Il Tricolore Progetto continuità Anno scolastico 2010/11 Scuola Primaria “Rio de Janeiro” Classi 5^B e 5^C Scuola Secondaria di primo grado « Giorgio Morandi»
5^C 5^B Insegnanti: Rita Lo Nigro e Barbara Santino Scuola “Rio de Janeiro” Prof.ssa Patrizia Falovo Scuola “G. Morandi” Presentano….
IL TRICOLORE NEI NOSTRI CUORI …..FRATELLI D’ ITALIA IL TRICOLORE NEI NOSTRI CUORI Significato Identità Storia d’Italia Storia Inno nazionale
INNO NAZIONALE ITALIANO L’inno di Mameli lo ascoltiamo per le partite della nostra nazionale, o per manifestazioni legate alla Repubblica Italiana, ma ho la sensazione che pochi ne conoscano le parole, in pochissimi tutto il testo e soprattutto non sappiamo come e perchè sia nato. Nel periodo precedente l’Unità d’Italia si diffuse una corrente patriottica” Roma antica”. Nata per diffondere gli ideali dell’Italia unita nei circoli letterati, negli ambienti borghesi ma sopratutto tra i lavoratori. Il mezzo più adatto per divulgare questo tipo di ideali ad un pubblico così ampio risultò essere la musica, campo nel quale si espresse l’anima romantica e sentimentale di musicisti del calibro di Verdi e Rossini e di intellettuali mazziniani come Mameli. Goffredo Mameli nacque a Genova nel 1827 e morì a Roma nel 1849 dopo essere stato ferito ad una gamba durante il combattimento sul Gianicolo. Dobbiamo alla città di Genova il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell’autunno 1847 dall’allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino, da un altro genovese Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria. Il testo è formato da 5 strofe di 8 versi, ognuna delle strofe è alternata da un ritornello di 3 versi. E’ un testo ricco di riferimenti storici, che ricordano le occasioni in cui l’Italia riuscì a sconfiggere il nemico invasore.
La prima strofa ricorda la vittoria di Scipione l’africano su Annibale La prima strofa ricorda la vittoria di Scipione l’africano su Annibale. L’Italia ormai pronta alla guerra contro l’Austria, si cinge la testa, in senso figurativo, con l’elmo dell’eroico generale romano Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano che sconfisse il generale cartaginese Annibale nella famosa battaglia di Zama. Qui il poeta fa riferimento all’uso antico di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere che portavano i capelli lunghi. Dunque la vittoria deve porgere la chioma perché le venga tagliata quale schiava di Roma, sempre vittoriosa. La corte indicata nel ritornello è intesa come unità da combattimento dell’esercito romano, decima parte di una legione. La seconda strofa ricorda la millenaria storia di divisione politica dell’Italia a partire dalla caduta di Roma. Mameli sottolinea infatti che l’Italia all’epoca dei fatti, 1848, era ancora divisa in tanti Stati. Nella terza strofa, Mameli ripercorre nei secoli la storia contro il dominio straniero. Anzitutto la battaglia di Legnano, in cui la lega Lombarda sconfisse Barbarossa (1176). Poi, l’estrema difesa di Firenze da parte di Francesco Ferrucci contro l’imperatore Carlo V (1530). Continua con il gesto eroico di Giambattista Perasso detto ” Balilla “, il ragazzo quattordicenne genovese che con il lancio di una pietra diede inizio alla rivolta popolare di Genova contro gli austriaci il 5 Dicembre del 1746. Il verso ” il suon di ogni squillo ” significa campana. La sera del 30 marzo 1282, tutte le campane chiamarono il popolo di Palermo all’insurrezione contro i francesi di Carlo D’Angiò nella battaglia dei Vespri Siciliani. IMPORTANZA E SIGNIFICATO DELL'INNO NAZIONALE ITALIANO. L’inno di Mameli lo ascoltiamo per le partite della nostra nazionale, o per manifestazioni legate alla Repubblica Italiana, ma ho la sensazione che pochi ne conoscano le parole, in pochissimi tutto il testo e soprattutto non sappiamo come e perchè sia nato. Nel periodo precedente l’Unità d’Italia si diffuse una corrente patriottica romantica.Nata per diffondere gli ideali dell’Italia unita nei circoli letterati, negli ambienti borghesi ma sopratutto tra i lavoratori. Il mezzo più adatto per divulgare questo tipo di ideali ad un pubblico così ampio risultò essere la musica, campo nel quale si espresse l’anima romantica e sentimentale di musicisti del calibro di Verdi e Rossini e di intelletuali mazziniani come Mameli. Goffredo Mameli nacque a Genova nel 1827 e morì a Roma nel 1849 dopo essere stato ferito ad una gamba durante il combattimento sul Gianicolo. Dobbiamo alla città di Genova, il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell’autunno 1847 dall’allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino, da un’altro genovese Michele Navaro il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria. Il testo è formato da 5 strofe di 8 versi, ognuna delle strofe è alternata da un ritornello di 3 versi. E’ un testo ricco di riferimenti storici, che ricordano le occasioni in cui l’Italia riuscì a sconfiggere il nemico invasore. La prima strofa ricorda la vittoria di Scipione l’africano su Annibale. L’Italia ormai pronta alla guerra contro l’Austria, si cinge la testa, in senso figurativo, con l’elmo dell’eroico generale romano Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano che sconfisse il generale cartaginese Annibale nella famosa battaglia di Zama. Qui il poeta fa riferimento all’uso antico di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere che portavano i capelli lunghi. Dunque la vittoria deve porgere la chioma perchè le venga tagliata quale schiava di Roma, sempre vittoriosa. La corte indicata nel ritornello è intesa come unità da combattimento dell’esercito romano, decima parte di una legione. La seconda strofa ricorda la millenaria storia di divisione politica dell’Italia a partire dalla caduta di Roma. Mameli sottolinea infatti che l’Italia all’epoca dei fatti,1848, era ancora divisa in tanti Stati. Nella terza strofa, Mameli ripercorre nei secoli la storia contro il dominio straniero. Anzitutto la battaglia di Legnano, in cui la lega Lombarda sconfisse Barbarossa (1176). Poi, l’estrema difesa di Firenze da parte di Francesco Ferrucci contro l’imperatore Carlo V (1530). Continua con il gesto eroico di Giambattista Perasso detto ” Balilla “, il ragazzo quattordicenne genovese che con il lancio di una pietra diede inizio alla rivolta popolare di Genova contro gli austriaci il 5 Dicembre del 1746. Il verso ” il suon di ogni squillo ” significa campana. E’ la sera del 30 marzo 1282, tutte le campane chiamarono il popolo di Palermo all’insurrezione contro i francesi di Carlo D’Angiò nella battaglia dei Vespri Siciliani. Nell’ultima strofa l’aquila è il simbolo degli Asburgo. L’Austria era in declino. Le spade vendute sono le truppe mercenarie deboli come giunchi. Insieme con la Russia ( il Cosacco ) l’Austria aveva smembrato la Polonia, che aveva subito l’aggressione austriaca come l’Italia. Ma il sangue dei due popoli oppressi si fa veleno che dilania il cuore della nera aquila d’Asburgo. L’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia che tende a scandire molto bene le parole, ne fecero il più amato canto dell’unificazione non solo durante il periodo risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi nel suo Inno alle Nazioni del 1862 affidò proprio al Canto degli Italiani il compito di simboleggiare la nostra patria ponendolo accanto a “God Save the Queen “e alla “Marsigliese”. Fu quasi naturale che il 12 Ottobre 1946 l’Inno di Mameli divenisse l’inno nazionale della Repubblica Italiana. Quello che mi chiedo adesso è se questo tipo di inno nazionale sia adatto ad un’ Italia come quella di oggi, dove non troviamo più quella voglia di unità che caratterizzava i nostri patrioti. Personalmente ritengo che questo testo sia molto bello e ogni volta che lo ascolto riesce sempre a farmi commuovere facendomi sentire un vero italiano, unito agli altri come se fossimo tutti fratelli. Forse in un mondo come quello di oggi in cui combattiamo continuamente perfino contro noi stessi questo inno può ancora servire per farci riflettere su alcuni principi fondamentali. Siamo pronti noi per dare la vita per il nostro Paese? Siamo disposti a sacrificarci per l’Italia? FRATELLI D’ITALIA Inno nazionale della Repubblica Italiana versi di Goffredo Mameli musica di Michele Novaro *** Fratelli d'Italia L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn'uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d'Italia Si chiaman Balilla, Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l'Aquila d'Austria Le penne ha perdute. Il sangue d'Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.
Nell’ultima strofa l’aquila è il simbolo degli Asburgo Nell’ultima strofa l’aquila è il simbolo degli Asburgo. L’Austria era in declino. Le spade vendute sono le truppe mercenarie deboli come giunchi. Insieme con la Russia ( il Cosacco ) l’Austria aveva smembrato la Polonia, che aveva subito l’aggressione austriaca come l’Italia. Ma il sangue dei due popoli oppressi si fa veleno che dilania il cuore della nera aquila d’Asburgo. L’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia che tende a scandire molto bene le parole, ne fecero il più amato canto dell’unificazione non solo durante il periodo risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi nel suo “Inno alle Nazioni” del 1862 affidò proprio al Canto degli Italiani il compito di simboleggiare la nostra patria ponendolo accanto a “God Save the Queen “ e alla “Marsigliese”. Fu quasi naturale che il 12 Ottobre 1946 l’Inno di Mameli divenisse l’inno nazionale della Repubblica Italiana. Quello che ci chiediamo adesso è se questo tipo di inno nazionale sia adatto ad un’ Italia come quella di oggi, dove non troviamo più quella voglia di unità che caratterizzava i nostri patrioti. Noi riteniamo che questo testo sia molto bello e ogni volta che lo ascoltiamo riesce sempre a farci commuovere facendoci sentire veri italiani, uniti agli altri come se fossimo tutti fratelli. Forse in un mondo come quello di oggi in cui combattiamo continuamente perfino contro noi stessi questo inno può ancora servire per farci riflettere su alcuni principi fondamentali. Siamo pronti noi per dare la vita per il nostro Paese? Siamo disposti a sacrificarci per l’Italia?
FRATELLI D’ITALIA Inno nazionale della Repubblica Italiana versi di Goffredo Mameli musica di Michele Novaro *** Fratelli d'Italia l'Italia s'è desta, dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamoci a corte siam pronti alla morte l'Italia chiamò. Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi. Raccolgaci un'unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l'ora suonò. Stringiamci a coorte siam pronti alla morte l'Italia chiamò. Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore rivelano ai Popoli le vie del Signore; giuriamo far libero il suolo natìo: uniti per Dio chi vincer ci può? Stringiamci a coorte siam pronti alla morte l'Italia chiamò. ……..
LA BANDIERA ITALIANA Carta d’ identità Nome: Tricolore Professione: bandiera nazionale italiana Data di nascita: 14 novembre 1794 Luogo di nascita: Bologna Il Senato di Bologna, con un documento datato 18 ottobre 1796, delibera: "Bandiera coi colori Nazionali - Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una bandiera, si è risposto il Verde il Bianco ed il Rosso." Esperienze: 1797: impiegato presso il Parlamento della Repubblica Cispadana. 1797-1814: adottato dal Regno Italico. 1831: emblema della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. 1834: adottato dalle truppe che tentarono di invadere la Savoia. 1848, marzo: durante le Cinque Giornate di Milano il re di Sardegna Carlo Alberto assicura al Governo provvisorio lombardo che le sue truppe, pronte a venire in aiuto per la prima guerra d'indipendenza, avrebbero marciato sotto le insegne del Tricolore. 1848: adottato dalle milizie borboniche e papali inviate in soccorso dei Lombardi, da Venezia e dal Governo insurrezionale della Sicilia. 12 febbraio 1849: adottato dalla Repubblica Romana. 14 marzo 1861: proclamato il Regno d'Italia. La bandiera continua ad essere, per consuetudine il Tricolore. 24 settembre 1923: il Regio Decreto n. 2072, lo adotta come bandiera nazionale. 2 giugno 1946: nasce la Repubblica Italiana. 1947: il Tricolore è introdotto nella Costituzione repubblicana
Il Tricolore Italiano, dai colori bianco, rosso e verde, fu consacrato quale simbolo della patria il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dal Congresso dei rappresentanti di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e Modena, lo stesso Congresso che pochi mesi prima aveva proclamato la nascita della Repubblica Cispadana. Autore della proposta fu il patriota e letterato Giuseppe Compagnoni (Lugo 1754 - Milano 1833), rappresentante della città di Ferrara. Nel marzo del 1796 il governo francese affida il comando dell’armata operante in Piemonte a Napoleone Bonaparte, un giovane di 27 anni. Assunto il comando, Napoleone inizia la folgorante campagna militare che isserà il tricolore della rivoluzione su tante capitali della nostra penisola. Sconfitti gli Austriaci a Lodi, 10 maggio 1796, entra a Milano dove sventola la bandiera repubblicana, il tricolore francese.
I SIGNIFICATI DEL TRICOLORE Il verde simboleggia la speranza, a lungo coltivata e spesso delusa durante l'Ottocento, in un'Italia unita e libera, e la macchia mediterranea, fondamentale elemento del paesaggio italiano;il bianco simboleggia la fede cattolica, professata dalla stragrande maggioranza degli Italiani, e le Alpi, famose per i loro ghiacciai;il rosso ricorda il sangue sparso per l’ unità d’Italia.
Storia della bandiera La repubblica Cisalpina La repubblica Cispadana Il Risorgimento Il Regno d’Italia
1797 - 7 gennaio Bandiera della Repubblica Cispadana Nella seduta del 7 gennaio 1797 i delegati della Repubblica Cispadana, accogliendo una mozione di Giuseppe Compagnoni, decretano "che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco e rosso". Nasce così il Tricolore come vessillo nazionale La prima bandiera tricolore Cispadana ha i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il verde in basso. Al centro è dipinto il Turcasso o Faretra con quattro frecce, a simboleggiare l'unione delle quattro popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Le lettere “R” e “C”, poste ai lati sono le iniziali di Repubblica Cispadana. La ricostruzione storica del primo tricolore è di Ugo Bellocchi.
Bandiera della Repubblica Cisalpina (1797-1802) Il Tricolore bianco, rosso e verde, quello della nostra attuale Repubblica, nasce in Italia come bandiera della Repubblica Cispadana il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia. Diventa quindi simbolo della più ampia Repubblica Cisalpina e, fino al 1814, rimane emblema nazionale sia della Repubblica Italiana, sia del Regno Italico. Con la Restaurazione diviene un simbolo “proibito” e, negli anni 1820-30, la bandiera più spesso sventolata sarà quella della Carboneria. È con l’irrompere nella storia nazionale di Giuseppe Mazzini che il Tricolore ritorna ad essere emblema nazionale. Saranno tuttavia gli eventi del 1848-49 a conferirgli un significato davvero nazionale. Il Tricolore diviene infatti simbolo sia dello schieramento monarchico, sia di quello democratico. Dopo la sanguinosa esperienza di quel biennio rimarrà comunque lo stendardo della dinastia sabauda, fino a che nel 1861 non sarà l’emblema del nuovo Regno d’Italia. La storia della bandiera tricolore, dunque, almeno fino al 1848-49, è storia di libertà e di democrazia, è storia dell’affermazione di una nuova nazione, quella italiana, che si vuole affacciare alla ribalta europea. La Repubblica Cisalpina resta importante in quanto ereditò il tricolore della Repubblica Cispadana. È lo stesso tricolore dell'attuale Repubblica Italiana, nato quindi sull'onda delle idee giacobine e napoleoniche che venivano dalla Francia.
Il Risorgimento Bandiera nazionale decretata come bandiera mercantile il 15 aprile 1848, già del Regno di Sardegna, diventata del Regno d'Italia il 17 marzo 1861. Fu ammainata il 19 giugno 1946, quando l'Italia era già una repubblica. Lo scudo dei Savoia rappresentava l'unità nazionale. Il Tricolore adottato il 27 Marzo 1848 (rimarrà in vigore fino al Giugno del 1946). Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia rompe gli indugi e dichiara guerra all'Austria: ha inizio la prima guerra di indipendenza. Lo stesso Re ordina che "Le truppe che entreranno sul suolo lombardo inalberino ed assumano la bandiera italiana verde, bianca e rossa, con in mezzo lo scudo di Savoia (croce bianca in campo rosso)".
Il 18 febbraio 1861 si riunisce a Torino il primo Parlamento italiano e il 17 marzo viene proclamata la costituzione del Regno d'Italia. Il nuovo Stato adotta tacitamente come bandiera nazionale quella del Regno di Sardegna: il tricolore con lo stemma dei Savoia, orlato d'azzurro e sormontato dalla corona reale. Per l'impiego come bandiera di stato e della marina da guerra lo scudo dei Savoia doveva essere sormontato dallo corona reale.
L’ Italia e … … la sua storia
Storia d’Italia L’Italia preunitaria Le bandiere rivoluzionarie Moti del 1820 Rivoluzioni del 1830-31 Carlo Alberto Giuseppe Mazzini Giosuè Carducci e il tricolore
FARE L’ITALIA! «Per pessimo che sia il governo italiano, ove non si presenti l'opportunità di facilmente rovesciarlo, credo meglio attenersi al gran concetto di Dante: 'Fare l'Italia anche col diavolo» Giuseppe Garibaldi
Italia divisa in tanti stati
Bandiera del Granducato di Toscana Bandiera del Regno di Sardegna Bandiera del Ducato di Modena Bandiera del Regno Lombardo -Veneto
Bandiera del Ducato di Parma Bandiera del Regno delle Due Sicilie Bandiera dello Stato Pontificio(antica)
Bandiere rivoluzionare 1800-1801. Stendardo del 2° Reggimento Ussari della Repubblica Cisalpina. Stendardo tricolore con il quale le truppe di Carlo Alberto di Savoia iniziarono la prima guerra d'indipendenza. Fu disegnato frettolosamente dal segretario del Ministero dell'Interno Bigotti il 27 marzo 1848 e subito accettato ufficialmente dal Consiglio dei Ministri del Regno di Sardegna. Bandiera tricolore decretata il 17 aprile 1848 dal Granduca Leopoldo II di Toscana a seguito delle insistenti richieste dei patrioti toscani e rimasto ufficialmente in vigore fino al 27 maggio 1849.
Il 18 marzo 1848 il Governo Pontificio "udito il volere di Sua Santità, ordina: La Bandiera Pontificia bianco-gialla sarà fregiata di cravatte coi colori italiani". Tricolore adottato il 3 aprile 1848 da Ferdinando II di Borbone per il Regno delle Due Sicilie. Tricolore del Reggimento "Volontari della morte" costituitosi in seguito alla morte del comandante della Guardia Civica col. Augusto Anfossi nei primi giorni delle Cinque Giornate di Milano del marzo 1848.
Tricolore decretato il 27 marzo 1848 dal Governo provvisorio della Repubblica Veneta e rimasto in vigore fino al 24 agosto 1849. Tricolore della Compagnia "V. Simonetta" dei Carabinieri Volontari Lombardi della prima guerra d'indipendenza. Bandiera del Governo insurrezionale della Sicilia adottata dalla Camera dei Comuni e dalla Camera dei pari il 28 e 29 marzo 1848.
Il Tricolore ideato e dipinto dal capitano di artiglieria Leonardo Andervoli, vicecomandante del forte di Osoppo (TV), durante i giorni della eroica resistenza contro gli Austriaci dall'agosto all'ottobre 1848. Il tricolore ideato dal rivoluzionario Carlo Pisacane prima di cadere contro le truppe borboniche il 2 luglio 1857 nel tentativo di far insorgere le popolazioni del Regno delle Due Sicilie. Uno dei Tricolore adoperati nell'impresa dei Mille del 1860. Queste bandiere presentano la caratteristica di recare uno scudo sabaudo molto più piccolo e distorto rispetto a quello allora ufficialmente vigente, quasi a sottolineare la fede repubblicana che animava quasi tutti i garibaldini.
Il Tricolore ri-adattato da Francesco II il 25 giugno 1860 per il regno "Costituzionale" delle Due Sicilie.
LE BANDIERE DELLE REGIONI D’ ITALIA OGGI Sardegna Basilicata Marche Sicilia Trentino-Alto Adige Valle d'Aosta Calabria Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Umbria Liguria Molise Abruzzo Lombardia Lazio Veneto Toscana Piemonte Campania Puglia
1820-21 In Italia il moto del 1820 , interessa in un primo tempo solamente la Sicilia, Napoli e solo in un secondo momento il Piemonte. 3 luglio 1820. Re Ferdinando I decide di concedere la Costituzione di Cadice. Dopo il moto napoletano, anche Palermo insorge. Qui il moto ha una base molto più ampia di quello napoletano, in quanto insieme ai piccoli gruppi di liberali si affiancano diversi movimenti indipendentisti.
Nel frattempo alcuni aristocratici e militari insorgono in Piemonte, guidati dal conte Santorre di Santarosa. Il moto assume subito caratteristiche risorgimentali. A differenza dei militari napoletani, che innalzano la bandiera tricolore rossa, blu e nera, quelli piemontesi sventolano il tricolore. Il re abdica in favore del fratello Carlo Felice, ma questi e' all'estero. La reggenza passa a Carlo Alberto , che concede la Costituzione di Cadice. Ma a questo punto intervengono gli Austriaci, che sconfiggono i rivoltosi a Novara.
1830-31 La rivoluzione del 1830-31, e' opera di ambienti letterali, delle classi colte, la cui influenza, in Italia come all'estero, e' in questo momento praticamente ridotta a zero. Il 1830-31 dimostra a tutti i rivoluzionari italiani la forza dell'Austria, nonche' la cecita' di programmi insurrezionali che non vanno oltre la rivendicazione di costituzioni oramai sorpassate dalla storia
verso il '48: CARLO ALBERTO In pochi mesi Carlo Alberto si trasforma: rompe l'alleanza con l'Austria, si schiera con Pio IX nel frattempo in rotta con il cattolicissimo impero asburgico e comincia a mobilitare le truppe al confine con la Lombardia. Il 48 e' vicino…
Verso il '48: GIUSEPPE MAZZINI Con Mazzini la lotta per l'unificazione nazionale cambia decisamente registro. Mazzini vuole parlare al popolo italiano, a tutto il popolo italiano, da Carlo Alberto all'ultimo dei contadini. Ma per parlare al cuore degli Italiani occorre che questi siano in grado di capire. Ecco dunque il ruolo attribuito all'educazione, all'istruzione. Il programma di Mazzini, per quanto astratto, e' l'unico chiaro e coerente: Italia unita, democratica e repubblicana! Mazzini fonda la Giovine Italia
LA BANDIERA DEGLI ITALIANI Dal discorso di Giosuè Carducci, tenuto il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia per celebrare il 1° centenario della nascita del Tricolore
«Sii benedetta! Benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all' Etna; le nevi delle alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani, E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l' anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi, E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch' ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà.
Sala del Tricolore dove nacque la bandiera italiana. il museo del tricolore Il Museo del Tricolore si trova in Piazza Prampolini a Reggio Emilia ed è ubicato nei locali adiacenti alla storica Sala del Tricolore dove nacque la bandiera italiana. La prima Sezione del Museo è stata inaugurata il 7 gennaio 2004 dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, mentre la seconda sezione è stata aperta il 7 gennaio 2006: la prima è dedicata al periodo napoleonico, la seconda invece al Risorgimento.
Lira italiana La lira è stata, prima dell'introduzione dell'euro, la valuta ufficiale d'Italia. Viene rappresentata premettendo all'importo il simbolo ₤.,le sigle L. o Lit (per Lira italiana). In seguito alla caduta dell'Impero romano d'Occidente e alle conseguenze politico-militari che ne conseguirono non solo per gran parte del bacino mediterraneo, le attività commerciali subirono una brusca frenata, con la conseguente riduzione nella circolazione di monete.
I NUOVI FRANCOBOLLI ITALIANI
I primi francobolli furono emessi nel Regno di Sardegna il 1° gennaio 1851. Si trattava di tre esemplari aventi i facciali da centesimi 5, 20 e 40. Il soggetto era lo stesso: l'effigie di Vittorio Emanuele
Lombardia - Un decreto del 30 giugno 1859 estese alla Lombardia la legislazione postale e le tariffe del Regno di Sardegna, a partire dai primi mesi del 1860, nella regione vennero aperti numerosi nuovi uffici postali. Tanto che, alla data del 1° marzo 1861, i nuovi uffici istituiti dopo l'annessione furono ben 410
Parma - Le prime manifestazioni popolari si svolsero già il 29 aprile 1859 e, dopo alterne vicende, la duchessa Maria Luisa di Borbone abbandonò definitivamente la città il 9 giugno. Il 16 dello stesso mese giunse in città un inviato del governo di Torino. I francobolli sardi entrarono in uso il 1° agosto (data nella quale è nota una lettera affrancata con un 20 centesimi).
LA FILATELIA NEI 150 DELL’ UNITA’ D ’ ITALIA Data di emissione 7 gennaio 2011 Valore € 0,60 Tiratura due milioni di esemplari Vignetta raffigura il tricolore della bandiera italiana attraversato idealmente da due nastri ondeggianti di colore verde e rosso che proseguono anche fuori dalla vignetta sia in alto che in basso. Caratteristiche del foglietto il francobollo è impresso in un riquadro perforato posto al centro del foglietto. Fuori dal riquadro, rispettivamente in alto a sinistra e in basso a destra, sono riprodotti i loghi delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e di Poste Italiane
Nel 2011 saranno trascorsi 150 anni dall’unificazione dell’Italia Nel 2011 saranno trascorsi 150 anni dall’unificazione dell’Italia. Un secolo e mezzo durante il quale il Paese è cambiato profondamente: ha modificato i propri modelli di riferimento, ha vissuto importanti fenomeni migratori, ha conquistato un posto di primo piano nel panorama internazionale, ha affrontato e superato momenti di crisi. Le difficoltà, infatti, rappresentano spesso per le società un’occasione di rilancio, o, più semplicemente, di riflessione. Così il 2011 e i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unità nazionale possono essere un’opportunità per un dibattito collettivo che, coinvolgendo l’intera Nazione, porti a riflettere sul suo passato e sul suo presente per guardare consapevolmente al futuro. È con questo spirito che Torino ha deciso di mettersi a disposizione del Paese per organizzare quell’anno un grande evento Esperienza Italia.
250 giorni di mostre, esposizioni tematiche, convegni e spettacoli, che dal 17 marzo al 20 novembre, presentano quanto l’Italia ha di meglio da offrire al mondo: bellezze artistiche e culturali, creatività e made in Italy, innovazione, qualità della vita, storia, enogastronomia. Un evento straordinario che permetta ai visitatori di vivere un’esperienza dell’Italia facendo rivivere il passato, discutendo il presente e sperimentando un futuro possibile per il Paese, con lo scopo ultimo di costruire un quadro dell’identità nazionale profondamente condiviso e fonte di orgoglio per tutti gli italiani. Esperienza Italia si rivolge idealmente a 150 milioni di persone: quel popolo “italico” che è composto dagli italiani in senso stretto, dai nuovi italiani, dalle comunità italiane nel mondo e da tutti coloro che sono appassionati del nostro Paese, magari perché ne studiano la lingua o ne apprezzano la produzione enogastronomica
Il 17 marzo 1961, per i festeggiamenti del centenario dell'unità, non ci fu festa né vacanza. Per tutto l'anno ci furono celebrazioni a Italia '61 – un intero quartiere costruito ex novo a Torino – che, come possiamo ancora constatare, esaltava soprattutto il lavoro (art. 1 della Costituzione) e il progresso tecnico e sociale. Ci fu però la visita della regina Elisabetta e le dichiarazioni di Kennedy sull’«antica Torino». Vacanza o no, festeggiamo anche noi il 17 marzo, senza speciale solennità né entusiasmo. Vediamo perché. Festeggiamo quel giorno perché dall’Italia e dalla sua storia abbiamo ricevuto molto, in bene e in male, di ciò che siamo, e perché per il bene di questo nostro paese siamo da sempre impegnati. Senza troppa solennità, perché non è la più bella o la più importante delle date storiche nazionali. Del 17 marzo 1861 rimane la bandiera tricolore, che è anche nella Costituzione. Non c’è più il regno, né i Savoia, né terre «irredente», né leggi discriminanti tra italiani, né suffragio elettorale ristretto, né religione di stato… Grazie a Dio.
Quell’evento del 1861 fu opera di qualche azione popolare, ma soprattutto delle armi dei Savoia, dei francesi, dei prussiani e di Garibaldi (avversari-alleati), e dei maneggi di Cavour, a spese dei soldati-contadini costretti (2000 morti di colera in Crimea), e di borghesi idealisti e nazionalisti. Eppure fu anche un seme, un iniziale evento di libertà, tutta da realizzare nella vita quotidiana dei più poveri e sprovveduti. Le date più importanti, vergognose o gloriose, che ci fanno cara l’Italia, sono altre. La vera unità d’Italia è il 1° gennaio 1948, quando entrò in vigore la Costituzione, l’opera più civile e umana della nostra storia, nel concerto degli altri popoli. Anche questo è un evento-promessa-impegno, è il dovere profondo del nostro popolo, sotto tutti i tradimenti, le barbarie, le ignoranze, le trame, le cadute e le riprese di questi 63 anni.
PER NOI E’ STATO UN BEL LAVORO … QUANTA FATICA! E … QUANTE EMOZIONI!!!!