L E CARATTERISTICHE TERRITORIALI SVOLGONO UN RUOLO CRUCIALE NEL MOTIVARE L ’ IMPATTO CHE I NUOVI BUSINESS HANNO SULL ’ OCCUPAZIONE IN I TALIA ?
Le recenti evidenze empiriche degli effetti della formazione di nuove imprese sull’occupazione hanno dimostrato che essi dipendono in larga misura dalle condizioni regionali. Fritsch e Mueller, analizzando la relazione tra queste due variabili nelle regioni tedesche, trovarono che erano necessari lunghi intervalli di tempo affinché gli effetti dell’entrata delle nuove entità diventassero evidenti. Infatti il modello mette in relazione i tassi di creazione delle start up da t -10 a t al tasso medio di variazione dell’occupazione tra t +1 e t +2.
I risultati della regressione, che tiene conto di tutti gli start-up rate tra t e t -10, mostrano sia una relazione positiva che una relazione negativa tra l’attività imprenditoriale e la crescita dell’occupazione. La formazione di nuove imprese nell’anno corrente ha un impatto positivo sul cambiamento dell’occupazione. Nel medio termine l’effetto è negativo e questo può derivare dalle capacità produttive uscenti (nuove imprese che falliscono subito o crowding out delle incumbents dovuto alla selezione di mercato). Per le entrate negli anni da t -6 a t -9 l’effetto è positivo con un massimo tra t -7 e t -8. Dopo aver raggiunto un massimo, l’impatto diventa progressivamente più piccolo negli anni fino a svanire.
Il modello prende in considerazione due principali differenze regionali: La densità di popolazione (si distingue tra agglomerati, aree moderatamente congestionate e aree rurali) La produttività del lavoro (si distingue tra regioni ad alta, media e bassa produttività). Sono state trovate differenze nella magnitudine degli effetti. Dai grafici si nota che gli effetti risultano più pronunciati nelle regioni in cui la competizione è relativamente più intensa (agglomerati). Nelle regioni a bassa produttività la scarsità di fattori produttivi disincentiva l’innovazione e deprime la crescita economica.
OBIETTIVO: verificare la tenuta del modello in Italia. DATI: start up rate di 103 province italiane tra il 1999 e il 2009 e tasso medio di variazione dell’occupazione tra il 2010 e il METODOLOGIA: discriminazione delle province sulla base della densità e della produttività. Sviluppo del modello di regressione.
# imprese iscritte 2009 # imprese attive 2008 FONTI: Movimprese (Infocamere); Istat Abbiamo calcolato gli start up rate annuali dal 1999 al 2009.
Agglomerati: (Abitante/km 2 ) Moderatamente congestionate: (Abitante/km 2 ) Rurali: (Abitante/km 2 )
I risultati ottenuti non sono tutti statisticamente significativi. Dunque ne deduciamo che, se si controlla per la densità delle singole province italiane, non sono verificati gli effetti degli start up rate sul tasso medio di variazione dell’occupazione.
Alta produttività: 34,3-25,00 (PIL pro capite in migliaia di €) Media produttività: 24,7-19,0 (PIL pro capite in migliaia di €) Bassa produttività: 18,8-12,5 (PIL pro capite in migliaia di €)
Anche in questo caso, i risultati ottenuti non sono tutti statisticamente significativi. Dunque ne deduciamo che, se si controlla per la produttività delle singole province italiane, non sono verificati gli effetti degli start up rate sul tasso medio di variazione dell’occupazione.
E SISTONO ALTRE CARATTERISTICHE TERRITORIALI CHE POSSANO SPIEGARE L ’ IMPATTO DEI NUOVI BUSINESS SUL TASSO DI OCCUPAZIONE E QUINDI SULLA CRESCITA ECONOMICA ?
Alcune variabili che, a nostro avviso, possono avere un’influenza diretta sull’occupazione sono: Diffusione di internet Vicinanza ai principali distretti industriali Dimensione d’impresa Aspetti culturali
Il rapporto “Crescita digitale”, curato da Marco Simoni e Sergio de Ferra (London School of Economics) per Italia Futura, in collaborazione con Google, vuole contribuire alla discussione pubblica sul legame tra crescita economica e nuove tecnologie, e i modi per massimizzarne l’impatto. Le risposte fornite sono molto chiare: La diffusione di Internet ha un impatto positivo «puro» sull’occupazione, soprattutto quella giovanile, indipendentemente da altre concause. In particolare si è cercato di valutare quanti occupati in più o in meno si avrebbero nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni e quanti nella fascia tra i 15 e i 24 anni, se l’indice di diffusione di Internet aumentasse di 10 punti percentuali. I risultati mostrano una aumento dell’occupazione del 0,44% nel primo caso e del 1,47% nel secondo.
Fonte: Tasso di occupazione medio 0,71 Tasso di occupazione medio Napoli 0,365
Un distretto industriale è un'agglomerazione di imprese, in generale di piccola e media dimensione, ubicate in un ambito territoriale circoscritto e storicamente determinato, specializzate in una o più fasi di un processo produttivo e integrate mediante una rete complessa di interrelazioni di carattere economico e sociale. La forte concentrazione spaziale di imprese e l'elevata specializzazione produttiva sono gli elementi distintivi di un distretto industriale. Essi rappresentano una caratteristica specifica del sistema produttivo italiano, e sono spesso individuati come il vero promotore dell’economia italiana. Utilizzando la classificazione che il Sole24Ore fa dei principali distretti industriali nel 2010, in termini di export, è possibile riscontrare che le Province in cui i distretti sono situati registrano i più alti tassi di occupazione media. La tabella evidenzia che le province caratterizzate dalla presenza di un distretto industriale sono, nella maggior parte dei casi, anche quelle ad alta produttività.
*Vengono riportati i principali distretti industriali come da classificazione del Sole24Ore per l’anno 2010.
Tra le diverse province italiane ci sono enormi differenze nelle dinamiche di crescita dell’occupazione. In Italia la gran parte delle imprese è piccola (l’80% del totale sono microimprese), queste ultime si trovano maggiormente nelle province del Sud d’Italia come Napoli, Caserta, Messina e Siracusa. MA … la gran parte dell’occupazione viene fornita dalle grandi imprese presenti soprattutto nelle province di Milano, Firenze, Bologna e Ravenna. QUINDI … le microimprese pur rappresentando l’80% delle imprese totali, contribuiscono solo con il 20% all’occupazione totale INOLTRE … la maggior parte di queste imprese è “vecchia" (matura), ossia nasce e rimane piccola NON creatrice di lavoro
«Nanismo» dimensionale delle imprese meridionali dovuto a: Carenze infrastrutturali Burocrazia pubblica lenta e farraginosa Difficoltà di accesso al credito: il costo del credito è doppio per le imprese del meridione rispetto al resto d’Italia. E’ difficile fare impresa nel Sud!
Dalle nostre indagini emerge un forte scompenso a livello occupazionale tra le diverse province. Troviamo province come Bolzano, Bologna e Ravenna con un alto tasso di occupazione di 0.71, e e province come Napoli, Caserta e Crotone con un tasso di occupazione molto più basso, rispettivamente 0.365, e (nel biennio ). Parte di questo scompenso può essere chiarito andando ad esaminare le variabili culturali che possono aver influenzato il tasso di occupazione. Nel Mezzogiorno in province come Caserta, Caltanissetta e Agrigento, le imprese non investono nella formazione giovanile. Preferiscono, infatti, investire su persone mature, già formate e con esperienza. Nelle province del Nord Italia il tasso di occupazione medio femminile nel periodo è molto più elevato rispetto alle province del Sud Italia. Basti guardare la provincia di Bolzano con un tasso medio del 63,1% e le province di Palermo con il 27,3% e Napoli con il 21,9%. Nelle province del Sud Italia come Lecce, Enna e Messina le imprese hanno carattere familiare e sono generalmente piccole. Queste hanno un’antica tradizione alle spalle, che si tramandata da padre in figlio. In queste imprese, la mancanza di un elevato turnover aziendale e l’atteggiamento troppo prudente, orientato alla conservazione più che alla crescita, può causare un freno allo sviluppo, alla crescita e anche all’occupazione. I GIOVANI LE DONNE LE IMPRESE PICCOLE E FAMILIARI
Dall’analisi effettuata abbiamo riscontrato risultati divergenti rispetto al modello di Fritsch e Mueller. E’ evidente che produttività e densità di popolazione in Italia non spiegano l’impatto che i nuovi business, nati tra il 1999 e il 2009, hanno avuto sul tasso medio di variazione dell’occupazione del 2010 e Abbiamo concluso che, in Italia, potrebbero esserci altre caratteristiche territoriali, ignorate dal modello tedesco, in grado di influenzare l’imprenditorialità, e quindi la crescita economica. In alternativa, la mancata validità del modello potrebbe essere giustificata dal fatto che il tempo necessario affinché gli effetti sull’occupazione si manifestino sia diverso nelle province italiane.