Il Crocifisso di san Damiano

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Transcript della presentazione:

Riflessione quaresimale sul Crocifisso di san Damiano Trento-Curia diocesana 2012

Il Crocifisso di san Damiano È un’icona, dipinta da un anonimo artista (probabilmente un monaco che viveva nella zona di Assisi) tra il 1000 e il 1050 d.C., prendendo ispirazione dai Vangeli canonici e dalla tradizione della Chiesa. Quella croce venne poi collocata nella chiesetta di san Damiano, fuori le mura di Assisi.

Davanti a quella croce, nel 1206, il giovane Francesco d’Assisi, mentre pregava: “Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio”, percepì l’invito del Signore: “Non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restauramela!” (3C 13: FF 1411)

Il Crocifisso rimase a san Damiano contemplato, custodito e invocato da Chiara e dalle sue sorelle, finché visse santa Chiara (1253). Quando, nel 1257, le clarisse si trasferirono all’interno delle mura di Assisi, il crocifisso venne portato in città, nella basilica di santa Chiara, dove si trova tutt’ora.

Nella Settimana Santa del 1957 venne mostrato al pubblico per la prima volta sopra il nuovo altare nella cappella di San Giorgio nella Basilica di Santa Chiara d'Assisi.

Vexilla regis prodeunt (Venanzio Fortunato + 606) fulget crucis mysterium, quo carne carnis conditor suspensus est patibulo. Quo, vulneratus insuper mucrone diro lanceae, ut nos lavaret crimine, manavit unda et sanguine. Arbor decora et fulgida, ornata regis purpura, electa, digno stipite tam sancta membra tangere! Beata, cuius bracchiis saecli pependit pretium; statera facta est corporis praedam tulitque tartari. Salve ara, salve victima, de passionis gloria, qua vita mortem pertulit et morte vitam reddidit. O Crux ave, spes unica! hoc passionis tempore piis adauge gratiam reisque dele crimina. Te, fons salutis Trinitas, collaudet omnis spiritus; quos per crucis mysterium salvas, fove per saecula. Amen. Vexilla regis prodeunt (Venanzio Fortunato + 606)

Il racconto di Giovanni (19,17-19.25-37) 25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei»…

…28Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura:«Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca... 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «E’ compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Sull’icona è raffigurato tutto il Mistero pasquale: La figura centrale è quella di Gesù in croce, le braccia aperte a bilancia per risollevarci dal nostro peccato: “statera facta est corporis, predam tulitque Tartari”. Come ci ricorda S. Paolo (Fil 2) è il Cristo che non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma ha spogliato se stesso, facendosi obbediente fino alla morte di croce.

In basso (la scena è rovinata) era raffigurato Gesù che discende agli inferi per liberare dalla morte i progenitori, i patriarchi, l’umanità.

Sotto la mano del Padre vediamo Gesù innalzato nella gloria (il cerchio) “ad dexteram Dei Patris”, che riceve l’adorazione gioiosa delle schiere celesti.

In alto nella lunetta si trova la mano del Padre: Colui dal quale Gesù è venuto e al quale ritorna, colui che lo ha innalzato e dona lo Spirito, perchè il mistero pasquale si compia in noi.

l’oro (Figlio di Dio), la croce (Salvatore crocifisso), il quincus (Re e Signore). Al centro Gesù in croce, con la corona di gloria ricca di elementi simbolici:

Anche il “titulus crucis” cioè la scritta con il motivo della condanna: “Iesus Nazarenus Rex Iudeorum” collocata sopra il capo di Gesù da Pilato e contestata dai capi del popolo rivela in realtà la regalità del Crocifisso.

Sei ciocche di capelli (sei come i giorni della creazione) pendono sulle spalle, perché si sta realizzando la nuova creazione. Tutto è stato creato per mezzo di Lui e per Lui tutto è creato nuovamente.

Gli occhi grandi sono quelli del buon pastore che giudica con misericordia, L’orecchio “scoperto” ci comunica che il Crocifisso è colui che ascolta la nostra supplica.

Dalla Pasqua nasce la Chiesa Dal costato aperto escono sangue ed acqua, elementi che contengono il simbolismo del Battesimo, dello Spirito e dell’Eucaristia, i doni dai quali nasce e dei quali si nutre la Chiesa-Popolo di Dio. Il costato aperto è compimento delle profezie: manifesta il Cristo come il vero agnello pasquale e come colui verso il quale volgere lo sguardo e lasciarsi attirare.

Sotto il costato aperto la Madre e il discepolo amato: ancora un’immagine della Chiesa, famiglia di Dio che nasce dal dono pasquale del Crocifisso.

Ai lati delle braccia gli angeli, testimoni delle nozze del Cristo, che ama la Chiesa-Sposa dando per lei la propria vita invitano a guardare a Lui (S. Gregorio di Nissa).

Attorno ai fianchi di Gesù il “linteum”, il grembiule del servizio indossato durante la lavanda dei piedi, il segno del servizio estremo, quello di chi dà la vita per amore: “Quello che io faccio lo capirai dopo... Come ho fatto io, così anche voi…” (Gv 13). Dal Figlio-Servo alla Chiesa-serva grazie ai discepoli-servi.

Il tema è ripreso coi personaggi a destra Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo che hanno seguito Gesù nel servizio.

Il Centurione il primo (pagano) a riconoscere nel Crocifisso il Figlio di Dio e la folla accorsa a vedere lo “spettacolo”, manifestano la Chiesa come comunità dei credenti in Gesù Cristo.

I due personaggi più piccoli sono: a sinistra Longino, il soldato che trafigge il costato di Gesù e – raggiunto da una goccia del suo sangue – recupera la vista; e a destra Stefanato, servitore del tempio che – dissetando Gesù – diventa servitore del nuovo tempio. Nel Crocifisso che distrugge l’inimicizia la Chiesa unisce le genti (Ef 2).

Le posizioni delle mani: l’invito che ci rivolgono i personaggi sulla croce Indicare: Maria e Giovanni ci invitano a tenere fisso su Gesù il nostro sguardo, per metterlo al centro della nostra vita.

La mano sotto il mento = Meditare: Maria e la Maddalena ci invitano a essere persone capaci di sostare sul mistero e meditarlo, perché altrimenti avremo una comprensione superficiale della croce.

Il gesto di stringere il lembo del mantello: Giovanni che stringe il mantello con la mano sinistra e la Maddalena con la destra, esprimono la partecipazione alla sofferenza.

Maria madre di Giacomo, con lo sguardo verso il Crocifisso, l’avambraccio sollevato e la mano aperta manifesta lo stupore di chi sa meravigliarsi di fronte al mistero dell’amore.

Il Centurione, il primo (pagano) a riconoscere nel Crocifisso il Figlio di Dio, accompagna la professione di fede con il simbolismo della mano: tre dita aperte per esprimere la fede trinitaria e due dita piegate per esprimere la fede nelle due nature di Gesù Crocifisso, vero Dio e vero uomo. Nella mano sinistra il rotolo senza sigillo, perché nel Crocifisso le Scritture si compiono e diventano comprensibili.

La folla accorsa a vedere lo “spettacolo” ci insegna la contemplazione del mistero di Gesù in croce come via alla conversione, infatti torneranno a casa “persuotendosi il petto” (Lc 23,48.

I simboli nascosti che ci parlano del mistero All’altezza della gamba sinistra di Gesù crocifisso si trova un volatile: un gallo o più probabilmente una fenice (perchè sotto c’è un fuoco), emblema della risurrezione di Gesù.

All’esterno le foglie di acanto, per richiamare la trasformazione del creato, attraverso il mito del cardo che perde le spine e diventa acanto: il Cristo pasquale rinnova il creato e il senso del lavoro. Tutto attorno al Crocifisso dei fregi che sono i cirri delle viti, a indicare che per vivere in modo autentico la propria vita cristiana e portare frutto occorre restare aggrappati al mistero pasquale.

Preghiamo davanti al Crocifisso con San Francesco FF 276 Altissimo glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio e damme fede retta, speranza certa e carità perfetta, senno e cognoscemento, Signore, che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen.