Io sono una povera lampada ch’arde.

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Transcript della presentazione:

Io sono una povera lampada ch’arde. L’olio d’oro fu raccolto quasi a goccia a goccia, con lunga pazienza e con amore grande: l’olio d’oro che ricorda la pressura dolorosa del frantoio e l’umiltà della raccolta su la terra nera. Fu posto un vaso di coccio E fu accesa Una lampada ch’arde Alimentandosi della sua morte. E’ il segreto di tutta la vita: una fiamma che cerca spasimando i cieli e si alimenta di morte. Arde ancora la fiamma e, finché il povero vaso di coccio non andrà in frantumi, arderà – cercando i cieli. Don Mottola

L’infanzia e la famiglia Don Francesco Mottola nasce a Tropea il 3 gennaio 1901 da Antonio Mottola e Concettina Bragò, a lui seguirono il fratello Gaetano e la sorella Titina. Era di carattere capriccioso, inquieto e ribelle ma anche dotato di una notevole dose di altruismo che lo portava ad essere delicato e sensibile con i coetanei. All’età di dodici anni perse la madre che pochi mesi prima aveva dato alla luce la sorellina Titina. La perdita segnò dolorosamente la sua infanzia e tuttavia lo portò ad aprire il suo giovane animo al mistero del dolore e alla sua accettazione alla luce della speranza cristiana. Nel 1911 entrò come studente nel Seminario vescovile di Tropea

La giovinezza e gli studi Terminato il ginnasio, lasciò Tropea alla volta del Seminario regionale di Catanzaro, In Seminario intorno al Mottola, che svolgeva la mansione di Bibliotecario, si formò un circolo di studio e apostolato, il Circolo di Cultura calabrese, il cui scopo era di alimentare l’amore per la propria terra di Calabria mediante lo studio della storia e delle scienze sociali per essere in grado di operare per il bene della propria terra; fu proprio don Mottola ad illustrare ciò che il circolo si proponeva: “…come uomini cercheremo la verità con mente serena e interrogheremo il nostro passato… Come cristiani, convinti che la perfezione non distrugge ma nobilita il carattere regionale, cercheremo coloro che il carattere calabrese coronarono di santità affinché il nostro popolo possa ricevere conforto nella costruzione di una civiltà che non sia solo macchine e commercio”. Trascorse l’ultimo anno di seminario quasi interamente a Tropea dove insegnò lettere nel seminario vescovile. A questo compito si preparava con sorprendente precisione, scrive infatti nel suo diario: “…prima i doveri dell’insegnamento e poi il resto, non andrò mai a scuola impreparato…” Molti dei suoi allievi lo ricordano come un professore preciso e brillante che riusciva a destare in loro l’interesse per il bello e il vero. Il 25 dicembre del 1923 ricevette il Diaconato e il 5 aprile del 1924 fu ordinato Sacerdote.

Il sacerdozio Eccomi... Eccomi tutto!" Don Mottola " Gesù dammi un sacerdozio santo. Quell'ora sarà la più bella della mia vita... Tutto, tutto, tutto senza riserva è il mio fermo proposito. Tutto, con la voce Tutto, con la volontà Tutto, con il cuore. Tutto perennemente senza chiedere nulla... Un amore senza ritorni, senza riposi, senza confini... così si diventa buon pane pane divino per le anime.

La spiritualità Ho nell’anima sempre la divina speranza della santità La spiritualità di Don Mottola è profonda e consolidata da una grande fede in Cristo. Un grande valore è da lui attribuita alla preghiera, che deve essere sincera, semplice e sentita. Egli si abbandona fiducioso al Signore e desidera ardentemente la santità spirituale. Ho nell’anima sempre la divina speranza della santità è Dio che l’ha messa nel mio cuore, come una certezza è lo Spirito che l’alimenta. Quello Spirito che nel buio più fondo mi fa divinamente pregare: Abbà, Padre! La santità, è soprattutto questione di fiducia nel Signore: noi non siamo niente, Dio è tutto! Ecco perchè ripeto con gesto più ardito e più ardente il mio povero dono totalitario: Cristo Gesù, voglio farmi santo!"

Maria nel pensiero di Don Mottola " Ti chiedo, mamma mia immacolata, la pupilla serena, con riflessi infiniti di cielo. Voglio tutto vedere, amare, operare nella luce divina del Figlio Tuo, sole dell'anima mia. Amen ! " " E' l'arte pura di Dio, la Santità senz'ombra, nella pienezza della grazia". Don Mottola ... così Don Mottola pensò la Madonna.

Don Mottola nel sociale In virtù della sua profonda spiritualità, del suo amore per il prossimo ed in particolare per la sua terra, la Calabria, Don Mottola si applicherà con grande sentimento di carità nel sociale tentando di affrontarne e risolverne le problematiche. Da ciò deriva una struttura che ancora oggi opera a Tropea e non solo Con la precisa finalità di aiutare chi più ha bisogno: LA CASA DELLA CARITÀ

OBLATI DEL SACRO CUORE DI GESU' Dal suo intervento nel sociale, dalla completa fiducia nei suoi concittadini, dal grande valore che egli attribuisce alla santità. Don Mottola pone le basi per una nuova associazione cristiana: GLI OBLATI DELSACRO CUORE DI GESÙ Coloro che ne fanno parte sono uomini consacrati laici che dedicano le loro attenzioni ai problemi delle persone più bisognose

La malattia Don Mottola rimase colpito da una paralisi,che gli tolse persino l'uso della parola e che sembrò stroncare la sua attività sacerdotale. Il servo di Dio seppe dimostrare la grandezza autentica della sua spiritualità accettando, per 27 anni, la croce con amore e come occasione per offrirsi Vittima con Cristo. La malattia e la sofferenza divengono lievito del suo dono e del suo impegno d'amore. Questo sarà il periodo più fecondo della sua esistenza

PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE DI DON MOTTOLA   Gesù Signore, splendore del Padre, che hai illuminato della tua luce irradiante il Sacerdote Francesco Mottola, per renderlo sapiente direttore spirituale ed esempio di vita sacerdotale integralmente vissuto, ti preghiamo di esaltare nella Santa Chiesa questo tuo servo a conforto e sprone per quanti vogliano camminare alla luce dei suoi insegnamenti e seguirlo nel suo anelito di oblazione totale. Per sua intercessione, concedimi la grazia per la quale ora ti prego. Il grande messaggio ed esempio che Don Mottola ci lascia è quello di vivere il nostro tempo in un impegno concreto a favore degli uomini. Essere “santi” nel nostro piccolo, ma non nel senso di evadere dalla storia e dai suoi problemi ma di darle un senso. Il primo passo da fare è dunque costruire ed essere costruttivi,”nella fiamma fusoria della carità di Cristo”. “Essere Uni nell’Unico”. “La nostra preghiera è contemplazione, almeno tendenzialmente, è rinnegamento, slancio verso la luce , riposo in volo verso l’ infinito, il nostro fine specifico è la contemplazione,straripante per pienezza nell’azione…”