1 La politica di bilancio -- fatti e dizionario Francesco Daveri
variazione Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEF), ottobre 2014 (+ variazione del 28/10 dopo negoziato Ue) Crescita Pil +0,4-2,4-1,7-0,3+0,5 Pil a prezzi correnti (bn €) 1638,91628,01618,91626,51642,8 Deficit / Pil (“quadro tendenziale”) 3,83,02,83,02,2 Deficit / Pil (“quadro programmatico”) 3,83,02,83,02,6 Debito pubblico / Pil (“quadro programmatico”) 120,8127,0127,9131,6133,4 Entrate fiscali / Pil (“a legislazione vigente”) 46,648,148,3 48,5 Spesa pubblica / Pil (al netto degli interessi sul Pil) 45,6 46,346,646,2 Spesa pubblica totale / Pil 50,451,1 51,350,7 La finanza pubblica in Italia, Entrate, spese, interessi, avanzo primario? Deficit, debito? Serve il DIZIONARIO!
Dizionario del bilancio pubblico
Deficit pubblico (o indebitamento netto). Lo chiamiamo DEF DEF = Spese – Entrate. E’ un saldo di natura economica [ci sarebbe anche il Fabbisogno complessivo: DEF + altre voci finanziarie. Si finanzia emettendo titoli (BOT, CCT: sono dei “pagherò”, cioè delle cambiali messe dallo Stato) ] Cosa entra nel fabbisogno e non nel DEF? I prestiti erogati a soggetti esterni alle Amministrazioni Pubbliche e l’acquisizione di quote di partecipazioni in società pubbliche. Queste voci influenzano il fabbisogno ma non DEF C’è poi che il fabbisogno registra operazioni per cassa mentre il DEF le registra per competenza
Spesa pubblica, cos’è Spese = G + TR + iD -1 + I g Quattro voci principali G = consumi pubblici (acquisto di beni e servizi da parte dello Stato per offrire beni pubblici) TR = trasferimenti ( G: non c’entra con produzione, ma con redistribuzione di beni) iD -1 = pagamento interessi sul debito pubblico in essere (altri trasferimenti) I g = investimento pubblico In sostanza: G e I g è la spesa che serve alla produzione di beni pubblici TR e iD sono invece trasferimenti, non implicano produzione di nuovi beni e servizi e infatti sono esclusi dal calcolo del Pil
6 La spesa pubblica in Italia, Spesa in crescita di 3 punti sul Pil (specie: sanità, pensioni) Spese correnti sempre su, spese in conto capitale in giù Spesa per dipendenti pubblici costante (sul Pil)
7 Entrate = imposte indirette (e.g. IVA) + imposte dirette (IRpef e IReS) + contributi sociali = TI + TD + CS Tutte e tre le voci principali di entrata (TD, TI, CS) sono aumentate di circa un punto di Pil tra il 2003 e il 2012
“I conti pubblici peggiorano quando l’economia va male”. Vero o falso? Perché? DEF ha un andamento anti-ciclico. Aumenta quando l’economia va male e diminuisce quando l’economia va bene Perché l’andamento anti-ciclico? Perché TR e T dipendono da come va l’economia (dal PIL) In recessione ( PIL): TR e T DEF; In boom: ( PIL): TR e T DEF. Di quanto cambia il DEF? In media, se l’output gap va su (va giù) dell’1%, il rapporto deficit/Pil va giù (va su) di 1/2 punto percentuale. Esempio: dato che crescita Pil 2009 = -5% (e crescita Pil permanente =0,5%), il solo andamento negativo dell’economia fece andar su DEF/Pil di circa 2.75 punti (=5.5 * ½). E così, siccome DEF/Pil vero è aumentato solo di 2.8 punti (da 2.7% nel 2008 a 5.5% nel 2009), si può dire che (a) «Tremonti ha tenuto chiusi i cordoni della borsa» oppure che (b) il governo non ha fatto niente contro la crisi
Perché un elevato peso dello Stato può essere utile durante una recessione Alcune voci della spesa e la maggior parte delle entrate fanno da “stabilizzatori automatici”. Quando il Pil scende, si riducono le tasse che dobbiamo pagare (in modo più che proporzionale, se la tassazione è progressiva) e aumentano i trasferimenti sociali (sussidi di disoccupazione, cassa integrazione guadagni). 9
10 Confronto tra anni Trenta e crisi Perché oggi (per ora) crisi meno grave che negli anni Trenta? Risposta breve: perché i politici di oggi hanno imparato dagli errori commessi ieri. Forse (vedi dopo). Ora: vediamo cosa è successo negli anni Trenta e cosa è successo oggi
La crisi del ‘29 in America: Pil e prezzi (1929=100) giù più del 20% in 4 anni Depressione = Recessione + Deflazione 11
12 Calo di produzione industriale nel mondo -- prima più o meno come nel ’29, poi un deciso miglioramento Fonte: VoxEu.org
13 Calo commercio mondiale -- peggio che nel ’29, poi stabilizzazione Fonte: VoxEu.org
14 Cosa ha differenziato in modo cruciale la crisi di oggi da quella di allora? L’intervento dello Stato prima della crisi e durante la crisi
15 Oggi c’era più Stato nell’economia quando la crisi è cominciata La presenza del welfare state (circa ½ del Pil) pesa sull’economia quando le cose vanno bene. Addolcisce automaticamente l’impatto di una recessione. Soprattutto in Europa, meno negli Usa. Ecco perché Obama così attivo e gli europei così “tirchi”. Spese del General Government (17 paesi Ocse, % Pil, media semplice) % %
16 In più le politiche fiscali di oggi sono state ben più espansive di quelle del ’29
Il debito pubblico --- L’eredità delle politiche keynesiane e dei salvataggi
Debito e deficit pubblico Debito pubblico al 31/12/2012 = somma del DEF 2012 e dei DEF di tutti gli anni passati. Deficit = concetto flusso (flusso dal 01/01 al 31/12) Debito = concetto stock (consistenza al 31/12)
19 L’aritmetica del debito e del deficit Ora che tutti i paesi stanno rapidamente accumulando debito (dato che incorrono in deficit pubblici molto grandi) è diventato importante conoscere bene l’aritmetica del debito e del deficit d= debito/Pil (indicatore confrontabile tra paesi, è un numero puro) Come varia d nel tempo? Due formule x lo stesso concetto: d t+1 -d t = (i t+1 – p t+1 – g t+1 ) d t + (defpri) t+1 (1) d t+1 -d t = (– p t+1 – g t+1 ) d t + (def) t+1 (2) i: tasso di interesse nominale medio sui bond pubblici p: tasso di inflazione g: tasso di crescita del Pil in termini reali defpri: (DEF primario)/Pil
Deficit e avanzo primario Deficit primario = DEF - iD -1 = G + TR + I g – T Avanzo primario è il deficit primario cambiato di segno Avanzo primario = - (deficit primario) E’ un modo per misurare la “colpa” del Governo in carica Spiegazione: la spesa per interessi è un dato per il governo di oggi (i determinato dai mercati finanziari, D -1 determinato dalle decisioni fiscali di ieri)
21 Quattro lezioni dalle formule del debito d t+1 -d t = (i t+1 – p t+1 – g t+1 ) d t + (defpri) t+1 (1) d t+1 -d t = (–p t+1 –g t+1 ) d t + def t+1 (2) p: tasso di inflazione i: tasso di interesse nominale medio sui bond pubblici g: tasso di crescita del Pil in termini reali d: Debito/Pil Quattro lezioni: 1. Inflazione e crescita economica riducono l’accumulazione di debito a parità di deficit. 2. Con i dati del 2009 è avvenuto il contrario: bassa inflazione e crescita negativa hanno peggiorato il debito 3. L’inflazione riduce l’accumulo di debito solo se il debito non è indicizzato ed a tasso variabile. 4. d può diminuire anche se “defpri” è positivo, a patto che il tasso di interesse sia basso e/o inflazione e crescita siano elevate.
“Rimettere in ordine i conti pubblici” Prima della crisi si diceva: “L’Italia deve rimettere in ordine i conti pubblici”. Ora devono farlo tutti! Che cosa voleva dire esattamente? Vuol dire far tornare il bilancio pubblico in pareggio, cioè: DEF=0 Per un governo che parte da una situazione di elevato debito pubblico azzerare DEF subito è difficile. Prima deve rendere l’avanzo primario >0 (mentre DEF può ancora essere >0 perché gli interessi sul debito rimangono elevati) Infatti: (1) a volte si sente dire: “abbiamo ereditato una pesante situazione dal governo precedente”; (2) nella tabella dei debiti pubblici i governi con più debito devono realizzare avanzo primario molto alto
Mettiamo in pratica la formula del debito. Prima dell’estate 2011 il debito pubblico italiano era «sostenibile», cioè stabile al livello dell’anno prima Debito pubblico = 120% Crescita nominale del PIL = 2% (1% crescita + 1% inflazione) Costo medio del debito = 4% Prima dell’estate 2011: Stabilizzazione del debito con l’avanzo primario pari = +2,4% Avanzo primario 2011 = +1,0% Avanzo primario previsto per il 2012= +2,4% Debito stabile al 120% 23
Cosa è successo davvero al debito nel 2012? Obiettivo: debito fine2012 = 120% (invariato rispetto al 2011) + avanzo primario 2012 = 4% Cosa è accaduto davvero? Crisi estate 2011 costo debito. Recessione peggiore del previsto Pil e avanzo primario 1) Crescita Pil=-2.4% 2) Inflazione (deflatore del PIL) = 1,3% 3) i 2012 (costo medio del debito)= 4,5% 4) Avanzo primario=2,5% del PIL Quindi: d 2012 = (i-p-g) * d + defpri =[4,5-1,3-(-2,4)] * 1,21 – 2,5 = +4,3 24
Insomma …
L’esplosione dei deficit pubblici 2009 …
… ha portato all’esplosione dei debiti pubblici (per tenere su la produzione industriale e salvare le banche) …
28 La politica fiscale anticongiunturale e la crisi hanno portato ad una rapida accumulazione del debito pubblico Il forte incremento del debito pubblico richiederà decenni per la sua ridiscesa ed il suo riassorbimento. L’alto ed il cospicuo prezzo della crisi: 1) Aumento delle tasse; 2) Riduzione della spesa per il welfare; 3) Meno risorse per futuri salvataggi. Debito / Pil (%) p Usa (*) UK Germania Francia Italia Spagna (*) Dati non strettamente comparabili con quelli europei, i quali seguono la definizione di debito stabilita nel trattato di Maastrict, il quale afferma che il debito venga valutato in termini nominali escludendo i crediti di natura commerciale. In USA, invece, vengono considerate le obbligazioni governative e quelle delle agenzie pubbliche. Fonte: OCSE
Appendici (non obbligatorie) --- Per saperne di più su equazione del debito e teoria della politica fiscale
30 Appendice 1 Derivazione della formula di accumulazione del debito pubblico
31 Derivazione della formula Come si arriva all’equazione (1): d t+1 -d t = (i t+1 – p t+1 – g t+1 ) d t + (defpri) t+1 ? Punto di partenza: la variazione del debito tra ieri e oggi è uguale al deficit di oggi D t+1 -D t = DEF t+1 = spesa pubblica totale – entrate totali dello Stato = i t+1 D t +(G t+1 +I g t+1 +Tr t+1 – T t+1 ) = interessi sul debito passato + (deficit primario) Se dividiamo a sx e dx dell’uguale per Pil t si ottiene che: d t+1 (Pil t+1 /Pil t )-d t = i t+1 d t + (defpri) t+1 (Pil t+1 /Pil t ) (2) Dato che: Pil t+1 /Pil t =(1+p t+1 +g t+1 ) - cioè dato che il tasso di crescita del Pil a prezzi correnti è uguale alla crescita dei prezzi più la crescita del Pil in termini reali - l’equazione (2) può essere riscritta come segue: d t+1 (1+p t+1 +g t+1 )= (1+i t+1 ) d t + (defpri) t+1 (1+p t+1 +g t+1 )(3) La (3) a sua volta si semplifica all’equazione (4): d t+1 = [(1+i t+1 )/ (1+p t+1 +g t+1 )] d t + (defpri) t+1 (4) E poi (aggiungendo e sottraendo p+g): d t+1 = d t + [(i t+1 -p t+1 -g t+1 )/ (1+p t+1 +g t+1 )] d t + (defpri) t+1 (5) Infine: la (5) si riduce all’equazione (1) se p e g sono tanto piccoli che li si può ignorare al denominatore
Appendice Ripasso di Teoria della politica fiscale
33 Gli obiettivi della politica fiscale 1. Crescita del PIL potenziale G e T comportano un innalzamento del livello di PIL di lungo periodo mediante maggiori investimenti e/o incrementi di efficenza. Alcuni esempi: Minor tassazione sugli investimenti e sulle spese di R&S; Sostegno alla formazione dei giovani; Investimenti pubblici in infrastrutture (crescita hard). 2, Stabilizzazione del PIL attorno al suo livello di lungo periodo Avviene mediante riduzioni di spesa pubblica ed aumento dell’imposizione fiscale ( G e T).
34 Obiettivo n. 1: Crescita del PIL potenziale Guardando la curva di offerta aggregata: Le minori tasse implicano minor welfare; tasse sul capitale e sul lavoro sono incentivi a maggiori investimenti produttivi ed occupazionali; Esempio: Curva di Laffer. Esempio: Curva di Laffer Implicazione: la politica fiscale può stimolare la crescita di lungo periodo, ma non quella corrente. Infatti, non è uno stimolo all’aumento dei consumi privati. Yet most people think that tax elasticity of investment and work effort is rather low. If this is correct, fiscal policy left with goal #2 !
Tasse sul lavoro: stime empiriche della curva di Laffer
… E tassazione sugli investimenti
37 Obiettivo n. 2: Stabilizzazione del PIL Se gli effetti dal lato dell’offerta non ci sono oppure sono molto piccoli, l’obiettivo della politica fiscale è quello di stabilizzare il PIL attorno al suo livello di lungo periodo: Quando l’economia è “surriscaldata”, la politica fiscale dovrebbe cercare di riportare il PIL verso il punto di equilibrio attraverso G e T; Quando si è in recessione, bisogna sostenere il PIL attraverso T o G. In entrambi i casi, la politica fiscale incide sulla domanda aggregata (si nota uno spostamento della curva AD). Lo spostamento di AD dipende dal moltiplicatore keynesiano.
L’importanza del moltiplicatore (1) Quanto vale il moltiplicatore? Di quanto l’incremento di PIL deriva da tagli di tasse o da aumenti di spesa? Per rispondere a queste due domande bisogna considerare gli aspetti di seguito riportati: La quota di spesa pubblica e quella derivante dalla riduzioni delle tasse venga effettivamente utilizzata per sostenere l’economia; Il paese si trova nella situazione di equilibrio tra domanda ed offerta? L’economia è aperta oppure chiusa agli scambi commerciali internazionali?
L’importanza del moltiplicatore (2) Moltiplicatore teorico = 1 / (1-c*(1-t)+m) c= propensione marginale al consumo (se c è alto, anche il moltiplicatore sarà elevato) t = tassazione sui redditi (se t è basso, il moltiplicatore sarà elevato) m = propensione marginale all’acquisto di prodotti esteri (se m è basso, il moltiplicatore sarà elevato) Usa“c” alto “t” basso“m” basso Eu27 “c” intermedio“t” alto “m” basso Cina “c” basso “t” basso “m” basso Italia “c” intermedio “t” alto “m” alto Dimesione del moltiplicatore: in Italia è più basso rispetto all’EU 27, negli Usa è maggiore rispetto a quello cinese.