COOPER E IL ROMANZO STORICO AMERICANO
LA NASCITA DEL ROMANZO AMERICANO L’Ottocento – il secolo romantico – inizia nel Settecento, con la Rivoluzione americana, che a sua volta influenzerà la Rivoluzione francese. La società americana spezza il legame politico con l’Europa, ma la cultura dei neonati Stati Uniti, nel tentativo di fondare una propria letteratura nazionale, rinsalda la rete di rapporti con la letteratura inglese Era coloniale: generi dell’omiletica, dell’oratoria, della diaristica autobiografica vs. Gran Bretagna: romanzo sentimentale (Richardson) e poesia di corte (Alexander Pope, The Rape of the Lock, 1712) Rivoluzione americana → “esplosione” del romanzo (sentimentale, horror gotico, romanzo storico) Poesia (pre-?)romantica: Timothy Dwight (The Conquest of Canaan, 1785), Joel Barlow (The Columbiad, 1807), Philip Freneau (mito dell’indiano come buon selvaggio)
ROMANCE VS. NOVEL Primo romanzo “statunitense”: William Hill Brown, The Power of Sympathy (1789): poi, Susanna Rowson (Charlotte Temple, 1791) e Hannah Foster (The Coquette, 1797) Primo grande romanziere “americano”, e iniziatore del romance gotico: Charles Brockden Brown (Wieland, 1798; Arthur Mervyn, 1799; Edgar Huntly, 1799: primo romanzo poliziesco) Il mercato americano, condizionato dalle leggi sul copyright, non favorisce la pubblicazione di libri diffusione della narrativa breve. Genere americano (fantastico) del tall tale, rivisto e corretto da Washington Irving, Nathaniel Hawthorne, Herman Melville, e soprattutto Edgar Allan Poe
IL MITO AMERICANO Guerra del 1812 → consolidamento dell’identità nazionale americana → Rivoluzione = mito comune e comunitario, punto pivotale di un macro-mito che arriva a contenere non solo la storia americana precedente, ma anche l’intera storia universale. Nel periodo “from the Peace of 1815 to the death of Thoreau in 1862” “America was engaged in a quest for a definition of self that would give meaning to the American past, present, and future” (S OMKIN ) Storici romantici: George Bancroft, William Hickling Prescott, John Lothrop Motley e Francis Parkman Assunto fondamentale: dell’inevitabilità-irreversibilità del progresso umano – “the inexorable law of Freedom and Progress” (M OTLEY ) David Levin: “history as a continuing development toward nineteenth- century America, the most ‘natural’ of nations”
PROGRESSO VS. CONSERVAZIONE Storia umana divisa in due grandi spazio-tempi, retti da una paradossale inversione dei rapporti tra dinamicità/progresso e staticità/conservazione Spazio-tempo europeo: dominato dalla conservazione, e proprio per questo internamente conflittuale Spazio-tempo americano: la libera espressione delle potenzialità dinamiche del progresso produce un sostanziale equilibrio di Comunicazione tra i due mondi assicurata dal movimento verso ovest che la storia europea sembra compiere Una volta giunti in America, allo spostamento nello spazio non fa più riscontro un analogo movimento attraverso le epoche storiche, poiché la Democrazia (o la Libertà) si realizza fin dal principio della colonizzazione inglese del Nordamerica Ulteriori passaggi a ovest → estensione dello spazio della democrazia (mito del “Passage to India” cantato da Walt Whitman America = Utopia e iper-spazio Motley: “the democratic principle is as immovable and absolute a fact upon our soil [...] as any of its most marked geological and geographical features, and that is as much a necessary historical and philosophical result as they are”. Primo testo storiografico americano: Jedidiah Morse, Universal Geography of the United States (1797).
IL PROBLEMA INDIANO Equivalenza progresso=natura → problema, per l’ideologia romantica, della civiltà indiana: se è una civiltà, l’America non è il Nuovo Eden; se è una non-civiltà, gli indiani sono i rappresentanti della natura, e il progresso diventa “anti-naturale” Sdoppiamento della funzione dell’indiano, che quando si oppone alle forze dell’imperialismo europeo rappresenta le virtù naturali del continente americano; quando si scontra con l’impulso progressivo dell’unico vero “uomo naturale”, l’homo americanus, è forza regressiva, fatalmente destinata a soccombere Contraddizione di carattere etico-giuridico: con quale giustificazione si sottraggono all’indiano le terre che, per legge di natura, gli appartengono? Resa alla para-darwiniana legge del più forte (Bancroft: gli indiani infine “knew that they had come into the presence of a race more powerful than their own; and the course of their destiny was irrevocably changed”)
IL MODELLO STADIALE E IL COURSE OF EMPIRE Modello stadiale della storia (quattro stadi nell’evoluzione delle società”): “(1) a ‘savage’ stage based on hunting and fishing; (2) a ‘barbarian’ stage based on herding; (3) a stage considered ‘civilized’ and based mainly on agricolture; (4) a stage based on commerce and manufacturing which was sometimes considered over-civilized” (Dekker, p. 75) Modello non razzista (presuppone che tutte le culture seguano una medesima evoluzione), ma che può giustificare l’eliminazione anche fisica di quelle culture incapaci di “progredire”, e di chi si “mescola” con la cultura primitiva Mito del “Course of Empire”, versione aggiornata della traslatio imperii, lo spostamento/evoluzione degli imperi da Est verso Ovest