LA SPESA PUBBLICA.

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LA SPESA PUBBLICA

LA SPESA PUBBLICA La spesa pubblica è costituita dall'insieme dei mezzi finanziari impiegati dallo Stato e dagli enti pubblici per il raggiungimento dei fini collettivi.

LA PRESSIONE DELLA SPESA PUBBLICA L'ammontare complessivo della spesa rappresenta il fabbisogno finanziario, ossia la quantità di moneta che si rende necessaria alla Pubblica amministrazione in un determinato periodo di tempo per la realizzazione di tutti gli interventi prefissati. LA PRESSIONE DELLA SPESA PUBBLICA Il rapporto fra l'ammontare della spesa pubblica e quello del prodotto interno lordo S / PiI rappresenta la pressione della spesa pubblica e indica quanta parte del reddito nazionale è gestita ogni anno dalla Pubblica amministrazione e destinata a fini di interesse collettivo.

Il dato relativo alla pressione della spesa pubblica permette di confrontare l'estensione del settore pubblico rispetto a quella del settore privato e di valutare l'incidenza della finanza pubblica sul sistema economico del Paese. L'incidenza della spesa pubblica in Italia ha raggiunto il suo massimo nel 1993 con il 59,6% rispetto al PIL, per poi diminuire ed arrivare a circa il 52% negli anni più recenti.

L'INCREMENTO DELLA SPESA PUBBLICA La spesa pubblica tende ad aumentare nel tempo. Tale incremento è di carattere generale: a partire dalla metà dell'Ottocento esso si è verificato in tutti gli Stati e sotto tutti i regimi politici con un crescendo vertiginoso. Il fenomeno fu osservato già alla fine dell'Ottocento dall'economista tedesco Adolf Wagner, il quale formulò la "legge storica di aumento delle spese pubbliche« (o legge di Wagner): negli Stati moderni la spesa pubblica cresce in modo progressivo, aumentando secondo un tasso maggiore rispetto al tasso di aumento della popolazione.

L'incremento si è manifestato sia in termini assoluti (l'ammontare della spesa pubblica è sempre più elevato), sia in rapporto al reddito nazionale (la spesa pubblica assorbe una percentuale sempre maggiore del prodotto interno lordo). Solo negli ultimi anni si è verificata un'inversione di tendenza. È pur vero che, in parte, l'aumento è soltanto nominale. Le spese sono espresse in moneta e il valore di questa muta nel corso del tempo. Se diminuisce il potere d'acquisto della moneta, e correlativamente aumentano i prezzi, il costo di tutti i servizi aumenterà e aumenterà l'ammontare monetario delle spese pubbliche.

Per misurare l'aumento reale occorre calcolare per ciascun anno le cifre di spesa al netto del tasso di inflazione, come se nel periodo considerato il livello generale dei prezzi fosse rimasto lo stesso (misurazione “a prezzi costanti"). L'attività della Pubblica amministrazione è indirizzata a tre fondamentali finalità: conservare l’integrità dell’ordinamento collettivo (attività istituzionale) e migliorare le condizioni di vita sul piano sociale ed economico (politica sociale e politica economica).

1 L'attività istituzionale garantisce l'indipendenza dello Stato all'esterno e l'ordinata convivenza della popolazione all'interno. Si manifesta principalmente mediante la difesa militare, la cura delle relazioni internazionali, la prevenzione e la repressione dei reati, la regolamentazione dei rapporti fra i privati.

2 La politica sociale ha come obiettivo lo sviluppo intellettuale e materiale della società e il benessere degli individui. Lo Stato ha esteso sempre di più i suoi interventi nel campo della cultura, della sanità, dell'assistenza, della previdenza, del lavoro.

3 La politica economica ha lo scopo di favorire l’incremento e l'efficiente impiego delle risorse e correggere gli eventuali squilibri del mercato. Anche questi obiettivi, in origine, venivano lasciati al libero gioco dell'iniziativa privata. Successivamente, gli Stati hanno ampliato progressivamente le dimensioni del settore pubblico dell'economia.

I fattori che influiscono sull'incremento della spesa pubblica sono molteplici. In parte si ricollegano allo sviluppo industriale, in parte all'evoluzione degli Stati in senso democratico. Ne indichiamo di seguito i principali. a La necessità di un crescente impegno per l'adempimento delle funzioni istituzionali dello Stato (negli Stati contemporanei la difesa militare richiede mezzi ad altissimo contenuto tecnologico, la tutela dell'ordine pubblico deve fronteggiare potenti organizzazioni criminali e traffici illeciti su scala internazionale; la legislazione e la giurisdizione devono assicurare il funzionamento di attività economiche sempre più complesse).

b Gli elevati investimenti pubblici per le infrastrutture necessarie ad assicurare la crescita dell'economia (strade, ferrovie, impianti di telecomunicazione, aeroporti, ricerca scientifica ecc.). c Il sorgere di nuovi bisogni collettivi derivanti dall'industrializzazione e dall'urbanizzazione del territorio (trasporti pubblici urbani ed extraurbani, disciplina del traffico, parcheggi, regolamentazione dell'edilizia, tutela dell'ambiente ecc.).

d L'esigenza di servizi pubblici tecnologicamente più avanzati (ferrovie ad alta velocità, posta celere, informatizzazione degli uffici pubblici ecc.). e La richiesta di servizi sociali (asili nido, ospedali, assistenza agli anziani, strutture per il tempo libero ecc.) per quei bisogni di assistenza che, dopo il tramonto della famiglia patriarcale, non possono più essere soddisfatti nell'ambito familiare.

f L'affermazione dei principi costituzionali di eguaglianza e solidarietà, che comportano una politica sociale di intervento a sostegno delle categorie più deboli (pensioni, sussidi, servizi gratuiti ecc.). g L'azione dei partiti di massa e dei sindacati per ottenere condizioni di maggior benessere a favore di larghi strati della popolazione.

h Tendenza degli organi politici ad approvare progetti di spesa per soddisfare le pressioni di singoli e di gruppi e mantenere il consenso elettorale. i La diffusione delle teorie economiche keynesiane che vedono nella spesa pubblica lo strumento per combattere la disoccupazione e stabilizzare l'economia.

LA CLASSIFICAZIONE DELLE SPESE PUBBLICHE La struttura della spesa pubblica può essere analizzata secondo vari criteri di classificazione. SOTTO IL PROFILO ECONOMICO SPESE PER BENI E SERVIZI (spese di produzione): somme pagate dalla Pubblica amministrazione come corrispettivo per l'acquisto di risorse da impiegare nel settore pubblico (lavoro, beni strumentali e, in genere, fattori produttivi). Poiché presuppongono una controprestazione, vengono dette anche spese-prezzo. Vi rientrano le spese per la costruzione di opere pubbliche, per lo svolgimento delle funzioni pubbliche istituzionali (organizzazione degli uffici legislativi, amministrativi, giudiziari), per la prestazione di servizi di pubblica utilità (trasporti, sanità, istruzione) ecc.

SPESE PER TRASFERIMENTI: i trasferimenti sono somme che la Pubblica amministrazione eroga a favore di determinate categorie di soggetti senza ricevere in cambio alcuna controprestazione. Dato il loro carattere gratuito sono dette anche spese-sussidio. Attuano una redistribuzione della ricchezza poiché trasferiscono ai beneficiari somme di denaro che vengono prelevate ai contribuenti mediante l'imposizione fiscale. A seconda dei destinatari, si distinguono i trasferimenti a favore delle famiglie (pensioni, indennità di disoccupazione, assegni familiari, borse di studio), a favore delle imprese (contributi a fondo perduto, sovvenzioni, premi) e a favore di enti pubblici o altre istituzioni (erogazioni a enti locali, enti previdenziali, associazioni ecc.).

SOTTO IL PROFILO DELL’INCIDENZA ECONOMICA SPESE CORRENTI: sono le spese che esauriscono la loro funzione nel corso di un esercizio. Sono sostenute per assicurare il normale funzionamento delle istituzioni e dei servizi pubblici (spese di produzione correnti) o per attribuire disponibilità di reddito determinati beneficiari (trasferimenti correnti). Vi rientrano ad esempio gli stipendi del personale, gli interessi sui prestiti, le pensioni i sussidi di disoccupazione. SPESE IN CONTO CAPITALE: sono le spese che svolgono la loro funzione nel periodo medio-lungo. Sono volte a incrementare le risorse produttive del Paese, mediante la produzione di infrastrutture e beni pubblici durevoli o mediante trasferimenti di capitali a favore di aziende private. Ne sono esempio le spese per acquisto di immobili, impianti o attrezzature, per programmi di ricerca scientifica, per partecipazioni azionarie ecc.

SECONDO LO SCOPO SPESE DI GOVERNO: sono le spese destinate a soddisfare i fini di interesse pubblico (spese per il funzionamento degli organi pubblici, per la prestazione dei servizi pubblici). SPESE D'ESERCIZIO: sono le spese sostenute per procurare le entrate (spese per l'accertamento e la riscossione dei tributi, per la riscossione dei proventi di beni patrimoniali ecc.).

SECONDO IL REGIME GIURIDICO SPESE OBBLIGATORIE: sono spese previste da disposizioni vincolanti e inderogabili che ne determinano tassativamente sia l'ammontare sia la scadenza. La Pubblica amministrazione è obbligata a eseguirle senza alcuna possibilità di limitarne l'onere (stipendi, pensioni, interessi ecc.). SPESE DISCREZIONALI: sono spese disciplinate da norme che attribuiscono alla Pubblica amministrazione il potere di eseguirle quando ne ravvisi l'opportunità, in relazione agli interessi pubblici da soddisfare e alla disponibilità di risorse (acquisto di beni, esecuzione di opere, particolari interventi campo sociale o economico).

SECONDO IL TEMPO SPESE ORDINARIE: sono spese che ricorrono con una certa regolarità in quanto assicurano il soddisfacimento di bisogni collettivi a carattere continuativo (spese per la giustizia, per la difesa in tempo di pace, per il funzionamento degli organi amministrativi, per i servizi sociali). SPESE STRAORDINARIE: sono spese che si verificano una volta tanto, essendo destinate a fronteggiare necessità di carattere eccezionale (una guerra, una calamità naturale ecc.).

LA GESTIONE AMMINISTRATIVA DELLA SPESA La gestione della spesa pubblica è svolta dagli organi della Pubblica amministrazione in base al principio di legalità, cioè nel rispetto delle norme. Il potere di disporre operazioni di spesa spetta ai funzionari pubblici secondo le competenze stabilite dalla legge e va esercitato entro i limiti delle somme stanziate nel bilancio di previsione per ciascun oggetto di spesa. Sono illegittimi gli atti che dispongono spese in violazione degli stanziamenti di bilancio. Nessuna spesa può aver luogo se non trova fondamento in un atto giuridico che ne giustifichi l'erogazione (una specifica disposizione di legge, un contratto, un provvedimento amministrativo, una sentenza del giudice).

L'erogazione delle spese ha luogo mediante un procedimento amministrativo che si articola in quattro fasi: 1 L’impegno: è l'atto con cui l'organo competente destina in concreto una somma di denaro a una determinata operazione di spesa, disponendo, in tutto o in parte, del corrispondente stanziamento previsto in bilancio. La somma resta oggettivamente vincolata e, finché non sarà compiuta la procedura di liquidazione, non può essere destinata a operazioni diverse.

2 La liquidazione: è l'attività mediante la quale viene determinato il preciso ammontare della somma da pagare. Questo ammontare non deve essere superiore al limite della somma impegnata; se è inferiore, la differenza rimarrà libera per altre operazioni di spesa. 3 L'ordine di pagamento: è l'atto con cui l'Amministrazione ordina l'esecuzione del pagamento. Mediante l’ordine, la somma precedentemente impegnata e liquidata diviene esigibile.

4 Il pagamento: consiste nella materiale corresponsione della somma dovuta al creditore. Il pagamento viene effettuato dall'ufficio che gestisce il servizio di cassa dell'ente erogatore (servizio di tesoreria).

LA STRUTTURA DELLA SPESA PUBBLICA IN ITALIA Nel nostro Paese il rapporto fra la spesa del settore pubblico e il prodotto interno lordo è ancora molto elevato, anche se negli ultimi anni presenta un andamento costantemente decrescente. , Quasi la metà del reddito nazionale è gestita dallo Stato e dagli altri enti pubblici (Regioni, Province, Comuni, enti previdenziali e altri enti pubblici).

Per ciò che attiene la composizione della spesa, l'onere maggiore è costituito dalle spese correnti. L'alta incidenza delle spese correnti è dovuta soprattutto ai trasferimenti a favore delle famiglie, che rappresentano la dimensione dell'intervento pubblico in campo sociale (previdenza, assistenza, servizio sanitario). Le altre due componenti che contribuiscono a rendere così elevata la spesa corrente sono gli interessi sul debito pubblico e le spese per il personale dipendente. Sono tutte spese caratterizzate da notevole rigidità, trattandosi di spese obbligatorie derivanti da impegni permanenti, il cui ammontare è predeterminato per legge. Molto minore è l'incidenza delle spese in conto capitale (investimenti pubblici). La parte più rilevante di esse è rappresentata dalla costituzione di capitali fissi (infrastrutture e beni strumentali durevoli) e dagli interventi in conto capitale a favore delle imprese (trasferimenti a fondo perduto, prestiti e partecipazioni azionarie).

La spesa pubblica è una delle componenti della domanda aggregata. GLI EFFETTI ECONOMICI DELLA SPESA PUBBLICA La spesa pubblica è una delle componenti della domanda aggregata. DA = C + I + G La spesa pubblica immette in circolazione un flusso di moneta che si traduce in domanda di beni e servizi da parte del settore pubblico o da parte dei privati.

Le spese correnti rappresentano domanda per consumi, mentre le spese in conto capitale rappresentano domanda per investimenti. La spesa pubblica costituisce uno strumento importante di politica economica, in relazione ai diversi obiettivi.

Ad esempio: le spese in conto capitale sono uno strumento per una politica di sviluppo; i trasferimenti e le spese per servizi sociali sono uno strumento della politica di redistribuzione; l‘aumento (politica fiscale espansiva) e la riduzione (politica fiscale restrittiva) della spesa pubblica sono strumenti per determinare la domanda aggregata nelle diverse fasi del ciclo economico.

LA TEORIA DEL MOLTIPLICATORE Secondo la teoria keynesiana, nei periodi di recessione un incremento di una componente della domanda aggregata (ad esempio la spesa pubblica), determina una serie di reazioni che, nel complesso, porteranno ad un aumento del reddito nazionale in misura multipla (moltiplicatore).

La domanda aumenta ulteriormente, e allora: Se G aumenta, allora: Y N La domanda aumenta ulteriormente, e allora: L’incremento del reddito è tanto maggiore, quanto maggiore è la propensione al consumo.

L’incremento della produzione determina, per le imprese, la necessità di effettuare nuovi investimenti. La domanda di beni strumentali aumenta e questo determina un incremento ulteriore della produzione, dell’occupazione e del reddito con un processo cumulativo che accelera la crescita (meccanismo dell’acceleratore).

CRITICHE ALLA TEORIA KEYNESIANA DELLA SPESA PUBBLICA ALCUNI ECONOMISTI HANNO MOSSO LE SEGUENTI CRITICHE NEI CONFRONTI DELLA TEORIA KEYNESIANA DELLA SPESA PUBBLICA 1 – Non è detto che l’espansione della spesa determini un aumento della produzione e del reddito nazionale. a – Se alcuni fattori produttivi sono carenti, la produzione non può aumentare e l’espansione della domanda provoca solo inflazione (inflazione da domanda).

b – Parte della domanda riguarda beni e servizi prodotti all’estero: l’espansione della spesa, invece di determinare un aumento della produzione, può alimentare le importazioni. c – L’eccessiva espansione del settore pubblico può scoraggiare le iniziative produttive private. 2 – Non sempre è facile adottare politiche di riduzione della spesa pubblica. a – I tagli alla spesa pubblica sono impopolari e determinano una diminuzione del consenso elettorale.

b – Molte spese sono rigide e possono essere ridotte solo attraverso riforme di lungo periodo. c – Se la riduzione della spesa è eccessiva, può determinare una caduta della domanda con conseguente contrazione della produzione e dell’occupazione. 3 – L’espansione della spesa genera disavanzi di bilancio e alimenta il debito pubblico.

EFFICACIA ED EFFICIENZA DELLA SPESA PUBBLICA La politica della spesa coinvolge due aspetti principali: quella della quantità e quella della qualità. In primo luogo si può considerare il volume complessivo della spesa pubblica in termini assoluti e in proporzione al reddito nazionale. In secondo luogo l’intervento pubblico deve essere valutato considerando anche gli aspetti dell’efficienza e dell’efficacia.

L’azione amministrativa soddisfa il criterio dell’efficacia quando è in grado di raggiungere tutti gli obiettivi prefissati nel modo più soddisfacente possibile. L’azione amministrativa soddisfa il criterio dell’efficienza quando riesce a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati impiegando la minima quantità di risorse possibile.

Imprese private: confronto tra ricavi e costi LA VALUTAZIONE DELL’EFFICIENZA DELLA SPESA PUBBLICA Imprese private: confronto tra ricavi e costi Pubblica amministrazione: confronto tra varie alternative in termini di utilità collettiva

L’ANALISI BENEFICI-COSTI Uno dei possibili strumenti per valutare l’efficienza di un progetto di spesa è l’analisi benefici-costi. Confronto tra benefici (economici e non) e costi (economici e non).

CRITERIO DI SCELTA Si considerano solo i progetti di spesa per i quali i benefici superano i costi. Tra diversi progetti di spesa, è preferibile quello per cui è massima la differenza tra benefici e costi.

LIMITI DELL’ANALISI BENEFICI-COSTI 1 – Problemi nella valutazione dei benefici e dei costi 2 – Difficoltà nel confronto tra benefici e costi, che spesso non sono omogenei 3 – Difficoltà nel formulare previsioni sui benefici e costi futuri 4 – Rischio di valutazioni arbitrarie In ogni caso l’analisi benefici – costi svolge un’importante funzione di guida per l’operatore pubblico.

LA SPESA PER LA PROTEZIONE SOCIALE (o sicurezza sociale) Sistema di interventi pubblici finalizzati a garantire ai cittadini condizioni di vita dignitose e a proteggerli dai rischi più gravi dell’esistenza).

PROTEZIONE SOCIALE ASSISTENZA PREVIDENZA

ASSISTENZA Consiste nel soddisfare gratuitamente fondamentali bisogni materiali e morali dell’assistito (sanità, istruzione, assistenza agli anziani ecc.).

PREVIDENZA Consiste nell’accantonare quote di reddito presente per fronteggiare i rischi derivanti da determinati eventi futuri e prevedibili (infortuni, invalidità, vecchiaia, disoccupazione involontaria, morte ecc.).

DIFFERENZE L‘assistenza provvede a sanare situazioni di bisogno già in atto; la previdenza precostituisce i mezzi per soddisfare bisogni futuri. L‘assistenza ha carattere di erogazione e non comporta oneri per l’assistito; la previdenza ha funzione assicurativa e richiede il versamento di contributi da parte delle categorie interessate. I contributi sono a carico dei datori di lavoro, e in parte minore dei lavoratori.

LA PROTEZIONE SOCIALE IN ITALIA I principi fondamentali della protezione sociale sono sanciti dalla Costituzione. Art. 2: adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà Art. 3: uguaglianza formale e sostanziale Art. 31: tutela della famiglia legittima Art. 32: tutela della salute Art. 38: diritto alla protezione sociale (diritto al mantenimento e all’assistenza sociale, a favore di ogni cittadino inabile al lavoro, diritto dei lavoratori alla tutela previdenziale in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia, disoccupazione involontaria).

Il sistema italiano di protezione sociale si articola in tre principali funzioni di spesa: la sanità, la previdenza e l’assistenza sociale.

L. 833/1978: ISTITUZIONE DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE IL SERVIZIO SANITARIO L. 833/1978: ISTITUZIONE DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE La tutela sanitaria è gestita dal Servizio sanitario nazionale tramite le Aziende sanitarie locali (Asl), enti regionali con propria personalità giuridica.

Le prestazioni comprendono: l’assistenza medica ospedaliera; l’assistenza medica ambulatoriale; l’assistenza medica farmaceutica; l’attività di prevenzione, profilassi e vigilanza igienico-sanitaria. Le prestazioni sono a garantite a tutti (cittadini e stranieri) in condizioni di uguaglianza.

L’assistenza medica di base è gratuita L’assistenza medica di base è gratuita. Per le altre prestazioni è richiesto all’assistito il pagamento di una quota di partecipazione (ticket). Il finanziamento del servizio è a carico delle Regioni (tributi locali e quote di compartecipazione a tributi erariali). I Livelli essenziali di assistenza (Lea) sono individuati dal Piano sanitario nazionale.

GLI ENTI PREVIDENZIALI Il sistema previdenziale italiano fa capo a due enti pubblici: l’INAIL (Istituto nazionale di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) l’INPS (Istituto nazionale di previdenza sociale) L’INPDAP (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti delle Amministrazioni pubbliche) è stato soppresso nel 2011 e le sue funzioni sono state trasferite all’INPS.

L’INPS assicura le altre forme di tutela. L’INAIL gestisce le assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Le prestazioni consistono in forma di assistenza diretta (cure sanitarie e terapie) e nell’erogazione di indennità giornaliere per i casi di invalidità temporanea, rendite per i casi di inabilità permanente, rendite ai familiari superstiti in caso di morte del lavoratore. L’INPS assicura le altre forme di tutela. La principale voce della spesa previdenziale è costituita dalle pensioni.

Con il termine pensioni si fa riferimento a somme di denaro erogate dall’ente previdenziale destinate a proteggere i lavoratori da ricorrenti rischi quali l’invalidità, l’inabilità, la vecchiaia e la morte. I RISCHI ASSICURATI. I rischi assicurati attengono sia allo svolgimento dell’attività lavorativa (invalidità), sia eventi naturali prevedibili (vecchiaia o morte).

PENSIONI DI VECCHIAIA E DI ANZIANITA’ Le pensioni di vecchiaia e di anzianità si distinguono per il fatto che mentre la prima viene corrisposta ai lavoratori in conseguenza del raggiungimento di un limite minimo di età anagrafica e in presenza di un minino di contributi versati, la seconda trova applicazione al raggiungimento di un certo numero di anni di contribuzione (anzianità di servizio), a prescindere dall’età anagrafica del lavoratore.

I SISTEMI DI CALCOLO DELLA PENSIONE La principale novità delle riforme recenti che hanno interessato il sistema pensionistico riguarda il metodo utilizzato per calcolare la misura della pensione: si è passati da un metodo cosiddetto retributivo a un metodo contributivo. Il sistema retributivo si basava sul conto delle retribuzioni percepite dal lavoratore, in particolare nell’ultimo periodo dell’attività lavorativa. Con il sistema contributivo l’entità della pensione si determina moltiplicando la somma dei contributi accantonati durante la vita lavorativa per un numero, detto coefficiente di trasformazione che è rapportato all’età in cui si decide di cessare l’attività lavorativa.

Dal 1° gennaio 2012 non ci sono più le pensioni di anzianità. I lavoratori potranno contare su due tipi di pensione: - la nuova pensione di vecchiaia; - la pensione anticipata. NUOVA PENSIONE DI VECCHIAIA (INNALZATA CON LA LONGEVITA’ FINO A RAGGIUNGERE 67 ANNI NEL 2021) anzianità minima: 20 anni età massima: 70 anni  

42 anno e 1 mese per gli uomini PENSIONE ANTICIPATA Anzianità (gradualmente innalzata di 1 mese nel 2013 e di un ulteriore mese nel 2014): 42 anno e 1 mese per gli uomini 41 anni e 1 mese per le donne   L’età pensionabile delle lavoratrici dipendenti del settore privato e delle lavoratrici autonome - più bassa di quella degli uomini e di quella delle lavoratrici del pubblico impiego - verrà elevata, a partire dal 1° gennaio 2012, fino ad arrivare progressivamente, nel 2018, alla completa equiparazione. L’età pensionabile, a partire dal 2013, verrà aggiornata alla longevità. In ogni caso, nel 2021, per effetto di un vincolo europeo, non potrà essere inferiore a 67 anni.

LE ALTRE FORME DI PENSIONE Oltre alla vecchiaia, vi sono altri eventi dannosi per i quali è prevista l’assicurazione obbligatoria: l’invalidità e la morte. Un posto a parte nel sistema delle pensioni merita l’assegno sociale a favore dei soggetti con bassi redditi, che si presenta piuttosto come intervento di tipo assistenziale. Può accadere che il lavoratore a causa di un’infermità fisica o psichica veda ridotta la propria capacità di lavorare. La legge distingue due diverse situazioni, l’invalidità e l’inabilità. E’ invalido il lavoratore che a causa di infermità, difetto fisico o mentale veda in modo permanente ridotta a meno di un terzo la propria capacità di lavoro in occupazioni confacenti alle proprie attitudini. E’ inabile colui che a causa di un’infermità o difetto fisico o mentale venga a trovarsi nell’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa.

L’ASSEGNO DI INVALIDITA’: ha natura temporanea e viene corrisposto per periodi di 3 anni rinnovabili qualora permangano le condizioni di invalidità. La PENSIONE DI INABILITÀ: viene calcolata applicando delle maggiorazioni sull’importo dell’assegno di invalidità. Essa è incompatibile con altri trattamenti previdenziali e con i compensi da lavoro autonomo o subordinato.

LA PENSIONE AI SUPERSTITI LA PENSIONE AI SUPERSTITI. Un altro rischio assicurato obbligatoriamente è la morte del lavoratore. Con questa forma previdenziale si è voluto tutelare i congiunti del lavoratore dal danno economico subito per il venir meno del loro parente, quale fonte di reddito e di sostentamento della famiglia. I familiari superstiti hanno diritto a una pensione di reversibilità nel caso che al momento del decesso, il defunto fosse già titolare di pensione. Spetta una pensione indiretta nell’ipotesi che il defunto alla data della morte non fosse titolare della pensione, ma avesse già maturato i requisiti per la pensione di inabilità e vecchiaia.

L’ASSEGNO SOCIALE. E’ una prestazione di tipo assistenziale spettante ai cittadini italiani che abbiano compiuto i 65 anni di età e si trovino in particolari condizioni di indigenza. Esso prescinde dal pagamento di contributi e trova la sua giustificazione nella esigenza di assicurare a chi ne sia sprovvisto, un reddito minimo vitale.

L’ASSICURAZIONE CONTRO INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali è gestita dall’INAIL. Questa forma previdenziale si prefigge di garantire il risarcimento del lavoratore che subisca danni alla salute a causa di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale. Sono obbligati al pagamento dei contributi i datori di lavoro. Il datore di lavoro è obbligato a denunciare all’INAIL e all’autorità di Pubblica Sicurezza del Comune dove si è verificato l’evento lesivo, gli infortuni sul lavoro non guaribili entro 3 giorni e le malattie professionali riportate dai propri dipendenti.

L’ASSICURAZIONE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE E LE INTEGRAZIONI SALARIALI La legge ha predisposto forme previdenziali obbligatorie, anche per tutelare i lavoratori da quegli eventi che possono far venire meno o diminuire la loro capacità di guadagno. Il lavoratore può perdere il suo reddito in caso di disoccupazione involontaria (ad esempio per licenziamento), ovvero può vederlo diminuire a causa di sospensione o riduzione temporanea dell’attività lavorativa. In tali circostanze lo Stato interviene con una serie di strumenti previdenziali, per assicurare al lavoratore una fonte di reddito. Le forme previdenziali sono di due tipi, entrambe facenti capo all’INPS: le integrazioni salariali (cassa integrazione e guadagni, indennità di mobilità), e l’assicurazione contro la disoccupazione.

LA NASPI - NUOVA ASSICURAZIONE PER L’IMPIEGO La NASPI costituisce l’indennità di disoccupazione dal 1 maggio 2015. E’ garantita in caso di disoccupazione involontaria per tutti i lavoratori dipendenti che soddisfino determinati requisiti. ASDI - NUOVO ASSEGNO DI DISOCCUPAZIONE Spetta per 6 mesi terminata la NASPI a quei lavoratori che non trovano un'altra occupazione. L'ASDI non è un contributo economico, ma è costituita da voucher che possono essere spesi per frequentare corsi organizzati dagli enti di formazione o Centri per l'impiego. Non-Commercial