I GIOVANI RICORDANO LA SHOAH LICEO SCIENTIFICO G. SULPICIO L’orrore in una pagina di storia locale Da uno studio a cura di Domenico Cedrone
Dallo Statuto Albertino… …Alle Leggi Razziali
Cosa cambia per gli ebrei italiani? Con lo Statuto Albertino del 1848 migliorò la situazione per gli ebrei in Italia. In particolare, lo stesso Re Carlo Alberto con il Decreto del 29 Marzo dello stesso anno stabilì: “ Gli Israeliti regnicoli godranno dalla data del presente di tutti i diritti civili e della facoltà di conseguire i gradi accademici, nulla innovato quanto all’esercizio del loro culto, ed alle scuole da essi dirette.” Da questo momento, quindi, furono abrogate in parte o moderate le leggi che anticamente restringevano le loro capacità civili. Furono resi partecipi di tutti i vantaggi conciliabili con le massime generali della loro legislazione.
Con il Gran Consiglio del fascismo, però, la situazione per gli ebrei peggiorò, in quanto venne dichiarata l’attualità urgente del problema razziale e dei provvedimenti per difendere la razza italiana. Il primo atto pubblico fu “IL MANIFESTO DELLA RAZZA” pubblicato il 14 luglio 1938, nel punto 9 del quale si stabiliva che gli ebrei non appartenevano alla razza italiana e dunque al popolo italiano. Si arrivò alla proibizione dei matrimoni misti e all’espulsione dalla scuola di insegnanti e alunni ebrei. Ci fu, inoltre, l’allontanamento dalla vita attiva di questi ultimi, che venivano considerati stranieri e di nazionalità nemica. Il 13 dicembre 1943 venne infatti emanata una legge che ordinava a tutti gli ebrei di presentarsi per essere internati nei campi di concentramento.
Prima di giungere nei luoghi dei supplizi finali, gli ebrei venivano smistati nei campi di internamento. Nel maggio 1940 due circolari telegrafiche del Ministero Dell’Interno invitarono le Prefetture a far pervenire “gli elenchi degli ebrei italiani da internare”. Tali campi venivano situati in punti lontani da zone importanti sia dal punto di vista militare che strategico. All’interno di questi, gli ebrei venivano sottoposti ad un regime di semilibertà.
Abbiamo testimonianza della presenza dei campi di internamento anche in una pagina di storia locale. A S. Donato V.C. furono confinate più di una ventina di persone tra ebrei e slavi. Queste nel 1940 entrarono a far parte della comunità sandonatese e vissero con essa, per circa quattro anni, tutte le esperienze negative e positive di una piccola comunità quasi ignara dei gravi eventi che stavano precipitando nella maggior parte del globo terrestre.
In particolare è stata attestata nel campo di S In particolare è stata attestata nel campo di S. Donato la presenza di Margarete Bloch, ricordata come l’amica di Kafka, durante l’ultima guerra mondiale. Questa donna, nata a Berlino il 21 marzo 1892, incontrò lo scrittore intorno al 1913, instaurando con lui un legame affettivo, passato alla storia della letteratura internazionale dopo la pubblicazione dell’epistolario a lei diretto. I contatti tra i due si interruppero intorno al 1916 e, in seguito alla morte di lui, Margarete rivelò di aver avuto da lui un figlio, morto all’età di sette anni.
Margarete Bloch, fu internata nel comune di S Margarete Bloch, fu internata nel comune di S. Donato Val di Comino il 29 luglio 1940. Qui cambiò diversi alloggi, passando dall’albergo Gaudiello in via Orologio, nell’abitazione dei Tullio in via Convento, dalla soffitta della famiglia Coletti in Via Napoli, all’abitazione dei Carcone in via Mazzini. Tutti i Sandonatesi ricordano molto bene Grete. Caterina Bartiromo, moglie di Cesidio Rocco Coletti, la ospitò per un anno nella soffitta della propria casa.
Dunque, sebbene il Sandonatese vivesse alla giornata con il futuro sempre incerto, fidando sull’offerta delle sue sole braccia, mostrò solidarietà nei confronti degli ebrei internati nel campo. Nonostante il difficile contesto socio-economico, molte famiglie del luogo divisero il pasto giornaliero con gli ebrei lì confinati, o con i molti militari alleati che erano fuggiti dai campi di prigionia. I Sandonatesi si prestarono, dando aiuti nei limiti delle loro possibilità, incuranti del pericolo che correvano: infatti tutto il paese era tappezzato di manifesti che comminavano la pena di morte a chiunque soccorresse i soldati alleati sbandati sul territorio. Vittima di questa solidarietà clandestina fu Vincenzo Piselli, che venne arrestato dai tedeschi e deportato a Dachau, dove trovò la morte nei forni crematori.
Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. (Primo Levi, Se questo è un uomo.)
… Ricordare per non dimenticare …
Liceo Scientifico G. Sulpicio Gli alunni della classe V A