Servizi di verifica e supporto alla Sicurezza Informatica In collaborazione con ver 2.1 SEI – Sistemi di Esercizio Infrastrutturale
Inquadramento del servizio nel contesto ITIL L’IT Service Management di TSF è basato su ITIL. Questa scelta è volta a fornire servizi IT nella giusta qualità in base a definiti SLA. Pertanto il servizio andrà contestualizzato nei processi ITIL interessati. SERVICE MANAGEMENT
SERVICE SUPPORT Descrive come i clienti e gli utenti possono accedere ai servizi adeguati a supportare le loro attività ed il business, e come questi servizi sono supportati. SERVICE MANAGEMENT
Il SERVICE SUPPORT E L’INCIDENT MANAGEMENT Service Desk Incident Management Problem Management Change Management Release Management Configuration Management Users Alerts
L’INCIDENT MANAGEMENT E LA CRISIS SUPPORT > Se il Service Desk non può risolvere l’incidente all’interno di un intervallo predefinito, si determina quale gruppo di supporto dovrebbe occuparsi dell’incidente. Questo indirizzamento, definito “escalation funzionale”, si basa sulla categoria alla quale è assegnato l’incidente. > Sulla base delle priorità e degli SLA, l’utente/i coinvolto verrà informato sul massimo tempo stimato per risolvere l’incidente > Il service Desk instrada gli incidenti per i quali non è disponibile alcuna soluzione immediata, avendo classificato l’incidente e verificato che non esiste un incidente simile per il quale è stata resa disponibile una soluzione. > Il Service Desk, in caso di incidente con grande impatto, rileva un “allarme” > Le procedure per la gestione di particolari incident ovvero gli incidenti di sicurezza sono predisposte dal Security Management e veicolate dall’Incident Management. In tale contesto si inserisce il servizio denominato “Crisis Support”.
CRISIS SUPPORT ACTIVITY Tale attività, in relazione a quanto sino ad ora esposto, si divide in due fasi: > PROBLEM SOLVING: a seguito di evento di tipo distruttivo avvenuto all’interno del Perimetro T.S.F. per le quali siano state attivate le prime procedure di emergenza. Questa tipologia di attività, di carattere reattivo, scaturisce dalla ricezione di un allarme di sicurezza inviato dal Cliente, ed è rivolta ad effettuare l’applicazione delle relative contromisure, a seconda del tipo di “allarme” rilevato, a tutela del patrimonio tecnologico e informativo di T.S.F. > Cenno al secondo punto
PROBLEM SOLVING: EROGAZIONE L’attività sarà erogata nel seguente modo: > Raccolta dei dati necessari alla determinazione della tipologia dell’allarme (ovvero identificare se l’allarme è di tipo rete, sistema o applicazione). Questo processo include l’analisi dei log provenienti da dispositivi di sicurezza (FW, IDS, ecc), dispositivi di rete, sistemi e applicazioni impattati dall’evento > Valutazione dell’impatto in termini di: disponibilità dei sistemi e servizi coinvolti, vulnerabilità sfruttate, eventuali informazioni sottratte > Applicazione delle contromisure tecnologiche atte al ripristino delle normali condizioni operative. Nel caso in cui l’applicazione delle contromisure necessiti dell’interazione con entità esterne a T.S.F. (ad esempio il carrier fornitore della connettività), lo specialista intervenuto potrà farsi carico, qualora il Cliente lo ritenga opportuno, di condividere con le entità esterne coinvolte la strategia di azione in risposta all’evento > Stesura del rapporto di intervento
PROBLEM SOLVING: EROGAZIONE (segue) Il servizio di problem solving verrà erogato H24 per i giorni lavorativi, il sabato, la domenica e le festività. L’attivazione dell’intervento dovrà avvenire entro 30 minuti dalla ricezione della chiamata di segnalazione. I numeri assegnati per il servizio di Crisis support sono: Numero Verde: (attivo 9-18) Reperibilità: (h24) Escalation: (h24)
SECURITY MANAGEMENT > Nell’ambito delle attività del Security Management troviamo quella dell’allerta e dell’identificazione di nuove minacce e possibili vulnerabilità. In questo ambito si colloca l’attività di DIFESA PROATTIVA ANALYSIS ACTIVITY &
L’attività è divisa nelle seguenti fasi: PENETRATION TEST REMEDIES REPETITION
Metodologia
Fasi dell’attacco HT/B-e Ethical Hacking Non-invasive Analysis FOOTPRINTINGSCANNING Invasive Analysis ENUMERATION Attack GAINING ACCESS ESCALATING PRIVILEDGES Consolidation PILFERING COVERING TRACES
Fasi attacco da internet NON – INVASIVAINVASIVA FOOTPRINTING Questa fase ha lo scopo di raccogliere il maggior numero di informazioni sull’obiettivo che si intende attaccare senza “toccare” l’obiettivo stesso, ovvero effettuando una cosiddetta “analisi non invasiva”. In particolare in questa fase si cerca di determinare: domini, blocchi di rete e indirizzi IP dei sistemi direttamente collegati a Internet. Gli strumenti utilizzati sono: Search Engine, Whois server, Arin database, interrogazione DNS, ecc. SCANNING L’obiettivo dello scanning è ottenere una mappa più dettagliata possibile del sistema da attaccare. Ciò significa acquisire informazioni su quali indirizzi IP dei blocchi di rete trovati nella fase precedente siano effettivamente “contattabili” dall’esterno (IP discovery), quali servizi siano “attivi” (TCP/UDP port scan) e, infine, quali sistemi operativi “posseggano”. Gli strumenti utilizzati sono: interrogazioni ICMP (gping, fping, ecc.), scansione delle porte TCP e UDP (strobe, netcat, nmap, ecc.), fingerprint dello stack (nmap, ettercap). ENUMERATION Con questa fase si inizia l’”analisi invasiva”. Si effettuano, infatti, connessioni dirette ai server e “interrogazioni” esplicite. Tali attività potrebbero, a seconda della configurazione presente sui sistemi target, originare dei logs sui sistemi (tipicamente su sistemi di controllo). Attraverso l’enumerazione si vuole giungere a identificare, sulle macchine riscontrate come raggiungibili, account validi (list user accounts), risorse condivise (list file shares) e applicazioni attive sulle porte in ascolto (identify application). Le tecniche utilizzate variano a seconda dei sistemi operativi delle macchine che vogliamo analizzare.
Fasi attacco da internet ATTACCOCONSOLIDAMENTO GAINING ACCESS Una volta ottenute le informazioni del punto precedente, inizia il vero e proprio attacco che ha come obiettivo riuscire a “entrare” nel sistema remoto. I metodi utilizzati anche in questo caso dipendono dal sistema operativo della macchina target, ma si basano sostanzialmente sulla ricerca di password corrispondenti agli utenti trovati (password guessing), sullo sfruttamento di errori progettuali delle applicazioni e servizi attivi sul server (buffer overflows, attacchi data driven, ecc.) o del sistema operativo stesso. ESCALATING PRIVILEDGES L’obiettivo di questa fase è sfruttare i risultati ottenuti nella fase precedente per ottenere il pieno controllo del sistema remoto attaccato. Ciò si ottiene, per esempio, reperendo i files presenti sul sistema che contengono le password (/etc/passwd, SAM, ecc.) e tentando di decifrare le password in essi contenute (password cracking), oppure utilizzando appositi exploits. PILFERING Se si giunge a questa fase significa che si è ottenuto il pieno controllo del sistema target. Quindi è bene valutare la configurazione del sistema stesso al fine di capire se, dove e cosa il sistema registra (logs). I sistemi di auditing saranno eventualmente disabilitati (es. con Win NT mediante auditpol). A questo punto la macchina in oggetto può diventare una “testa di ponte” per attaccare altre macchine. In tal caso saranno reperite informazioni riguardanti altri sistemi. COVERING TRACKS Prima di abbandonare il sistema “conquistato” vengono cancellati gli eventuali logs che hanno registrato la presenza clandestina ed eventualmente installati trojan o back-doors che consentano di rientrare facilmente sulla macchina in un secondo momento. Può essere utile anche installare tools nascosti quali sniffers o keyloggers al fine di catturare altre password del sistema locale o di altri sistemi ai quali utenti ignari si collegano dalla macchina controllata.
Attacco applicativo ANALISI APPLICATIVAMETODI DI ATTACCO Questa analisi è costituita da una serie di tentativi di attacco che coinvolgono solo i protocolli di comunicazione utilizzati dagli utenti finali per interagire con le applicazioni. Nel caso specifico delle applicazioni web, tali attacchi sono basati su manipolazioni dei pacchetti HTTP che vengono scambiati fra i browser degli utenti ed il web server. Esistono diverse categorie di attacchi verso applicazioni web, che possono portare alla compromissione di uno o più layer dell’intera infrastruttura applicativa:web server, application server, data tier. Caratteristica comune a tutti gli attacchi applicativi è la completa trasparenza ad ogni sistema di di fesa perimetrale (firewall, ids, ecc.); manipolazioni dei protocolli di layer 7 (applicativi) non possono essere rilevate da dispositivi che analizzano il traffico a layer 3 (network). L’attività di security audit dell’applicazione web identifica in modo completo le classi di attacco. Nella colonna seguente ne vengono elencati i metodi. Cross-site scripting: attacchi che sfruttano una non corretta validazione dei contenuti restituiti dal server in risposta a richieste HTTP opportunamente modificate. Parameter tampering: attacchi che sfruttano una non corretta validazione dei parametri passati dal browser al web server. Hidden field manipulation: attacchi che, sfruttando paradigmi di programmazione non sicuri, alterano il valore di parametri applicativi fra due successive richieste HTTP. Backdoors e opzioni di debug: attacchi basati su errori di configurazione e/o di programmazioni molto noti e diffusi. Forceful browsing: attacchi che mirano ad accedere a risorse protette seguendo percorsi di navigazione non previsti. Buffer overflow: attacchi che comportano l’esecuzione di codice arbitrario in assenza di opportuna validazione dei parametri in ingresso. Cookie poisoning: attacchi basati sulla manipolazione dei cookie di sessione HTTP. Configurazioni errate: attacchi che sfruttano comuni errori di configurazione. Vulnerabilità note: attacchi che sfruttano la mancata applicazione di patch. SQL injection: attacchi che mirano all’esecuzione di query non previste sui DBMS di backend Attacchi http: manipolazioni degli Header HTTP.
DIFESA PROATTIVA > DIFESA PROATTIVA: concernente la segnalazione di nuove vulnerabilità e di nuovi exploit, potenzialmente pericolosi per T.S.F. per i quali non siano ancora state rilasciate contromisure relativamente alle tipologie di attacchi informatici. Queste attività verranno erogate in modalità continuativa, e sono finalizzate a mantenere aggiornato il personale T.S.F. affinché venga ridotto a zero il divario temporale tra il rilascio di una contromisura ad una vulnerabilità pertinente al patrimonio informativo di T.S.F. e la sua applicazione in esercizio.
DIFESA PROATTIVA (Segue) > Le attività di carattere preventivo, verranno direttamente erogate dal Centro Servizi Hacking Team/Business-e che, essendo in contatto con il mondo dell’underground, analizzando quotidianamente i bollettini di sicurezza emessi dai principali advisory, siano essi pubblici (SANS, CERT, MITRE, ecc) o emessi direttamente dai fornitori delle tecnologie impiegate presso l’ambiente T.S.F., provvederà a comunicare tempestivamente le informazioni secondo le modalità concordate con il Cliente in sede di definizione del contratto. > Sarà cura dell’offerente di predisporre, all’interno delle sue strutture di back office, una procedura automatica per conservare le informazioni in oggetto in un repository che conterrà oltre al dettaglio del bollettino anche la data di comunicazione del medesimo al Cliente.