La storia L’Irlanda, Eire, è stata sottomessa alla Gran Bretagna per oltre otto secoli. Durante la Riforma, nel Cinquecento, gli Irlandesi rimasero fieramente.

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Transcript della presentazione:

La storia L’Irlanda, Eire, è stata sottomessa alla Gran Bretagna per oltre otto secoli. Durante la Riforma, nel Cinquecento, gli Irlandesi rimasero fieramente cattolici. Ai primi del XVII secolo una massiccia immigrazione inglese e scozzese (e quindi di protestanti) si installò in vaste estensioni di terreno confiscate ai cattolici, andando a vivere prevalentemente nel nord del paese. Quindi il governo inglese favoriva i protestanti . I cattolici furono oggetto di ingiustizie. L’aristocrazia protestante Inglese finì con l’avere nelle sue mani tutte le terre e vivere come un esercito accampato in mezzo a un popolo vinto per il quale si aggravava la miseria e la forzata emigrazione.

Tutto il corso del XVII e XVIII fu costellato da frequenti rivolte causate dall’esasperazione per la situazione di emarginazione in cui veniva gradualmente sottoposta la parte cattolica, ormai ridotta numericamente rispetto alla controparte protestante. Nell’Ulster, Irlanda del nord, i due terzi della popolazione sono di religione protestante, gli altri cattolici. Una suddivisione religiosa che storicamente corrisponde a una differenza sociale che vede i protestanti occupare i livelli più alti di reddito. Questa situazione di ingiustizia e discriminazione gettò le basi di una realtà socio-territoriale dai contorni aspri, che si sarebbe perpetuata per secoli in un susseguirsi di violenze e repressioni.

Irlanda del nord o Ulster Nel 1691 fu concesso agli irlandesi il libero esercizio del cattolicesimo, ma con tali restrizioni e discriminazioni da scavare un abisso incolmabile fra l’Inghilterra e l’Irlanda. LE LOTTE PER L’INDIPENDEENZA. Gli irlandesi cattolici volevano staccarsi dalla Gran Bretagna e così si armarono, organizzarono un esercito di volontari. Ci furono lotte e rivolte di notevoli gravità durate molto a lungo e, nel 1919, fu proclamata l’indipendenza dell’Irlanda dalla Gran Bretagna. L’Inghilterra preparò un progetto che separava l’Irlanda Settentrionale, a maggioranza protestante, dall’Irlanda del sud a maggioranza cattolica e dotava ciascuna parte di un parlamento distinto. Solo le contee a maggioranza protestante accettarono. L’IRA, (Irish Republican Army) un’organizzazione clandestina dei cattolici per la lotta armata, braccio armato del partito Sinn Feinn, perseguiva la completa riunificazione del paese e riprese la lotta armata, in seguito alla quale l’Irlanda è diventata uno stato libero, anche se dominion della Corona britannica nel 1922. Irlanda del nord o Ulster Irlanda (Eire)

Dall’accordo sono rimaste però escluse le 6 contee settentrionali dell’Ulster unite alla Gran Bretagna con il nome di Irlanda del Nord o Ulster. Nel 1937 fu sancita la formale e completa indipendenza dell’Irlanda. Tra gli anni ‘50 e’60 l’Irlanda si collocava tra i paesi più depressi del mondo.

Per tutto il periodo fra le due guerre e anche dopo il malcontento continuò ad aumentare esplodendo frequentemente in agitazioni e moti di protesta. In particolare dopo il 1960 quando ci fu una grave crisi economica che colpì la Gran Bretagna ed ebbe un riflesso immediato sulle aree più deboli dello stato britannico, come l’Irlanda del nord dove la minoranza cattolica subì una drastica riduzione dei posti di lavoro. Ci fu allora una ripresa del terrorismo di matrice cattolica Sul finire degli anni ‘60 L’IRA riprese gli atti terroristici . Mentre la politica si affannava a trovare una soluzione le violenze nell’Ulster continuarono senza tregua. l’IRA da una parte a cui si affiancò l’INLA e dall’altra i gruppi paramilitari lealisti, protestanti, furono responsabili di una serie di violenze che insanguinarono la regione per 20 anni. Ben 2762 morti tra il ‘69 e l ‘89. La politica riprese affannosamente il suo corso ma le ali estreme degli schieramenti cattolico e protestante si contrapposero ancora.

Che bello, allora è tutto finito! Purtroppo no! Nel 1993 il governo Irlandese e quello britannico firmarono un accordo per l’autodeterminazione della regione e l’anno successivo l’Ira dichiarò un cessate il fuoco unilaterale. Con la mediazione internazionale si arrivò ad un accordo di pace. Nel 1999 con un referendum il 71% della popolazione si pronunciò per una soluzione pacifica del conflitto tra cattolici e protestanti. Che bello, allora è tutto finito! Purtroppo no! Quando non si riesce veramente a fare la pace (anche nella nostra mente) si alzano i muri

Articolo preso da Internet A Belfast i muri che dividono i quartieri protestanti da quelli cattolici si chiamano “linee della pace” perché impediscono che gli abitanti delle due comunità si ammazzino reciprocamente o si facciano delle violenze.

Le decine di muri che caratterizzano Belfast sono ancora al loro posto. Anzi, crescono: ne sorgono di nuovi, o vengono allungati di qualche metro quelli già esistenti. Perché le barriere che tagliano il centro più importante dell’Irlanda del Nord, Belfast, separando i quartieri protestanti da quelli cattolici, sono ancora viste come indispensabili da praticamente tutta la popolazione.

I muri di Belfast sono nati nei primi anni Settanta, all’apice della fase più acuta dello scontro tra le due comunità - quando l’Irlanda del Nord era in piena guerra civile. In quel periodo la parola era alle armi e i gruppi paramilitari di entrambe le parti dettavano legge: le bombe squassavano Belfast giorno dopo giorno, le ritorsioni erano reciproche. Le tensioni accumulate da cattolici e protestanti in decenni di convivenza erano scoppiate e non c’era modo di fermarle. L’astio s’era trasformato in puro odio, e vivere insieme non era più possibile. L’unica soluzione era dividersi fisicamente, rinchiudersi nel proprio microcosmo. Così, i rimescolamenti della popolazione diedero vita a “isole” religiosamente omogenee, separate da barriere di cemento erette dalle autorità nel tentativo di porre fine alle violenze.

Il più famoso di questi muri è quello che corre lungo Cupar Street, nella parte occidentale di Belfast. Da una parte c’è il quartiere protestante di Shankill Road, dall’altra quello cattolico che si sviluppa intorno a Falls Road. La barriera è lunga più di un chilometro, e può essere oltrepassata nel solo check-point di Lanark Way, che la polizia chiude ogni sera alle nove. Ma ce ne sono altri, tra “ufficiali” e spontanei, tanto che fare una conta esatta è problematico. Ce n’è persino uno che taglia in due Alexandra Park, uno dei giardini pubblici della città sorti in epoca vittoriana. Qui sono addirittura gli alberi, l’erba e i fiori che possono essere cattolici o protestanti.

La Belfast di oggi non è più quella in piena crisi economica di trent’anni fa. Nel 1998 venne fatto un accordo di pace che ha portato come conseguenza un maggiore benessere economico, i turisti hanno cominciato ad arrivare. Sono aumentati i quartieri dove la popolazione si è mescolata e giovani di entrambe le confessioni bevono fianco a fianco e fanno amicizia.

Ma questa è la Belfast benestante! Poi c’è la Belfast della working-class, fatta di ghetti dove un uomo su due è senza lavoro, dove bambini smunti giocano per strada con quello che raccattano per terra, dove la polizia evita di farsi vedere. Fra un ghetto e l’altro, i muri che da queste parti vengono chiamati “interfacce” o “linee della pace”. Spesso non bastano: c’è sempre chi ha voglia di fargliela pagare, ai “bastards” che stanno dall’altra parte. Si arrampica e scaglia bottiglie o mattoni che colpiscono gente di cui non sa neanche il nome. Quando succede troppo di frequente, la polizia alza le “linee della pace” di qualche metro. E la sfida ricomincia.

Perché qui il muro non è solo fisico Perché qui il muro non è solo fisico. E’ psicologico, sociale, ti insegna a odiare quelli dell’altra comunità da quando non sai ancora parlare, ti dice che cosa puoi fare e cosa no, dove puoi andare e dove non mettere piede se vuoi vivere. La tua vita è instradata fin dalla culla. Tanto che in Irlanda del Nord i ragazzi ti dicono: se vuoi sapere se uno è cattolico o è protestante, basta chiedergli tre cose. 1) Come si chiama 2) Che sport ha praticato da piccolo e 3) Come pronuncia la lettera “H”. Regola che sembra bizzarra, ma che ci azzecca quasi sempre. Se uno si chiama Seamus, Patrick o Sinead – nomi tradizionali irlandesi - non può che essere cattolico. Se si chiama George, Neil o Ian sarà molto probabilmente protestante. Se ha giocato al calcio gaelico, che nella Repubblica d’Irlanda è molto più seguito del calcio praticato nel resto del mondo, sarà cattolico al cento per cento. E la lettera “H” – per non si sa quale regola acquisita nell’ambiente in cui si è cresciuti – si pronuncia “Eich” se sei protestante, e “Heich” (facendo sentire l’acca aspirata) se sei cattolico. 

I ragazzi delle bande che si fanno la guerra hanno il muro dentro, e non c’è verso di buttarlo giù. D’altronde, come possono comprendersi a vicenda? Hanno frequentato scuole diverse, praticano sport differenti, tifano per squadre di calcio diverse; le uniche cose che scavalcano il muro sono le pietre, le bottiglie e le bombe di vernice che si scagliano gli uni contro gli altri, senza poter neanche vedere dove vanno a finire. La fiducia reciproca, quella mai. L’altro, si evita. L’altro, è malvagio per definizione

E la cosa strana è che, se si conoscessero veramente, quelli che a Belfast hanno il muro dentro scoprirebbero di avere in comune molto più di quanto pensino: vivono in identiche misere casette a schiera, comprano i vestiti negli stessi negozi sportivi del centro, bevono le stesse birre, si rasano i capelli allo stesso modo, parlano lo stesso slang. Ma non possono scoprire quanto sono uguali. Sono separati da un muro, che finché esiste almeno impedisce che si uccidano a vicenda. Ecco perché qui solo gli idealisti vogliono che le “linee della pace” siano demolite. Tutti gli altri le vedono come il male minore. E per questo, accordi di pace o no, rimarranno al loro posto ancora per molto.

Belfast

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Murales lealisti sono i protestanti che vogliono stare con L’Inghilterra

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Murales nazionalisti: sono i cattolici che vogliono staccarsi dall’Inghilterra Sito:www.irlandanews.org/murales_rep.

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