Dante Dante Alighieri 1265-1321.

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Transcript della presentazione:

Dante Dante Alighieri 1265-1321

Dante per sempre... https://www.youtube.com/watch?v=CEQOi2ekgXM … dal film “Hannibal” https://www.youtube.com/user/DanteLoescher

Perché Dante è così importante Non è il primo poeta in volgare ma È il primo che costruisce un complesso di opere in volgare che riassumono la mentalità medioevale È il primo a teorizzare l’uso del volgare in letteratura(DE VULGARI ELOQUENTIA) È il primo intellettuale consapevole del proprio ruolo e funzione (intellettuale “comunale”) È un intellettuale militante (poetapolitica)

La situazione a Firenze e in Italia ai tempi di Dante Comuni Lotte tra guelfi e ghibellini In Italia perdurano per tutto il XII secolo e parte del XIII i conflitti tra papato e impero. Al tempo di Federico II (fino al 1250) l’impero è in fase di affermazione. Con la sua morte l’impero si indebolisce A Firenze si crea un governo “comunale” guidato da un Capitano del popolo e affiancato da un consiglio di rappresentanti delle ARTI. In un primo tempo i ghibellini, guidati da Farinata degli Uberti, nella battaglia di Montaperti -1260 vincono. Ma dopo il 1266 gli eredi di Federico II sono sconfitti da Carlo d’Angiò, re di Francia chiamato in Italia dal papa. Dovunque i guelfi riprendono vigore. Nel 1289 a Campaldino i guelfi fiorentini sconfiggono aretini e senesi (ghibellini) Incremento delle attività mercantili e manifatturiere Sviluppo della borghesia

Guelfi Bianchi e Neri Dal 1251 Firenze è comune, fino all’ascesa dei Medici nel 1434 Governano dapprima l’aristocrazia poi i grandi borghesi esponenti delle professioni. Si scontrano due fazioni del partito guelfo bianchi (capeggiati dai Cerchi-moderati) Neri (guelfi filoaristocratici) nella contesa si inserisce papa Bonifacio VIII, sostenendo i Neri

Dante Alighieri Alighiera + Cacciaguida Alighiero Bello Bellincione Una famiglia di piccola nobiltà (non feudale) Alighiera + Cacciaguida Alighiero Bello Bellincione Geri Altri figli Alighiero II + Bella Dante

Le origini e la giovinezza (1265-1290) Nasce tra il 21 maggio e il 20 giugno del 1265 a Firenze ( segno dei GEMELLI) Il padre si dedica alla vendita di terreni e a traffici valutari Segue un normale corso di studi 1274: primo incontro con Beatrice (identificata con Bice di Folco Portinari poi sposata a Simone dei Bardi, n.1266- m .1290) 1277: contratto di matrimonio con Gemma di Manetto Donati, sposata nel 1285, da cui avrà Jacopo, Pietro, Antonia (forse Giovanni) Ha rapporti con Gianni Alfani, Lapo Gianni e corrispondenza poetica, amicizia, sodalizio culturale con Guido Cavalcanti 1287: soggiorno a Bologna e conoscenza della poesia guinizzelliana

Il “traviamento” e la “conversione” 1290-1295 Traviamento successivo alla morte di Beatrice: morale (vita non irreprensibile) culturale (abbandono dell’ideale amoroso rappresentato da B. e conversione alla filosofia) Approfondisce gli studi filosofici grazie all’amicizia con il “maestro” Brunetto Latini, esperto di ars dictaminis e lett. francese Reinterpreta la sua esperienza poetica giovanile nella Vita Nuova Frequenta le scuole dei religiosi: Domenicani di S.Maria Novella (sostenitori del pensiero di Alberto Magno e Tommaso d’Aquino) Francescani di S.Croce (testi di mistici medievali e problematiche legate al rinnovamento della Chiesa)

accettata la piccola nobiltà purchè iscritta a un’Arte Vita pubblica: Militare-1289: è feditore a cavallo nella battaglia di Campaldino contro i ghibellini di Arezzo e nell’assedio al castello di Caprona 1294: Modifica degli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella, istituiti nel 1293 > …ma i magnati RESTANO ancora esclusi dalle cariche, accettata la piccola nobiltà purchè iscritta a un’Arte 1295: Dante si iscrive all’Arte dei Medici e degli Speziali

L’impegno politico 1295-1304 E LA CONDANNA Dante è guelfo bianco 1300: è priore, è costretto ad esiliare Corso Donati e Guido Cavalcanti in seguito a violenti scontri fra le fazioni 1301: è uno dei 3 ambasciatori inviati a Bonifacio VIII per dissuaderlo dalla sua ingerenza nella politica di Firenze. Carlo di Valois formalmente viene inviato dal papa in Toscana come paciere, in realtà favorisce i Neri e consegna loro Firenze. Dante viene accusato di BARATTERIA(=TRAFFICO DI FAVORI POLITICI) (CONDANNATO A UNA multa + 2 anni di confino, sequestro dei beni entro 3 giorni), ma rifiuta di rientrare a Firenze, così il 10 marzo 1302 la sua pena è commutata in contumacia in quella di morte.

L’esilio Partecipa ai tentativi di rientro a Firenze da parte dei bianchi esiliati, poi, sperando nella mediazione del nuovo papa Benedetto XI, fa “parte per se stesso”. 20 luglio 1304: non partecipa alla disastrosa battaglia della Lastra, in cui i fuorusciti sono sconfitti duramente.

1305-1312 1305: estensione della condanna ai figli. Dante vuol dimostrare il proprio genio ai fiorentini con le opere letterarie 1305-1306: “come sa di sale lo pane altrui”… è ospitato a Treviso, Padova, Venezia, Casentino, Lunigiana… Scrive l’Inferno, il Convivio (1304-07) 1307-11:IN TOSCANA è a Poppi da Guido di Battifolle (1308 Purgatorio) 1310: discesa in Italia di Arrigo VII di Lussemburgo. Dante spera in una restaurazione imperiale e si reca a Milano per rendergli omaggio. Teoria dei DUE SOLI (1310-11 Epistole ai pricipi italiani, ad Arrigo, contro i Fiorentini) 1313: morte di Arrigo e delusione di Dante

1312-1321 1312-1318: con i figli Jacopo e Pietro si rifugia a Verona, ospite di Cangrande della Scala 1315: umiliante proposta di amnistia da parte del Comune di Firenze. Dante dovrebbe pagare una multa e riconoscersi colpevole in atto di penitente, ma rifiuta con l’Epistola all’amico fiorentino; viene proclamato ribelle con la conferma della condanna a morte Diffusione di Inferno e Purgatorio 1313-18: Monarchia Dante lavora al Paradiso (1316 Epistola dedicatoria a Cangrande) 1318: è a Ravenna da Guido Novello da Polenta 1319-20 scrive le Egloge, la Quaestio de situ et forma aquae et terrae Rientrato da una missione diplomatica a Venezia, contrae febbri malariche e muore a Ravenna il 14 settembre 1321. Viene sepolto nella chiesa di S.Piero Maggiore, divenuta oggi S.Francesco.

Convivio, De Vulgari eloq. Inferno Dante e Firenze Amore-odio: indissolubilmente legato alla città, di cui però deve constatare l’ingratitudine 1265- maggio- giugno:nasce a Firenze 1274:primo incontro con Beatrice 1285 sposa Gemma Donati 1289 Campaldino A Bologna? 1283: secondo incontro con B: 1290 muore Beatrice 1295 Carriera politica 1300 È priore 1301 È ambasciatore presso papa Bonifacio Carlo di Valois entra a Firenze 1302 È processato e condannato in contumacia Esilio: a Forlì, poi in varie corti italiane, in particolare Verona e Ravenna 1321 Muore a Ravenna Vita Nuova Tenzone con Forese Convivio, De Vulgari eloq. Inferno 1308 Purgatorio Paradiso 1316 Dalla Vita di Dante di GIORGIO PETROCCHI NASCITA E PRIMI STUDI Da un complesso e minuzioso esame delle testimonianze interne ed esterne, possiamo affermare con quasi assoluta certezza che Dante nacque in Firenze in un giorno tra il 14 maggio e il 13 giugno dell'anno 1265 (più probabilmente verso la fine del maggio), nella casa degli Alighieri nel popolo di S. Martino del Vescovo, di fronte alla Torre della Castagna, casa che era stata di Geri Del Bello, più tardi di Alighiero. Gli elementi sono molti e molto solidi, e si basano su un'attenta rilettura di numerosi passi danteschi relativi alla data dell'immaginario viaggio nell'oltretomba, la primavera o la Settimana santa del 1300, e alla certezza che alla data del viaggio escatologico Dante era sui trentacinque anni, Guido Cavalcanti (morto nell'agosto 1300) era ancora in vita, non erano trascorsi tre mesi dalla data di lucrazione del Giubileo di Bonifacio VIII. Se siamo sicuri dell'anno e del periodo, la costellazione dei gemelli (O glorïose stelle, o lume pregno / di gran virtù... / con voi nasceva... / quegli ch'è padre d'ogne mortal vita [il sole] / quand'io senti' di prima l'aere tosco[13]), non del giorno, possiamo invece esser certi della data del battesimo: 26 marzo 1266, il giorno del Sabato santo in cui, secondo l'antica consuetudine ancora per molti anni in atto a Firenze, in una pubblica cerimonia che comportava grande concorso di folla[14] tutti i fanciulli nati nell'ultimo anno venivano recati al fonte battesimale, il fonte / del mio battesmo rammentato con struggente malinconia in Par., XXV, 8-9, il mio bel San Giovanni (per l'appunto nel passo della prima cantica poco sopra citato), l'antico vostro Batisteo delle parole di Cacciaguida (in Par., XV, 134). La cerimonia cadde quell'anno esattamente ad un mese dalla battaglia di Benevento, mentre in Firenze, giunta la notizia della sconfitta e della morte di Manfredi, i Guelfi rialzavano la testa nella speranza di ripristinare al più presto un governo popolare, e gli Alighieri esuli (non tutti i membri del casato, solo una parte d'essi) si preparavano a rimetter piede in città. Il suo nome di battesimo fu Durante (in omaggio al nonno materno?). Dirà molto più tardi F. Villani: "Poetae in fontibus sacris nomen Durante fuit, sed syncopato nomine, pro diminutivae locutionis more, appellatus est Dante". E del resto il poeta non ebbe mai ad adoperare il nome di Durante, ma le uniche due volte che lo cita, è nella forma ipocoristica. E il nome Durante non appare in alcuno dei documenti in vita del poeta, né nel ricordato atto del 1283, né nella testimonianza del 6 settembre 1291, né nei verbali dei Consigli ovvero nelle sentenze di condanna. Soltanto una volta, ventidue anni dopo la morte del poeta, in un documento di Jacopo Alighieri del 9 gennaio 1343, il nome Durante è citato e ripetuto altre due volte: "Cum Durante, ol. vocatus Dante, cd. Alagherii de Florentia, fuerit condempnatus et exbanitus per d. Cantem de Gabriellibus de Egubio". Forse il figlio avrà voluto, per qualche suo scrupolo o interesse, esibire nel testo documentale entrambi i nomi, per maggiore sicurezza di regolarità dell'atto. Nulla possiamo inferire sulla puerizia di Dante, svoltasi certamente nella città di Firenze, ma alternando con qualche soggiorno, come vedremo, nei poderi di Camerata e di San Miniato a Pagnolle, che, con l'aggiunta di due piccole aree nel popolo di Sant'Ambrogio, costituivano ormai, col mutare della situazione della famiglia (dopo la suddivisione delle proprietà di Bellincione tra sei figli maschi e varie femmine), tutti i beni degli Alighieri del ramo di Alighiero II, a meno che questi non si fosse sbarazzato di proprietà campagnole per accrescere i propri traffici in città. Delle vicende politiche di Firenze il fanciullo non ebbe ovviamente visione diretta che a partire da una certa età. La tradizione vorrebbe che il primo impatto coi drammatici fatti della storia locale potesse accadere in occasione della venuta in città (giugno 1273) di papa Gregorio X e del re Carlo d'Angiò, in un evento che non sortì l'effetto sperato per la pacificazione tra Guelfi e Ghibellini, ma che ebbe grande risonanza di cerimonie pubbliche, se non altro per sancire la fine del decennio apertosi con Montaperti e chiusosi con gli scontri del 1270, a Signa, tra gli esuli ghibellini e i Guelfi di dentro. Ben più presente, alla memoria di Dante, lo svolgimento successivo delle vicende fiorentine, sino alla pace del cardinale Latino (febbraio 1280), e soprattutto sino alle battaglie (cui il giovinetto assiste sgomento) della classe popolare contro i Grandi nel 1281-1282, violente e così continue da condizionare per sempre l'atteggiamento politico d'un giovane membro di famiglia guelfa, testimone attento anche se non pubblico protagonista. Purtuttavia, se è vero che s'erano distinte in questo periodo personalità eminenti destinate a impressionare la mente d'un adolescente, è anche necessario constatare che la Commedia non conterrà con maggior copia fatti e personaggi della puerizia e prima adolescenza anziché del periodo immediatamente precedente: basti pensare al fascino con cui saranno sentiti alcuni protagonisti del decennio precedente[15] rispetto allo scarsissimo rilievo o addirittura silenzio sull'opera di Giano Della Bella e dei suoi coetanei. Anche le conseguenze politiche dei fatti del 1260-1270 possono aver contribuito a determinare l'interesse di Dante adolescente sia per i racconti che ne aveva dall'avo, avvolti nella leggenda, sia per le conseguenze che essi avevano avuto sulla politica fiorentina dell'ultimo Duecento. Tra i primi ricordi che Dante avrà avuto, giacché s'è fatto il nome di Farinata, sarà stata non tanto la decapitazione dei fratelli dell'Uberti (Dante è ancora un bambino), quanto la spietata sentenza di fra Salomone da Lucca (16 ottobre 1283) contro l'eretico capoghibellino, a distanza di quasi vent'anni dalla morte. Non ha rapporti con le vicende politiche, ma fu senza dubbio episodio sconvolgente per il fanciullo la morte della madre Bella, presumibilmente tra il 1270 e il 1275. Egli tacerà su questo dolore della puerizia, ché l'espressione di Inf., VIII, 45, benedetta colei che in te s'incinse è un calco evangelico (da Luca 11, 27), però non privo di interna risonanza emotiva: si trattava pur sempre di ricordare la propria madre, sebbene egli avvertisse quell'esigenza tipica della tradizione retorica, secondo la quale il poeta deve tacere sui propri prossimi parenti. Avanzabile è però l'ipotesi ch'egli abbia voluto immortalare la propria genitrice, fors'anche perché non serbava più una memoria distinta, sicura. Poco dopo la morte di Bella, Alighiero II contraeva nuove nozze (tra il 1275 e il 1278?). Evidentemente anche della matrigna, Lapa di Chiarissimo Cialuffi, il poeta tace, ma costei non fu una perfida noverca, anzi il suo nome è legato positivamente alla sorte degli Alighieri per molti e molti anni, riuscendo essa a stringere rapporti veramente buoni tra i due figliastri e il proprio figlio Francesco e la figlia. Certamente un amore profondo fu tra Dante e la propria sorella di sangue, colei che andrà in moglie a Leone Poggi, e cui Dante allude nella donna giovane e gentile... di propinquissima sanguinitade congiunta in Vita Nuova, XXIII, 11-12; la nascita dei tre fratelli del poeta si pone tra il 1273 e il 1280, ma si può anche riflettere sul superlativo propinquissima rispetto ad una possibile designazione "normale" di "parente propinqua" per una sorellastra, per ritenere che Bella, morendo, lasciasse sia un fanciullo di cinque-sei anni che una bimba di pochi anni o mesi. Tutto ciò meglio giustificherebbe il ruolo che la giovane donna svolge nel celebre episodio della Vita Nuova. Gli anni dell'adolescenza conoscono poi due altri eventi privati: l'uno, che dobbiamo coerentemente porre nel 1274, è il primo incontro con Beatrice; l'altro è l'istrumento dotale di Gemma Donati il 9 gennaio 1277. Il primo, come ognun sa, è ricostruito dall'interno del testo della Vita Nuova (Nove fiate già appresso lo mio nascimento... II, 1), nell'esordio così colmo di riferimenti numerologici e simbolici, eppur tale da permettere qualche spiraglio ad un effettivo ricordo autobiografico, sottolineato dalla precisazione del quasi completo volgere del nono anno di vita, quasi a uno medesimo punto, e dunque tale da consentire a moderni commentatori anche la citazione del mese: maggio 1274. Si deve d'altronde ritenere che non Dante adattasse la propria storia al tornare e ritornare del numero nove, ma la combinazione del nove più nove alla data del 1283 confermasse in lui la verità dei numeri nel primo e nel secondo apparimento dell'angiola giovanissima (II, 8). Il documento riguardante Gemma non ha alcun rapporto col primo, anzi sembrerebbe esserne persino in contraddizione; ma il documento del 1277 non è una generica promessa di sponsali (e nemmeno, ovviamente, un vero e proprio atto matrimoniale data l'età dei due fanciulli), ma "un vero instrumento dotis, cioè un atto che si fa al momento di combinare effettivamente un matrimonio"[16], anche se si conveniva tra le parti di rimandare la celebrazione solenne del rito e la consumazione ad un tempo successivo. L'atto del 1277 non è rimasto in originale, ma è citato in un documento molto più tardo (del 1329), in cui Gemma reclamava la sua parte dotale sui beni confiscati del marito; dall'atto si possono trarre elementi utili non soltanto per stabilire la data effettiva delle nozze di Dante (cfr. tra breve), ma pur per relegare tra le leggende ch'egli fosse stato in giovane età novizio in S. Croce, confermando dunque che i primi studi si svolsero esclusivamente in ambiente laico, presso uno dei tanti doctores puerorum che esercitavano la professione nella città di Firenze, fors'anche alla scuola d'un Romano "doctor puerorum populi Sancti Martini" di cui in un documento dello stesso 1277 (la scuola che si conosca, più vicina alle case degli Alighieri). L'educazione che Dante poté ricevere da fanciullo presso un "doctor puerorum" fu certo un'istruzione elementare di grammatica, come da Conv., II, XII, 2-4, non soltanto sugli ardui testi di Cicerone e sugli esametri di Virgilio (ben conosciuti solo più tardi e forse solo durante il soggiorno a Bologna), ma sul latino molto più agevole dei Disticha Catonis, del Liber Esopi, dell'Elegia di Arrigo da Settimello. Non v'era studio alcuno dei volgari, ma l'interesse per essi penetrava nella scuola dal di fuori, dagli ambienti cittadini e familiari che avvertivano l'importanza da darsi ai documenti in volgare per le varie esigenze sociali, ed erano fortemente sensibilizzati dalla nascente poesia volgare fiorentina. La cultura francese, alcun tempo prima che Dante si ponesse allo studio della lingua d'oïl e di quella d'oc, e quindi prima ancora dell'incontro con Brunetto Latini, sfiorava l'ambiente frequentato dal fanciullo Dante attraverso le pratiche dei mercanti e gli echi della divulgazione letteraria di stampo popolare. La condizione economica degli Alighieri, abbastanza buona durante l'adolescenza del poeta, poteva consentirgli di frequentare coetanei appartenenti alle consorterie dei Grandi e di scambiare letture, notizie di poeti e di lingue straniere, impressioni e interpretazioni dei fatti salienti della vita politico-sociale della città, in modo da poter dar principio ad idee e giudizi propri all'indomani della pace del cardinale Latino, in quel 1280 in cui il casato degli Alighieri si trovava al centro della cronaca cittadina con la rissa sanguinosa e la morte di Geri Del Bello: remota genesi emozionale di un episodio dell'Inferno, il primo in cui appaia seppur in ombra un parente del poeta (XXIX, 18-36), ma anche il penultimo, prima di Cacciaguida, e molto dopo l'evocazione della sorella nella Vita Nuova, di Francesco, della Tana e di Belluzzo nella Tenzone con Forese Donati. L'adolescenza di Dante si chiude con un altro lutto familiare, si potrà anche dire senza alcuna conseguenza e risonanza nella sua memoria poetica, ma certo gravido di effetti e di incognite nella vita materiale della famiglia: la morte di Alighiero. Non è possibile stabilirne la data se non per approssimazione: tra il 1281 e il 1282, al limite anche ai primissimi del 1283, l'anno in cui Dante vende un modesto credito di ventun lire. Per la causa della morte di Alighiero, se ucciso e invendicato ovvero per decesso naturale, e per l'ipotesi della scomunica a cagione d'eresia e d'usura, si può dire che tutte le soluzioni restano aperte. Ma importa il fatto che ora le responsabilità dell'orfano, divenuto maggiorenne, ancora in giovane età a capo di una famiglia non piccola, relegavano alle spalle un'adolescenza abbastanza tranquilla e agiata, verso una giovinezza non scevra di insidie anche sul piano della gestione patrimoniale della famiglia, e per di più in un difficilissimo momento politico.

Cronologia delle opere di Dante Vedi libro pag.350-351 1302- esilio

La “biblioteca” di Dante Inferno IV (biblioteca “pagana”): Virgilio Orazio Ovidio Lucano Cicerone Aristotele (in latino) Paradiso X (biblioteca cristiana): Tommaso, Alberto Magno, Boezio Isidoro di Siviglia, Paolo Orosio, Graziano, etc Agostino Scuole religiose di Firenze. Domenicani (S.M.Novella- Aristotele, Tommaso) Francescani (Santa Croce- Gioacchino da Fiore) Agostiniani (Santo Spirito- Agostino)

Riassumendo... https://www.youtube.com/watch?v=nqHN D3J9ZrY

La Vita Nuova di Dante, introduzione (cfr. libro p. 194-195)

J. W. Waterhouse, Dante e Beatrice, 1915

L'esperienza poetica di Dante Esperienza letteraria caratterizzata dal confronto con i modelli della poesia provenzale e il dialogo con i suoi contemporanei. Confronto che si manifesta in primo luogo con l'adesione giovanile alla tendenza poetica più innovativa del suo tempo, lo Stil Novo, e con il legame con Guido Cavalcanti. Temi importanti legati all'influenza di Cavalcanti: servizio d'amore e topos dell'amicizia. … con alcune differenze che via via si approfondiscono...

Dante  Cavalcanti L’amore regna guidato da ragione che giustamente impone di amare una donna perfetta intermediatrice con Dio L’amore è passione sconvolgente che coinvolge anima sensitiva e intellettiva e non è razionale Il progressivo distacco di Dante da “lo primo del li suoi amici” è sancito nel Canto X dell’Inferno, dove Dante incontra Cavalcante Cavalcanti fra gli eretici negatori dell’immortalità dell’anima, e getta un’ombra di ateismo anche sul figlio

Dopo il 1290 Nuova scelta poetica: una struttura narrativa che delinei un'autobiografia poetica prima che umana. “Stile della loda”: fine unico della poesia è lodare l'eccellenza della donna amata senza chiedere nulla in cambio. La poesia deve essere pertanto autonoma e compiuta in se stessa, anche in assenza della donna amata, anche in assenza della donna stessa (Beatrice infatti muore nel 1290).

Dante decide di amarla solo attraverso la loda Vita nuova: giovinezza rinnovata dall’amore per BEATRICE DANTE incontra Beatrice a nove anni, e la rivede nove anni dopo; lei lo saluta Per nascondere il suo amore ricorre per due volte all’espediente della donna-schermo; ha fama così di amante volubile e Beatrice gli nega il saluto Dante decide di amarla solo attraverso la loda Presagi che alludono alla morte di Beatrice, che poi avviene Dante chiude l’opera dicendo che non parlerà più di lei fino a quando non potrà dirne “quello che mai non fue detto di alcuna”

La vita nuova Raccoglie rime precedentemente composte, assemblate in una cornice narrativa da parti in prosa Libello -1292 \ 93 42 capitoli 31 testi poetici (25 sonetti, 5 canzoni, 1 ballata) prosimetron Come il De consolatione philosophiae di Boezio autobiografia autoesegesi Trasfigurazione e idealizzazione degli avvenimenti biografici, interpretati in chiave simbolica tipizzazione Mediante la numerologia paradigmaticità Rielaborazione personale delle teorie stilnovistiche Da Guinizzelli: il tema del saluto-salute e della loda Da Cavalcanti: la fenomenologia d’amore e la sofferenza amorosa

Il saluto Dispensa salus (grazia e salvezza eterna) Infonde sentimenti di carità e umiltà, prefigurando la beatitudine celeste Trasforma l’amore terreno in mezzo per avvicinarsi a Dio Quando Beatrice nega il saluto a Dante non rimane che la lode di lei

La loda Stilo de la loda →Donne ch’avete intelletto d’amore Amore non solo ha la sua sede naturale nel cuore gentile ma si identifica con esso: VEDI AMORE E ‘L COR GENTIL SONO UNA COSA Stilo de la loda →Donne ch’avete intelletto d’amore L’amore non è brama di essere corrisposti ma gioa nel semplice lodare la perfezione di lei Dio stesso ha mandato Beatrice “da cielo in terra a miracol mostrare” quindi a differenza di Guinizzelli Dante non deve giustificarsi per le lodi che le tributa

Vita nuova Primo incontro a Nove anni (la rivede dopo altri Nove) Pitagora Primo incontro a Nove anni (la rivede dopo altri Nove) RITRATTO di Beatrice Abbigliamento angelicazione Cabala Isidoro di Siviglia Etymologiae Liber Numerorum Nomen omen Nomina sunt consequentia rerum Interpretatio nominis Sanguigno colore, umile onesto nobilissimo, convenienza (dignitas) Angiola giovanissima, “filia Dei” (Omero, Iliade XXIV)

La struttura Prosimetro in volgare fiorentino 42 capitoli di lunghezza variabile, 31 dei quali contengono testi lirici, introdotti e commentati in prosa dall’autore stesso (sul modello delle razos dei provenzali). Il numero di capitoli e la conclusione repentina fanno pensare a un’opera incompiuta. Le liriche sono collocate all’interno dell’opera in base a un ordine narrativo che vuole riprodurre la vicenda di un amore.

La datazione Probabilmente, Dante scrive la Vita Nuova tra il 1291 e il ’93. Sicuro terminus post quem è la morte di Beatrice, giugno 1290; i più antichi dei sonetti, però, in base alla datazione fornita dall’autore stesso, risalgono al 1283.

Il proemio In quella parte del libro della mia memoria dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere si trova una rubrica la quale dice Incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'asemplare in questo libello e se non tutte, almeno la loro sentenzia Dante, Vita Nuova, I, 1 Il concetto di memoria. Alla propria mente faranno riferimento anche i proemi di due delle tre cantiche della Commedia (Inferno, II, 8; Paradiso, I, 10; al proprio ingegno, invece, fa riferimento Dante in Purgatorio, I, 2); in tal modo Dante sottolinea l’importanza del patrimonio della propria memoria.

Appartenenza allo Stil novo – Lo stile Uso del sonetto e della canzone, Stile dolce e piano, privo di impennate lessicali o di complessità sintattiche, spesso fondato su un atteggiamento quasi didascalico → l’autore vuole rendere edotti i suoi lettori del significato dell’esperienza vissuta. → Le figure retoriche maggiormente presenti nelle liriche sono la metafora e la similitudine.

Elisabeth Sonrel, La Vita Nuova (partic.)

Appartenenza allo Stil novo – I temi Attraverso la storia del suo amore per Beatrice sono descritti in modo profondo e analitico, spesso filosofico: la natura del sentimento amoroso e le sue conseguenze sul poeta; le caratteristiche peculiari della donna amata; il ruolo fondamentale di costei all’interno dell’ordine metafisico universale.

Una ‘nuova’ vita – L’incontro con Beatrice Sin dalle prime parole, Dante mostra di voler raccontare l’inizio della sua nuova vita: ‘nuova’ in quanto rinnovata dall’incontro con Beatrice e dagli effetti che l’Amore ha prodotto in lui. Nuova anche nel significato che in latino possiede l’aggettivo novus: straordinario, mai visto prima. Sin dal primo incontro con Beatrice (nove anni lui, poco più di otto lei) Dante concepisce un amore profondo, che si rinnoverà al secondo incontro (nove anni più tardi), quando la donna concederà al poeta il suo saluto → importanza del concetto di salutare, da salutem dare, dare la salvezza, salvare (capp. XI e XXI).

La donna dello schermo Equivoco tra Dante e Beatrice: Dante mette in pratica l’usanza tipicamente provenzale e siciliana di usare altre donne come ‘schermo’ del suo amore. Questo provoca la privazione del saluto di Beatrice, che addolora profondamente il poeta.

La morte di Beatrice La morte di Beatrice causa a Dante una fase di perdizione: quella che ricorderà egli stesso nel Purgatorio e che terminerà con lo smarrimento nella selva e l’inizio del viaggio nei tre regni oltremondani. Dante rifletterà sul senso dell’Amore, sentimento che trova asilo solo nel cuore gentile e che ha il potere di innalzare il pensiero dell’innamorato verso Dio. Solo attraverso l’esperienza amorosa prodotta nel cuore dell’uomo dalla donna gentile e angelicata si può vivere un amore purissimo, finalizzato alla trascendenza dell’anima.

Capitolo III 2° incontro con Beatrice, 1283 Saluto della donna Isolamento del poeta nella propria camera Sogno-profezia Saluto=salute > salus=salvezza Beatrice speculum Christi Agens> il poeta è solo oggetto dellla sua azione Amore nutre la donna col cuore del poeta poi se ne va con lei verso il cielo Ne la prima delle ultime nove ore de la notte

Il primo saluto di Beatrice e il sogno del cuore mangiato Cfr. libro pp. 215-216 https://www.youtube.com/watch?v=VNQozUk1koQ

Cap XXVI - p. 223 Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d'umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mòstrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che 'ntender no la può chi non la prova: e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d'amore, che va dicendo a l'anima: «Sospira!» Amore e 'l cor gentil sono una cosa, sì come il saggio in suo dittare pone, e così esser l'un sanza l'altro osa com'alma razional sanza ragione Negli occhi porta la mia donna Amore, per che si fa gentil ciò ch'ella mira; ov'ella passa, ogn'om vèr lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core

Analisi del testo Più completa raffigurazione femminile elaborata dallo Stil Novo - tema della “loda”, stile “dolce” - parola chiave: “pare”/”mostrarsi” → NON “sembrare”, MA “apparire”, “mostrarsi in piena evidenza” - nessun termine del sonetto ha un significato attuale - dall'apparizione alla contemplazione estatica RITMO LENTO: maggioranza di versi con alto numero di accenti ritmici Poche pause → ritmo non spezzato

- assenza di concretezza visiva - nessuno dei sostantivi evoca una realtà concreta e fisica - Anche quelli più concreti assumono valore metaforico e spirituale - importanza dei verbi, di cui solo uno (“si va”) indica un movimento, gli altri sono puramente metaforici e contribuiscono a smaterializzare l'immagine GUIDA ALLA LETTURA P. 225

Cfr. libro pp. 199-201 DANTE: LA PRODUZIONE IN VERSI

Le Rime Dante Alighieri

esordi Rime di corrispondenza con amici: in particolare con Guido Cavalcanti, con Dante da Maiano, con Cino da Pistoia Sonetto Guido i’vorrei

La tenzone con Forese Donati Tre coppie di sonetti (tre di Dante e tre di Forese) nei quali i due si scambiano insulti (topici) Anteriore al 1296 anno della morte di Forese (fratello di Corso). Dante poi immagina di incontrare Forese nel Purgatorio, fra i golosi (un vizio che gli aveva rimproverato nella tenzone) e di ritrattare le accuse (palinodia) Utilizza il registro comico e della invettiva che si sviluppo’ soprattutto nella poesia senese il cui più importante esponente è Cecco Angiolieri) Plurilinguismo: Dante sperimenta diversi registri linguistici che utilizzera’ nella Commedia

Le rime petrose Un gruppo di canzoni tra cui 2 sestine (forma praticata da Arnaut Daniel, “lo miglior fabbro del parlar materno” secondo Dante e l’unico che nella Commedia si esprime nella sua lingua, il provenzale) Sono dedicate a una donna che ha il nome-senhal di Petra (per indicare la sua durezza, e il fatto che non corrisponde all’amore di Dante) In esse D. sperimenta lo stile “aspro” con suoni duri,termini violenti o anche volgari, metafore tratte da campi semantici come la guerra, il cibo, i mestieri https://www.youtube.com/watch?v=5cMMAntFNOI

Il FIORE Attribuito a Dante, è la traduzione rimaneggiata di un poemetto allegorico (il ROMAN DE LA ROSE) in cui si rappresenta il processo dell’amor cortese fino alla conquista vera e propria della donna, che si concede 232 sonetti tutti con lo stesso schema

La sestina - l’imitatio arnautiana    Io l’ho veduta già vestita a verde, sì fatta ch’ella avrebbe messo in petra l’amor ch’io porto pur a la sua ombra: ond’io l’ho chesta in un bel prato d’erba innamorata com’anco fu donna, e chiuso intorno d’altissimi colli. Ma ben ritorneranno i fiumi a’ colli, prima che questo legno molle e verde s’infiammi, come suol far bella donna, di me; che mi torrei dormire in petra tutto il mio tempo e gir pascendo l’erba, sol per veder do’ suoi panni fanno ombra. Quantunque i colli fanno più nera ombra, sotto un bel verde la giovane donna la fa sparer, com’uom petra sott’erba Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra   son giunto, lasso, ed al bianchir de’ colli, quando si perde lo color ne l’erba: e ’l mio disio però non cangia il verde, sì è barbato ne la dura petra che parla e sente come fosse donna. Similemente questa nova donna si sta gelata come neve a l’ombra: ché non la move, se non come petra, il dolce tempo che riscalda i colli e che li fa tornar di bianco in verde perché li copre di fioretti e d’erba. Quand’ella ha in testa una ghirlanda d’erba, trae de la mente nostra ogn’altra donna: perché si mischia il crespo giallo e ’l verde si bel, ch’Amor lì viene a stare a l’ombra, che m’ha serrato intra piccioli colli più forte assai che la calcina petra. La sua bellezza ha più vertù che petra, e ’l colpo suo non può sanar per erba. ch’io son fuggito per piani e per colli, per potere scampar da cotal donna; e dal suo lume non mi può far ombra poggio né muro mai né fronda verde. .

Il Convivio il De vulgari eloquentia il Monarchia Dante Alighieri

Dopo la morte di Beatrice Dante si dedica agli studi filosofici (De consolatione philosophiae di Boezio) Compone canzoni allegorico- dottrinali per la donna gentile (allegoria della filosofia) Alcune di queste canzoni furono successivamente commentate da Dante stesso nel Convivio Autoesegesi, come in Vita Nuova

enciclopediail banchetto del sapere Convivio Divulgare il sapere per le nuove classi sociali (BORGHESI) 1304\06 primi anni di esilio enciclopediail banchetto del sapere Commento a canzoni dottrinali che trattavano grandi questioni filosofiche: ma è interrotto al 4° libro poiché Dante si dedica alla Commedia tutti gli uomini hanno fame del sapere come del cibo: Dante, che ha partecipato al banchetto di grandi sapienti, può offrire a coloro che non hanno il tempo o gli strumenti per costruire la propria educazione, almeno le briciole della sapienza filosofica LEGGI il testo di pag. 386\889 e quello di pag.397\400

De vulgari eloquentia 1304\07 Incompiuto Circolò pochissimo, si diffuse solo nel Cinquecento e ne abbiamo 3 soli esemplari per approfondire le teorie linguistiche accennate nel trattato In latino: perché si rivolge ai “literati” 4 libri: ma ne scrisse solo 1 e mezzo I° libro: teoria del linguaggio: Lingua volgare naturale (materna), segue l’uso, è variabile “Gramatica”: il latino (lingua convenzionale e immutabile “inventata” per ovviare alle difficoltà di comprensione causate dalle lingua naturali Dopo la distruzione della Torre di Babele gli uomini, che prima parlavano tutti l’ebraico, svilupparono diverse lingue

I volgari italiani Teoria degli stili e congruenza materia-stile Li analizza per individuare il volgare adatto alla lirica di argomento elevato (VOLGARE ILLUSTRE) Non la lingua italiana da “parlare “ ma il linguaggio della poesia Punto di riferimento di tutte le lingue municipali Cardinale Aulico Curiale Sarebbe proprio della reggia, se ci fosse Poiché in Italia non vi è una corte nazionale, il linguaggio della corte e’ quello usato da tutti i grandi poeti (corte di intellettuali)

Monarchia Composto forse nel 1313 In latino 3 libri Dedicato alla riflessione sulla politica e sul potere Tema: la necessità dell’impero universale a garanzia della pace e della giustizia il rapporto tra i poteri universali (papato e impero) Composto forse nel 1313 In latino 3 libri Ogni ente creato ha un suo fine ultimo dipendente dalla sua natura (teleologismo- Aristotele) Natura umana: duplice (anima, immateriale\immortale; corpo materiale\mortale) Fine dell’anima: la salvezza eterna Ad essa ci guida la Chiesa e il papa fine del corpo: la vita ordinata e pacifica in società, secondo giustizia ad essa ci guida l’imperatore

La teoria dei due soli Tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento si riaccende il conflitto tra i poteri universali, papato e impero (entrambi in declino poiché stanno emergendo le monarchie nazionali) Teoria teocratica: il potere supremo è del Papa (Sole) diretto emissario di Cristo sulla terra L’imperatore deriva il suo potere dal papa che glielo concede (come la luna, è illuminato di luce riflessa) Teoria di Dante: Impero e papato sono entrambi soli, e il loro potere deriva direttamente da Dio che li ha preposti ciascuno al raggiungimento di uno dei fini propri dell’uomo

Dante ≠ 410 sacco di Roma (ALARICO) De civitate Dei: l’impero Dimostrazione della indipendenza del potere dell’impero da quello del Papa 410 sacco di Roma (ALARICO) De civitate Dei: l’impero terreno dei Romani non è una istituzione essenziale per l’uomo Agostino Dio stesso ha promosso provvidenzialisticamente la nascita dell’Impero Romano L’impero preesiste alla Chiesa Cristo è nato durante il periodo di massima fioritura dell’Impero, sotto Augusto Cristo ha voluto che la sua condanna fosse sancita da un tribunale dell’impero (Pilato) legittimandolo Dante ≠ Cristo : “Date a Cesare quel che è di Cesare” Vedi Paradiso, canto 6° Leggi il testo di pag 409\11