Il multiculturalismo: i termini della questione Quando, nel mondo occidentale, la differenza diventa un problema: la caduta del muro di Berlino e la fine dei blocchi come evento simbolico (1989). Ma anche i movimenti sociali dagli anni Sessanta agli anni Settanta. I confine, materiali e simbolici, si sono aperti e la differenza non può più essere proiettata in un ‘altrove’. La differenza vive con noi.
La globalizzazione e le differenze tra culture: l’ambivalenza (omogeneizzazione versus particolarismo). Il ruolo delle migrazioni internazionali verso i paesi occidentali e i suoi effetti: resistenza delle particolarità e eterogeneità culturale interna.
Oggi: dalla cittadinanza costruita intorno allo ‘ius sanguinis’ (criterio genealogico) alla cittadinanza legata allo ‘ius soli’ (criterio territoriale). In parallelo: dal modello assimilazionista al riconoscimento delle differenze.
Il multiculturalismo, nei decenni recenti, si configura come una categoria che organizza il dibattito, un problema sociale e, insieme, un riferimento nella definizione delle soluzioni al problema (le politiche multiculturali) (Melucci, Multiculturalismo, in Parole chiave, Vedi anche Piccone Stella, Esperienze multiculturali, 2003).
La relazione tra multiculturalismo (ma anche differenze etniche e differenze tra culture) e tolleranza. Il concetto di tolleranza: nasce in Europa nel XVI secolo I diversi significati del termine tolleranza. Tolleranza e riconoscimento. Insegnare la tolleranza come riconoscimento e sostegno alle forme culturali a cui non si appartiene
Il termine multiculturalismo viene usato per la prima volta nel 1971 in Canada. In Canada e Australia il m. diventa una politica dello stato. Nuovo modo di considerare la relazione tra culture e tra differenze tra culture: riconoscimento della loro pari dignità (ma dietro le differenze continuano a celarsi le diseguaglianze).
Che cosa ci insegna il caso canadese Alle origini del problema: le migrazioni francese e inglese nel Seicento. La sconfitta militare francese nel Cosa sono le first nations (gruppi aborigeni: Cree, Inuit, Irochesi…) Canada oggi: struttura federale. 31 milioni di abitanti, dei quali autoctoni, 8 milioni di francesi (Québec), poco più di 22 milioni di inglesi.
Anglofoni e francofoni a confronto: una lunga storia Perché oggi il gruppo francoforno sottolinea il suo rifiuto del multiculturalismo. Richiesta di uno stato autonomo.
I principi del multiculturalismo canadese (legge del 1988) 1. Il m. elemento centrale della cittadinanza in Canada 2. l’appartenenza culturale può essere liberamente scelta 3. il governo deve promuovere il multiculturalismo
Tornando al multiculturalismo in generale: fenomeni diversi vengono compresi in questa categoria: 1.la situazione di minoranze interne marginalizzate nel contesto di uno stato nazionale 2. nuove domande di riconoscimento delle diversità in seguito ai processi di integrazione economica e politica in spazi sovranazionali
3.i problemi legati all’emigrazione, rapporti tra sud e nord del mondo, dalla periferia verso il centro 4. la relazione fra popolazioni autoctone e l’etnia maggioritaria, a sua volta in posizione di deprivazione relativa rispetto allo stato centrale (il caso del Quebec)
I limiti del multiculturalismo: Che cos’è la ‘balcanizzazione’ (più etnie in conflitto; nazionalismi a sfondo etnico). Ifferenze senza integrazione. La ‘politica della differenza’
Le questioni sollevate dal dibattito intorno al multiculturalismo: Le differenze e le diseguaglianze Le identità e il riconoscimento La cittadinanza Il difficile rapporto tra diritti delle donne e multiculturalismo
‘Svolta culturale’ ( a sua volta legata al riconoscimento delle differenze) e prospettiva multiculturalista sono strettamente connesse. I diritti multiculturali e le politiche sociali sono legate a questa centralità (Piccone Stella, Esperienze multiculturali, 2003).
Le identità transculturali: che cosa sono, come agiscono oggi. Ruolo dell’aumento della diversità etnica e culturale in gran parte del mondo; reti transnazionali che collegano i paesi di emigrazione e i paesi di destinazione; crescita degli scambi culturali nel mondo globalizzato (Stephen Castles) Le identità transculturali richiedono nuove forme di cittadinanza.
Le identità transculturali richiedono nuove forme di cittadinanza. Il concetto di cittadinanza (diritti e doveri di un individuo rispetto a una Stato, sulla base della sua appartenenza a quello Stato) deve potere essere ripensato.
L’universalismo proposto dall’Illuminismo nega l’esistenza della differenza. Impossibile rivendicare diritti legati all’appartenenza culturale, di gruppo. Contro questa visione si chiede che i diritti individuali vengano integrati da diritti collettivi a carattere culturale.
Che cos’è la ‘cittadinanza multiculturale’ (o differenziata): contro il paradigma illuminista a carattere universalistico e astratto. Riconoscere poteri e diritti non solo ai singoli, ma ad entità collettive come i gruppi culturali. Obiettivo: valorizzare la dimensione sociale, culturale e religiosa. Oltre lo spazio pubblico in senso stretto. La questione del riconoscimento.
Differenza tra cittadinanza ‘sostanziale’ e cittadinanza ‘formale’. La cittadinanza sostanziale si basa anche sul riconoscimento dei diritti culturali di un gruppo, e sulla richiesta di rappresentanza a questo livello (Nancy Fraser, Stephen Castles). Trasformare la cittadinanza formale in sostanziale.
Si può essere un ‘buon cittadino’ con più appartenenze? Contro l’idea di cittadinanza multiculturale prende posizione ad esempio l’ideologia nazionalista. La cittadinanza multiculturale deve prendere in considerazione i diritti collettivi dei gruppi culturali (Kymlicka, La cittadinanza multiculturale, 1999). Contro il liberalismo classico, per il quale solo il singolo può essere titolare di diritti.
Oltre l’idea di stato-nazione come entità omogenea. Integrare l’idea di appartenenza e cittadinanza alla pluralità culturale e alla differenza.
I ‘diritti polietnici’ sono legati alle minoranze culturali (ad esempio negli USA) ed esprimono il loro rifiuto del principio dell’assimilazione. Oggi occorre dunque “navigare tra la Scilla dell’ugualitarismo e la Cariddi del differenzialismo” (Wieviorka). Equilibrio difficile. Le circostanze storiche delle nuove ondate migratorie modificano il quadro tradizionale dei problemi della cittadinanza.
Il rispetto della dichiarazione dei diritti umani del 1948 (Nazioni Unite) non è sufficiente. Esempi: Diritto di parola (in quale lingua?) Diritto alla mobilità (quale mobilità se si parla di migranti?) Diritto di voto
Che cosa sono le ‘capabilità’ ( capabilities: fusione di capacity e ability) proposte dal premio Nobel Amartya Sen, finalizzate al rispetto della dignità umana. Analisi non solo delle opportunità oggettivamente esistenti ma anche delle possibilità soggettive di fronteggiare le situazioni di svantaggio, a seconda delle circostanze di tempo e di luogo.
Analisi della disponibilità insieme di risorse oggettive (economiche, sociali, culturali) e soggettive (identità, riconoscimento) per far fronte alle situazioni reali. In sintesi, per Sen, è fondamentale – attraverso l’approccio delle capabilities – trasformare i diritti formali in possibilità concrete libertà di ‘stare bene’ – di ‘fare’ e di ‘essere’ compiutamente. Importanza del ‘well being’ (a ‘flourishing life’).
L’approccio comunitarista Contro l’idea liberale di individuo ‘libero ed autonomo’ (Rawls) centralità dell’’individuo sociale’ (Taylor). Non c’è individuo senza un gruppo che lo esprima, e a cui il primo si relaziona. Centralità dei legami, delle affiliazioni e dell’esperienza. ‘Individualità morale’: conta il gruppo di appartenenza, la sua storia e le sue tradizioni culturali.
Se l’universalismo liberale richiede uguale dignità (in termini astratti) le teorie comunitariste (Sandel, Taylor, Mac Intyre) chiedono il riconoscimento della differenza. Implicazione reciproca delle teorie liberali e comunitariste (l’ambivalenza).