice. È come quando non dai a una donna il compito di sollevare le scatole perché è una donna, anche se qui la forza fisica non c’entra si pensa che le donne nell’informatica non sappiano fare niente! [Blerina] IL CONFLITTO DI GENERE A LAVORO

 Il conflitto di genere spesso si esplica attraverso comportamenti “omosociali”: Non mi hanno mai chiesto di pranzare insieme. Oppure per il caffè: si alzano per andare a prenderlo e io rimango da sola in ufficio. […] Fanno schifo, mi trattano male. A uno di questi due consulenti, dovevo fare una presentazione a un dirigente, gli ho chiesto una cortesia e mi fa “no guarda devi arrangiarti da sola”. E non me l’ha fatta fare. Insomma, cattiveria pura. Poi casualmente la riunione è saltata, però io ci sono rimasta malissimo. Sono andata dal mio capo e gliel’ho raccontato ma lui ovviamente l’ha difeso dicendo “Ma dai sai com’è fatto, poi tu effettivamente chiedi sempre”. Io: “ho capito ma avevo bisogno”. “E impara a essere autonoma non puoi chiedere così tanto”. Cioè, mi ha proprio massacrata, e io gli ho detto “Va bene. Vaffanculo”[Cecilia]

NOTE CONCLUSIVE  Microdispositivi sociali di controllo ed esclusione: Non aiutare la propria collega quando ne ha bisogno; Omettere di darle certe informazioni; Risparmiarle i compiti più difficili; Non chiederle mai consiglio Farle notare in pubblico quando sbaglia; […]  Reazioni a tali pratiche guidate da pragmatismo: Se in pausa pranzo mi dicono “tu non ci capisci dell’informatica bla bla bla a volte li assecondo, a volte hanno ragione perché stiamo facendo una battuta su qualcosa di specifico. Non reagisco mai aggressivamente. Che poi ormai è una battuta che fa parte del gergo comune dire che le ragazze non capiscono nulla di computer, come che le donne non sanno guidare gliele fai dire [Elena]

STRATEGIE DI ADATTAMENTO AL CONTESTO MASCHILE  Allineamento con la cultura di genere dominante : NOTE CONCLUSIVE Io ero molto maschiaccio. Avevo la fortuna di essere carina, ma siccome io sono la quinta di 8 fratelli, sapevo come comportarmi con gli uomini e loro erano proprio maschiacci. Se ruttavano non mi impressionavano, a me non me ne fregava niente, stavo lì a chiacchierare, a ridere. Non facevo la fighetta dicendo “Uh ma queste cose”. Pensavo “ma sì, siamo in un ambiente di uomini e stiamo in mezzo agli uomini!” [Cecilia]

 Complementarietà del proprio ruolo rispetto alla maschilità performata dagli altri membri: NOTE CONCLUSIVE Vedendo anche come interagiscono tra loro, da donna o anche magari da più giovane, smorzo un po’ l’aspetto competitivo e l’aspetto di dimostrare “chi è più bravo”, perché spesso, anche non volendo, ma parlando, io spesso la penso così e tu la pensi in un altro modo, e si finisce a dover dimostrare chi dei due ha ragione. Oppure se ti spiego una cosa può sembrare che ti sto mettendo in discussione. Io invece adotto un modo di pormi, forse adesso secondo me anche troppo, ma comunque non inferiore ma sommesso. […] Ti poni come quella gentile, che ascolta, ed è tutto più facile rispetto a se ti poni in modo più rigido [Giulia]

 Strategia di affermazione dell’ identità professionale anteponendola all’identità di genere: NOTE CONCLUSIVE Secondo me è una questione di saper argomentare bene quello che fai. Anni fa ho avuto a che fare con un’azienda esterna molto. Io avevo notato un malfunzionamento nel servizio che ci offrivano, che poteva causare un danno, così l’ho segnalato. L’informatico dell’altra azienda con cui ho avuto a che fare solo via , diceva che era un problema nostro, che avevamo implementato male l’integrazione. Ora, io ero sicura di quello che dicevo, così gli ho fornito l’esempio dell’errore anche sulle altre testate. Sono stata convincente, lui mi ha addirittura ringraziato. Ho avuto l’impressione che all’inizio avesse pensato che avessi torto perché sono una donna [Angela]