Progettazione didattica B. Q. Borghi, L. Guerra, 2012, Manuale di didattica per l’asilo nido, Laterza C. Monaco, Zero Tre. Che cosa fanno i bambini al nido, Infantiae.org
Progettazione didattica […] Superate ormai le concezioni di luogo meramente assistenziale, […] [occorre] concepire una idea di nido come momento di apprendimento che incide significativamente sulle competenze dei bambini, mediante un'azione educativa sinergica da parte del gruppo educativo che si esplica nella […] [progettazione] e nell'attuazione di buone prassi didattiche sostenute da intenzionalità e da sistematicità Favorini A. M. e altri, 2005, Un'idea di nido. Un modello educativo-didattico integrato e inclusivo, Franco Angeli
ma cosa si intende per didattica al nido? vi è una didattica per la primaria, per la secondaria, per l’università, ciascuna si adegua alle diverse età, la didattica non è uguale per tutte le età ma si adegua alle differenziazioni di esse, in questo senso si può proporre anche al nido: si tratta di individuare le caratterizzazioni del nido; Borghi Battista Quinto, 2006, Star bene al Nido d’infanzia, edizioni junior, Bergamo
se “il grande libro di lettura del bambino dell’asilo nido è la realtà che lo circonda e l’esperienza quotidiana” e “le incursioni esplorative nella realtà di tutti i giorni contribuiscono a costruire ‘i saperi della vita’ fondamentali per questa età” allora “la didattica all’asilo nido può essere intesa come l’insieme delle situazioni organizzate e delle proposte finalizzate a tale scopo” Borghi Battista Quinto, 2006, Star bene al Nido d’infanzia, edizioni junior, Bergamo
e la progettazione didattica rappresenta l’organizzazione dell’ “insieme dei momenti, degli strumenti, [delle modalità] e delle attività utilizzate dagli insegnanti per definire e gestire i percorsi formativi intenzionalmente proposti ai bambini” Borghi, Guerra, Manuale di didattica per l’asilo nido, Laterza
percorsi formativi intenzionalmente proposti l’asilo è un luogo di bambini “pensati” (apprendisti): il nido riconosce un proprio status formativo e propone una articolazione coerente delle esperienze, senza forzare il bambino, predispone piani di lavoro finalizzati a sollecitarlo e potenziarlo, predispone situazioni che possano esercitare e rafforzare il bambino in ipotetiche situazioni nelle quali potrebbe trovarsi, lo sviluppo richiede di essere accompagnato: fornire aiuto giusto al momento giusto; quando il bambino si mostra pronto (‘zsp’, Vygotskij) Borghi Battista Quinto, 2006, Star bene al Nido d’infanzia, edizioni junior, Bergamo
Quindi, non limitarsi ad assecondare i passi normali dello sviluppo (bambino domestico), ma disseminare il percorso di occasioni, sollecitazioni e opportunità che possano facilitarlo (bambino apprendista); in definitiva si tratta di “non sottovalutare le potenzialità di ogni bambino, di non fargli perdere occasioni utili, di non lasciarlo in una sorta di ‘sala d’aspetto’ dello sviluppo” Borghi Battista Quinto, 2006, Star bene al Nido d’infanzia, edizioni junior, Bergamo
quindi saperi rivolti all’educazione progettazione educativa saperi rivolti alla didattica progettazione didattica e i saperi rivolti alla disciplina? al nido ci sono o non ci sono discipline? cosa deve conoscere e imparare a fare un bambino?
un bambino deve conoscere e imparare ad agire nel mondo (ciò significa divenire competente): è questo il sapere disciplinare al nido l’educatore deve progettare attività in modo tale che il bambino “impari a stare nel mondo”, diventi competente ovviamente si avranno competenze diverse per bambini con età diverse e l’educatore deve essere consapevole di questa gradualità per progettare e proporre delle attività
Che tipo di attività? ricordiamo gli angoli della sezione questi angoli sono coerenti con le varie “facce” dello sviluppo del bambino che sono delle aree dello sviluppo che le educatrici scelgono di prediligere
una scelta abbastanza diffusa individua le seguenti aree: motoria; comunicazione e linguaggi; cognitiva; creatività; il sé e l’altro un’altra scelta è un percorso di continuità con la scuola dell’infanzia, attraverso un piano di intervento per campi di esperienza. Gli attuali campi di esperienza nella scuola dell’infanzia sono: il sé e l’altro; il corpo e il movimento; immagini, suoni, colori; i discorsi e le parole; la conoscenza del mondo
si ribadisce nel nido si lavora in modo globale e le esperienze proposte si sviluppano necessariamente in più aree, anche se in particolari esperienze l’educatore indossa degli “occhiali” che tentano di vedere il bambino in azione in un’area in particolare; un bambino non è un automa, è un essere globale: per esso non è possibile sviluppare certe competenze ed inibirne altre; le aree di sviluppo sono presenti e interconnesse nelle diverse attività; l’educatore/trice deve essere sempre consapevole di quali potenzialità ci siano nei bambini e che occorre essere in grado di proporre attività che abbiano senso e siano ‘tarate’ sulle persone alle quali sono rivolte
passi per una attività l’educatore/educatrice: con opportune osservazioni identifica le competenze acquisite da ciascun bambino del suo gruppo, e, confrontandole con quelle raggiungibili in quell’età, individua delle attività vicine e coerenti (zsp), cioè quelle attività che con il sostegno dell’educatore e in un ambiente adeguato (spazio nella sezione, materiali, tempi, ruoli, motivazioni, ..) il bambino potrebbe essere in grado di sviluppare, in pratica si sfrutta quello che il bambino sa fare per fargli fare esperienze coerenti e di difficoltà appena superiori, in fase di attuazione dell’attività, l’educatrice/tore ne modifica lo sviluppo quando osserva che non sia adatta allo sviluppo di ogni singolo bambino (progettazione sul versante dell’incertezza)
come individuare le competenze consultare e usare strumenti consigliati nella letteratura esistente (ad esempio le tavole di Kuno Beller) consultare una eventuale lista di competenze che l’equipe educativa ha elaborato, messe in ordine cronologico di sviluppo riunione di brainstorming delle educatrici con domande come “cosa abbiamo visto fare da bambini di circa quell’età?”,“cosa sa fare il bambino a quell’età?”, ecc. Possono rappresentare un’alternativa ma, ed è la soluzione migliore, possono individuare una sinergia fra le tre opzioni
assonanze la didattica al nido può essere presa a modello per una didattica sul versante dello studente: per sua natura un bambino 0-36 non può subire una didattica trasmissiva vissuta attraverso situazioni didattiche; è fin troppo ovvio che il riferimento è a un approccio sviluppato attraverso situazioni a-didattiche, nelle quali l’educatore cerca di coinvolgere il bambino creando delle esperienze nelle quali implicarlo; “tutto” è in mano all’educatrice/tore che, però, deve creare situazioni opportune affinché il piccolo sia “preso nella rete” delle attività, ma ciò dovrebbe essere fatto da qualunque docente e da un qualunque educatore in qualunque istituzione.
Luoghi per attività i luoghi possono essere gli spazi strutturati (angoli) delle sezioni (orizzontali o verticali) questi sono organizzati con disposizione degli arredi, materiali, illuminazione coerenti con il tipo di attività che vi si svolgono
Luoghi per attività oppure zone, fisse o create all’occorrenza con appositi pannelli, spesso predisposte per libere attività creative, espressive, grafico-pittoriche, manipolative; oppure zone all’aperto: giardini, parchi, ….; sono chiamate laboratori
Camilla Monaco, Zero Tre, Infantiae.org
Camilla Monaco, Zero Tre, Infantiae.org
Un linea di pensiero esiste una linea di pensiero che tende a indicare gli spazi strutturati di sezione come sede di attività didattiche guidate e i laboratori come luoghi per sviluppare percorsi di scoperta/costruzione: il laboratorio come ambito per la stimolazione verso la scoperta/costruzione di conoscenza; favorisce un apprendimento fondato sulla esperienza autonoma dei bambini; lo spazio strutturato come ambito per “l'attivazione” di competenze “prefissate”
percorsi didattici guidati una linea di pensiero percorsi didattici guidati per far compiere esperienze prescelte dagli educatori perché le si ritengono fondamentali per le età dei bambini ed anche perché rilevate come autentiche esigenze degli utenti del nido (i bambini); nella scelta dei percorsi vengono generalmente utilizzati due criteri: si fa riferimento ad un quadro standard di bisogni fondamentali della prima infanzia; si osservano attentamente i comportamenti dei bambini reali inseriti nel nido per rilevare le loro richieste di esperienze, le esigenze (del bambino reale) L’incrocio fra questi due criteri porta alla formulazione del percorso
percorsi didattici guidati una linea di pensiero percorsi didattici guidati Contenuto: è individuato dagli educatori con attività di ricerca e mediazione fra bisogni riferibili all’età dei bambini e reali esigenze degli utenti di quel nido (educatore/ricercatore) pur se nel nido si lavora in modo globale e non si dividono i contenuti come se fossero discipline e sarebbe un errore credere che si possano privilegiare solo particolari aree, in un percorso guidato si tende a prendere in considerazione (ad osservare, a puntare l’attenzione su) singole aree
percorsi didattici guidati una linea di pensiero percorsi didattici guidati Si deve tener presente che le proposte “non devono tanto essere intese come «doveri» del bambino quanto come «doveri» dell’educatrice/tore. In altri termini, esse corrispondono al «diritto» del bambino a vedersi proporre [esperienze su] competenze significative e sistematiche, rispetto alle quali però il bambino stesso può far valere il suo «diritto» a non acquisirle, in funzione dei suoi tempi e modi particolari di apprendimento e dei suoi interessi”. B.Q. Borghi, L. Guerra, Manuale di didattica per l’asilo nido, Edizioni Laterza
Camilla Monaco, Zero Tre, Infantiae.org
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Camilla Monaco, Zero Tre, Infantiae.org
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Percorsi nei laboratori una linea di pensiero Percorsi nei laboratori Il contenuto del percorso fa riferimento a situazioni direttamente connesse con l’esperienza dei bambini e presenta dei riferimenti a diverse aree di sviluppo; ha un carattere “interdisciplinare” (con una forzatura che rimanda ad una scolarità non rintracciabile al nido; qui per discipline intendiamo le aree di sviluppo); non vengono predisposte esperienze (?), l’approccio è quello diretto dei bambini con il mondo.
una linea di pensiero da un lato, il laboratorio si offre in modo immediato e diretto: gli spazi, gli oggetti e gli eventi vissuti possono essere letti ed intesi dal bambino per quello che sono senza la necessità di una mediazione da parte dell'adulto - in questo caso è privilegiato l'approccio diretto ed in prima persona; dall'altro, lo spazio strutturato si offre in modo mediato ed indiretto; le connessioni fra gli spazi e gli oggetti non sono sempre evidenti, gli eventi sono collegati fra loro da cause che non sono chiare o che sfuggono, le ragioni che originano certi fatti e situazioni rimangono a volte in ombra; in questo caso il bambino non può farcela da solo ed è richiesta la presenza ed il sostegno dell'adulto e/o di strumenti che ne aiutano la comprensione (setting) http://www.infantiae.org/navarrinonido.asp (rivisto)
sintesi progettazione di attività: percorsi didattici guidati, laboratoriali; progettazione come progettazione di lungo periodo (anno): come un dispositivo inscindibile fra progettazione educativa e progettazione didattica;
si sviluppa su più punti (non in maniera standard): La progettazione di lungo periodo viene stilata all’inizio dell’anno (?) e viene pubblicata; contiene l’organizzazione pensata dal gruppo delle educatrici e rappresenta, per l’interno, il modello per lo sviluppo della vita nel nido e, per l’esterno, la presentazione del servizio offerto dall’istituzione; si sviluppa su più punti (non in maniera standard): le motivazioni pedagogiche delle scelte effettuate, le modalità di formazione delle sezioni, gli spazi interni alla sezione, le attività che si svolgeranno in questi, la struttura della giornata tipo, eventuale descrizioni delle routine, le modalità di inserimento il tema guida
IL TEMA GUIDA DELL’ANNO il “Tema Guida” è collegato al vissuto dei bambini, funzionale per aiutarli a dare continuità alle loro esperienze. E’ il contesto che dà il senso a tutto il percorso delle attività. Ad esempio: le 4 stagioni; i 12 mesi il percorso accompagna tutto il periodo di permanenza nel nido; le attività, più volte durante la settimana, svilupperanno esperienze riferite alla stagione/mese in corso
La progettazione di lungo periodo deve essere interpretata, essenzialmente, come un canovaccio di lavoro che potrà/dovrà essere ristrutturato lungo il percorso: nel nido, più che nelle istituzioni formative scolastiche, una progettazione di lungo periodo vive in un clima di “incertezza”, comunque pedagogicamente assistita e controllata
Un percorso durante il periodo dell’inserimento e anche oltre (per lo meno per un mese) si impostano attività con il modello laboratoriale; l’educatore svolge la funzione di ricercatore che, attraverso continue osservazioni, studia i bambini nella loro autonomia e nella loro socialità, nelle sue competenze, ….; vengono creati dei profili di massima dei bambini; solo ora si può iniziare a progettare e a sviluppare il documento di progettazione; con incontri periodici fra le educatrici si progettano, via via, le attività da sviluppare che dovranno tener presente una giusta calibrazione del bambino teorico su quello reale